Chi siamo
LA VOCE DEL VOLONTARIATO
Organizzato da Tracce
In collaborazione con Avsi
Dialogo con Caterina Candolo, responsabile Avsi Point di Palermo; Elena Ricci, Community Engagement Avsi; Simona Sirena, responsabile Avsi Point di Rimini. Modera Maria Acqua Simi, giornalista Tracce
Da sempre il movimento di CL propone la “caritativa” tra i fondamenti del suo cammino educativo. Incontriamo le storie di chi dedica il proprio tempo libero a un gesto di gratuità come la Campagna Tende: qual è la convenienza per la propria vita? E come incide nella società?
LA VOCE DEL VOLONTARIATO
LA VOCE DEL VOLONTARIATO
Giovedì 22 agosto 2024 ore 14:00
Arena Tracce A3
Dialogo con:
Caterina Candolo, responsabile Avsi Point di Palermo; Elena Ricci, Community Engagement Avsi; Simona Sirena, responsabile Avsi Point di Rimini.
Modera:
Maria Acqua Simi, giornalista Tracce
Organizzato da Tracce
In collaborazione con AVSI
Simi. Buongiorno a tutti, grazie di essere qui in questa Arena Tracce che abbiamo pensato e voluto per i 50 anni della nostra rivista. L’incontro di oggi, che sono molto contenta di presentare, è stato organizzato insieme alla Fondazione AVSI, di cui Tracce è parte istituzionale, ma ancora prima c’è un legame profondo con la nostra rivista. Questa fondazione è nata nel 1972 e, come molti di voi sapranno, è presente in oltre 40 paesi in tutto il mondo. È un’amicizia e una condivisione ideale, e questa condivisione è che l’uomo, la persona, in qualunque parte del mondo, deve poter essere protagonista della sua vita in qualunque contesto e condizione, perché ciascuno ha un valore infinito. Per questo oggi abbiamo qui tre ospiti: Elena Ricci, responsabile del Community Engagement di AVSI, e due amiche che da tempo regalano il loro tempo come volontarie per sostenere le Tende di AVSI, di cui poi parleremo, e sono Katia Candolo, responsabile dell’AVSI Point di Palermo, e Simona Serena, responsabile dell’AVSI Point di Rimini. Inizierei facendo una domanda a Elena, che lavora nel cuore pulsante di AVSI: qual è l’origine dell’esperienza di AVSI e che cosa sono storicamente le Tende e cosa sono diventate oggi?
Ricci. Grazie a voi e grazie a Tracce, auguri per il vostro cinquantesimo, perché so benissimo cosa vuol dire, avendo festeggiato il cinquantesimo di AVSI due anni fa, quindi siamo quasi coetanei. AVSI nasce nel 1972 per iniziativa di un gruppo di amici che, a supporto di alcuni volontari che erano in Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo) su invito del vescovo locale, volevano realizzare attività di educazione, salute e sviluppo economico. Da subito è stato chiaro che la missione di AVSI era proprio quella dell’educazione, intesa come vicinanza alle persone e sostegno alla loro vita, non solo economico, ma un cammino insieme. Questo cammino si è poi espanso: in 52 anni siamo cresciuti molto, siamo in 42 paesi, con più di 350 progetti. Ma l’origine è proprio questa amicizia nata intorno a don Luigi Giussani, che ci ha fatto scoprire che la carità, che l’essere vicini alle persone, significa condividere il loro bisogno e, posso dire una frase scontata, ma è veramente condividere il senso della vita. Mi viene in mente una frase che un nostro collega, che ha lavorato in zone di guerra, ha detto, al suo ritorno in Italia dalla Ucraina, durante un incontro per la Campagna Tende: “A volte mi rendo conto che non possiamo fare molto, perché siamo lì e condividiamo la loro via, ma l’importante è esserci”. La stessa frase l’ho risentita nell’incontro inaugurale del Meeting, quando è stato chiesto al Cardinale Pizzaballa cosa potesse fare la Chiesa in questa situazione, e lui ha risposto: “In questo momento, la Chiesa non può fare molto, ma l’importante è esserci”. Questo è lo spirito: l’importante è esserci per condividere il bisogno che noi incontriamo ed è quello che facciamo con la Campagna Tende. Noi vi presentiamo alcuni dei progetti che sosteniamo e vi chiediamo di condividerli con noi e con le persone che incontriamo nei paesi in cui operiamo. Ma questa condivisione non è solo economica e nessuno nega che il vostro apporto è importantissimo per i nostri progetti, ma è una condivisione in un rapporto che nasce principalmente tra noi di Avsi e voi degli Avsi Point. Io, ad esempio, negli anni ho stretto un rapporto di amicizia