Chi siamo
RIFORMA DELLA FORMAZIONE INIZIALE E CONTINUA: VALORIZZARE E QUALIFICARE LA PROFESSIONE DOCENTE
Organizzato da Compagnia delle Opere (educazione)
Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca; Paola Guerin, direttore CdO Opere Educative; Paolo M.G. Maino, dirigente scolastico e responsabile formazione Associazione Di.S.A.L.; Carmela Palumbo, capo Dipartimento per il Sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero Istruzione e Merito. Modera Carlo Di Michele, presidente Associazione Diesse
La qualità dell’istruzione non può prescindere dalla qualità della formazione e dello sviluppo professionale dei docenti. Il percorso per diventare insegnanti in Italia – notoriamente lungo e complesso – è stato regolato negli anni da modelli che sono spesso cambiati generando aspettative e criticità. I percorsi formativi che prendono il via in questi mesi segnano una novità nelle modalità di reclutamento e di abilitazione. Un dialogo a più voci per conoscerne ragioni, procedure e prospettive di attuazione. Per chi a scuola vorrebbe insegnarci davvero.
RIFORMA DELLA FORMAZIONE INIZIALE E CONTINUA: VALORIZZARE E QUALIFICARE LA PROFESSIONE DOCENTE
RIFORMA DELLA FORMAZIONE INIZIALE E CONTINUA: VALORIZZARE E QUALIFICARE LA PROFESSIONE DOCENTE
Venerdì, 23 agosto 2024 ore 14.00
Arena cdo C1
Partecipano:
Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca; Paola Guerin, direttore CdO Opere Educative; Paolo M.G. Maino, dirigente scolastico e responsabile formazione Associazione Di.S.A.L.; Carmela Palumbo, capo Dipartimento per il Sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero Istruzione e Merito.
Modera:
Carlo Di Michele, presidente Associazione Diesse.
Di Michele. Buongiorno a tutti, benvenuti a questo appuntamento all’interno del percorso che la Compagnia delle Opere, insieme ad alcune associazioni professionali come Diesse, Disal, Didattica e Innovazione Scolastica, Associazione di Dirigenti delle Scuole Libere e Autonome, Compagnia delle Opere Educative e Rischio Educativo, ha promosso all’interno di questo Meeting. Oggi discutiamo e ragioniamo insieme sulla questione della formazione iniziale e continua degli insegnanti e sul sistema di reclutamento. Un tema apparentemente, ma solo apparentemente, riservato agli addetti ai lavori e oggi cercheremo di capire perché. Lo anticipo, non è un tema per addetti ai lavori perché, sulla questione della formazione iniziale e continua degli insegnanti, si gioca una partita decisiva, che è quella di avvicinare e introdurre nel mondo della scuola insegnanti appassionati, formati e capaci di reggere la sfida dei ragazzi, le domande dei ragazzi, le inquietudini dei ragazzi, le esigenze delle famiglie, le esigenze di un mondo che chiede competenze sempre più importanti, sempre più adeguate. Sappiamo che l’investimento sulle persone, l’investimento sui professionisti della scuola, in primis sugli insegnanti, è il vero investimento, accanto a tutti gli altri, e quindi dalla qualità degli insegnanti dipende la qualità di una scuola buona, capace di essere la risposta a queste grandi attese che ci sono. Per questo, non è soltanto un tema per gli addetti ai lavori, ma è un tema che riguarda il sistema Paese, i giovani insegnanti, gli aspiranti insegnanti, tutti. E, tra l’altro, ciò che c’è in ballo ha anche un’altra grande sfida: quella di rendere questi percorsi chiari e attraenti anche per i giovani insegnanti. Insegnare deve tornare ad essere un mestiere desiderato, non un ripiego. Quindi, è una grande sfida e una grande prospettiva anche per chi vuole affacciarsi al mondo dell’insegnamento. Di tutto questo, ma naturalmente vorremmo entrare nel merito di quello che ho soltanto accennato, di tutto questo parleremo oggi con due autorevolissime persone del mondo della scuola e del mondo dell’università: la dottoressa Carmela Palumbo, che vediamo qui collegata e che ringrazio per aver accettato l’invito. La ringrazio molto perché ha fatto di tutto per essere collegata con noi nonostante alcuni impedimenti di natura personale e professionale. Grazie per essere qui con noi, anche se un po’ a distanza. Sarà con noi Anna Maria Bernini, il Ministro della Ricerca e Università, che arriverà fra qualche minuto, ha avuto un contrattempo. Con loro vorremmo porre delle questioni, e la presenza qui, sul tavolo, sul parquet, di Paola Guerin, che è direttrice della Compagnia delle Opere Educative, e di Paolo Maino, responsabile della formazione dell’associazione Disal, dice anche una cosa, che vorremmo interloquire a partire da un’esperienza, a partire dall’esperienza professionale di alcune associazioni, di alcune realtà della scuola, perchè siamo convinti che questa grande partita si possa giocare veramente in un dialogo, in un’ottica sussidiaria, in un dialogo tra le istituzioni, tra i decisori politici e chi vive la realtà della scuola. Per questo, al Meeting abbiamo voluto intavolare questo dialogo, ponendo proprio una occasione di un confronto che speriamo poi possa proseguire anche nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Quindi io entrerei subito nel merito della questione e chiederei a Paolo Maino di farci qualche considerazione e di porre già alcune delle questioni.
