Chi siamo
L’AMICIZIA FRA LE CULTURE. CULTURE CHE CURANO L’AMICIZIA
In diretta su Famiglia Cristiana, Avvenire
In collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Ahmed bin Rakkad Al Ameri, Chairman of the Sharjah Book Authority (SBA); Antonella Sciarrone Alibrandi, Sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione e Professore di Diritto dell’Economia, Università Cattolica del Sacro Cuore; Maria Tripodi, Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale. Intervento di saluto di Luca Beccari, Segretario di Stato per gli Affari Esteri, per la Cooperazione Economica Internazionale e le Telecomunicazioni della Repubblica di San Marino. Introduce Bernhard Scholz, Presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS. Modera Wael Farouq, Professore di Lingua e Letteratura Araba, Università Cattolica del Sacro Cuore.
Da una parte la globalizzazione ha avvicinato le diverse culture, al contempo ha anche contribuito in alcune sue espressioni ad una loro relativizzazione. Ma è proprio l’autenticità di ogni espressione religiosa e culturale che la rende interessante e spesso anche affascinante. Non l’appiattimento ma l’approfondimento è ciò che arricchisce l’incontro fra culture e lo fa diventare prezioso per tutti. La visita della Fondazione Meeting alla Sharjah International Book Fair (SIBF), una delle più grandi fiere del libro al livello globale, è stata una esperienza straordinaria di questa amicizia fra culture. Insieme all’ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che da tempo collabora con la Sharjah Book Fair e il fondatore della Fondazione Kalam vogliamo documentare la possibilità di una amicizia fra culture che a loro volta curano l’amicizia; in questo contesto la prospettiva e le azioni messe in campo dalla Cooperazione Internazionale come driver di sviluppo, di arricchimento di relazioni e di sostegno attivo alla cultura sono fondamentali.
Con il sostegno di CIHEAM Bari, Regione Emilia-Romagna e Università Cattolica del Sacro Cuore.
L’AMICIZIA FRA LE CULTURE. CULTURE CHE CURANO L’AMICIZIA
L’AMICIZIA FRA LE CULTURE. CULTURE CHE COLTIVANO L’AMICIZIA
Lunedì, 21 agosto 2023 ore: 17.00
Sala Ferrovie dello Stato B2
Partecipano:
Ahmed bin Rakkad Al Ameri, Chairman of the Sharjah Book Authority (SBA); Antonella Sciarrone Alibrandi, Sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione e Professore di Diritto dell’Economia, Università Cattolica del Sacro Cuore; Maria Tripodi, Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale. Intervento di saluto di Luca Beccari, Segretario di Stato per gli Affari Esteri, per la Cooperazione Economica Internazionale e le Telecomunicazioni della Repubblica di San Marino; Bernhard Scholz, Presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS.
Modera:
Wael Farouq, Professore di Lingua e Letteratura Araba, Università Cattolica del Sacro Cuore.
Scholz. Buon pomeriggio, sono molto grato di poter dare a tutti voi e ai nostri illustri ospiti il benvenuto a questo incontro che rispecchia in modo particolare l’intenzione originaria del Meeting come amicizia fra i popoli e il titolo di questa nuova edizione. “L’amicizia fra le culture e culture che curano l’amicizia”: è un auspicio sempre più urgente in un modo mondo sempre più conflittuale. A maggior ragione siamo contenti di avere con noi ospiti impegnati in prima persona – e questo mi sembra importante – in prima persona nella costruzione di rapporti di amicizia fra le culture e fra i popoli. Saluto e ringrazio per la loro presenza Maria Tripodi Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, un ministero con il quale abbiamo l’onore di collaborare negli ultimi anni nella realizzazione del padiglione internazionale che quest’anno documenta con il titolo “Strade dell’amicizia” progetti e percorsi che assicurano aiuti alimentari ai paesi che ne hanno più bisogno. Saluto la professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi Sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione e Professoressa di Diritto dell’Economia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ci renderà sicuramente presente la grande dedizione della Santa Sede al dialogo interculturale e all’educazione aperta all’incontro. Saluto Ahmed Al Ameri Chairman della Sharjah Book Authority e lo ringrazio di nuovo per la squisita ospitalità che ci ha offerto nella nostra visita a novembre dell’anno scorso in occasione dell’ultima straordinaria edizione della Fiera Internazionale del Libro, che ha superato tutte le nostre aspettative. Grazie mille. Saluto da lontano, perché purtroppo gli è stato impedito di venire qui per un impegno istituzionale, Aref Ali Nayed, il fondatore e direttore del Kalam Research & Media e direttore del Libyan Institute for Advanced Studies. Uno studioso appassionato all’incontro fra le religioni e forse un conoscitore delle diverse religioni molto più di quanto le religioni sanno di se stesse. E saluto l’amico Wael Farouq, che con saggia intelligenza e un grande cuore, sostiene il Meeting nell’approfondimento delle relazioni con il mondo arabo e con i rappresentanti dell’Islam. Grazie.
