Chi siamo
Paesaggi interiori
‘La mostra delinea tre itinerari espressivi, quelli dei fotografi Giovanni Chiaramonte, Luigi Ghirri e Piero Pozzi. “Verso il celeste” è il titolo della sequenza fotografica di Chiaramonte. “All’inizio della mia carriera ho viaggiato quel tanto sufficiente a farmi capire che la guerra e la pace sono dentro di noi, come il vero e il falso, il bene e il male. Teso alla ricerca della mia identità, non mi sono quindi perso a cercare immagini tra terre o avvenimenti lontani: molti l’avrebbero fatto per me, i reporters delle televisioni e dei giornali hanno infatti trasmesso quotidianamente immagini di guerra con le più atroci scene di violenza cui ho assistito impotente seduto in poltrona. Nel frattempo ho però viaggiato dentro il mondo delle mie percezioni cercando di capire che nesso ci fosse tra le immagini di ciò che vedevo e i corrispondenti pensieri che s’agitavano nel mio animo. Mi sono trovato di fronte alcune porte, una stretta, altre più larghe, aprendo le quali si sono svelati i diversi e contrastanti piani di esistenza che senza confusione, ma anche senza distinzione, formano la vita dell’uomo nella dimensione temporale. La dimensione della vita eterna, per noi oggi nel tempo, é forse come l’invisibile, trasparente luce che tutto circonda e illumina, ma che possiamo contemplare solo nei divisi colori dell’iride”. Luigi Ghirri propone “Topographie-Iconographie”: “L’incontro quotidiano con la realtà, le finzioni, i surrogati, gli aspetti ambigui, poetici o alienanti, sembra negare ogni via d’uscita dal labirinto, le cui pareti sono sempre più illusorie tanto che ci potremmo confondere con queste. Il senso che cerco di dare al mio lavoro è verificare come sia ancora possibile desiderare e affrontare la strada della conoscenza per poter infine distinguere l’identità precisa dell’uomo, delle cose, della vita, dall’immagine dell’uomo, delle cose, della vita”. Infine, “Riflessi” di Piero Pozzi. ” La scelta di lavorare sui riflessi nell’acqua è legata a diversi motivi. Da un lato, la continuazione della ricerca sul linguaggio come traduzione e interpretazione della realtà; dall’altro, perché l’intera sequenza permetteva di cogliere nel suo insieme (quasi a livello narrativo) l’evoluzione del mondo-ambiente attraverso la lettura dei segni che l’uomo lascia sul suo cammino. Per questo si parte dallo scenario naturale, per arrivare poi gradualmente alla presenza dell’uomo, contraddistinta dalla creazione del muro, poi delle case e poi, via via, fino all’introduzione della corrente elettrica (il palo), dell’auto e di tutti i segni che caratterizzano la civiltà contemporanea. Ne risulta così una lettura delle strutture che l’uomo ha creato col tempo e che ora ne determinano le modalità di vita. Un’ultima annotazione sulla scelta dell’acqua come origine dei riflessi: l’acqua resta per l’uomo un elemento dalla presenza ambigua, così come la dimensione del tempo presente. Ma proprio il percepire questo continuo cambiamento, il prendere coscienza di essere in questo flusso, è il terreno su cui l’uomo deve muoversi e misurarsi”.’