Maino. Grazie, grazie Carlo. Grazie a tutti. Ringrazio anch’io per la presenza di Carmela Palumbo, che per noi è un’interlocutrice essenziale per i temi che andiamo a trattare. I nuovi percorsi abilitanti rispondono di per sé a un’esigenza che ha una storia antichissima, e cioè c’è la necessità di dare certezza a percorsi che forniscano l’abilitazione da un parte, e consentano quindi, a chi ha concluso i suoi studi, di avere una carta importante da giocarsi nel momento in cui entra nel mondo del lavoro. È assolutamente un momento delicato quello della formazione dei giovani docenti, per tutto il sistema scolastico, sia per le scuole statali che per le scuole paritarie. Una volta finita questa fase iniziale di transizione, questa riforma dovrebbe consentire una riduzione significativa del precariato, ovviamente dentro i limiti fisiologici determinati dai mutamenti demografici, che ci potranno essere, e che sono a volte anche locali. Dovrebbe consentire di avviare gli anni scolastici ad organici pressoché completi, e quando dico anno scolastico dico al 1° settembre. Questo è l’augurio che ci facciamo, non penso che sarà facilissimo per il 1° settembre 2024, ci auguriamo che possa essere per il 1° settembre 2025, e cioè che i collegi docenti possono essere sostanzialmente formati al 1° di settembre. Non neanche al 12 o al 15 di settembre, ma al 1° di settembre, perchè i primi giorni di settembre sono essenziali, da dirigente scolastico lo so bene, per impostare un lavoro di tutto l’anno. Un’altra conseguenza importante avere un organico stabile consente una reale programmazione dell’offerta formativa triennale. Questo perchè, come diceva già Carlo Di Michele prima, la ricchezza principale delle scuole è fatta dalle persone. Io posso fare un lavoro da dirigente scolastico di coordinamento del collegio docenti e di lavoro sul piano dell’offerta formativa nel momento in cui ho una certa stabilità del mio organico. Bisognerebbe dire qualcosa anche sull’organico del personale non docente, questo esula un po’ dal nostro argomento, certo che è bene ricordare che nelle nostre segreterie c’è un tema, in parte numerico, in parte di adeguata preparazione al supporto di un management scolastico che richiede delle competenze sempre maggiori. Ma ripeto, questo è soltanto un accenno. E dall’altro, questa riforma dovrebbe, come diceva anche Carlo prima, consentire a chi si avvicina o vuole avvicinarsi alla professione docente di avere una serenità maggiore per un progetto di vita, non è una cosa banale. Che negli ultimi sette, otto, nove anni, il tema dell’abilitazione sia stato trattato in modo a singhiozzo, comunque ha fatto sì che tanti laureati negli ultimi dieci anni non avessero percorsi chiari per ottenere un’abilitazione. Questo vuol dire che essere precari, avere dei contratti nello Stato al 30 giugno, se va bene a volte al 31 agosto, avere dei contratti a tempo determinato nella scuola paritaria, e ad esempio per un progetto di vita che possa comportare l’idea di farsi una famiglia e di avere un mutuo, avere dei contratti di questo tipo non è facile. Ma se quella professione docente deve essere una professione che ha un valore sociale, bisogna mettere anche le giovani generazioni nella possibilità di poter realmente fare un lavoro grande, dignitoso, che gli consenta di progettare il benessere della loro vita. Restano tantissime domande, non voglio rubare troppo tempo, ma adesso le pongo in modo più sintetico possibile, perchè ritengo che sia indispensabile un lavoro di equipe tra associazioni professionali, organi centrali della pubblica amministrazione, enti di formazione, sindacati, fino ad arrivare al singolo lavoratore. La certezza dei percorsi di abilitazione deve essere collegata per chi poi intenda proseguire il suo percorso nella scuola statale a una certezza nei percorsi di reclutamento, cioè una certezza sui tempi e i modi dei concorsi. Dal lato del dirigente, questa certezza deve essere unita anche a una certa sicurezza sulla mobilità del personale docente, che al di là di questioni fisiologicamente accettabili e sostenibili, non debba comportare un valzer continuo di docenti nelle nostre scuole. Dal lato delle scuole paritarie, e qui lo dico rispetto anche ai tanti soci, dirigenti delle scuole paritarie che sono soci di Disal, è importante che la certezza nei percorsi di reclutamento comporti sia nell’anno scolastico che si sta avviando, poi magari faccio un breve affondo su questo, che nei prossimi anni il fatto che le procedure si concludano in tempi utili, perchè anche per le scuole paritarie non ci sia il problema di dover perdere docenti ad anno scolastico inoltrato, ottobre, novembre. Su quest’anno scolastico e sui temi dell’immissione per il ‘24-‘25, dico soltanto che nel momento in cui le graduatorie dei concorsi dovessero essere pubblicate a settembre-ottobre, a ottobre inoltrate, forse, è un suggerimento, varrà la pena ricordare quello che era successo per le fasi C e le fasi D della “Buona Scuola” del 2015, quando, a tanti che lavoravano nella scuola paritaria, era stato consentito di prendere la nomina giuridica al primo settembre del 2015, ma quella economica al primo settembre del 2016. Cioè lasciare aperta la possibilità in modo che chi lavora nella paritaria, magari rimanda di un anno l’ingresso nello Stato, ma magari ha iniziato il lavoro dell’anno scolastico e desidera, anche dal punto di vista deontologico, portarlo avanti in questo anno scolastico. Secondo punto. Formare nuove generazioni di docenti è indispensabile per rispondere anche alla dispersione scolastica e alle nuove domande, e alle nuove ferite, potremmo dire, che mostrano gli studenti. Io penso che l’università, che ha il compito di formare questi docenti, debba dialogare con chi è in prima linea in questa difficile battaglia. Le associazioni professionali possono essere un interlocutore significativo per raggiungere questo livello di capillarità. Le occasioni di dialogo coi Ministeri, penso ad esempio al dialogo con il Ministero dell’Istruzione al FONAS, il forum delle associazioni professionali, di cui Carlo Di Michele è presidente, mi auguro che ci sia la possibilità che questi incontri siano fatti in modo stabile, in modo continuo, a volte dove è possibile con il Ministro o con la Ministra, però anche con chi poi lavora nei dettagli, perchè è importante dialogare dal basso all’alto, in modo che chi lavora a livello degli organi centrali della Pubblica Amministrazione possa avere il più possibile il polso della situazione. Penso, rispetto al lavoro della formazione in università, a tante università che hanno cominciato questo dialogo, in modo più o meno ordinato, stabile, con le associazioni professionali, penso al fatto che dal settembre di quest’anno, tantissimi docenti di ruolo entreranno come tutor accademici nelle università. Sono una risorsa, ed è una risorsa che va sfruttata e quindi al Ministro dell’Università chiedo proprio di tenere presente questo tema e di dare spazio a una volontà di dialogo in questo senso. Infine, una formazione iniziale curata e approfondita può porre le basi per una formazione lungo tutto l’arco della vita. Nel 2024 e 2025, nelle scuole statali in particolare, e solo parzialmente nelle paritarie, arriveranno tantissimi fondi per tantissime occasioni di formazione. Sembra quasi, forse è un po’ forte dirlo, però lo azzardo, ci sarà anche un po’ una bulimia di occasioni di formazione nel ’24-’25. Ma, finita questa bulimia, c’è il tema di in che modo sostengo la crescita professionale negli anni del mio corpo docenti. Il Ministero dell’Istruzione riceve milioni di dati tutti gli anni, le singole scuole producono tantissimi dati, non è soltanto l’Invalsi che è depositario, molto bene, molto efficace, di tanti dati, ma abbiamo tantissimi dati, tantissime rilevazioni. Allora mi sembra che progettare la formazione dei docenti delle nuove generazioni, vuol dire anche appoggiarsi su questi dati, e quindi anche su questo chiedo una piena disponibilità da parte del Ministero, di poter innanzitutto diffondere tutti i ragionamenti che all’interno del Ministero si sono fatti su questi dati, perché possano essere base a livello locale delle singole scuole, delle reti di scuole per progettare l’offerta formativa e possano essere anche la base per progettare una formazione continua, efficace, per i nostri docenti. Grazie.