Prima di passare la parola Wael per introdurre l’incontro, vorrei chiedere di portarci il suo saluto Luca Beccari Segretario di Stato per gli Affari Esteri e per la Cooperazione Economica Internazionale della Repubblica di San Marino, uno Stato che fin dall’inizio è stato sempre vicino al Meeting e sempre accompagnandoci nel nostro tentativo di creare amicizie fra i popoli. Grazie.
Beccari. Buon pomeriggio a tutti. È un piacere e un onore anche quest’anno poter portare il saluto della Repubblica di San Marino al Meeting. E’ una collaborazione ormai decennale e che continua nel tempo, e che si evolve come si evolve il ragionamento, il pensiero che ogni anno si sviluppa in questa straordinaria kermesse. Il titolo del panel di oggi è un titolo che è stimolante sotto diversi punti di vista e proprio per un paese come San Marino, che è una piccola realtà che si confronta quotidianamente con i grandi del mondo, il tema dell’amicizia fra le culture è un tema che sentiamo tantissimo nelle nostre corde. Purtroppo storicamente le differenze culturali sono state sempre uno degli elementi che hanno generato le conflittualità, ancora oggi nel mondo tante aree di conflitto tante aree di tensione vedono originarsi e originare questi eventi proprio dalla incompatibilità culturale o dalle differenze culturali, dalla impossibilità o talvolta anche dalla difficoltà di conoscere una cultura diversa dalla nostra. San Marino si è sempre approcciato nella comunità internazionale, nel rapporto fra stati cercando di aggiungere alla elemento istituzionale delle relazioni internazionali e istituzionali, anche l’elemento culturale, perché la cultura e la conoscenza, l’amicizia fra culture è quel collante che, se volete, crea le basi e le fondamenta per durare nel tempo e crea quello che è la base per l’amicizia fra popoli. I governi cambiano, le condizioni politiche mutano nel tempo, ma se due culture che fanno parte di due realtà diverse sono unite, allora ecco che vi sarà più stabilità e vi sarà più capacità di mantenere solidi legami e legami ovviamente di amicizia. Uno Stato come San Marino, pensate che ha nel suo nome un santo, che si fonda sull’opera di un santo e che quindi ha evidentemente anche nelle sue radici, una vocazione ben determinata, è uno Stato che da sempre è stato molto attento al dialogo interreligioso e che ha cercato di promuovere nelle sedi internazionali, lo fa tuttora, questo tipo di approccio, che noi crediamo sia il punto fondante di quella che può essere l’azione, diciamo, di politica estera internazionale per risolvere le conflittualità e le distanze che oggi regnano nel mondo. Con fiducia quindi lavoriamo e cerchiamo di adoperarci su questo tema e crediamo fortemente che con questo approccio si possa arrivare a costruire una società del futuro che abbia una prerogativa diversa. Poi da questo deriva tutto il resto, deriva ritrovare quella solidarietà internazionale, quella cooperazione cioè quella voglia di lavorare insieme alla risoluzione dei problemi che le sfide più recenti ci hanno dimostrato essere assolutamente necessaria. Buon lavoro a tutti e grazie per l’invito.
Farouq. Buonasera a tutti. Quando Bernard chiama il Meeting casa e io lo prendo letteralmente perché da quando fa il presidente del Meeting passa la maggior parte del suo tempo in treni, macchina e voli, quindi anche io voglio ringraziarlo per fare di tutto per portare il mondo al Meeting e per far arrivare il Meeting al mondo. La parola “amicizia” in lingua araba è “sadaqa”, è un sostantivo verbale che proviene dal verbo sadaqa (minuto 15:37 video youtube) cioè corrispondere al vero e anche coincidere con la verità. Il secondo sostantivo verbale che discende da questo verbo è …(minuto 15:51 video youtube), il vero. Mentre …,il vero, è un sostantivo che non ha né singolare né plurale sadaqa, amicizia, è un sostantivo singolare che può moltiplicarsi senza limiti. Per esprimere l’idea di “fare amicizia” e in arabo si usa un’altra forma verbale sadaqa (minuto 16:18 video youtube) cioè condividere il vero e la verità, quindi il dizionario arabo suggerisce una definizione eccezionale dell’amicizia, di questa parola sadaqa: è la compagnia nel cammino verso la verità. Mentre la verità è una, i percorsi per raggiungerla sono infiniti così nel mondo della post-verità nel mondo del post-significato l’amicizia sembra essere l’ultimo rifugio per ciò che possiamo chiamare civiltà umana. Ma quali sono le più importanti condizioni di questa amicizia? L’immagine, questa immagine che ha scelto il Meeting come simbolo dell’edizione di quest’anno ci offre una risposta. Tutte le sagome nell’immagine sono formate da un’unica linea continua, non si interrompe, è intrecciata. L’identità di ogni persona nell’immagine è ciò che la rende una comunità, non proviene dal fatto che siano formate da quella stessa linea ma dalla realtà della distanza e della differenza. La distanza e la differenza sono la condizione necessaria per scoprire la verità di sé stessi e la verità dell’altro; e la distanza e la differenza sono le caratteristiche più importanti dell’incontro di oggi, con i rappresentanti di quattro istituzioni diverse e in ogni cosa, ma uniti da questo cammino verso la verità. Il Ministero degli Esteri di un Paese come Italia la cui presenza culturale nel mondo è costante, un dicastero la cui prima missione è l’educazione da quando è nato fino a oggi, e anche un istituto di ricerca di ricerca, mi spiace tantissimo che il professor Nayed non sia oggi con noi, ma lui è uno studioso che cerca di fare andare avanti la teologia e la filosofia islamica come spazio di dialogo e di incontro anche nel futuro, non solo come era nel passato. Quindi istituzioni totalmente diverse, esattamente come queste figure nell’immagine, ma che permettono di creare questo spazio di dialogo e di incontro. Ascoltiamo oggi queste tre presentazioni di questi tre grandi istituzioni che cercano di segnalare un chiaro futuro di queste istituzioni e come conseguenza anche un futuro per l’umanità. Iniziamo con il Sottosegretario del Ministero Esteri italiano, della quale io veramente non invidio il ruolo, perché la cultura italiana e così gigante, così grande, così presente in tutto il mondo. Sono egiziano e quando giro nel mio Paese ci sono tantissimi monumenti e tantissimi segni di questa presenza dell’Italia e della sua cultura in tutto il mondo, il cibo, tante cose, quindi una missione così gigante come riesce lei a gestirla?
