Chi siamo
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN AZIENDA. SCENARI NAZIONALI E INTERNAZIONALI E CASE HISTORY
In diretta su Famiglia Cristiana, Play2000
Organizzato da Compagnia delle Opere
Augusto Bianchini, presidente Turtle srl; Emanuele Frontoni, docente di Informatica UNIMC e co-director del VRAI Vision, Robotics & Artificial Intelligence Lab; Pasquale Viscanti e Giacinto Fiore, Founders di AI Week e IA spiegata semplice, divulgatori, autori e podcaster. Moderano Paolo Casadei, CEO ZAL Telecomunicazioni, Esecutivo Nazionale CdO e Fabio Fraticelli, COO TechSoup Italia, Coordinatore Filiera CdO Informatica
L’incontro si propone di esplorare le opportunità e le sfide legate all’adozione dell’AI nel contesto aziendale, attraverso un’analisi dettagliata degli scenari attuali sia a livello nazionale che internazionale. Il focus sarà posto sulle modalità con cui le aziende possono prepararsi e formarsi per integrare efficacemente l’AI nei loro processi operativi e strategici. Verranno presentati casi di studio concreti che illustrano l’implementazione pratica dell’AI in vari scenari, mettendo in luce le best practice e le lezioni apprese. L’evento fornirà una panoramica delle tecnologie emergenti, delle competenze necessarie e delle strategie di formazione per il personale, offrendo ai partecipanti strumenti utili per affrontare con successo la trasformazione digitale e innovativa delle loro organizzazioni.
Con il sostegno di Eni
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN AZIENDA. SCENARI NAZIONALI E INTERNAZIONALI E CASE HISTORY
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN AZIENDA. SCENARI NAZIONALI E INTERNAZIONALI E CASE HISTORY
Organizzato da Compagnia delle Opere
Martedì 20 agosto 2024
Ore 18:00
Arena Cdo C1
Partecipano:
Augusto Bianchini, presidente Turtle srl; Emanuele Frontoni, docente di Informatica UNIMC e co-director del VRAI Vision, Robotics & Artificial Intelligence Lab; Pasquale Viscanti e Giacinto Fiore, Founders di AI Week e IA spiegata semplice, divulgatori, autori e podcaster.
Moderano:
Paolo Casadei, CEO ZAL Telecomunicazioni, Esecutivo Nazionale CdO e Fabio Fraticelli, COO TechSoup Italia, Coordinatore Filiera CdO Informatica
Casadei. Bene, buonasera. Dopo questo groove, cominciamo il nostro incontro. Benvenuti a tutti voi che siete presenti qui stasera così numerosi e benvenuti a quelli che sono collegati in streaming, sia qui che nelle varie piattaforme, e che collaborano con il Meeting. Insieme ad Emanuele Frontoni e a Fabio Fraticelli, che poi chiamerò, abbiamo voluto organizzare questo primo incontro sul tema dell’intelligenza artificiale. Dico “primo” perché all’interno del palinsesto CDO, in questa bellissima arena, e anche all’interno del Meeting stesso, ci saranno vari incontri su questo tema. L’adozione dell’intelligenza artificiale rappresenta una delle sfide più significative e complesse che le imprese, e non solo, si trovano ad affrontare nel panorama attuale. Le potenzialità di questa tecnologia sono infinite, immense, ma altrettanto rilevanti sono i rischi, potenziali rischi e le problematiche che essa comporta. Le imprese devono navigare attraverso un contesto in rapida evoluzione, caratterizzato da innovazione, ma anche da un aumento della responsabilità. Le imprese si confrontano con temi sempre più rilevanti: pensate alla cybersecurity, alla trasparenza degli algoritmi, eccetera. Inoltre, l’intelligenza artificiale riporta all’attenzione e solleva questioni etiche e culturali che non possono essere ignorate, come l’equità nell’accesso alle tecnologie, il problema dei bias, l’impatto sull’occupazione o, quantomeno, la trasformazione radicale del mondo del lavoro. Occorre quindi un approccio responsabile. A guidarci questa sera in questa riflessione abbiamo una serie di amici e attori principali nel panorama dell’intelligenza artificiale. Inizio a chiamare qui, e vi prego di fare un applauso, Pasquale Viscanti e Giacinto Fiore. Adesso li presento. Più forte, più forte! Un applauso smilzo questo… Accomodiamoci. Pasquale e Giacinto sono stati invitati da noi, da me, Emanuele e Fabio. È la prima volta che partecipano al Meeting, giusto? Sì. Noi siamo stati al loro evento, loro sono i founder di AI Week, che è diventato l’evento principale sull’innovazione e sull’intelligenza artificiale nel panorama italiano. Sono fondatori di “IA spiegata semplice”, di varie piattaforme, sono podcaster e divulgatori; diciamo pure che sono un riferimento in questo mondo. E allora, innanzitutto, siccome siamo al Meeting e ci piace incontrare le persone, quindi quando li abbiamo invitati hanno detto subito di sì. Conoscevano il Meeting, ma oggi ci sono capitati dentro, li abbiamo portati un po’ in giro. Quindi, innanzitutto, una prima impressione e poi, seconda domanda veloce, raccontateci un po’ di voi.
Viscanti. Intanto, Paolo, grazie per l’invito, lo facciamo anche qui in diretta e pubblicamente. Un evento strepitoso, ne avevo tanto sentito parlare, però per me è la prima volta essere qui, anche per te Giacinto.
Fiore. Io percepisco il senso di gratuità in questo evento, devo dire che non è semplice, e quindi è la cosa che sicuramente porterò a casa, nell’accezione più positiva del termine, chiaramente.
Viscanti. Da dove partire? Da come siamo nati?
Casadei. Sì, a noi interessa molto la vostra storia.
Viscanti. Allora, una delle cose più belle che mi piace raccontare è che per mia madre io, e lo dico come lo dice lei, aggiusto i computer.
Fiore. No, devi dire la verità, scrivi anche libri.
Viscanti. E scrivo libri. Noi siamo di Altamura, in provincia di Bari, un posto noto per… Beh, avete detto tutti “il pane”, nessuno ha detto “l’intelligenza artificiale”, vuol dire che dobbiamo ancora impegnarci un po’ di più. Perché sì, effettivamente il nostro territorio è famoso per tante altre attività, soprattutto per il pane, certo, un po’ meno per l’intelligenza artificiale. Noi ci stiamo lavorando, e in realtà lo facciamo da circa 6 anni. Un’altra cosa che mi piace raccontare è che lo facciamo da prima di ChatGPT. Mettiamo subito le cose in chiaro.
Fiore. Tra l’altro, l’altra cosa vera da dire è che quella foto è stata modificata, perché come notate lui è molto più alto di me e ha 10 anni meno di me, capite? Quindi è veramente grave questa cosa. Il nostro incontro è avvenuto quando lui aveva 18 anni, quindi pensate da quanto tempo mi sopporta. Io ne avevo 28, chiaramente. Quando abbiamo iniziato a fare delle esperienze lavorative insieme, sapete, vi sarà capitato di trovare una persona con cui al lavoro andate d’accordo? Ecco, quella persona cerchi di portarla con te, no? Io ho fatto questo, non so se lui…
Viscanti. Io non l’ho ancora trovata, quella persona.
Fiore. Io mi fermo e facio una pausa per fargli fare la solita battuta. No, in realtà abbiamo fatto tante esperienze in cui abbiamo lavorato insieme, ci siamo trovati bene. Mi piace paragonarci un po’ a Conte e il suo staff, no? Che quando arrivava Conte, poi arrivava tutto il suo staff, il suo entourage. Eravamo un po’ così.
Casadei. Adesso non porta molto bene…
Fiore. No, però lo dico per gli amici, insomma. Una di queste esperienze è stata con una squadra di calcio che ci aveva chiamato; era una squadra che aveva appena acquistato una società di intelligenza artificiale nel 2016. Quindi, quando non esisteva ChatGPT, se qualcuno avesse detto “intelligenza artificiale”, voi avreste risposto “macché, è un film”? Il nostro compito era portare questa società sul mercato italiano e abbiamo accettato la sfida. Su questo siamo coraggiosi, l’ammetto, giusto?
Viscanti. Sì, siamo stati coraggiosi perché venivamo da un’esperienza nel mondo della tecnologia già da tempo, eravamo impegnati nel settore in generale, però questo aspetto di novità quasi pionieristico di questa azienda ci ha affascinato molto e ci siamo messi a studiare. Ed è stata tosta perché, cercando online e anche raccontando un po’ questo nuovo impegno, quello che riuscivamo a recuperare sul tema dell’intelligenza artificiale erano prevalentemente contenuti scientifici molto tecnici e di non facilissima comprensione da parte del nostro target, ovvero gli imprenditori, chi questa tecnologia doveva poi utilizzarla. Quindi già lì, come vedete, inizia a prendere forma lo “spiegata semplice”.