Di Michele. Grazie, Paolo Maino, perché in pochi minuti ha condensato tantissime questioni e tanti nodi centrali. Paola Guerin porta il punto di vista dei gestori delle scuole e dei gestori delle scuole paritarie. Come abbiamo già sentito da Paolo, ci sono tante questioni importanti che implicano anche questa parte decisiva del sistema di istruzione pubblico italiano. Prego.
Guerin. Grazie dell’invito, e grazie, dottoressa Palumbo, per essere con noi e per aiutarci in alcuni passaggi che, come diceva Paolo, risultano ancora poco chiari e in fieri. Le cose che vado a delineare sono un po’ l’esperienza e le domande che abbiamo raccolto nel nostro mondo, dalle nostre scuole, che sono circa ottocentocinquanta in tutta Italia, quelle associate a CDO Opere Educative FOE, ma anche quelle con cui collaboriamo costantemente, cioè le associazioni che fanno parte di Agorà della Parità, associazioni di scuole cattoliche, di ispirazione cristiana con cui costantemente ci confrontiamo per il tentativo anche di riproporci nei confronti delle istituzioni, in particolare nel tavolo istituito presso il Ministero, in modo corale, per essere anche maggiormente ascoltati da una parte, ma avendo già elaborato alcune considerazioni comuni. Prima di passare alle domande, faccio due considerazioni che per noi sono molto importanti. Io credo che questa riforma abbia fatto fare dei passi avanti, molto interessanti e molto innovativi. Innanzitutto, come diceva Paolo, si è aperta una nuova prospettiva per i giovani docenti. Questo per noi è un punto veramente di valore, perché il mondo della scuola è un mondo dove lavorano ancora tantissime persone, con tantissima esperienza, ma la maggior parte dei docenti ha un’età già avanzata. Ora, che dei giovani docenti riconsiderino il valore dell’insegnamento per noi è un punto essenziale. E siamo molto grati della possibilità che questa nuova riforma dia un avvio certo, concreto e speriamo stabile nel tempo a questa formazione. Perchè tramite questi percorsi universitari, come tanti di voi sanno, un neolaureato potrà prendere l’abilitazione all’insegnamento, e quindi essere pronto per, da una parte entrare nel mondo del lavoro tramite il concorso pubblico della scuola statale, oppure essere assunto nella scuola paritaria direttamente, anche a tempo indeterminato, avendo il titolo idoneo per la professione che svolge. Per noi, questo punto è fondamentale. Il secondo punto molto, molto interessante, è che questa riforma finalmente divide l’abilitazione dal reclutamento in ruolo. Fino ad oggi, passata la stagione dei pass TFA, avevamo di nuovo la coincidenza del percorso abilitante col superamento di un concorso nei ruoli dello Stato. Questo, per le scuole paritarie, è sempre stato un punto discutibile, perché i nostri docenti, i docenti che vogliono rimanere nella scuola paritaria ad insegnare, dovevano fare un concorso nei ruoli dello Stato, per poi rimanere e conseguire semplicemente il titolo abilitante. Ora, questa nuova riforma finalmente spacchetta i due percorsi, e questo riteniamo sia un secondouesto punto di grande valore. Entro anch’o nel merito invece di alcune considerazioni che restano aperte, e per cui chiediamo proprio un aiuto da una parte e anche vostri suggerimenti metodologici. Le prime considerazioni che voglio esporre riguardano il tema di questi percorsi abilitanti che necessitano il conseguimento di sessanta crediti, che però sono stati previsti in forma abbreviata per i docenti che hanno conseguito negli ultimi anni un triennio di servizio, sia nelle scuole statali, sia nelle scuole paritarie. Questi percorsi abbreviati, che sono recentemente stati avviati dalle università, chiediamo proprio che vengano messi a sistema. La norma già prevede questa opportunità, ma non è chiaro se questa opportunità sarà legata solo al regime transitorio o meno. Non è scritta nella parte relativa al regime transitorio, quindi noi pensiamo che anche i docenti che nel ’24-’25 inizieranno il terzo anno, ad esempio, di formazione, di insegnamento, possano una volta conseguito il triennio, avere accesso a questi percorsi abbreviati, in modo che questa professionalità, che comunque nel tempo hanno maturato, possa veramente essere valorizzata. Il secondo punto che volevo accennare riguarda proprio il nostro mondo, sappiamo che il Ministero dell’Istruzione e del Merito ogni anno dovrà suggerire il fabbisogno relativo ai docenti del triennio successivo, e facilmente il Ministero riesce a recuperare il proprio fabbisogno nelle scuole statali, più complesso è la quantificazione del fabbisogno nelle scuole paritarie e nelle IFP. Quindi ci domandavamo, nonostante la riforma già preveda che questo fabbisogno potrà essere eventualmente aumentato del 30%, volevamo anche capire come pensate di muovervi in questa direzione e, soprattutto, nel caso alcune classi di concorso risultassero a fabbisogno zero per voi, e non per noi, come potremo procedere. Perchè evidentemente la maggiorazione del 30% di un fabbisogno zero rimane zero, quindi capire, rispetto a questo, come pensate di muovervi. Faccio un ultimo azzardo e mi domando se riuscite a darci anche un criterio per cui leghiamo questi titoli abilitanti al fabbisogno, in quanto già la norma prevede che questo titolo abilitante non dia diritto a nessuna agevolazione nei concorsi. Allora mi domandavo se non è sufficiente forse guardare alla portabilità, alla capacità delle Università di accogliere i docenti, in questo senso, però lascio a voi anche magari un chiarimento ulteriore. Da ultimo, e su questo mi premeva