Tripodi. Grazie per la domanda alla quale risponderò subito, ma prima desidero innanzitutto salutare i gentili ospiti, i tanti cari amici, e ringraziare dal profondo del cuore il presidente Bernard Scholz, non solo per l’invito che ha voluto rivolgermi, ma soprattutto per la bellezza del lavoro che svolge quotidianamente per rendere ancora più grande un’istituzione che già è grande come il Meeting di Rimini. Caro Presidente, grazie per lavorare con così tanta passione per uno dei simboli dell’Italia nel mondo, che ci rende davvero profondamente orgogliosi. E’ per me un vero piacere essere qui oggi e cerco di entrare subito nel merito della sua domanda, per parlare di una tematica come quella della cultura che si lega molto a un’altra tematica di particolare interesse che ha nell’azione politica della Farnesina, e dunque della nostra politica estera, il suo cuore propulsivo. La cultura svolge Infatti un ruolo importantissimo nel promuovere la coesione sociale, la libertà di espressione, la costruzione delle identità, nonché la responsabilizzazione civile e il dialogo. Rafforza le comunità e contribuisce alla costruzione di società resilienti, pacifiche e stabili, favorisce anche lo sviluppo economico, la produzione locale e la creazione di lavoro. La salvaguardia del patrimonio culturale è un settore nel quale l’Italia dispone di una capacità, e lo ricordava bene lei nella mia introduzione, una capacità di generare un valore aggiunto ed è pertanto una priorità di questo governo. Lo spettro degli ambiti di intervento è ampio, la salvaguardia del patrimonio culturale materiale anche nelle emergenze e nelle situazioni di crisi e di conflitto, incluso quello riferibile al dialogo interreligioso, alle industrie culturali e creative, all’artigianato, al turismo sostenibile, come strumento di promozione socio economica dei territori e per la tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale sono senz’altro la bussola dell’azione di governo della Farnesina. Se la cultura concorre in misura significativa a plasmare l’identità di comunità e nazioni, ancor di più lo è la religione, che è un elemento distintivo e caratterizzante nel quale si riconoscono tantissime persone nel mondo. Come ogni altro fattore identitario la religione ha una natura, direi, ambivalente: può diventare veicolo di collaborazione ma sappiamo bene, ahimè, che può anche generare delle divisioni. E’ questa la sfida che noi dobbiamo vincere nel futuro: quella della promozione di un dialogo interreligioso ancora più marcato tra tutti i Paesi. Le religioni costituiscono formidabili forze di mobilitazione di persone e comunità, e se questa forza viene orientata verso obiettivi positivi, questa azione comune permette di realizzare con maggiore efficacia il bene comune. Il rilievo del dialogo interreligioso è legato proprio a questo obiettivo favorire il contributo della religione all’emancipazione della persona umana e allo sviluppo di società prospere e coese, promuovendo la conoscenza e la comprensione reciproca tra appartenenti a fedi diverse, tanto a livello individuale, quanto sul piano comunitario. Il dialogo poi tra rappresentanti di religioni diverse è indispensabile, come si può evincere, per superare a volte anche la scarsa conoscenza e la diffidenza reciproca che, ahimè, a volte è evidente. Ragion per cui è essenziale che il dialogo interreligioso non avvenga soltanto tre vertici, ma coinvolga anche le singole persone, in quello spirito di fraternità umana che ha ispirato il documento di Abu Dhabi, per esempio, firmato da sua Santità Papa Francesco e dal Grande Imam di al-Azhar nel 2019. In questo sicuramente uno spunto fondamentale – e vorrei tornare proprio a quella parola che è così straordinaria e che racchiude tutte le nostre identità che la cultura -, la cultura gioca un ruolo assolutamente fondamentale perché è un ponte ulteriore di dialogo tra i