Fiore. E c’era bisogno di spiegarla semplice, ce n’è bisogno anche oggi, Paolo. All’epoca, ormai 8 anni fa, noi abbiamo accettato una sfida, anche noi abbiamo accettato la sfida della gratuità. Perché ci siamo detti: piuttosto che andare a cercare le persone a casa loro, cercando di spiegare cos’è l’AI e come può aiutarli in azienda, proviamo a creare qualcosa e a regalargliela. Il nostro dono è stato appunto il podcast. Mentre svolgevamo la nostra attività quotidiana di lavoro, siamo riusciti a ricavare nella mattina presto o nella tarda serata il tempo per contattare docenti, aziende che stavano lavorando con le AI, per farcela raccontare tramite un audio e pubblicarla in un podcast. Il podcast si è chiamato da subito “IA spiegata semplice”, intelligenza artificiale spiegata semplice, e da lì davvero non ci siamo più fermati. Se andate sui canali podcast, adesso sono famosi, all’epoca ci sentiva mia madre, sua madre e qualche amica. Qualche amica del caffè. Però oggi possiamo dirlo: quando tiriamo fuori una puntata, sono quasi 10 mila quelli che ci ascoltano, quindi siamo molto contenti. E se andate lì, c’è la prima puntata; dovremmo toglierla, ma non lo facciamo per ricordarci sempre da dove siamo nati. È veramente inascoltabile, però fatelo e poi ascoltate l’ultima.
Casadei. Bene, noi e alcuni del nostro staff abbiamo partecipato volentieri all’AI Week, perché eravamo curiosi di osservare ciò che oggi è lo stato dell’arte dell’AI, e devo dire che è anche un bellissimo modo per fare scouting tecnologico, ne parlavamo oggi. Tra l’altro, da lì abbiamo pescato anche qualche super docente, qualche coach che sarà appunto coach dei corsi sull’AI per gli imprenditori e collaboratori che, con alcune sedi, stiamo lanciando. Io vi chiederei adesso di entrare un po’ più nel vivo della questione e di descriverci, farci vedere qual è lo scenario in cui ci troviamo.
Fiore. Noi dobbiamo alzarci in piedi a questo punto..
Viscanti. Abbiamo anche portato delle slide, abbiamo portato qualche video.
Fiore. E anche il pane, scherzo. Il pane non c’è, purtroppo, non ce l’hanno dato. Allora, ci spostiamo di qua. Sì, abbiamo preparato qualche immagine, qualche video che possa raccontarvi un po’ che cos’è l’intelligenza artificiale e come la stanno già usando le imprese. Quanti di voi lavorano in azienda? Quanti di voi prendono decisioni in azienda?
Wow, che posto che è questo, Paolo, veramente incredibile.
Viscanti. Te l’avevo detto… La domanda classica: quanti di voi almeno pensano di aver utilizzato negli ultimi sei mesi un’intelligenza artificiale? Benissimo, facciamo quindi oggi un rapido ripasso perché siete già super, super all’avanguardia. Allora, parte di questa slide ve l’abbiamo raccontata già nella chiacchierata: da dove veniamo, chi siamo, che cosa facciamo. Insomma, ci occupiamo appunto di divulgazione e qui, come potete notare, il mio colorito è pari allo stesso colore del tavolino. Eravamo alle Iene e 48 ore prima il mondo scopre ChatGPT. Noi eravamo in quel di Milano per altre cose e, guarda caso, veniamo contattati dalla trasmissione Le Iene perché subito volevano raccontare un po’ al mondo di che cosa si tratta.
Fiore. Però dobbiamo raccontarlo: ci hanno tenuti due ore e mezzo in ostaggio, davvero, volevano sapere tutto. Quante persone saranno licenziate? Noi ci auguriamo nessuno.
Incontriamo molti imprenditori dai quali ci facciamo raccontare le loro applicazioni, ci facciamo raccontare le loro storie di come stanno utilizzando l’AI per raccontarla nei nostri palcoscenici. Qui è un’esperienza di TED che abbiamo fatto.
Viscanti. Andiamo nel vivo. A che punto siamo con l’intelligenza artificiale? Proveremo a fare in questi minuti insieme una rapida overview di quelle che sono le applicazioni. Alcune le conoscete sicuramente, come ChatGPT, ma non solo, anche altre applicazioni, e di come stanno prendendo un pezzo del mestiere, del lavoro quotidiano di alcuni professionisti e di alcune persone in azienda, aiutandoli, oppure no. Lo vedremo insieme
Fiore. Esatto. Il primo è ChatGPT. L’avete già usato, vero? Ed è uno strumento incredibile, lanciato a novembre del 2022, che ci permette, tramite una chat, come se stessimo lavorando su WhatsApp, di dialogare con l’intelligenza artificiale e di ottenere risposte. In questo caso, per esempio, cosa gli hai chiesto?
Viscanti. Allora, qui, ad esempio, gli ho chiesto: “Mi fai un elenco di quello che sai fare?” Chiaramente, tra le tante mani alzate, qui possiamo andare un po’ più nello specifico. Nella parte finale di questo momento insieme, faremo anche un piccolo esercizio: vi daremo 7 prompt, molto simpatici e utili, soprattutto per tutte le persone che hanno alzato la mano e si trovano in azienda e prendono decisioni. Sono prompt strutturati: ci siamo resi conto che, ad un certo punto, come diceva qualcuno, le parole sono importanti anche quando parli, anzi, chatti, con un bot, con un’intelligenza artificiale. Quindi scrivere bene un prompt vuol dire ricevere probabilmente una risposta di qualità, evitare dei bias, eccetera eccetera. Quindi, dopo, scenderemo più nel dettaglio.
VIDEO minuto 20:22
Mira Murati. Mike, io mi chiedo: se le balene potessero parlare, cosa ci direbbero?
ChatGPT. Mike, she wonders if whales could talk, what would they tell us?
Mike. They might ask, how do we solve linear equations?
ChatGPT. Potrebbero chiederci, come risolviamo le equazioni lineari?
Mira Murati. Sicuramente sì.
ChatGPT. Certainly yes.
Viscanti. Ok, allora, creiamo un po’ di contesto. Quanti di voi avevano già visto questo video? Ok, un pochino. Mira Murati, la CTO responsabile della parte tech di OpenAI, l’azienda che ha sviluppato quindi ChatGPT, e due collaboratori. Questo video è tratto da una conferenza che si è tenuta qualche mese fa, in cui OpenAI ha presentato il suo modello multimodale, ovvero passare da più funzioni che riguardano e coinvolgono anche più sensi, quindi non solo lo scrivere, chattare, ma anche ascoltare, parlare, eccetera. In questo caso, traduzioni.
Fiore. È bellissimo. Io l’ho provato anche col mio smartphone due giorni fa. Se avete Samsung, c’è la funzione interprete che funziona nella stessa maniera, solo che loro hanno 40 lingue, quindi se andate anche nei paesi arabi potete farvi aiutare a parlare con loro, mentre il vostro smartphone ne ha 4 o 5. Ed è incredibile come questo ci abiliti a fare tante cose in più, in maniera più semplice. Non significa che non avremo più bisogno di qualcuno che ci traduca questo . Questo momento magari ha bisogno di empatia, ha bisogno di una traduzione diversa dal solito. Ma se devo ordinare un caffè e sono a Timbuctu, o necessito di farlo, io vi suggerirei di non prenderlo. Però se proprio avete voglia di prenderlo, insomma, utilizzate questa funzione, è facile.
Viscanti. Facciamo un disclaimer: abbiamo fatto una selezione, non abbiamo nessun tipo di partnership o affiliazioni, ma ecco, quello che oggi guardiamo è quello che si può fare oggi con questa tecnologia per scendere dal logo. Andiamo avanti.
Fiore. Questa è un’altra modalità ed è visiva, quindi utilizza la vostra fotocamera. Si sente poco, però in realtà sta dialogando.
VIDEO minuto 22:32
In questo video è stato chiesto di descrivere quello che vede.ad una persona non vedente. In questo caso, la persona in questione sta inquadrando la strada e gli sta dicendo: “Avvisami quando c’è un taxi, così io allargo la mano e lo prenoto”.