tanto che la Ministra anche dell’Università della Ricerca potesse ascoltare queste considerazioni, è il tema della mancanza dei docenti per le scuole, in particolare, dell’infanzia e primaria, e i docenti specializzati sul sostegno. Questi sono altri due nei importanti, sappiamo bene che mancano maestre sia per l’infanzia che per la primaria, le scuole dell’infanzia hanno avuto una deroga in questi ultimi anni di poter utilizzare anche personale educativo, i primi anni della formazione dei bambini sono fondamentali. Quindi per noi anche solo l’accesso, un aumento dell’accesso ai posti di Scienze della Formazione primaria già sarebbe un aiuto. Secondo passaggio è sugli insegnanti di sostegno. Anche lì, la specializzazione sul sostegno è un percorso importante perchè necessita l’acquisizione di 60 crediti. Oggi nelle scuole paritarie, ma non solo, anche nelle scuole statali il sostegno viene svolto da laureati anche in lauree diverse da quelle previste, ci sono tanti laureati in Scienze dell’Educazione che cambiano in corso di lavoro appassionandosi anche al mondo della scuola, per cui riteniamo che guardare a queste lauree affini, e penso appunto a scienze dell’educazione, a psicologia, a pedagogia, laureati che già operano nelle scuole e con i ragazzi di sostegno. Per cui guardare a questa platea di possibili docenti per specializzare sul sostegno, credo che possa essere molto interessante trovare una forma per rendere questi docenti specializzati. Già l’ultimo decreto approvato prevedeva che non fosse necessaria una previa abilitazione per conseguire la specializzazione sul sostegno. Quindi è un tema complesso ma ci permetterebbe anche di garantire ai nostri bambini, ai nostri ragazzi, che sono sempre lo scopo per cui noi ci impegnamo nella scuola, cioè il bene dei nostri studenti, di avere dei docenti stabili nel tempo, e non utilizzare gli anni di lavoro come docenti di sostegno nelle scuole come trampolino di lancio per le classi di concorso disciplinare. Grazie, dottoressa Palumbo, per quello che ci suggerirà. Ringraziamo anche il Ministro Bernini che ci ha raggiunto.
Di Michele. Saluto anch’io il Ministro che in questi minuti ci ha raggiunto. La dottoressa Palumbo credo che sia la persona più adeguata per rispondere e dare un contributo alle questioni che abbiamo posto, non solo per il suo ruolo di capo dipartimento per il sistema di istruzione, ma anche per la sua competenza e la passione con cui in questi anni ha servito il mondo della scuola. Quindi, dottoressa Palumbo, a lei la parola.
Palumbo. Grazie. Intanto io davvero devo ringraziare per questo invito e per aver posto nell’ambito del Meeting di Rimini un argomento davvero centrale per la scuola che apparentemente si presenta come un tema molto tecnico, per addetti ai lavori, ma che invece può incidere, le scelte che facciamo su queste tematiche della formazione iniziale, della formazione continua degli insegnanti, incidono sulla qualità dell’insegnamento e della scuola, e quindi poi davvero riguardano e interessano tutti. Quindi davvero complimenti per aver posto al centro questo argomento e grazie per l’opportunità di dare alcuni chiarimenti e di rispondere a qualcuna delle domande e dei temi che sono stati posti. La formazione iniziale, e questa grossa importante riforma si inquadra nell’ambito degli impegni che il nostro Paese ha preso nell’ambito del PNRR. Si tratta forse della riforma più qualificante che ha riguardato e che riguarda il mondo dell’istruzione per quanto riguarda l’attuazione dei piani e degli impegni che il nostro Paese ha assunto nell’ambito proprio del PNRR. La finalità di questa scelta che ha fatto il nostro Paese, che ha operato il nostro Paese, e da questo punto di vista Maino ha già anticipato alcuni aspetti, però io vorrei sottolineare questo. Il primo sicuramente quello di elevare quella che è la formazione iniziale, quindi la richiesta di formazione iniziale, in ingresso, dei docenti che si affacciano al sistema pubblico di istruzione, al sistema delle scuole statali e al sistema delle scuole paritarie. Prevedere quindi che per poter insegnare con un titolo abilitante, si debba compiere un percorso che è stato a grandi linee delineato dal DL 36 del 2022, che è stato poi definito nei suoi termini, nei suoi contenuti e nei suoi processi, da un DPCM, che abbiamo scritto proprio assieme peraltro al Mur, e che ha visto la luce il 4 agosto del 2023, e sulla base del quale abbiamo avviato il primo ciclo di formazione iniziale. Accanto a questa esigenza di fondo, quindi quella di definire uno standard di formazione in ingresso di tutti coloro che, dopo il diploma di laurea, si vogliono affacciare all’insegnamento, questa normativa, e questo è particolarmente enfatizzato proprio nel DPCM dell’agosto 2023, vuole anche raggiungere un altro obiettivo, che forse non siamo mai riusciti veramente a mettere in campo, anche quando il Miur era un unico sistema, quindi c’erano due dipartimenti nell’ambito di un unico Ministero, e cioè quello di saldare quello che è il fabbisogno di docenti, e quindi la previsione di fabbisogno che possiamo definire con una certa buona approssimazione su base triennale,e l’offerta formativa, in termini appunto di percorsi abilitanti delle Università. Questo è un obiettivo molto importante che la normativa tende a proporre, tende a realizzare. E questo si collega proprio alla necessità di dare regolarità ai concorsi, proprio perchè in qualche modo i percorsi abilitanti universitari rispondono alle esigenze di copertura di posti vacanti da parte