popoli. Nella esperienza che io sto avendo in questi primi nove mesi di governo, quasi dieci direi, mi sono subito resa conto come nei dialoghi che io ho con i miei omologhi in tutto il mondo, l’aspetto culturale è l’aspetto che unisce davvero tutte le identità che ci sono e che hanno comunque delle radici comuni. Promuovere il contributo positivo della religione, della cultura, della pace e dello sviluppo è una responsabilità che, a mio avviso, deve essere condivisa sempre di più da governi, organizzazioni internazionali, istituzioni religiose e società civile. Consentitemi anche, avviandomi alle conclusioni, di sottolineare con orgoglio, cari amici, come l’azione di cooperazione allo sviluppo da parte dell’Italia viene riconosciuta in un rilievo di particolare importanza in tutto il mondo, attraverso la realizzazione anche di interventi volti a sostenere il pluralismo religioso e a favorire la collaborazione culturale. In questo una menzione speciale, caro Presidente Scholz, devo farla sicuramente a quello che riguarda e che è la nostra diplomazia culturale, che davvero è uno strumento che aiuta molto il nostro paese, e non solo in termini di soft-power, ma lo aiuta davvero ad essere interlocutore privilegiato di tantissimi paesi nel mondo, ma anche di nostri partner. Ebbene, siamo impegnati a sviluppare un dialogo aperto e costante con tutta la comunità internazionale nell’ambito della nostra politica estera, nella convinzione che questo sia anche un fattore di sviluppo con un ruolo insostituibile, che le comunità del mondo devono avere come protagonista. Mi avvio alle conclusioni con una riflessione, che credo dobbiamo prendere tutti noi in considerazione e mi riferisco alla citazione che Papa Francesco fa nell’enciclica Fratelli tutti citando San Francesco d’Assisi. Beato colui che ama l’altro quando è lontano da lui, quanto quando è accanto a lui. Vi ringrazio.
Farouq. Qualsiasi religione non si incarna nella vita quotidiana, nella realtà, senza cultura. La cultura è l’incarnazione vera e reale di qualsiasi esperienza spirituale; quindi questo dialogo di vita, di religiosità, è essenziale. Da questo dialogo di vita io ricordo otto anni fa un ambasciatore giovane degli Emirati Arabi a Milano, colpito dalla bravura di studenti di lingua araba all’Università Cattolica, chiede appuntamento per venire a vedere i programmi e le attività a questa Università Cattolica della Lingua Araba. Colpito dalle cose che facciamo, colpito dai giovani che parlano arabo, di cui vedo tante facce familiari qui, lui subito ha parlato con un suo amico, il suo amico presidente della Fiera del Libro più grande nel mondo da tutti gli aspetti, anche economicamente. Questo amico viene apposta a Milano per vedere questa realtà di Lingua e Culturale Araba in un ambiente così lontano e così distante. Quindi, come dicevo prima, le culture che sembrano così distanti, si costruisce un ponte generato da questo desiderio di condividere il vero e il bello. Così all’Università Cattolica abbiamo incontrato Ahmed Al Ameri, e lui ha visto questa realtà e io ricordo benissimo otto anni fa ha detto: “Bello, bello! Non voglio parlare” e ha detto un inglese: “We deliver” (noi andiamo subito a realizzare). E da quel momento siamo arrivati a costruire il Festival della Lingua e Cultura Araba più grande in Europa, e con tanti altri progetti con la biblioteca Ambrosiana. E quindi siamo andati alla Fiera del Libro di Sharjah e siamo stati colpiti da questa realtà, che chiedo a Ahmed Al Ameri di presentare, questa realtà e come si costruisce un ponte con tutto il mondo partendo da una città, posso dire, sconosciuta. Perché noi degli Emirati Arabi conosciamo Dubai e Abu Dhabi ma non tanti non sanno che Sharjah è la capitale culturale, non solo degli Emirati Arabi, ma quest’anno anche di tutto il mondo arabo, quindi un’altra grande responsabilità. Come si realizza nella realtà?