Allora, anche qui, una funzione sviluppata da OpenAI in partnership con Be My Eyes. Altamura è un paese bellissimo. Però è un paese bellissimo se hai la possibilità di viverlo a pieno, ovvero anche guardare dove mettere i piedi, dove mettere le mani. Purtroppo non è un paese che ha la possibilità in tutti i suoi…
Fiore. Sì, dai, insomma, anche per come è fatta Altamura, dai, non abbatterti così.
Viscanti. No, no, no.
Fiore. Infatti è in collina, insomma, ci sono queste strade un po’ in salita. Però c’è difficoltà anche nei nostri paesi, no? Per chi ha una disabilità, vivere una vita normale è difficile, come dimostra questo esempio. La possibilità di poter, con un gesto, fare quello che avrebbe fatto comunque. Ed è incredibile, perché questa funzione, noi l’avevamo sul nostro telefono da tanti anni. Cioè, la possibilità di inquadrare qualcosa con una telecamera c’è sempre stata. Qual è la differenza tra prima e oggi? È che all’interno del telefono c’è questa funzione che ci permette di comprendere quello che stiamo guardando senza utilizzare i nostri occhi, ma perché c’è lui che ce lo suggerisce. Questa è una delle funzionalità incredibili, ma ce ne sono tante altre. Andiamo avanti.
Viscanti. Passiamo a Google, certo.
Fiore. Perché qui c’è un’altra rivoluzione.
VIDEO minuto 24:24
Viscanti. Qui è il CEO di Google che sta raccontando: “Ho comprato delle scarpe, voglio fare un reso” e sta presentando i cosiddetti nuovi assistenti virtuali. Come funziona fare un reso? Scatta una foto delle scarpe che non vuoi più e le carichi su questa chat, su questo assistente virtuale. L’assistente virtuale recupera la mail dell’acquisto, dalla mail recupera la politica di reso, fa il reso per te, impacchetta le scarpe perché sta arrivando il corriere. Ha semplificato questo passaggio.
Fiore. In realtà ha messo insieme i pezzi, no? Perché magari la mail dell’ordine era già nella vostra casella di posta, era già nella vostra Gmail. L’ordine è già lì, lui sa che c’è un ordine di quelle scarpe in quella email, riesce a leggere quella procedura per fare il reso, che sta svolgendo un compito semplice, per cui non è richiesta la nostra intelligenza, ma è un compito semplice: leggere una mail, cercare la procedura, cercare l’indirizzo email, il pulsante da premere. Lo fa dietro le quinte, ha svolto un compito per noi. La domanda è: perché non ne siamo capaci?
Viscanti. La risposta potrebbe essere: è un compito che ha basso valore, ma poi magari ci ragioniamo. Andiamo avanti. Allora, sempre con Google.
VIDEO minuto 25:50
Fiore. Multimodalità, molto simile all’esempio sviluppato da OpenAI con la persona non vedente. Quindi apro l’app, apro la fotocamera, la fotocamera guarda cosa c’è davanti a me. In questo caso, parla con l’utente che sta utilizzando quell’applicazione, gli descrive cosa c’è davanti, quindi anche in questo caso può sembrare simile. Facciamo qualche passo in avanti: gli ha chiesto “Che cosa vedi?”, gli ha detto “C’è un codice sul monitor”. “Di che si tratta?”, ha compreso che tipo di codice fosse e poi gli ha chiesto anche “Come posso migliorare questo codice?” o ancora “Dove mi trovo?”, gli ha detto “Sei vicino a King’s Cross, la stazione di Londra”. Questo è incredibile, perché nel tragitto non gli aveva chiesto “Dove sono i miei occhiali?” Ma a un certo punto, quando ha completato il percorso, ha detto: “Scusa, ma hai visto i miei occhiali?” Certo, sono accanto alla mela. E lei c’è andata e ha preso i suoi occhiali. Quindi è un esempio semplice, no? Però ci spiega e ci fa comprendere fino a che punto può arrivare questa tecnologia. Applicatela con la vostra fantasia, provate a immaginare, perché questo fa la differenza oggi tra chi sente parlare di intelligenza artificiale e si spaventa e ha paura, e chi invece inizia a pensare come poter migliorare la nostra vita, quella magari di tutti noi con un’applicazione a cui non ha ancora pensato nessuno e che invece è nella vostra testa perché avete una vita diversa dalla nostra.
Foto 27:40 SLIDE minuto 27:40
Viscanti. A proposito di chi ha sviluppato intelligenza artificiale, questa fotografia in realtà non è neanche aggiornatissima, credo che risalga a fine maggio. Queste sono probabilmente la maggior parte delle aziende che hanno oggi sviluppato soluzioni di intelligenza artificiale. Sentiamo tantissimo parlare di ChatGPT, sentiamo tanto parlare di Midjourney, ad esempio per creare immagini, ma in realtà ce ne sono anche tante altre. Ce ne sono molte che si stanno specializzando in settori chiave come, ad esempio, l’energia o la salute, e alcune ne vedremo anche dopo. Quindi, questa è ChatGPT, quindi immaginate quanto è grande lo scenario e quante applicazioni sono state create e verranno create ancora. E adesso passiamo ad una parte di questo momento in cui scopriamo l’intelligenza artificiale per cercare – tu avevi fatto un po’ il provocatore ogni tanto, se ci sostituisce, se lo fa per noi, se non lo fa per noi…. – iniziamo a capire invece in questa seconda e breve parte come l’intelligenza artificiale viene utilizzata da noi esseri umani, come questo strumento, perché tale è, può essere utilizzato per farci del bene o per fare del male o poco bene.
Fiore. Partiamo col bene o partiamo col male?
Viscanti. Vediamo. Questo è un esempio di una rete neurale. Per farla semplice, l’intelligenza artificiale è un insieme, oltre che di dati, di capacità di analizzarli, ma anche di istruzioni, di algoritmi, e all’interno ci sono queste reti neurali. Una di queste, che si chiama convoluzionale, ad esempio, ci consente di clonare la nostra voce. Se si scrive su Google “clonare la voce con l’intelligenza artificiale” restituisce questi articoli.
SLIDE minuto 29:24
Fiore. Tante truffe vengono fatte da nipoti che chiamano le nonne chiedendo di fare un versamento su una PostePay che non è mai esistita. Il nipote che non è lui. Ultima, recentissima: il CEO di Ferrari è stato coinvolto in una truffa, un tentativo di truffa nei confronti di un dirigente della Ferrari, al quale è stato chiesto di fare un versamento di non so quanti milioni per acquistare un’azienda che non esisteva. Quindi il pericolo è molto, molto importante e dobbiamo tenere gli occhi aperti, questo è sicuramente vero, però…
Viscanti. Però se ti chiama il CEO di Ferrari, fattele due domande, mi sembra un po’ strano.
Fiore. No, Il CEO di Ferrari ha chiamato un dirigente della Ferrari, attenzione.
Viscanti. Però la voce viene usata e viene clonata, certo. Ad esempio, qui non sappiamo ancora come è andata a finire, ma si è sollevato un bel polverone tra Scarlett Johansson e quelli di OpenAI, perché ad un certo punto, utilizzando quell’applicazione di prima di ChatGPT che ti parla, quella voce… Mi sa che è quella di Scarlett. Somigliava, somigliava. Poi ce ne sono ancora. Ad esempio, entriamo nella parte un po’ più soft di questi utilizzi. Appassionati dei Beatles, “Now and Then” è stata completata grazie alla clonazione della voce di John Lennon.
Fiore. Ma non soltanto, è stata completata con gli strumenti musicali: la batteria ha continuato a suonare, la chitarra e così via. Si è completata un’opera incompiuta grazie all’intelligenza artificiale. L’avete ascoltata? Chi ha ascoltato “Now and Then”? È meravigliosa, sembra scritta e composta due giorni fa. Se non l’avete fatto, andate ad ascoltarla.
