Chi siamo
S. MESSA IN RITO BIZANTINO SLAVO
Celebra Mons. Romano Scalfi. Con il Coro di Russia Cristiana.
MONS. ROMANO SCALFI:
Abbiamo sentito nelle prima Lettura: “Quelli che si misurano su di sé e si paragonano con sé stessi mancano di intelligenza”. Quelli che si paragonano su di sé, che credono di dare un giudizio qualificato su se stessi, partendo da quello che pensano, dalla propria logica, dai propri sentimenti, da ciò che immediatamente preferiscono, costoro sono condannati a non essere intelligenti, oppure anche quelli che paragonano con se stessi tutti gli altri, cioè quelli che giudicano gli altri sempre partendo da sé. Da questa chiusura in se stessi non nasce che ignoranza, dice San Paolo. Non si tratta quindi semplicemente di una mancanza morale: non pensare agli altri, non pensare a Cristo. Si tratta di una mancanza ontologica, cioè che rinnega la propria vita, che rinnega i fondamenti della propria vita: per questo uno è ignorante. È quello che diceva san Basilio il Grande: l’orgogliosa autonomia è il fondamento di ogni peccato, fondamento quindi anche del primo peccato, del peccato originale, quando il diavolo suggerisce ad Adamo ed Eva: potete mangiare tranquillamente di questi frutti, perché allora sarete indipendenti nel giudicare ciò che è bene e ciò che è male. Questa è l’orgogliosa autonomia, questa pretesa di essere i sommi giudici di ciò che è bene e di ciò che è male. È il peccato originale, ma evidentemente è il peccato anche che tenta ciascuno di noi, più o meno. È quello che abbiamo sentito in questi giorni dai nostri fratelli ortodossi: è una mentalità pornografica, non nel senso del sesso. Mentalità pornografica perché non tiene conto della luce che può venire soltanto da Dio. “È in te la sorgente della vita. Alla tua luce vedremo la luce”. Se cancelliamo la prima luce, noi siamo destinati all’ignoranza, cioè alle tenebre, all’incomprensione. Accanto, il contrario di questa mentalità pornografica, la mentalità sacra, che deriva da un altro elemento che adesso suggeriamo. Il rimedio a questa mentalità che è chiusa in se stessa e rovina se stessi ce lo suggerisce il Vangelo brevemente: “C’è tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle che ti aspettano e ti vogliono. E Gesù rispose: ma chi sono mia madre, i miei fratelli, le mie sorelle? Sono quelli che fanno la volontà di Dio”. Neanche la parentela può essere il criterio di giudizio su sé e sugli altri, è appena appena qualche cosa di meno peggio dell’autonomia orgogliosa ma siamo sempre nello stesso campo. Per capire e essere nella luce e crescere nella propria umanità, non si può non riferirsi costantemente a Colui che è la Vita, che è la fonte della vita, a Dio per chi non crede, a Cristo specificatamente per chi è cristiano. Partire da Dio quindi, e dalle sua memoria. La memoria non è innanzitutto lo sforzo per pensare a Dio, come normalmente noi pensiamo, ma è la facoltà di Dio che costantemente si ricorda di noi: “dall’eternità ti ho amato, per questo ti uso misericordia”. Noi siamo l’oggetto di una memoria costante, unica per ciascuno di noi, misericordiosa, benevola, di Cristo che costantemente ci guarda, fa memoria di noi. Dobbiamo partire da questo, come per capire l’amore, san Giovanni ce lo dice: “In questo sta l’amore, che Dio ci ha amati per primo”. La nostra non può essere che una misera risposta, che poi diventa grande, al grandissimo amore di Cristo, l’unico fonte dell’amore. Così è della memoria: la nostra memoria, il nostro sforzo non può non partire ed essere risposta alla grande misericordiosa, infinita, benevola, memoria di me. Dio, il Verbo non può dimenticarsi di me – questa è la consolazione che ci commuove – non è capace, non è nella sua natura, dovrebbe rinnegare se stesso se si dimenticasse di me. Per questo in ogni situazione io posso incominciare da lui sapendo di incominciare bene. Ma c’è un espressione di Florenskij che ci aiuta a capire di più questa cosa, quando dice che la memoria è un’attività del cosmo da disvelare completamente. Non soltanto l’uomo è oggetto di memoria, ma tutto ciò che esiste, esiste perché il Verbo ne fa memoria. Perciò la vita intera ci appare come illuminata da questa grande memoria che fa vivere, che fa essere ogni cosa. Così il mare, come spiega così bene Florenskij: cos’è il cuore del mare? E’ la memoria di Dio che lo fa essere. La memoria del sasso, di un fiore, di qualsiasi cosa. Io appena apro gli occhi mi incontro con la grande memoria di Dio che fa essere le cose che sono attorno a me. Perciò non si tratta di inventare nulla, ma di riconoscere questa memoria che è il cuore della vita, di tutta la vita, e chiedere alla Vergine Santissima che crei sempre di più questa coscienza in noi. Noi siamo circondati, trasfigurati, illuminati da una memoria divina. Basta essere attenti, basta credere a ciò che ci ha rivelato Cristo. Basta domandare che ci sia un occhio di fede, quello che ci fa crescere anche umanamente. Se non vogliamo essere sempre più ignoranti, come ci suggerisce l’Apostolo, non c’è che questo metodo, che questa coscienza da elaborare un po’ alla volta perché non è immediata. Immediatamente io mi fermo sull’apparenza delle cose, ma il cuore delle cose lo scopro se sono attento alla cosa stessa proprio come oggetto di una memoria di Dio. Ecco, la memoria è la coscienza di essere costantemente ricordati da uno che è incapace di dimenticarmi. Questa è la coscienza che è contraria alla pornografia, che è appunto il cuore della santità.
Ho finito, ma voglio presentarvi, mi sono dimenticato all’inizio, i sacerdoti che concelebrano con noi. Ci sono due padri Juric che provengono dall’Ucraina, sono ucraino-cattolici; c’è un padre che viene da Mosca, poi c’è un diacono che è italiano, padre Massimo. Poi c’è un prete che fa finta di essere russo, il quale domanda compassione e misericordia da tutti voi per essere insieme sempre di più illuminati da questa coscienza che ci fa vivere in Cristo, sempre attento alla nostra povera vita. Ah, dimenticavo, scusate, che la Divina Liturgia è l’espressione più alta della memoria di Cristo. È così profonda, così grande questa Liturgia che celebriamo, che fa sì che la memoria di Dio trasformare noi da povera gente in familiari di Cristo, imparentati con la Trinità, corpo stesso di Cristo.
(Trascrizione non rivista dai relatori)