dell’Amministrazione scolastica. E con l’ulteriore ricaduta di tenere sotto controllo per il futuro il fenomeno del precariato. Perchè se i percorsi abilitanti fossero particolarmente esorbitanti rispetto a quello che è il fabbisogno previsto nel triennio successivo, ci troveremmo un numero, soprattutto in alcune classi di concorso, di personale abilitato, molto probabilmente precario, che non riesce a rientrare nella programmazione dei concorsi. L’idea è proprio questa: elevare la qualità della formazione in ingresso e anche standardizzare questa formazione in ingresso, collegare organicamente il nostro fabbisogno di docenti, la programmazione che possiamo fare, con l’offerta formativa universitaria, e quindi anche con la programmazione che le Università devono mettere in piedi, perchè le Università non è che possono improvvisare questa offerta formativa e organizzarla in modo del tutto estemporaneo sulla base delle nostre richieste, ma è necessario proprio avere la possibilità di guardare a ciò che accadrà in termini di richiesta, di fabbisogno nel mondo della scuola su base triennale, per poter poi adeguare l’offerta formativa universitaria. E questo dovrebbe in qualche modo portare anche a far sì che, soprattutto, e mi riferisco ai posti di insegnamento comune, per il sostegno abbiamo il TFA ed è un’altra questione, che magari sulla quale vorrei poi ritornare, questo significa soprattutto riuscire a, in qualche modo, indirizzare, per quanto possibile, l’offerta formativa universitaria soprattutto nei territori e sulle classi di concorso dove abbiamo maggiormente turnover e conseguentemente maggiore precariato, e necessità di stabilizzazione attraverso i concorsi. Quindi è molto importante che finalmente le due esigenze si parlino, da un lato quello del nostro fabbisogno e dall’altro quello della programmazione universitaria dei percorsi abilitanti. Devo dire che già con il primo ciclo, quello attinente all’anno accademico ‘23-‘24, che in realtà avrà svolgimento in termini di percorsi, i percorsi sono già iniziati ma termineranno entro in pericolare il 2024, con i colleghi del MUR abbiamo già fatto una prima operazione di collegamento molto funzionale tra quello che è stato il fabbisogno espresso da noi e quella che è stata poi la programmazione e l’accreditamento dei percorsi da parte dell’ ANVUR e dei MUR. I primi abilitati che usciranno dal percorso accademico ‘23-‘24 saranno proprio in un certo senso funzionali al secondo concorso PNRR, che andremo a gestire nel tardo autunno di quest’anno. Ci apprestiamo anche a definire il fabbisogno per il ciclo ‘24-‘25 e a comunicarlo al MUR per permettere una programmazione dell’offerta formativa che possa essere in qualche modo coerente con il fabbisogno di abilitati per i concorsi. Qui gioca molto la questione anche delle scuole paritarie perchè, come giustamente è stato detto, per insegnare in tutte le scuole del sistema pubblico nazionale, quindi anche presso le scuole paritarie, bisogna essere abilitati. La normativa prevede questo 30%, se ne accennava prima, ed è un meccanismo che in realtà pensiamo di adottare come primo modello per la programmazione ’24-’25. Cioè nel formulare il nostro fabbisogno andremo comunque anche a considerare classi di concorso ch evidentemente nel settore magari pubblico sono già “sature”, comunque non hanno bisogno di concorsi ma presentano necessità invece nel settore delle scuole paritarie. Però come prima misura comunque adotteremo quello che la normativa ci permette di fare, il DPCM ci permette di fare, cioè questo aumento della programmazione rispetto al fabbisogno delle scuole statali con questa percentuale del 30%. Però il tema che veniva posto dalla Guerin, cioè di come rilevare in modo più preciso qual è il fabbisogno delle scuole paritarie c’è, e dovremo senz’altro affrontarlo assieme. Perchè noi abbiamo nella nostra anagrafe anche gli studenti delle scuole paritarie, abbiamo la mappatura del numero delle classi, però non conosciamo con esattezza tutto il panorama dei docenti che sono assunti e quindi qual è sostanzialmente il fabbisogno anche delle scuole paritarie. Quindi dovremo, oltre questo meccanismo un po’ approssimativo ma che comunque ci darà possibilità di aumentare, da arrotondare il fabbisogno, da prospettare l’Università, del 30%, dovremo poi affinare sicuramente qualche strumento che ci permetta di essere più precisi nella definizione anche del fabbisogno delle scuole paritarie. E’ importante anche un’altra cosa, quella dei requisiti di partecipazione ai concorsi, perchè su questo c’è un po’ di incertezza, anche forse di confusione. Ma in realtà la normativa si è mossa in questo modo: in una fase transitoria che avrà termine entro il 2024, sostanzialmente ai concorsi sono ammesse quattro categorie di soggetti. Coloro che hanno acquisito i 60 CFU a regime, quelli che noi chiamiamo i triennalisti, cioè i precari che hanno almeno tre anni di insegnamento sulla disciplina per la quale chiedono di accedere al concorso e all’abilitazione. Coloro che hanno svolto questi percorsi brevi di 30 CFU, che sono quelli maggiormente che in questo primo ciclo sono in corso di erogazione da parte delle Università, e infine l’altra categoria transitoria è costituita, questo per saldarsi col vecchio regime, i docenti che avevano acquisito 24 CFU. Il secondo concorso PNRR vedrà la partecipazione di tutti questi soggetti, ma poi a regime in realtà le due categorie che sono previste, e queste avranno accesso al terzo concorso PNRR, in realtà quello che effettueremo invece nel 2025, verso