Viscanti. Però ci sono anche usi e sviluppi che non sono giochini o truffe, ma qualcosa che invece ha un serio impatto sulle nostre vite. Ve ne raccontiamo due, sempre sulla clonazione della voce. Il primo è per chi è possessore di un iPhone: può, ad esempio, clonare la propria voce parlando con il proprio smartphone. Questa funzionalità si chiama “Voice Cloning”, la trovate nelle impostazioni, se avete fatto l’ultimo aggiornamento del sistema iOS. Potete raccontare 150 frasi, in realtà ve le mette lì e voi le dovete recitare, per clonare la vostra voce. Questo vi darà la possibilità di utilizzarla nel momento in cui magari, chissà, non potrete più farlo, per rispondere al telefono con la vostra voce o per mandare un messaggio audio con la vostra voce. Oppure ancora c’è un progetto italiano e qui… A proposito di voci, dopo sentiremo uno dei protagonisti di questo progetto. Si chiama “Voice for Purpose”, è una banca della voce. Donare la propria voce, ci raccontavi poco fa, uno degli ultimi dati. Pensate, in Italia 10.000 persone hanno aderito alla donazione della propria voce, hanno fatto una donazione a questo portale. Per quale motivo? Perché dall’altro lato ci sono 150 persone che la propria voce non ce l’hanno più, l’hanno persa per patologie come, ad esempio, la SLA e che erano costrette, prima che arrivassero queste funzionalità, ad utilizzare una voce robotica.
Fiore. Chi di voi vuole donare la propria voce può farlo su voiceforpurpose.com, molto più semplice per chi ha paura degli aghi, donare il sangue, insomma, può far paura. Qui c’è veramente da recitare poche frasi. Andiamo veloci perché abbiamo 5 minuti. La successiva è una rete di deep learning, possiamo dire la più famosa?
SLIDE minuto 33:00
Viscanti. La più famosa per fare video fake, clonare i politici, clonare noi stessi, e la capacità è quella di riconoscere e duplicare il proprio volto, le proprie immagini. Anche in questo caso la possiamo utilizzare per, ad esempio, come prima per la voce, commettere degli atti non troppo legali, oppure, ad esempio, per ampliare il proprio messaggio in lingue diverse.
SLIDE minuto 33:26
Qui vado un po’ più rapido, ma sempre alla stessa rete neurale, quella che consente, ad esempio, di indovinare la vostra età da una radiografia. Ma attenzione: se non ci azzecca è perché c’è qualcosa che non va, per esempio, con un’ipertensione o ipercolesterolemia o altre patologie.
SLIDE minuto 33:46
Fiore. Questi sono dei ricercatori del MIT che hanno studiato un modello di AI che è in grado di rilevare il cancro. Ultimamente è stata pubblicata la successione di questa ricerca, dove hanno scientificamente provato che questo algoritmo riesce a intercettare un tumore al seno cinque anni prima del primo sintomo.
SLIDE minuto 34:22
Viscanti. Vado avanti. Rete generativa. Ecco, qui torniamo alla parte dei video. Questi sono tutti video creati fake, cioè non reali. Può essere utilizzata, ad esempio lo fanno in Cina, per animare le foto dei defunti. Questa è una cosa che, quando abbiamo letto all’inizio, ci sembrava un po’ strana come pratica. In realtà lì c’è un forte imprinting, un forte aspetto culturale sul fatto che loro continuano ad avere un dialogo con le persone che non ci sono più e, in questo caso, anche dando loro un movimento.
Fiore. Anche nelle famiglie del sud si fa questa cosa, non con l’AI, ma con gli altarini che si fanno nelle case con le foto.
VIDEO minuto 35:20
Viscanti. La scorsa primavera c’è stata una delle più grandi elezioni democratiche, ovvero in India. Un candidato ha creato un suo clone con l’AI generativa usando circa 200 dialetti, per cercare di arrivare, con la sua voce, in 200 lingue diverse.
VIDEO minuto 35:41
Fiore. Questo video l’ho girato forse otto mesi fa, si vede, ed è impressionante. Io ritengo che sia una capacità, una nuova capacità per noi esseri umani, parlare le lingue. Per fini commerciali, sicuro, perché magari se hai un hotel e ti arrivano giapponesi, non sai parlare giapponese, gli parli in inglese, ma non tutti parlano inglese, i cinesi non parlano inglese. Hai la possibilità di creare video tutorial che parlano con il tuo volto nella lingua che preferisci. È incredibile, c’è una potenzialità veramente grande.
Viscanti. Allora, non vogliamo passare per gli iperfans, gli iperpositivi, è chiaro, oggi abbiamo cercato di raccontare alcuni, non tutti ci mancherebbe, degli utilizzi delle applicazioni di intelligenza artificiale che potete utilizzare. La nostra domanda finale, c’è da averne paura?, fa riferimento soprattutto a se c’è da averne paura non di questa tecnologia ma se c’è da avere paura di chi utilizza questa tecnologia e cioè di noi stessi che utilizziamo questi algoritmi di noi stessi che li produciamo questi algoritmi perché poi non so se s’era capito il giochino ma la rete che fa la colonazione della voce la possiamo utilizzare per fare la truffa alla no,nna? Sì. Ma la possiamo utilizzare per donare la nostra voce e farla utilizzare appunto da una persona che non può più usarla e quindi se questo è un piccolo punto di forza, piccolo grande punto di forza, ovvero iniziamo a mettere le basi, e una di queste importantissima è cheiamo in Europa l’AI act è diventato legge e se utilizzi in quel modo l’AI…
Fiore. Beh no, ti arriva la polizia a casa insomma, c’è poco da fare, ti arrestano, ma non soltanto, ci sono tanti usi vietati rispetto all’essere umano, non si può fare videosorveglianza di massa per ricercare le persone se non su un mandato specifico da parte del giudice come accade oggi, non c’è il social scoring, sapete che in Cina dalle foto, mettono il punteggio con i cuoricini sulle facce delle persone, le AI oggi riesce a ricordarsi tutto di noi potenzialmente. Bene, in Europa questo è vietato, Quindi non ci sono rischi per cui arriva il grande fratello che ci guarda tutti. Occhio, è vero, fatta la regola, tocca a noi tenere l’occhio aperto, l’orecchio pronto, guardare i numeri che ci chiamano, chi è che ci chiama? Veramente mi sta chiamando mio nipote, mio fratello, mio figlio?
Viscanti. Secondo punto, ecco ci piace anche prendere un po’ spunto dalla nostra collaborazione con il garante della privacy qui Guido Scorza
SLIDE minuto 38:33
che è un componente del collegio per il garante della privacy ecco questo è un altro aspetto fondamentale ovvero guardiamo tantissimo alla parte tecnologica, oggi c’è un grande fermento, grande frizzantezza anche negli investimenti rispetto all’aspetto tecnologico ma è importante, altrettanto importante perché ce lo dice la tecnologia che sta venendo fuori, che è importante, sottolineo ancora, lavorare sulla nostra cultura. Prepariamoci a questo cambiamento, che oggi non deve essere un cambiamento che ci deve arrivare addosso, ci deve travolgere, ma dobbiamo cercare, come si dice in alcuni casi, cavalcare questa onda.
Fiore. …e per questo dovete comprare il nostro… No, sto scherzando.
Viscanti. Inizierete a riconoscere anche i contenuti fatti dall’intelligenza artificiale all’interno delle app che già usate.
SLIDE minuto 39:24
https://www.meetingrimini.org/eventi-totale/lintelligenza-artificiale-in-azienda-scenari
Instagram, qui ad esempio, ha avuto un obbligo, e devo dire, sono stati bravi, a rispondere subito. Si vede poco, ma li su c’è scritto informazioni AI, quindi qualcosa creata con l’intelligenza artificiale, e qui ancora l’etichetta sulle AI, il podcast a cui facevamo riferimento, e questo qui se vi va free su tutte le piattaforme, si chiama intelligenza artificiale spiegata semplice, ci sono le nostre facce, quindi non vi potete sbagliare, oppure c’è la newsletter, anche questa, free. Grazie.
Casadei. Riaccomodatevi, poi li rincontriamo dopo. Grazie. Adesso chiamo Fabio. Chiamo Emanuele, chiamo Augusto, lascio poi a Fabio la presentazione di questo secondo panel in cui approfondiremo, andremo ancora più nel concreto sulle applicazioni in azienda dell’AI.
Fraticelli. Grazie Paolo, mi unisco ai saluti, ai ringraziamenti, buonasera a tutti e tutte e anche dalle tante persone che ci stanno seguendo da casa. Pasquale e Giacinto hanno fatto una carrellata, un’introduzione eccezionale sulla I, sintetica, ma veramente di grande ispirazione, ci hanno fatto vedere le potenzialità, le frontiere e anche l’attualità dell’intelligenza artificiale, anche mostrando degli esempi molto alti, molto complessi. anche molto internazionali per certi versi, anche in Italia però abbiamo delle eccellenze che stanno lavorando su questo fronte e siamo molto fortunati perché le abbiamo qui con noi oggi pomeriggio. Saluto Emanuele Frontoni, caro amico di lunga data, docente di informatica Università di Macerate e co-director del VRAI, Vision Robotics Artificial Intelligence Lab, spero di averlo detto bene. Allora, a questo punto dovrei fare una battuta un po’ complicata, perché prima si parlava di donazione di voce per scopi molto positivi e molto alti. Come sentirete fra poco, Emanuele ha forte bisogno di una donazione di voce, perché è stato colpito proprio ieri da una tracheite, si chiama così, che è un problema…
Frontoni. Non individuata, l’intelligenza artificiale.