Al Ameri. La pace sia su di voi. E’ un saluto rivolto a tutti, e questo è il saluto con cui cominciamo a conoscere qualsiasi persona a cominciare qualsiasi incontro. Mi auguro che la traduttrice sia riuscita a tradurre letteralmente “la pace sia su di voi” ”as-salamu alaykum” la pace è per tutti. All’inizio vi vorrei ringraziare per ospitarmi oggi e per essere oggi tra di voi con il popolo europeo e soprattutto col popolo italiano. E’ una occasione vera per parlare a questo popolo con cui ci sentiamo legati. Ieri ho seguito la conferenza, in cui ha partecipato il cardinale Matteo Zuppi e un gruppo di personalità umane, e sono stato molto colpito dalle proposte e le iniziative sulla pace e l’amore. E prima di parlare di questo ricordo un verso del Corano in cui Dio ha detto: “Nel nome di Dio clemente e misericordioso, oh genti, vi abbiamo creato da un maschio da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù affinché vi conosciate, ma tra di voi il più nobile davanti a Dio è il più timoroso. Dio ha detto la verità”. E da questo concetto dice l’Emiro di Sharjah Sultan bin Mohammed Al Quasimi, il membro dell’assemblea di Sharijah, che il nostro percorso per costruire la cultura e lo scambio fra le culture, e che la cultura diventi con tutti i suoi significati di bellezza la base delle nostre relazioni con ciò che ci circonda in tutto il mondo. Adesso vorrei ricordare un altro detto dell’Emiro: “La cultura è la base della costruzione del dialogo umano, è la creazione della comprensione e dell’armonia fra i popoli del mondo, di tutto il mondo, al di là della provenienza etnica, religiosa o geografica”. Questo detto secondo me racchiude tutto il concetto di quello che voglio dire. Se lo ascoltiamo da un punto di vista commerciale, se lo guardiamo da un punto di vista commerciale, vediamo che le relazioni commerciali attraverso la storia sono state la via allo scambio culturale. E’ cominciato il viaggio dei traduttori e di coloro che studiavano nella filosofia, e se pensiamo all’armonia e alla pace troveremo che la paura dell’altro proviene proprio dall’ignoranza della sua cultura e che l’altro non significa niente se non lo conosciamo, non conosciamo le sue arti, la sua letteratura. Questi sono gli strumenti che porta avanti il volto umano delle nazioni e sua altezza l’Emiro continua sempre a contribuire, a costruire le amicizie tra i popoli. Ha portato grandi contributi, tra cui ad esempio, la traduzione di molti libri arabi rari conservati all’Escorial; e siccome il teatro ha un’importanza fondamentale nel trasferire le culture a tutto il mondo, ha donato un milione di euro all’autorità mondiale del teatro. In Armenia l’Emiro si è rivolto a restaurare un’antica chiesa, che ha restaurato proprio lui, l’Emiro di Sharjah, ed è una delle più importanti chiese, uno dei più importanti monumenti dell’Armenia, il monastero di Haghartsin. In un incontro mondiale, un incontro con i media, di Donnie vasian (video youtube min 40:17), il responsabile di questa chiesa che è stata restaurata dall’Emiro, ha detto: “Non so come Dio abbia potuto portare Mohammed Al Quasimi a questa chiesa, che abbiamo sempre cercato di restaurare, ma non ci saremmo mai aspettati che un giorno sarebbe stato un arabo musulmano a salvare questa chiesa”. E l’Emiro di Sharjah non ha soltanto restaurato questa chiesa, ma ha anche costruito una strada per raggiungere questa chiesa, per permettere ai fratelli cristiani di arrivare a questa chiesa e di svolgervi le loro preghiere. Come dimostrazione di questo, sua altezza si è impegnato a restaurare anche la biblioteca di MacMillan in Kenya e ha anche contribuito attraverso la biblioteca Ambrosiana a digitalizzare più di 2500 manoscritti arabi. Questa è una semplice cosa, un semplice esempio, di tutto ciò che ha fatto sua altezza l’Emiro e tutto ciò che ha presentato alla cultura del mondo, e noi possiamo dire con grande orgoglio che Sharjah e gli Emirati Arabi Uniti hanno provocato un cambiamento radicale nella natura delle relazioni tra i nostri popoli arabi e i popoli del mondo. E abbiamo corretto molti concetti su i due componenti di questo dialogo, concetti che erano stati capiti male perché manca la conoscenza diretta tra le varie culture. Nella Sharjah Book Authority noi svolgiamo un ruolo fondamentale, noi a Sharjah crediamo nella necessità del dialogo e della conoscenza reciproca, non solo cerchiamo di far conoscere all’occidente la nostra cultura, ma svolgiamo diversi sforzi e diverse iniziative per portare la vostra cultura al mondo arabo, le vostre arti, le vostre letterature, le vostre tradizioni e tutto ciò che c’è di bello tra di voi. L’anno scorso l’Italia è stata l’ospite d’onore alla Fiera del Libro di Sharjah e la letteratura, le arti, tutto ciò che riguardava l’Italia come modello culturale è stato esposto nella nostra fiera. Abbiamo anche un premio, il premio Turjuman. Il premio Turjuman si interessa allo sviluppo della cultura e soprattutto alla traduzione dalla lingua araba verso tutte le lingue del mondo, e soprattutto alla traduzione letteraria. Attraverso questo premio noi confermiamo che noi sempre lavoriamo per promuovere le relazioni con l’altro e abbiamo anche delle borse di studio per la traduzione che arrivano fino a 300.000 dollari all’anno, e attraverso queste borse di studio noi traduciamo dall’arabo verso tutte le altre lingue e dalle lingue del mondo, e anche dall’italiano. Ecco alcuni libri che sono stati tradotti dall’italiano verso l’arabo (youtube min 45.04 viene mostrata una slide con copertine di libri) noi cerchiamo sempre di capire il vostro messaggio, cerchiamo sempre di svolgere il dialogo con l’altro attraverso il libro, e troviamo che molti di coloro che sono venuti a Sharjah, sono venuti agli Emirati, hanno sempre detto: noi non sapevamo e che cosa avevate qui a Sharjah, non sapevamo niente di ciò che avevate negli Emirati, non conoscevamo. Poi dopo arrivano da noi e conoscono quello che abbiamo, ci conoscono e diventiamo amici e imparano da noi il vero volto della cultura. Noi alla Sharjah Book Authority crediamo al legame tra le culture del mondo, e tutto ciò che abbiamo portato al mondo a livello culturale, tutti i paesi che abbiamo ospitato nella nostra fiera, sono stati per noi un’occasione per collaborare a livello culturale con tutte le culture del mondo. Come sapete, la Fiera del Libro di Sharjah è uno delle più importanti e più grandi fiere del libro del mondo, perché più di 95 paesi partecipano alla nostra fiera. Ricordiamo per esempio l’influenza che la cultura araba ha avuto su Dante, il grande poeta italiano, che si è ispirato ad Abū al-ʿAlā al-Maʿarrī, ma non possiamo ignorare l’importanza del ruolo della cultura e il nostro messaggio è sempre quello, che il dialogo con l’altro è la strada per costruire i ponti della cooperazione culturale, e noi ci auguriamo sempre che conoscere l’altro attraverso la nostra presenza qui e la vostra presenza da noi è questo il mezzo per costruire questi ponti e per creare dei legami tra la cultura italiana e quella araba. Grazie.