maggio-giugno 2025, almeno contiamo di svolgere in quella data, saranno le categorie regine, che sono due: coloro che hanno acquisito i 60 CFU, quindi la modalità più piena di formazione iniziale, e sempre i triennalisti. In realtà il personale precario che ha tre anni di servizio potrà a regime accedere direttamente ai concorsi e completare poi la formazione universitaria successivamente, con 30 CFU. Queste sono le due categorie che sono delineate a regime. Per introdurre dei cambiamenti bisogna intervenire sulle norme primarie, il DL 36, ma soprattutto bisognerebbe anche avviare una rinegoziazione di queste tematiche con la Commissione Europea, e noi riteniamo che al momento sia importante comunque dare stabilità e ciclicità a questo sistema della formazione iniziale. Quindi è necessario che il sistema universitario si avvii annualmente a svolgere questi percorsi come pure è necessario che noi annualmente teniamo le procedure concorsuali proprio relative a queste esigenze che abbiamo programmato assieme all’Università. Un’altra questione che è stata affrontata, che ha solo in parte a che vedere con quello che abbiamo detto, è la questione della carenza di insegnanti di scuola primaria, quindi la questione dei laureati in Scienze della Formazione primaria., e quest’anno con i colleghi del MUR, Scienze della Formazione primaria è un percorso di laurea a numero programmato, e quindi con i colleghi del Mur, per il prossimo anno accademico, abbiamo definito un fabbisogno per il primo anno di circa 10.000 unità, stiamo andando in aumento rispetto al passato, probabilmente in alcune regioni, in alcuni territori, dovremo fare negli anni successivi uno sforzo ulteriore, mi riferisco soprattutto alle regioni del centro-nord, ma soprattutto del Nord, dove effettivamente abbiamo una carenza forte di insegnanti di scuola primaria. Il problema è ancora più delicato, e questo anche le scuole paritarie lo rilevano, perchè poi fanno fatica a trovare personale laureato, che viene magari maggiormente assorbito, anche come precario, dalle scuole statali. Ancora più delicato è invece il problema della laurea in Scienze dell’educazione, per quanto riguarda il fabbisogno della scuola dell’infanzia. Perchè qui dobbiamo tener conto anche di un altro elemento, ce lo ha ricordato anche la Corte dei Conti, con riferimento alle nostre azioni per l’aumento dei posti nella scuola dell’infanzia attraverso la promozione dell’edilizia, quindi della costruzione di nuove scuole dell’infanzia, di nuove scuole materne, e anche con la costruzione delle mense. Noi possiamo sì costruire nuove scuole, ma dobbiamo poi dare la possibilità ai comuni, alle scuole paritarie, ma anche alle scuole statali di assumere personale, educatori che possano essere applicati a queste scuole. Quindi Scienze dell’Educazione non è una laurea a numero programmato, anche lì però stiamo avendo delle interlocuzioni, di cui si è fatta parte attiva anche l’Anci con i colleghi del Mur, proprio perchè sicuramente si tratta di due percorsi di laurea, Scienze della Formazione primaria, Scienze dell’Educazione, che ora e in futuro richiedono una particolare attenzione perchè abbiamo carenza di personale. E questo poi si traduce anche in un problema ulteriore quando andiamo a parlare del sostegno. Sono arrivata alla fine e volevo toccare solo il tema del sostegno. La strada maestra per la specializzazione sul sostegno rimane il TFA universitario. Quest’anno si sono specializzati trentamila docenti, che verranno molto probabilmente rapidamente immessi in ruolo. A questo meccanismo solo temporaneamente, quindi fino al 2025, si affiancherà l’attività dell’INDIRE, che ci dovrà portare ad aumentare il numero degli specializzati per risolvere un problema di precariato che altrimenti non riusciamo a risolvere, che è endemico, cioè quello dei cosiddetti posti in deroga di sostegno. Pensate solo a questo dato, che il prossimo anno noi avremo come docenti di sostegno, come organico di sostegno, circa 120.000 posti di organico di diritto ai quali si affiancano 114.000 posti di organico di fatto, che sono altrettante supplenze e altrettanto precariato. Qui noi davvero dobbiamo intervenire con l’ aumento del numero degli specializzati sul sostegno per dare continuità e garanzia ai nostri alunni con disabilità. Mi fermo qui., ho cercato di fare una carrellata.
Di Michele. Grazie, dottoressa la ringrazio davvero a nome di tutti quanti noi per la puntualità delle sue risposte, non si è sottratta alle questioni che le abbiamo poste, e anche soprattutto per questo scenario veramente incoraggiante. Penso soprattutto ai giovani, di un sistema finalmente certo, stabile. Quindi questo progetto ambizioso che c’è in gioco in questo momento dietro queste norme e dietro l’ impegno del suo Ministero e del Ministero dell’Università. E di questo i giovani hanno bisogno soprattutto perchè è un investimento, quello sull’insegnamento, che noi crediamo che sia fondamentale per il futuro dei giovani, ma per il sistema scuola. Quindi la ringrazio davvero molto. Chiamo qui sul palco il Ministro, dottoressa Bernini. Buongiorno, ben arrivata, anche a lei grazie per essere arrivata, so che ha dovuto correre. Abbiamo posto diverse cose, alcune le abbiamo anche anticipate, quindi siamo molto desiderosi di sentire il suo punto di vista, il punto di vista dell’Università, che noi, come mondo della scuola, guardiamo con grande interesse proprio per le questioni che abbiamo ascoltato, che sono assolutamente decisive per i giovani, per gli insegnanti e per il nostro paese. Prego.