Fraticelli. …non individuata dall’intelligenza artificiale, quindi nonostante i tanti e positivi casi che stiamo per presentarvi c’è ancora molto lavoro da fare mi sembra mi sembra di capire. No, grazie ancora doppiamente per essere qui insomma sappiamo che ci tenevi molto.
Diamo poi il benvenuto anche ad Augusto Bianchini professore associato presso il dipartimento di ingegneria industriale dell’università di Bologna e amministratore di Turtle Srl che è uno spin-off, una startup proprio collegata all’università.
L’idea di questo secondo momento insieme è quella di provare a vedere alcuni casi da un lato di ricerca applicata, anche molto avanzata, che Emanuele sta sviluppando e poi faremo un affondo invece su come un’azienda come Turtle Srl sta utilizzando l’intelligenza artificiale nelle proprie attività. Emanuele, vuoi brevemente raccontarci chi sei, qual è il tuo percorso e quali sono le cose sulle quali stai lavorando?
Frontoni. Grazie, spero si senta in questa maniera e ho un bravissimo microfonista che mi aiuta. Il nostro laboratorio si chiama VRAI. Se mi aiutano con le slide vedrete comparire tanti volti, tantissimi volti di ragazzi che in questi anni hanno lavorato con noi. Noi siamo sparpagliati in tante università: in Bicocca, con il Crisp, con Mezzanzanica, con Fabio Mercorio, alla Politecnica delle Marche, a Macerata, e in tanti altri luoghi, compreso l’Istituto Italiano di Tecnologia, di cui vi racconterò meglio più avanti. Lì in mezzo ci sono i nostri ragazzi. Qualche anno fa erano tutti nerd informatici, quelli con la maglia “I love Linux” e poco altro. Oggi sono tantissimi filosofi e letterati: la nostra migliore prom designer è una laureata in lingue, è una letterata. Insisto un po’ su questo, Fabio, perché il messaggio per le imprese sul tema dell’adozione dell’intelligenza artificiale è ormai molto chiaro. Non creiamo l’errore che abbiamo già fatto con il digitale: non possiamo relegare tutta l’intelligenza artificiale a un tema da informatici. L’intelligenza artificiale è un tema molto più trasversale e chiunque di voi stia pensando di creare un team che se ne occupi deve guardare a tante discipline diverse. Noi non avremmo fatto nulla di quello che abbiamo fatto senza un incrocio di discipline, dove, ripeto, c’è una musicista che si occupa dell’AI, come avete sentito prima. C’è un filosofo con tre anni di filosofia, due anni di digital humanities, un dottorato in informatica, e c’è una linguista, una letterata che è la nostra migliore prom designer. Quindi non relegatela al CED dell’impresa, se qualcuno lo chiama ancora così, o all’ufficio informatico dell’impresa. È molto più ampio, e questo vale anche nella formazione, ma ne parleremo più avanti. Dico solo un’ultima cosa: ovviamente il VRAI si occupa di molta ricerca applicata. Siamo grati all’AI Week e a questi due ragazzi che avete conosciuto poco fa, perché in qualche modo in Italia hanno messo in luce tanta AI. Non c’è solo OpenAI, Google, Meta, ma ci sono una marea di aziende italiane che lavorano su questo.
Fraticelli. Ecco, l’interdisciplinarità che ha dato origine al VRAI è alla base della ricchezza e della varietà anche di esempi che vi siete trovati ad affrontare. So che ne hai portati qui alcuni da condividere con noi. Magari vuoi raccontarceli? Ridotti all’osso, per evidenti motivi.
VIDEO minuto 46:08
https://www.meetingrimini.org/eventi-totale/lintelligenza-artificiale-in-azienda-scenari
Frontoni. Questo che vedete è un robot che fa ispezione di qualità. Possiamo anche togliere l’audio se volete. Questo robot ha un vantaggio enorme: riesce a lavorare all’Otto Uno. Siamo in Loccioni, in una delle grandi aziende italiane, e lì dentro con loro abbiamo portato tanta innovazione nei controlli di qualità. La prima cosa che fa quel robot è capire quale pezzo ha sotto. Da lì inizia a controllare la qualità, e lo fa in totale autonomia partendo da una distinta base di misura. Oggi riesce a creare percorsi di misura perché l’AI generativa ci sta aiutando parecchio su questo, e secondo me, dopo la perfetta introduzione che ci hanno fatto, dobbiamo pensare a tantissime altre applicazioni aziendali che possiamo mettere in campo. Io vengo dalle Marche dove la minaccia era o studi o vai a fare le scarpe, noi abbiamo studiato, ma dopo qualche anno siamo tornati a fare scarpe. Oggi raccogliamo 80.000 immagini all’ora da Instagram e con queste immagini andiamo a caccia di contenuti a supporto della creatività e della moda. Tutti i grandi brand italiani e internazionali lavorano attorno a questo settore. Riusciamo a cercare trend anche molto piccoli, anche poco visibili e il nostro obiettivo è ridare ai creativi degli strumenti che non sostituiscono la loro creatività, ma che creano un riassunto intelligente di 80.000 immagini all’ora.
Non possiamo farlo a mano; quel video che vedete è un interessante riassunto fatto solo di immagini che, messe davanti agli occhi di un creativo, riescono a generare una vera creatività umana guardando a ciò che è successo. Questo vale anche quando ci spostiamo, per esempio, nel mondo delle cooperative sociali. Questo è mio figlio; siamo nelle cooperative sociali, ne avete sentite alcune questa mattina? Il CTO è ricchissimo di queste esperienze, e qui ci occupiamo di autismo. Tutto quello che vi racconto non è più ricerca: è uscito dalla ricerca ed è entrato nelle imprese, profit o no profit che siano. Abbiamo la possibilità di misurare la capacità di fare stereotipie di questi bambini. Più stereotipie ci sono in un bambino con autismo, meno la terapia funziona; meno ce ne sono, più funziona. Oggi un semplice cellulare sa fare questo, c’è dentro una rete neurale convoluzionale, come quelle di cui abbiamo visto poco fa delle immagini, e la cooperativa il Faro e tante cooperative italiane iniziano ad adottare queste cose, ad usarle, perché questa è la sfida. La sfida è passare da un’idea concettuale a un’applicazione trasversale su tanti settori diversi, con tanta consapevolezza. Possiamo fare anche di più: possiamo cercare di individuare dove questi bambini guardano. Abbiamo visto le stesse immagini applicate alla creazione di deepfake. Oggi possiamo farlo per controllare per quanti secondi un bambino con autismo mantiene lo sguardo rivolto agli altri. Sapete quanto è difficile aiutare un bambino con autismo ad avere contatti visivi? Per un bambino con una sindrome di quel tipo non è normale, non possiamo fare cose a caso, dobbiamo riuscire a misurare. Dicevi prima di potenziare la capacità umana; non possiamo fare ad occhio terapie per bambini con l’autismo senza usare un cellulare che assista la terapista, e tanto meno possiamo fare a meno di ricordarci che tutto questo nasce del mondo dei videogiochi. Quello è GTA V. Ci abbiamo giocato tutti. Chi è più nerd ci ha giocato. GTA V ci aiuta ad allenare quegli algoritmi. È pieno di pupazzetti che si muovono, pupazzetti che fanno tanti movimenti ripetitivi, e questa è un po’ la sfida. Ovviamente l’ultimo esempio lo dedico a un altro settore, dove abbiamo in Italia la principale casistica di adozione. Questo è il ponte di Genova, una delle più grandi disgrazie italiane sul tema della manutenzione dell’infrastruttura. Ebbene, Genova ha ricostruito quel ponte; non solo lo ha ricostruito, ma lo ha dotato di quattro robot che vanno a spasso per il ponte a caccia di anomalie. Ci sono tre telecamere lì sopra, e questo lo vedete qui a Milano, durante le prove. Queste tre telecamere ci permettono di guardare con una multispetrale, con una TOF per misurare il 3D, con un’alta risoluzione, tutto ciò che accade sul ponte. Anche qui non possiamo farne a meno. Dobbiamo avere la capacità di costruire, di creare sopra anche delle tragedie delle grandissime opportunità di innovazione e ricerca. Quelle tre telecamere permetteranno al mondo, non solo al ponte di Genova, ma al mondo intero di evitare tragedie come quella, perché è molto facile fare predizione su un ponte che cade. Poi toccherà all’uomo, e quando tocca all’uomo abbiamo sempre lo stesso tema che è uscito poco fa. Io sono felicissimo che l’Europa abbia un AI act, abbia un Regolamento sull’intelligenza artificiale. Vengo da un giro a San Francisco, ho conosciuto l’amministratore delegato di Waymo, quei taxi autonomi che girano per San Francisco. A lui ho chiesto: “Ma che succede se ammazzate qualcuno?” La risposta è stata: “Prima ammazziamolo, poi vediamo”. Noi non veniamo da questa cultura, non veniamo da questo approccio. Due settimane dopo ero in Cina, ero in giro con una rappresentante cinese che mi scortava passo passo, perché noi del mondo AI siamo abbastanza sotto controllo in questo momento politico internazionale, e fotografavo centinaia di telecamere che mi osservavano. Io vengo dalla visione artificiale, come avete visto, per cui per me era il paese dei balocchi: migliaia di telecamere strane ed ero in giro a fare queste foto. A un certo punto la signora dell’ambasciata mi ha detto: “Prof, non è il caso che continui a fare foto alle telecamere”. Neanche lì ci troviamo bene, ci troviamo a nostro agio. L’Europa ha trovato una via di mezzo. Occhio per le imprese: questa è una sfida. Perché non possiamo fare adozione, c’è un’urgenza su questo, non possiamo fare adozione senza linee guida, senza una chiarezza sugli approcci etici. Quella che vedete lì è Gaia, una startup con due filosofi, due giuristi e due informatici che genera soluzioni di compliance nel mondo dell’AI. È in Italia e la prima in Europa. Non possiamo fare adozione senza compliance. Questo è un tema cruciale che fa parte, se vogliamo riassumerlo, Fabio, di competenze trasversali, tanta fantasia, applicazioni che esulano dal solo ChatGPT (che ovviamente va molto applicato) e tanta compliance, tanta capacità di dire come faccio queste cose. Se lo spiego, qualcuno si fiderà di noi; se non lo spiego, nessuno si fiderà di noi. Grazie.