Farouq. La cosa veramente impressionante sul lavoro che fa Ahmed Al Ameri è questo incredibile desiderio di creare spazio per l’altro nella loro città. Tanti vengono in Europa per parlare e dire i soliti discorsi che noi vogliamo ascoltare, ma lui invece lavora lì al suo paese per aprire questi spazi di incontro attraverso il libro. La loro fiera del libro, anche se la città ha un nome sconosciuto, è frequentata da due milioni persone in dieci giorni. Quindi potete immaginare quanto è gigantesca, e quanto una presenza lì arriva a tante persone di tanti paesi. Per costruire un ponte servono due sponde, e adesso arriviamo all’altra sponda di questo ponte. La parola ponte in arabo, scusate sono professore di arabo e non resisto a spiegare queste cose, è “jisr”. E’ una parola che significa due cose, “ponte” e “coraggio del cuore”; quindi il coraggio del cuore si incarna qui a fianco a me, la Professoressa Antonella è una cara collega soprattutto, e una delle prime che ha colto questa esperienza di lingua araba e sostenuto l’avventura del Festival della Lingua Araba all’Università quando sembrava una cosa assurda e inaspettata. Oggi è Sottosegretario del Dicastero per l’Educazione, quindi io vedo una missione ancora più grande ma sempre fatta con lo stesso cuore che cerca l’incontro, e anche di aprire lo spazio per un’altra cultura altre, anche religiosa nello spazio cattolico cristiano. Quindi la stessa domanda: come si fa? Come si realizza questo a tuo giudizio?
Alibrandi. Grazie. Io resto seduta, vario lo spazio. Ma innanzitutto consentitemi anche a me di ringraziare Bernard Schulz non solo per l’invito – anche per l’invito – ma anche per custodire in questo momento questo grande patrimonio che è il Meeting per l’Amicizia fra i Popoli, che secondo me è veramente l’incarnazione, in un certo senso, del discorso che stiamo facendo, perché è stata un’intuizione geniale quella di offrire un momento di incontro – se ci pensate il tema di quest’anno è focalizzato sull’amicizia, l’amicizia inesauribile – ma la parola “amicizia” c’è già nella denominazione del Meeting da sempre, che è nato con questa idea di un incontro, “meeting” tra popoli, persone, proprio un’esperienza di popolo – io così l’ho sempre vissuta – con un obiettivo che è quello di costruire un’amicizia che, che si fonda sulla cultura e che genera cultura. E quindi è un grazie, attraverso di lui, anche a tutti quelli che l’hanno e lo custodiscono e lo rendono possibile nel tempo perché è un’intuizione di grande modernità, secondo me, quando è stato pensato ancora di più, cioè rispetto a quello che oggi è più chiaro a tutti. E per quello che riguarda la domanda che mi ha fatto l’amico Wael, consentitemi di dire che io oggi sono, specialmente in questo incontro, insomma, mi sento nelle mie due metà delle mie esperienze di vita, nel senso che io ho speso tanti anni alla Cattolica come professoressa, come prorettrice, ho vissuto all’interno della Cattolica anche il fiorire dei progetti di cui avete sentito parlare: il Festival di lingua e cultura araba, la presenza e il legame forte che si è creato tra la nostra università e Sharjah e la Fiera del Libro. Quindi c’è un pezzo di me che non può che dare voce e ancora a un’esperienza che è molto forte e che è momentaneamente, diciamo, sopita nella, nella dimensione della aspettativa da quei ruoli che è quella dell’Università Cattolica. E poi, però, c’è l’altra parte, invece, di questa nuova avventura in cui mi sono trovata, immersa a partire dall’inizio di quest’anno – quindi ancora sono pochi mesi di lavoro – al Dicastero, Dicastero per la Cultura e l’Educazione alla Santa Sede. E innanzitutto – diceva prima l’amico Wael – chiaramente è un ruolo, quello che occupo, dove il cuore, il focus è l’educazione. Però, consentitemi di dire – e ci tengo ogni volta che mi capita di prendere parola da quando svolgo questa attività – consentitemi di dire che nella sua fisionomia attuale il Dicastero è nuovo, perché nasce dalla fusione di due precedenti entità che c’erano in Vaticano, alla Santa Sede, ovvero la Congregazione per l’Educazione Cattolica e il Pontificio Consiglio per la Cultura. Due precedenti strutture che erano diverse e che un’intuizione del Santo Padre ha voluto unificare in una unica e nuova realtà, che è quella del Dicastero per la Cultura e l’Educazione di cui sono Sottosegretario. E non è banale questa fusione delle due precedenti entità, perché l’idea – a mio modo di vedere, molto modestamente, ma davvero visionaria del Santo Padre è di una grandissima attualità – è che il discorso legato all’educazione, all’educazione in senso più formale – se volete – quindi la dimensione scolastica, la