Bernini. Io comincio ringraziandovi, tutti, le persone che sono intervenute prima di me, lei Presidente Di Michele, che ha moderato questo dibattito, ma ancora di più la Compagnia delle Opere, e naturalmente il Meeting, che hanno voluto ribadire la saldatura che esiste tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e il Ministero dell’Università della Ricerca e dell’alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica, perchè tutto questo siamo. La dottoressa Palumbo ha dimostrato, mi complimento per l’intervento, non solo puntuale ma completissimo, che rivela tra l’altro una conoscenza risalente della materia. Ma io lo so perchè è da tempo che conosco anche se per altri motivi. Io sono entrata in politica nel 2008 e ho incrociato il Miur nei miei passaggi anche politico parlamentari, quindi la dottoressa sa di che parla, sa soprattutto che tutti noi ci confrontiamo non con il migliore dei mondi possibili ma su un semilavorato, su cui dobbiamo lavorare cercando di ottimizzarlo, mi sembra che tutti i passaggi che si sono fatti su questo palco siano stati molto positivi e orientati in questa direzione. Cioè dal 2010 in poi, abbiamo cercato , ciascuno per la propria parte, e non sarebbe a mio avviso né equo, né politicamente corretto, criticare passaggi che hanno comunque probabilmente avuto un senso nel momento in cui sono avvenuti, ma la cosa che va fatta ora è cercare di creare una saldatura in una separazione tra Ministeri che secondo me ha un profondo senso. Perchè la dottoressa Palumbo rappresenta un mondo, voi rappresentate un mondo che è enorme, e che spesso, quando trattato insieme al mondo dell’Università della Ricerca e dell’alta Formazione artistica, musicale e coreutica, non diventa destinatario dell’attenzione che è necessaria, della specificità normativa e politica di cui ha bisogno sia al mondo della scuola sia al mondo dell’Università. Io credo nella forza della separazione tra i nostri ministeri, che ci rende più uniti, perchè consente a ciascuno di noi di trattare meglio, in maniera più approfondita, più seria, più durevole e più prospettica le nostre specificità. Non la voglio fare lunga, perchè ciascuno di voi ha già raccontato la storia di come noi vorremmo costruire non solamente la formazione degli insegnanti, cioè la fabbrica, io parlo diCompagnia delle Opere e quindi mi viene in mente l’idea della fabbrica, che costruisce con il profit e il non profit l’economia sociale di mercato, noi siamo, tutti noi, una fabbrica che produce futuro, perchè questo è la formazione, una hub che produce futuro. Per molti anni, paradossalmente, il futuro più incerto è stato proprio quello dei formatori. I formatori generosamente hanno formato non avendo certezza del loro futuro. Io appartengo ad una generazione che è stata formata da insegnanti, io ho compiuto 59 anni il 17 di agosto, e appartengo ad una generazione che è stata formata da insegnanti precari, che però non hanno fatto pesare su di noi il loro precariato, hanno fatto quello che potevano, il meglio di quello che potevano. Ma è arrivato il momento restituivo, cioè è arrivato il momento di dare a questo sforzo, a questo slancio, a questa generosità una struttura legislativa e normativa insieme. E’ una connessione tra i nostri due Ministeri. Come può avvenire? Prima di tutto attraverso quello che si diceva prima, che dicevate tutti voi, che diceva la dottoressa Palumbo, cioè la formazione dei formatori, che non è una formazione estemporanea. Anche l’Università deve imparare come formare i formatori, non è casuale, noi dobbiamo andare al di là della semantica, del significato delle parole. Quando si parla di didattica innovativa, che cosa intendiamo? I formatori dei formatori non sono nati a loro volta formatori. Quindi voi prima avete visto passare per un attimo la Presidente della CRUI, la Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane che credo stia aggirandosi per il Meeting, e con cui io ho, come potete immaginare, relazioni quotidiane, che farà parte di questo percorso, perchè noi dovremo fare il lavoro che stiamo facendo con il MIM, dovremo fare un protocollo che stabilisca in che modo i formatori devono essere formati in maniera innovativa, in un mondo che cambia ogni secondo. In un mondo in cui, e questa è un’altra parte del Meeting che si sta celebrando proprio ora, la tecnologia deve essere messa al servizio della persona, non deve dominare la persona. Noi abbiamo tante nuove tecnologie che possono essere messe al servizio della formazione, ma che noi dobbiamo gestire, controllare, governare, non dobbiamo subirle. Questa è una parte. L’altra parte, io la faccio veramente veloce perchè mi rendo conto che dobbiamo rispettare dei tempi, e soprattutto l’intervento della dottoressa Palumbo mi ha molto agevolato, perchè io sto raccogliendo, sto facendo il pescatore che tira la rete a bordo, e sto facendo una sintesi di quello che lei prima ha raccontato. Il nostro impegno è: dare stabilità al PNRR. Abbiamo avuto la fortuna di fondi ed opportunità, quindi abbiamo creato un percorso insieme al MIM, io sono ospite non solo della Compagnia delle Opere ma anche del MIM, perchè qui stiamo parlando soprattutto di attività MIM, 75% MIM, al 25% nostra, per le formazione dei formatori. Stiamo cercando di dare uno spaccato non solo innovativo, ma continuativo e durevole a quello che stiamo facendo. Dobbiamo andare oltre il 2026, oltre il PNRR, quindi dobbiamo trasformare quello che adesso stiamo testando in stabile. Ed è per questo che ci siamo dati degli osservatori di work in progress, per continuare a verificare la sostenibilità, i fabbisogni, lavoriamo sulle persone, lavoriamo sui numeri, sulle disponibilità, e soprattutto teniamo aperti i tavoli per fare in modo che, ove nascessero delle criticità o delle asperità noi fossimo in grado di risolverle da subito. Un altro tema per noi fondamentale, per me epocale, che ci tiene uniti, questo ponte che unisce, metaforicamente, ma non solo, il MIM al MUR, è l’orientamento. L’orientamento, amici, è “il” tema, e io comincerei ad orientare il più precocemente possibile ancora, parlo del Pleistocene inferiore. Quando io ho fatto la maturità e ho cominciato a pensare che cosa avrei fatto all’Università, si dava la maturità, si andava in vacanza, si diceva poi ci pensiamo. Non è più possibile, in un mondo ipertecnologico, iperspecializzato, internazionalizzato, globalizzato, bisogna dare alle nostre studentesse , ai nostri studenti, in questo caso alle nostre bambine, ai nostri bambini, alle nostre ragazze, ai nostri ragazzi, da subito, o quanto prima, la possibilità di capire in quale direzione indirizzare le proprie aspettative, i propri desideri, i propri talenti, le proprie capacità. Quindi noi stiamo puntando moltissimo, stiamo investendo economicamente tantissimo, e stiamo puntando tantissimo sull’orientamento, perchè questo ci consente di vincere la “mortalità” non solamente post-sedici anni, ma anche e soprattutto universitaria. Fondamentale, questo è il tema del futuro, spiegare che l’orientamento si può fare da subito, e naturalmente fa parte anche della formazione l’orientamento, perchè la capacità del formatore di orientare nasce da un suo avvicinamento professionalizzato all’orientamento. Perchè l’orientamento non è solo quello che si è fatto fino ad ora, una specie di beauty contest, di concorso di bellezza da parte delle singole Università che arrivano e dicono: questo è il nostro corso di laurea, questo è l’altro corso, è qualcosa di molto più profondo. Non esistono più le distinzioni manichee tra le hard sciences e le soft sciences, il futuro è nella flessibilità, nel mettere insieme il medico e l’ingegnere, nel mettere insieme il filosofo e il fisico, nel mettere insieme l’esperto di intelligenza artificiale e il bioetico. Tutto questo i ragazzi, i bambini, lo devono comprendere ad uno stadio quanto possibile precoce. Questo è il nostro impegno, è quello che stiamo facendo insieme, è quello che continueremo a fare. Io ho la fortuna di avere un’interfaccia, la dottoressa Palumbo, ma il mio collega Giuseppe Valditara con cui ci riesce molto facile interagire e lavorare perchè conosciamo i nostri Ministeri. Quindi stiamo cercando veramente di mettere a frutto quello che sappiamo, di comprendere che cosa non ha funzionato in passato, senza alcun desiderio di stigmatizzazione, semplicemente cercando di mettere a regime le migliori pratiche, e di farlo insieme. Perchè per me la parola chiave, soprattutto nel nostro caso è, come si dice qui è hastag, insieme. Quindi arrivederci a brevissimo perchè per quanto mi riguarda le vacanze sono già finite. Arrivederci a brevissimo. Grazie a tutti voi per aver avuto la pazienza di ascoltarmi, e grazie ancora a voi tutti per l’invito.