Fraticelli. Spero si sia sentito.
Emanuele, siamo noi a ringraziarti di cuore per averci regalato questa prospettiva. La cosa molto affascinante del tuo lavoro di ricerca, che è una ricerca applicata, è che prova a fare quella difficilissima congiunzione fra la prospettiva tecnologica all’avanguardia e le esigenze reali delle imprese reali, come ad esempio nell’ambito CDO. Estremamente affascinante perché ci aiuta a alzare un po’ lo sguardo e a vedere dov’è la prospettiva e come quella prospettiva può essere realizzata concretamente oggi. Quindi, estremamente affascinante. Questa è la sfida che, se vogliamo, è stata accolta anche dallo spin-off di cui Augusto è rappresentante, Tartole SRL. Vuoi raccontarci brevemente la genesi della tua azienda e poi magari entriamo più nel merito?
Bianchini. Se posso, mi alzo perché preferisco stare in piedi. Fate partire la presentazione, grazie. Buonasera a tutti, sono un docente di impianti industriali, insegno agli ingegneri meccanici, quindi mi perdonerete la mia poca capacità comunicativa, ma farò del mio meglio. Il Tartole è uno spin-off dell’Università di Bologna. Spin-off vuol dire che l’Università è società insieme a me e ad altri. Siamo partiti sul tema della sostenibilità. Quindi noi, come mestiere, misuriamo la sostenibilità delle aziende, sia ambientale che sociale. Siamo un team di una ventina di persone, anche qui vedete molti giovani e qualche meno giovane perché, non essendo un imprenditore, mi faccio dare una mano per fare impresa. Tra questi troviamo Marco, che è qua seduto insieme a noi, che è quello che più di tutti, all’interno dell’azienda, sta sviluppando questi sistemi. Cosa facciamo? Creiamo strumenti per le aziende per misurare la sostenibilità. La faccio brevissima: sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale, volete fare il bilancio? Vi facciamo anche il bilancio. Misura della filiera, sostenibilità della filiera, e poi abbiamo creato questo strumento per la piccola e media impresa. Questo è quello che siamo noi oggi.
Fraticelli. Augusto, con la vostra esperienza abbiamo l’occasione di guardare a due modi di utilizzare l’AI. Uno è a livello interno e uno è più nell’offerta verso l’esterno, verso i clienti. Vuoi raccontarci il primo?
Bianchini. Allora, noi siamo nati due anni fa, quindi non è che abbiamo una lunga esperienza, però abbiamo sviluppato sostanzialmente due ambiti. Uno più interno, che riguarda questi due aspetti, e l’altro più esterno, rivolto ai clienti. Quindi, l’intelligenza artificiale può essere utilizzata o per agevolare i vostri processi interni o per vendere un prodotto al vostro cliente. Questa è l’evoluzione di ChatGPT 3.5 e 4. 4.o. La cosa interessante è che a un certo punto, nel novembre 2022, è uscito ChatGPT e ho notato che all’interno dell’azienda c’erano una o due persone che ci lavoravano, lo guardavano, ci sviluppavano degli algoritmi. E allora mi sono chiesto: come posso fare in modo che questa tecnologia diventi una cultura disponibile per tutti in modo democratico? Così, l’anno successivo, cioè quest’anno, ho tenuto un nuovo corso all’università e ho lanciato una sfida ai ragazzi: scrivere un libro in un giorno, il libro di testo del mio corso. Ho organizzato quello che si chiama Hackathon, cioè una maratona di hacker, persone che lavorano con i computer per sviluppare prodotti. Cosa è successo? Ho creato due squadre, sette contro sette. Una squadra ha utilizzato ChatGPT per scrivere il libro, di cui avevo dato il titolo e l’indice, interrogando ChatGPT. Hanno scritto un libro di 190 pagine in un giorno, in otto ore. L’altro gruppo, che poi ha vinto, cosa ha fatto? Ha creato un nuovo GPT, che ha chiamato “Sustainability Expert”, gli hanno dato in pasto tutte le mie slide di 25 anni di lezioni universitarie, i libri che ho utilizzato per la formazione, gli articoli che ho scritto, tutto il know-how che avevo, lo hanno trasferito al GPT. Poi gli hanno detto: “Devi scrivere un libro per ingegneri meccanici, con didascalie nelle varie figure”. Gli hanno dato tutte le istruzioni affinché l’output fosse adeguato all’esigenza. A questo punto, i ragazzi hanno fatto generare l’indice dalla chat, perché avevano tutti gli argomenti. Poi, a partire dall’indice, sono andati capitolo per capitolo, gli hanno fatto le domande e gli hanno dato due vincoli: il primo era di non inventare, perché se inventi è facile; il secondo era di utilizzare solo il materiale che gli era stato dato. Vi assicuro che da dicembre 2023, cioè 8 mesi fa, nessuno dei miei ragazzi mi chiede più nulla, perché tutto è dentro quella chat. Io devo cambiare mestiere, perché tutto il mio know-how è lì dentro, e quando questi ragazzi hanno bisogno, fanno il prompt giusto. Sono bravissimi anche gli ingegneri a fare i prompt e ottengono risposte migliori di quelle che posso dare io, perché io non ricordo più certe cose di vent’anni fa. Quindi, questo hackathon ha reso tutti e quindici ragazzi allo stesso livello nell’uso dell’intelligenza artificiale e oggi la usano tutti. Doppio schermo: quello sopra grande, su cui lavorano loro, e in quello sotto è aperto ChatGPT, in contemporanea. Quindi non ci vanno ogni tanto, no, lavorano in contemporanea. E il mio know-how è lì dentro. A questo punto, non ho più nulla da fare e quindi devo ripensare il mio lavoro. Mi sono detto: mi creo un segretario virtuale, quello che potrebbe essere Jarvis, l’intelligenza artificiale di Iron Man negli Avengers, che risolveva i problemi. Uno dei ragazzi, Riccardo, si è inventato un assistente. Cosa fa questo assistente? Mi manda le email, gestisce i calendari, fa le cose che faresti fare a un segretario. Ma la cosa interessante è che questo non si è fermato a generare un segretario. Che cosa succede se Augusto ti chiede una cosa che non sa fare, tipo allegare un file a un’email? Io non l’ho istruito. L’intelligenza artificiale cosa fa? Se all’informazione che io gli ho dato sa rispondere la esegue. Se non sa rispondere, chiede a GPT-4 come poter fare, qual è il codice per fare quella funzione, trova il codice, se lo auto-implementa e riesce a svolgere la funzione. Quindi è un segretario che si evolve autonomamente. Man mano che gli chiedo nuove cose, lui impara, se le auto-produce e le implementa nel proprio sistema. Queste sono le due attività interne che abbiamo fatto: quella di rendere democratica e diffusa l’intelligenza artificiale attraverso un hackathon e quello di creare un assistente. Per esempio, riguardo a questo assistente, un aneddoto: pensate che nel futuro utilizzerò questo assistente quotidianamente? Forse sì, forse no. Non so quanti soldi ci vorranno per svilupparne uno che funzioni veramente, però tutte le funzioni che oggi stiamo imparando per sviluppare questo assistente ci saranno sicuramente utili per interfacciarci con i nostri clienti. Quindi il primo passaggio è: usatela, usatela tutti. Nessuno qui è informatico, nessuno è un esperto di informatica; siamo meccanici, gestionali, automazione, chimici industriali. Non siamo ancora arrivati alla parte umanistica, ma ci arriveremo. È interessante questo primo aspetto. Questa è la parte interna. Poi abbiamo sviluppato due prodotti per i nostri clienti. Il primo è in ambito energetico. Sapete che negli ultimi 10 anni c’è stata un’enorme evoluzione in tutto ciò che riguarda l’energia da fonti rinnovabili. Sapete benissimo che il prezzo dell’energia ha una variazione quasi stagionale. Inseguire questa volatilità dell’energia, sia in termini di