dimensione universitaria e, invece, il discorso culturale sono due filoni tutt’altro che separati cioè che, specialmente in questo momento, non possono che stare assieme, perché rappresentano due facce di una stessa medaglia. Non si può nella realtà in cui viviamo, nella contemporaneità in cui siamo immersi che soffre purtroppo di tanta deculturalizzazione, non si può essere veramente cuore pulsante nel campo dell’educazione e nel campo della cultura finché si interpretano questi due mondi come due mondi separati. E da qui l’idea di unificarli, per l’appunto, e nell’unificarli rivitalizzarli entrambi, per così dire. E io ho accettato questo invito che mi è stato offerto dal Cardinale Tolentino, che sarà ospite del Meeting giovedì – quindi se, chi di voi è qui vi invito caldamente ad andare ad ascoltare l’incontro del Cardinale Tolentino – e il cardinale ha voluto chiamare me per l’esperienza che io porto, modesta esperienza che io porto del mondo dell’università – in particolare della mia università Cattolica ma, insomma, rappresentativa un po’ dello spaccato delle università cattoliche nel mondo che sono tantissime. Per me è stato uno stupore, nonostante io abbia passato appunto trent’anni della mia vita a insegnare in Cattolica, non immaginavo quante università cattoliche ci fossero nel mondo – e sono più di mille in tutto il mondo – e rappresentano una, una potenzialità formidabile per la Chiesa, per il pensiero della Chiesa, per la cultura cattolica perché io credo – e in questo mi sento veramente grata per l’esperienza che ho potuto svolgere e avere all’interno della mia università, che è comunque l’università più grande d’Europa, è un’università che ha festeggiato da poco i suoi 100 anni, è un’università di grande tradizione, ma anche contemporaneamente molto presente nella realtà – e io mi sono resa conto di come sia importante il contesto universitario, non soltanto e senza volere in alcun modo sminuire il ruolo proprio dell’università, che è quello di formare giovani, di formare futuri professionisti, ma comunque persone che qualsiasi ruolo andranno a svolgere nella società possano essere delle persone mature, delle persone unificate, con una personalità che si è costruita a 360 gradi. Ma l’università non è solo questo, cioè serve a preparare i suoi studenti, certamente, ma l’università è un preziosissimo luogo di dialogo, di incontro, di promozione di cultura. E in questo, perciò, mi trovo veramente a mio agio in un Dicastero che è per la cultura e l’educazione. E il bel pezzo di storia insieme che è stato raccontato adesso, che abbiamo avviato con il mondo arabo e che spero porteremo avanti – anzi, a me piacerebbe, nel ruolo in cui sono ora allargarlo e portarlo anche al di fuori dell’università Cattolica del Sacro Cuore e farlo patrimonio comune anche di altre università – beh, questa esperienza, questa progettualità mi ha insegnato molto, cioè mi ha proprio messo di fronte al fatto che un’Università Cattolica, come la nostra un’università che però apre le porte e incontra, e incontra senza in alcun modo temere di indebolire in questo modo la propria identità – perché l’incontro non è mai indebolimento dell’identità, l’incontro è nell’apertura all’altro, è il consolidamento della propria identità, l’accrescimento della propria identità; nel dialogo con un altro, con l’altro, io penso che ognuno di noi, se dialoga veramente, esce accresciuto nella sua identità e non impoverito, indebolito – e l’esperienza che abbiamo fatto e che stiamo facendo è proprio in questo senso ed è un’esperienza – e questo mi ha sempre colpito molto – che non si chiude all’interno dell’università. Quel Festival della Lingua e Cultura Araba, di cui già Wael parlava, è qualcosa di grandioso per il fatto che porta in Università persone, famiglie, bambini che non ci sarebbero neanche mai entrati prima. Ci sono venuti magari perché c’era un concerto, magari perché c’era una mostra, magari perché c’era qualcosa di attraente, interessante per giovani, famiglie presenti a Milano e attratte da questo, e però le ha portate in Università e gli ha fatto vedere, gli ha fatto cogliere, conoscere una realtà che per loro rimaneva comunque qualcosa di estraneo, di sconosciuto. Ecco le Università da quest’angolo visuale io credo abbiano delle potenzialità immense in quello che adesso si chiama “terza missione dell’Università”, cioè presenza dell’Università nella società, fucina di idee, contesto dove ci si può incontrare, dialogare, avere il tempo per confrontarsi. Non banalizzare, non stereotipare che è il portato, purtroppo, di una sub-cultura in cui siamo immersi e credo che da quest’angolo visuale ci sia veramente