Di Michele. Io la ringrazio, Ministro, perchè innanzitutto apprezzo molto quello che lei ha detto, in particolare mi vorrei soffermare su questi ultimi due temi, quello dell’orientamento e quello della formazione dei formatori, perchè come dicevo all’inizio dell’incontro, questo nostro appuntamento è stato voluto dalle nostre associazioni, e, penso di parlare a nome di tutte, credo che nella formazione dei formatori l’Università possa avere un apporto importante da parte delle associazioni professionali, cioè da parte di coloro che vivono e sperimentano il clima della classe nella costruzione di quelli che saranno poi chiamati a entrare in queste classi. Per cui, da questo punto di vista credo che si apra anche una prospettiva di collaborazione tra l’Università e il nostro mondo.
Bernini. La CRUI, non dimentichiamo, per quello la professoressa Giovanna Iannantuoni, che è venuta qui un secondo, ci siamo salutate poi lei è andata a fare il suo Panel, è estremamente significativa nel nostro contesto, perchè esiste un principio che è quello dell’autonomia universitaria, con cui dobbiamo giustamente confrontarci, quindi creare l’opportunità di fare dei protocolli comuni di intesa con la Conferenza dei Rettori per stabilire quali sono i presupposti, le migliori pratiche on going, continuative, perchè qui stiamo parlando di live long learning, di formazione continuativa, non di una cosa che si mette lì e finisce. Questa è carburante che deve continuare a ossigenare il nostro cervello formativo, informazione continuativamente. Quindi fare un protocollo di intesa tra noi e la CRUI proprio su questo, lo ritengo fondamentale, perchè questo supporta il principio di autonomia dell’Università, cioè di autonomia dell’offerta formativa della didattica, ma comunque sulla base di un principio di coordinamento che è nostro.
Di Michele. Benissimo, e chiuderei questo incontro innanzitutto con una punto sintetico nel senso di chiusura, ma sintetico nel senso di apertura. Noi siamo convinti che sia proprio arrivato il momento per cui il problema non è cercare di disfare quanto è stato fatto prima, ma cercare di costruire su quello che è stato fatto prima, finalmente in una prospettiva veramente che guardi al Paese. La scuola è un bene del Paese, e quindi, come ci diceva anche qualche giorno fa il Governatore della Banca d’Italia, l’investimento sulla scuola deve essere un investimento decisivo, che non è soltanto un problema di denaro, anche, ma è un problema di mettere al centro di un Governo delle preoccupazioni, di questo sistema la questione della scuola, dell’educazione, e quindi anche della formazione degli insegnanti, cercando di costruire insieme. Il Meeting e la nostra presenza qui, lo dicevo prima alla dottoressa Palumbo, vuole essere anche una disponibilità a proseguire questo dialogo ben oltre questa nostra giornata. Quindi vi ringrazio per aver accettato l’invito e per essere stati qui con noi. Ringrazio anche tutte le autorità, tante persone del mondo della scuola autorevoli che sono venute qui a partecipare e che sono nel pubblico. Due avvisi conclusivi. Il primo riguarda la prosecuzione, il Meeting è un luogo di tantissimi incontri, oggi pomeriggio proseguiremo a ragionare sui temi di cui abbiamo parlato già n questa sede con un incontro che ha proprio come tema questo: il contributo delle associazioni professionali nella formazione dei dirigenti scolastici e dei docenti. Un incontro che si svolgerà qui, nella saletta accanto e che vedrà coinvolti Sandra Ronchi, coordinatrice di Diesse, Francesco Valenti, del Rischio Educativo, Ezio Delfino, di Disal, interverranno Donatela Morelli e Alberta Zama, e sarà coordinato da Daniela Notarbartolo. Un breve momento, ma per proseguire questo dialogo, per entrare nel merito di tante questioni. Ultimissimo avviso di congedo, ricordiamo al termine di tutti i nostri incontri che il Meeting si sostiene anche grazie al contributo economico che ciascuno di noi può dare. Avete visto in giro per il Meeting questi punti col cuore in cui si invita a sostenere il Meeting. Invito tutti a dare un contributo perchè è un contributo che dimostra innanzitutto il fatto che il Meeting è un’opera che costruiamo insieme. Ciascuno per quel che può e dando l’apporto che riesce, e anche l’apporto economico diventa significativo. Come è stato detto più volte, raccogliendo l’appello a sostenere i popoli della Terrasanta, una parte significativa di quanto verrà raccolto nella sede del Meeting 2024 verrà devoluto per sostenere tutte le attività di sostegno della popolazione in difficoltà nella zona della Terrasanta. Un modo con cui il Meeting vuole contribuire a quello che è un suo grande obiettivo che è quello di costruire insieme la pace e il dialogo tra i popoli. Ringrazio tutti i nostri ospiti, la dottoressa Palumbo che ci segue da remoto, tutti quanti voi, buona prosecuzione del Meeting, e proseguiamo insieme questo lavoro. Grazie.