disponibilità, perché il sole c’è solo a mezzogiorno, sia in termini di prezzi, diventa sempre più complicato. Per di più, se entriamo nelle aziende, queste cominciano ad avere solare, eolico, idrogeno, metano, energia elettrica da rete, energia elettrica della comunità energetica. Hanno tante fonti di energia e tanti impianti per convertire questa energia in quella di cui hanno bisogno. Per esempio, una caldaia converte il metano in energia termica. E poi ci sono le macchine che usano questa energia. Nel caso specifico, sono macchine automatiche che producono sigarette. Tutto questo processo consuma energia. Il tema è che le aziende hanno solitamente sistemi esperti per gestire questi impianti e ottimizzare i costi, cercando di spendere il meno possibile. Ma l’obiettivo aggiuntivo qual è stato? Io non voglio solo spendere meno, ma anche produrre meno CO2 possibile, avere il minor impatto ambientale possibile. Questo aumenta il numero di informazioni e di dati da tenere in considerazione, rendendo la decisione praticamente impossibile con i sistemi attuali. Con l’intelligenza artificiale, cosa siamo riusciti a fare? Siamo riusciti a creare, per ogni situazione, un punto di ottimizzazione. Parlando di costi, la differenza tra il punto di ottimizzazione e il punto attuale può essere di qualche milione di euro alla fine dell’anno, ma c’è anche una differenza in termini di CO2. Capite che applicato a un processo industriale, permette un efficientamento sia in termini economici che ambientali molto utile. Quindi, quando vi chiedono quanto consuma l’intelligenza artificiale, la risposta è: tanto. Ma quanto fa risparmiare? Tantissimo. Quindi attenzione alla caccia alle streghe. Abbiamo utilizzato lo stesso algoritmo in un albergo. Quando uscite dalla vostra camera d’albergo la mattina e rientrate la sera, a che temperatura viene tenuta la vostra camera? Come viene gestita la temperatura? Non si sa. Alcuni hanno una temperatura fissa, qualcuno ha un po’ di domotica, che accende e spegne, ma il vero problema è gestire questa enorme quantità di dati e regolare la temperatura in modo che, tre minuti prima che rientriate in camera, sia alla temperatura desiderata da voi, non dall’albergo. Non so se vi è mai capitato di andare a Dubai dove prima di entrare in camera dovete mettervi un cappotto perché dentro ci sono 16 gradi mentre fuori ce ne sono 40. Quindi il tema è che questo modello è applicabile in contesti industriali, come le grandi aziende, ma anche in un hotel che deve gestire delle camere. Il punto in cui siamo stati obbligati a utilizzare l’intelligenza artificiale è stato quando ci siamo resi conto che la quantità di dati era esagerata. L’industria 4.0, che sta per finire e a cui seguirà la 5.0, è quella rivoluzione industriale che ci ha portato a connettere le macchine ai gestionali. Abbiamo una quantità enorme di dati, ma non sappiamo come gestirli. A livello industriale, l’intelligenza artificiale ci aiuta proprio in questo punto, a completare l’industria 4.0, cioè ad utilizzare questa enorme quantità di dati. L’ultimo passaggio, più attinente al tema della sostenibilità ambientale e della misurazione, è ciò che sta capitando nel contesto della sostenibilità. Tutti voi che lavorate in aziende avete investitori, istituti di credito, clienti, governo, tutti che vi chiedono informazioni sulla vostra sostenibilità ambientale. Qual è lo Scope 1 e lo Scope 2 che avete? Qual è il piano di transizione per i prossimi anni? E se non rispondete le banche non vi prestano soldi, il cliente non vi conferma l’ordine, quindi è diventata legge. Dal prossimo anno ci sarà il bilancio obbligatorio e finché si tratta di grandi imprese, va tutto bene, ma quando si parla di piccole e medie imprese, queste cosa fanno? Vanno dalle associazioni di categoria e chiedono cosa devono rispondere, e queste, a loro volta, non sanno cosa dire. Il modello che abbiamo sviluppato si chiama “aibilita”. Cosa fa? Dove sono i dati di queste aziende? Chi ha i dati sulla sostenibilità? Le aziende li hanno, ma anche le associazioni di categoria, perché gestiscono la contabilità e le buste paga. Hanno tutto l’impatto ambientale e sociale. Quindi si inverte il flusso. Questo modello di aibilita cosa fa? Prende in carico documenti, dati quantitativi e qualitativi, e restituisce tutto ciò che serve per rimanere competitivi. Dov’è l’intelligenza artificiale qui? È qui: legge i vostri documenti. Non so se qualcuno di voi ha mai preso in mano la bolletta dell’azienda. Cosa registrate nel gestionale? Gli euro pagati e la data della bolletta, ma in quella bolletta ci sono tantissime altre informazioni. Però, è normale non distinguere un kilowatt da un kilowatt-ora; è una questione tecnica, fate un altro mestiere. Lui, invece, è in grado di distinguere, prendere l’informazione dal documento, metterla in una tabella e generare le soluzioni. Quindi, il passaggio che ha sbloccato per la piccola e media impresa la possibilità di avere un mini bilancio di sostenibilità è stato il fatto che siamo in grado di leggere i documenti. Quindi l’applicazione dell’intelligenza artificiale nella lettura dei documenti è stata fondamentale. Questo report non è una vera e propria intelligenza artificiale, è più un sistema esperto, cioè è l’esperienza che ci siamo fatti noi in due o tre anni di attività e l’abbiamo messa dentro un algoritmo. Lui prende i dati e restituisce un’informazione. Alla fine, ti arriva un report semplice, non hai fatto nessuno sforzo, e sei in grado di rimanere nel tuo mercato, rispondere ai tuoi clienti, ottenere prestiti dalle banche a tassi di interesse bassi perché hai un ESG abbastanza alto, eccetera eccetera. Quindi, per noi come spin-off, come azienda in evoluzione, è chiaro che è stato un percorso relativamente semplice introdurre l’intelligenza artificiale. Guardandola da fuori, quando vado in azienda e vedo i miei ragazzi che lavorano di fianco ai manager di altre aziende, si vede proprio il gap che c’è, la velocità con cui realizzano certe cose. Questo aspetto è dovuto proprio alla generazione. I ragazzi tra i 20 e i 30 anni hanno una facilità incredibile nell’approcciarsi a questi strumenti. Questa rivoluzione si fa portando dentro le nuove generazioni e, per noi vecchi? Ho fatto proprio la domanda ai ragazzi: “Ma io, adesso che avete tutto il mio know-how, siete velocissimi, mi sorpassate a destra e a sinistra, a cosa servo?”. In realtà, la risposta è stata interessante perché hanno detto: “Noi entriamo in azienda e spesso ci troviamo in situazioni in cui non sappiamo cosa fare, perché ChatGPT non ce lo dice e perché la situazione è complicata. Allora ti chiamiamo. Tu non sai nulla perché non sei lì in azienda con noi, non ci dici niente, ma ci fai vedere delle cose che noi non vediamo. L’intelligenza artificiale non vede, ma l’esperienza di vent’anni nelle aziende, la cultura aziendale, l’esperienza è un valore enorme. L’intelligenza artificiale è uno strumento che potenzia moltissimo questa esperienza. Occorre fare questo bagno di umiltà e fidarsi degli strumenti, non essere troppo diffidenti. C’è una ricerca di McKinsey che dice che i molto giovani e i molto anziani sono quelli che traggono meno beneficio da questi strumenti. Chi ne trae più beneficio è una fascia tra i 30 e i 40 anni perché si fida degli strumenti, non ha un eccesso di esperienza e riesce a trovare un compromesso di efficacia incredibile. Questa è l’esperienza che abbiamo fatto, sia internamente che con i clienti. Grazie.