tanto da fare e tanto da progettare insieme in questa consapevolezza: che l’incontrarsi, il dialogare partendo da punti diversi di vista, ma avendo entrambi – chi dialoga ha cuore la verità -, sia veramente una accrescimento per tutti . Chiudo su un’altra esperienza che mi ha, però, che non posso fare a meno di citare, anche se c’entra – diciamo – relativamente per certi versi, ma totalmente per certi altri. Sono reduce dalla partecipazione come Dicastero alla Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona, che è stata un’esperienza incredibile – credetemi – perché, perché mi ha fatto entrare in contatto con tantissimi giovani, un milione e mezzo di giovani che sono un’enormità – poi non è che tutta la stampa abbia dato quell’eco che un incontro di questo tipo meritava – costruito con un grande spazio alla cultura. C’era un festival della gioventù, con un programma autoalimentato, nel senso che c’erano ci si poteva candidare a organizzare incontri, eventi. E che cosa ho portato a casa, che voglio veramente, però, condividere perché è stata un’energia incredibile che ho ricavato da questa enorme moltitudine di giovani provenienti da tutte le parti del mondo, le più disparate – non so come trasmettervela – capaci tra di loro di un’enorme amicizia, ma proprio di un’amicizia inesauribile; in qualunque luogo si incontrassero della città, da qualunque parte si abbracciavano: gli italiani con gli africani, gli asiatici, firmavano le bandiere, si scambiavano pensierini. Io penso che questo è stato un tangibile segno di possibilità di amicizia tra popoli, tra giovani – in quel caso – giovani popoli, di cui dobbiamo fare tesoro che, però, ci deve anche caricare di tanta energia, perché c’è tanto bel futuro davanti a noi. Grazie.
Scholz. Allora – chiedo perdono – faccio una cosa che non avrei mai pensato di fare, ma è più forte di me, perché devo dire alcune cose. La prima – non vado in ordine di priorità, dico così come mi viene – la prima: devo ringraziare Wael Farouq per la sua introduzione perché ho potuto scoprire in tutti i dialoghi che abbiamo avuto che la lingua araba è di una ricchezza incredibile, che sa esprimere in modo profondo l’esperienza umana che mi sorprende tutte le volte, tant’è vero che dopo un dialogo che abbiamo avuto ieri sera mi sono ripromesso di rileggere il Corano, perché tante traduzioni che abbiamo sono molto riduttive. Quindi grazie. Voglio ringraziare Ahmed Al Ameri perché vi dico che è una cosa eccezionale, lui ha detto quasi “by the way”: loro finanziano la traduzione di libri nostri nella loro lingua. Datemi un altro esempio al mondo: non esiste. Voglio ringraziare la professoressa perché – anche questo non è scontato – riscoprire il nesso profondo fra educazione e cultura e, in più, mettere al centro del dialogo le università cattoliche. Grazie. Sottosegretario Tribodi, io penso e sono profondamente convinto che l’Italia nel dialogo culturale ha in nome di tutta l’Europa una vocazione particolare: non c’è paese più ricco culturalmente che l’Italia, quindi abbiamo bisogno che l’Italia sia ben rappresentata a livello globale. Grazie mille. E visto che sono stato citato immeritatamente, vorrei ricordare che fra noi c’è Emilia Guarnieri che ha co-fondato il Meeting e che è stato presente per 27 anni.
Farouq. Ha rubato la mia conclusione.
Scholz. Ti chiedo scusa, ma non potevo non dire.
Farouq. Grazie a Bernard. Anche io ringrazio Emilia e dico perché: perché tutto quello che abbiamo ascoltato adesso – questi promettenti ponti fra grandi mondi, grandi realtà, istituzione, eccezionale – tutto questo da dove è nato? Nato dalla testimonianza di un giovanissimo studente e da una giovanissima studentessa. L’incontro e il futuro del mondo non è nelle mani degli eroi, delle persone straordinarie, di protagonisti grandi, ma nella mano dell’ordinario, della persona semplice, della sua testimonianza che può muovere il mondo, come ha fatto la testimonianza dei miei studenti. Per questo, per questo io veramente voglio ringraziare questi studenti che hanno fatto questa testimonianza. Il Santo Padre detto ha detto: “La santità non è fare lo straordinario. La santità è fare l’ordinario con amore straordinario”. Per questo io dico sempre “1000 euro donati da 100 persone sono molto di più di 100 mila euro donati da una persona”, perché sono 100 cuori che credono nel dialogo e nell’incontro. E sono le cose che segnalano e caratterizzano questo Meeting, uno di pochissimi nel mondo in cui non è il pubblico che appartiene al palco, ma il palco che appartiene al pubblico. Per questo vi chiamo a donare anche al Meeting – anche 100 mila euro non fa male. Grazie mille, buona serata.