Chi siamo
MI TIERRA. AMOR Y CANTO
Presentazione del CD di canti spagnoli con: voce Manoli Ramírez de Arellano, chitarra Rafael Andreo, chitarra Marco Squicciarini, flauto e voce Paulino Carrascosa, fisarmonica, piano e voce José Antonio Uña.
LUIGI AMICONE:
Buon giorno a tutti, dico solo una parola per ringraziarvi. Vi avviso che i cd sono esauriti, però domani mattina saranno di nuovo a disposizione in libreria. Naturalmente siamo contenti che questa iniziativa sia stata bene accolta, un’iniziativa che nasce, come ormai da un po’ di anni a questa parte, dall’educazione che abbiamo ricevuto e che sappiamo essere interessante per tutti, anche per gente come me che ho invece un passato piuttosto barbarico, fatto di musica, arte. Però quando si sente Manoli, Paolino, Raffa in questi canti, si capisce davvero che tutti possono imparare davanti a una tale bellezza, che è stata resa possibile dal produttore discografico, che è qui tra noi, e che poi dirà due parole. Ringraziamo anche Carmen Giussani, che ha curato con don Prades l’introduzione e la spiegazione totale dei fattori di questi canti spagnoli, musicali e non. Credo che ci si ricorderà di questa produzione, non marginale, di Tempi e Tivigest. Il primo ottobre Tempi andrà in edicola per la prima volta da solo, in tutta Italia o quasi, quindi ricordatevi anche di Tempi. Grazie. Adesso vi lascio ascoltare.
ANTONI PARERA FONS:
Buongiorno, sono Toni, il produttore discografico e sono molto felice di essere qui con voi per presentare il disco “Mi tierra. Amor y canto” con alcuni che sono diventati miei amici. Questa è l’espressione più alta della musica, per chi la ama, perché anche chi si dedica alla musica professionalmente più è bravo più diventa uno che ama la musica. Credo che solo persone come loro, che sono arrivate ad amare veramente la musica, possano produrre un disco come questo in cui “si mescolano Dio e il Diavolo”, che è un modo per dire che si mescolano estremi opposti. In questo disco trovate pezzi musicali che sono “coplas”, “passo dobles”, trovate i sentimenti umani, l’allegria, la tenerezza, i canti più tradizionali, perfino il flamenco, “las hotas”. È un disco eclettico, in cui ogni canzone appartiene ad un genere diverso e solo chi ha veramente a cuore la musica può mettere insieme tanti colori diversi. Loro hanno scelto di fare questi canti insieme, di condividerli perché ciò che è vero si condivide.
Potrei dirvi che ho lavorato con loro, che ci conosciamo da tempo, e che oltre alla loro espressione artistica, quello che mi colpisce è il loro fascino personale. Loro mi ricordano sempre una definizione di bellezza: la persona bella che crede di non esserlo e vuole esserlo è la più seducente, perché riunisce tutto il desiderio di essere e loro sono questo, in qualche modo, perché a volte credono di non essere degli esperti o di avere dei limiti nella loro espressione musicale, però vogliono fare del loro meglio e cosi ottengono l’espressione più alta, più seducente, per colui che ama la musica. Quello che fanno è arte.
LUIGI AMICONE:
Cominciamo adesso ad ascoltare questi canti. Abbiamo la fortuna di sentire dal vivo la voce di Manoli, accompagnato da Raffa alla chitarra, da Paolino al flauto e da José Antonio alla fisarmonica. Siamo tutti rimasti colpiti dall’introduzione quando ce l’hanno data, quando l’abbiamo letta. Avete visto che Prades riflette e ci fa capire che l’esperienza dell’amore, della bellezza, del dolore, della nostra patria è comune a tutti: ugandesi, italiani, spagnoli. Però ognuno di noi non potrebbe sapere che nel cuore di tutti gli uomini c’è questo battito per l’amore, per la bellezza, per la verità, questa esperienze del dolore se non lo imparasse nella sua terra, nella sua lingua e nella sua tradizione. Cominciamo ad ascoltare allora come questa esperienza elementare si esprima nel popolo spagnolo, nel canto spagnolo. La prima canzone che fanno adesso è Il Relicario, è una canzone contrastante: molto allegra nella melodia ma drammatica nella storia che racconta. Il torrero è un canto che parla dell’amore tra una donna e un torrero che muore, ma è molto bello capire che lo scopo della Corrida non è solo ammazzare il toro, lo scopo della Corrida è creare arte, creare bellezza perché per l’amore e per la Bellezza si può anche rischiare la vita.
(Ascolto del brano)
LUIGI AMICONE:
La seconda canzone è Madrid, dedicata alla città, che ci parla di tutti i suoi luoghi e di tutta la sua sensibilità. È stata scritta da un messicano ed è molto bella perché fin quando una certa ideologia non si è sovrapposta al sentimento dei popoli latinoamericani, loro hanno sentito sempre la Spagna come la madre, la tierra madre.