Fraticelli. Grazie per questo. Peraltro, mi rincuora molto perché io sono esattamente in quella fascia, quindi la mia efficacia sarà massima. Spero che il mio capo stia ascoltando questa diretta. Ora, abbiamo due scenari, direi di chiedere al pubblico quale preferisce. Scenario 1: la finiamo qua e ciascuno di noi inizia a provare ChatGPT e tutte le cose che abbiamo visto. Scenario 2: vediamo dal vivo alcuni prompt dati a un’intelligenza artificiale. Chi opta per lo scenario 2? Mani alzate? Ok, direi che possiamo farlo visto l’entusiasmo
Casadei. Quindi chiamiamo Giada Franceschini, giusto? Eccola qua.
Viscanti. Arriva Giada Franceschini. Ciao Giada, ben arrivata. Giada è co-founder di Bushia AI, nonché nostra docente all’interno della AI Play, la piattaforma che abbiamo fondato, che contiene corsi, video, eccetera. Giada, vedremo sette prompt insieme. Sono sette prompt che potete utilizzare, ad esempio, all’interno di ChatGPT e che vi consentiranno di fare sette cose in azienda.
Franceschini. Non so quanto si vedranno.
Viscanti. Ah sì, è vero. Va bene, ve li raccontiamo, proviamo a raccontarli.
Franceschini. Esatto, esatto. Proviamo innanzitutto ad aggiornare la pagina, per favore. Ok, perfetto. Allora, possiamo salire al primo.
Viscanti. Riuscite a vedere qualcosa? Allora, intanto vi anticipo che per i prompt ci sentiamo così ve li mandiamo. Iniziamo dal primo, io te li chiamo, abbiamo un minutino a prompt per raccontarli. Analisi dei dati.
Franceschini. L’obiettivo dei prompt che andremo a vedere oggi è fondamentalmente quello di far percepire l’intelligenza artificiale sempre di più come un collaboratore, come uno strumento, come citavano prima Pasquale e Giacinto, come un vero e proprio collaboratore che supporta ognuno di noi nelle attività quotidiane. Quindi il primo passo è sempre quello di individuare quelle che sono le attività più semplici, che ognuno di noi svolge all’interno della propria routine lavorativa, e poi chiedere supporto all’intelligenza artificiale. La prima che avevamo inserito qui era proprio quella relativa all’analisi dei dati perché ChatGPT e altre AI, come citati prima, sono in grado di analizzare tantissimi dati in pochissimo tempo e con istruzioni estremamente semplici. Questo prompt aveva l’obiettivo di analizzare, come si legge qui, dati di vendita. E a fronte di quelli che sono dei passaggi che descriviamo all’interno del prompt, come esaminare i dati di vendita, calcolare i trend, trovare degli insights azionabili, cioè delle azioni che possiamo intraprendere a partire da quei dati, generare un report, quindi dandogli dati grezzi e istruzioni per guidare il processo, non per chiedere a ChatGPT cosa fare, ma per guidare i passaggi da produrre, ci genera un risultato in pochissimo tempo.
Viscanti. Come si fa? Qui ci sono i dati, esempi, il trimestre, il prodotto, le vendite generate, la regione e il canale di vendita, e poi le vendite generate, e così via. E sotto c’è il prompt, quindi il comando che stiamo dando a ChatGPT e di conseguenza la risposta che ci genera. Questo è a descrizione vostra, quindi in questo caso il prompt non fa riferimento a un prodotto specifico. Quindi i dati di vendita sono quelli delle vostre vendite, che si tratti di sedie o di energia elettrica, eccetera. Qui c’è il risultato. Abbiamo lanciato il prompt. E ChatGPT sta rispondendo.
Franceschini. Aveva già calcolato tutto e ci ha generato anche delle dashboard interattive. Quindi, a partire dai dati grezzi che abbiamo caricato, ci ha generato già dei grafici. Con il modello GPT-4, cliccando solitamente nell’icona in alto a sinistra, c’è anche l’opzione “Modifica il grafico ed interagisci”, quindi possiamo già all’interno di ChatGPT andare a modificare, ad esempio, colori o caratteristiche del nostro grafico, passando così attraverso veri e propri passaggi di data analysis
Viscanti. Dobbiamo andare veloci. Raggiungeteci su LinkedIn e chiedeteci in un messaggio i prompt, così ve li mandiamo. **Pianificazione strategica** Anche in questo caso siamo nella sfera del prendere decisioni a partire dai dati, ma facciamoci aiutare dalle AI. Il numero 2.
Franceschini. Vediamo che la pianificazione strategica è ovviamente un aspetto che richiede molti più dati, proprio perché la pianificazione coinvolge molte più tipologie di decisioni. Possiamo quindi caricare più dati all’interno della stessa chat. In questo caso abbiamo caricato tendenze di settore, informazioni attuali e dati finanziari, e gli chiediamo di svolgere, ad esempio, l’analisi SWOT e definire gli obiettivi SMART. Quindi, noi gli diamo quello che ci aspettiamo come risultato, i dati che abbiamo a disposizione e ChatGPT ci genera velocemente un piano strategico quinquennale per la nostra azienda.
Viscanti. Cosa c’è di bello in questo prompt? Che dovete sostituire solo il numerino del fatturato di esempio con quello che effettivamente avete realizzato, e così via. **Prompt numero 3**: facciamo una ricerca di mercato, facciamoci aiutare dalle AI.
Franceschini. In questo caso abbiamo raccolto dei dati di mercato, ma possiamo anche utilizzare motori come il futuro Serge GPT, che ci auguriamo sarà disponibile presto, più o meno a gennaio 2025, come ci dice Giacinto di OpenAI, oppure per Plexiti, per fare quelle che sono vere e proprie ricerche di mercato. Oppure possiamo caricare noi i dati, se li abbiamo già a disposizione, e chiedere a ChatGPT di analizzarli. Quindi, come prima, esaminare i dati, tirar fuori quelli che sono degli insights e poi applicarli al nostro mercato di riferimento.
Viscanti. Ottimizzazione dei processi numero 4. Traduco la domanda anche per chi è a casa: di che tipo di ricerca di mercato stiamo parlando? Qualcosa che fa riferimento a quello che oggi è disponibile oppure a un sondaggio?
Franceschini. Dipende se noi vogliamo fare la domanda direttamente e fare la ricerca da zero, completamente con ChatGPT, allora i dati saranno necessariamente dei dati storici. Se invece noi abbiamo a disposizione dei sondaggi che abbiamo fatto fare tramite diversi mezzi, allora carichiamo quei dati grezzi e chiediamo a ChatGPT di estrarre quelli che sono degli insights e delle nuove considerazioni a partire dai nostri dati.
Viscanti. Grazie. Allora, i prompt: ottimizzazione dei processi, il modo della comunicazione in azienda, brainstorming e risoluzione dei problemi li vedrete chiedeteceli e noi ve li mandiamo perché, per esigenze di tempistiche, ci fanno segno dalla regia che dobbiamo salutarvi.
Fraticelli. Direi che abbiamo avuto una panoramica molto interessante. Il tema dell’AI e tutte le sue applicazioni, soprattutto in ambito industriale e aziendale, è molto presente e molto forte, con anche la premura di non creare un hype ingiustificato, ma piuttosto esortare anche criticamente a testare le soluzioni che abbiamo visto. Quindi l’aspetto educativo è fondamentale, che parte dall’esperienza di ciascuno di noi fatta sul campo e poi magari può essere accompagnata anche attraverso iniziative più specifiche e concrete. In questo, il CDO penso possa giocare un ruolo molto rilevante.
Casadei. E giovedì c’è già un appuntamento al quale parteciperà anche Emanuele.
Fraticelli. Lo trovate sul programma del Meeting, quindi un appuntamento proprio dedicato all’educazione.
Casadei. Un applauso a tutti, grazie.