(ascolto del brano)
LUIGI AMICONE:
Adesso ci cantano El Ebro guarda silencio (Sierra de Luna), una canzone popolare dell’Aragona che i lavoratori cantavano nei campi, facendosi eco con le strofe da un campo all’altro. Quello che mi piace di più di questa canzone è che nella cose semplici, quotidiane, si vede una grandezza nascosta, perciò non bisogna far rumore. Il fiume non fa rumore quando passa vicino alla Vergine, perché anche la presenza della Vergine è una cosa quotidiana.
(ascolto del brano)
LUIGI AMICONE:
Adesso cambiamo regione, andiamo al nord, nel paese basco. Lì hanno un’altra lingua, ma quel territorio è profondamente unito alla terra spagnola per tutta la storia che ha avuto, nonostante le ferite di questo recente periodo storico, che sono ferita in una larga unità. È una ninna-nanna in cui la nonna cerca di tranquillizzare il bambino perché c’è un clima teso in casa, dove anche la madre deve occuparsi del piccolo perché il padre va a bere alla taverna. È molto bello avvertire la malinconia delle note iniziali, dell’attacco iniziale che si scioglie subito in una grande pace. C’è la malinconia del padre che beve ma il resto della famiglia e la nonna accompagnano il bambino.
(ascolto del brano)
LUIGI AMICONE:
Adesso, dalla punta estrema del nord, andiamo al sud in Andalusia. La canzone Los campanilleros racconta una terra dura, dove ci si guadagnava da vivere nei campi. Parla di come al mattino, al sorgere dell’alba, le persone venivano svegliate da tamburelli e triangoli che chiamavano al Rosario dell’aurora, per cominciare la giornata. Le parole, il canto ha degli accenti di flamenco molto belli, ed è molto bello anche per le parole che raccontano di come questa gente semplice, quando s’accorge che ritorna la luce, sente nel cuore un’emozione che li fa perfino piangere. Questo è quello che anche noi proviamo ogni volta che ci accorgiamo che qualcosa rinasce nella nostra vita.
(ascolto del brano)
LUIGI AMICONE:
Rimaniamo nel sud. La canzone Antonio Vargas Heredia racconta la storia di un delitto passionale e siccome la gelosia è sempre male, l’uomo finisce in carcere. È molto bello sentire la melodia che subito ha note di tragedia, di dramma.
(ascolto del brano)
LUIGI AMICONE:
Adesso Manoli canta Francisco Alegre, che è molto conosciuta anche in Spagna ormai. In questa canzona la donna che ama il torrero chiede al toro di essere bravo, di risparmiare l’uomo che lei ama.
(ascolto del brano)
LUIGI AMICONE:
Adesso Manoli ci canta Granada, anche questo scritta da Augustin Lara, compositore messicano. È una canzone piena di poesia difficilmente traducibile, proprio per la sua poesia, che canta la città di Granata come se fosse una donna, facendoci capire che anche la bellezza più grande della natura sarebbe niente senza l’amore.
INTERVENTO:
I would like to dedicate this song to our friend, that is with us now, John, John Waters.
(ascolto del brano)
LUIGI AMICONE:
Adesso ascoltiamo l’ultima, prima di un bis. È una canzone della Galizia del nord, che avrete sentito alcune volte, Lela, che dice cosi: “Le nubi piangono quando un amore finisce e le strade si bagnano per il mio pianto. Lela, ti amo tanto, ho bisogno di te per vivere, voglio vedermi nella luce dei tuoi occhi, abbi compassione di me e non lasciarmi perché senza di te non posso vivere. Dammi il respiro con le tue parole, il calore con il tuo cuore, la luce con il tuo sguardo. Dammi la vita con il tuo amore”.
Quando sentiamo queste canzoni spagnole, particolari, capiamo in realtà che il cuore di cui parlano è dell’Uganda, dell’Irlanda, dell’Italia, è di tutti coloro che sono qui ad ascoltare e che sentono più vivo il desiderio, per esempio, di un amore vero. È per questo che ci commuoviamo anche noi: perché abbiamo veramente lo stesso cuore. L’amore vero è proprio quello che non può tradirci e non può finire, questa canzone è come l’invocazione che un uomo fa ad una donna che non la lasci, ma in fondo è anche quella che Cristo fa al cuore di ognuno di noi, perché non Lo lasciamo.
(ascolto del brano)
INTERVENTO:
E adesso, per finire questo concerto, cantiamo Por la calle de Alcalà. Se qualcuno la sa, la canti.
(ascolto del brano)
(Trascrizione non rivista dai relatori)