con Katia e Simona, che sostiene anche il mio lavoro. Guardando quello che fanno gli AVSI Point, organizzando eventi a sostegno dei nostri progetti, mi ritorna alla coscienza il senso del mio lavoro, che rischia spesso di ridursi a far quadrare i conti. Ma vedere come si muovono gli amici degli AVSI Point è una grazia che si rinnova, perché è vedere come alla base di tutto ciò che facciamo un’amicizia che ci sostiene, qualcosa che viene prima di AVSI e dei progetti, che è all’origine di come ci muoviamo. Vorrei fare un po’ di pubblicità a un libro che ho letto e alla presentazione alla quale ho partecipato: il libro di Emmanuel Exitu su Cicely Saunder. Sentendo la presentazione e leggendo il libro, ho visto un’assonanza tra ciò che fanno i medici palliativisti e quello che facciamo noi. In quella presentazione, Emanuele ha detto una cosa che risuona sempre dentro di me: “L’importante è esserci”. E vorrei citare una pagina bellissima che riguarda anche noi, qui parla degli operatori sanitari, ma mettete al posto loro gli operatori di AVSI, e dice: “Gli operatori sanitari, qualunque fede abbiano o non abbiano, devono offrire prima di tutto se stessi e solo dopo la loro competenza. Cuore e mente. Sembra poco, ma questo trasforma i pazienti – o i beneficiari – e fa scoprire la ricchezza del donarsi a vicenda e fa scoprire che solo il dono è il modo giusto di misurare il tempo perché il tempo non si misura mai davvero dall’esterno, con il ticchettio delle lancette, ma dall’interno, con i battiti del cuore”. Io mi sono sentita dentro questa frase. Io lavoro in Italia, quindi non sono sul campo, ma vedendo come si muovono i nostri colleghi all’estero, penso che i battiti del cuore dei nostri volontari battano all’unisono con il cuore dei nostri beneficiari. Questo ce lo ha testimoniato stamattina anche Emanuela Salandini dall’Uganda in un incontro con alcuni della rete AVSI Point e lei ci ha testimoniato questo: noi non risolviamo niente, non risolviamo i problemi del mondo, ma c’è questa crepa, questa luce che appare in ogni nostro progetto, che è segno di qualcosa d’altro, dell’origine da cui proveniamo e a cui apparteniamo.
Simi. Grazie, Elena, per questo resoconto così appassionato del tuo lavoro e di ciò che vivete come AVSI. Per entrare nel concreto delle Tende di AVSI, delle iniziative che in tante città italiane vengono portate avanti per sostenere i progetti della Fondazione AVSI nel mondo, partirei da te, Simona. Simona, che di lavoro non organizza eventi per AVSI, ma è una mamma di tre figli, disegnatrice, educatrice, che ha deciso di donare parte del suo tempo libero per sostenere la realtà di AVSI. Ti chiederei: come si concretizza a Rimini questa esperienza?
Sirena. Intanto saluto tutti. Rimini è da sempre in prima linea per il sostegno ad AVSI, anche per la storia della nostra comunità, che già da tanti anni ha sempre avuto missionari, amici che sono partiti in missione. Molti anni fa don Giuliano, poi Maria Chiara Bini, sono proprio nostri amici in missione, che hanno sempre sensibilizzato la nostra comunità a organizzare eventi, raccogliere fondi e stare vicini alle situazioni di emergenza nel mondo. Come ha detto Elena, siamo consapevoli che possiamo fare poco, ma quel poco che possiamo fare, noi vogliamo esserci in quel poco. La comunità di Rimini è molto creativa, fantasiosa. Organizziamo molti incontri, eventi, cene, testimonianze. Vi porto solo due o tre esempi, dalle cose grandi alle piccole. Una delle cose grandi è la cena dei pescatori, che ogni anno viene organizzata. È nata circa dieci anni fa grazie a un nostro amico che lavorava come ragioniere nella cooperativa dei pescatori di Rimini. Ha chiesto ai pescatori se fossero disposti a donare il pesce per una cena in parrocchia. Così è iniziata nella parrocchia di San Giuseppe al Porto questa cena, unita alla Campagna Tende di AVSI di quell’anno. Oggi, da circa dieci anni, la cena dei pescatori raccoglie fondi per AVSI. Siamo arrivati a circa 500 persone che partecipano, quindi immaginate l’organizzazione dietro a questo evento: chi pulisce il pesce, chi lo cucina, chi serve a tavola. E non si mangia solo piada e saraghina, ma antipasto, primo, secondo. Si mangia benissimo!
E poi c’è il coro. Sì, c’è anche un coro, composto da 70-80 elementi, tutte persone che fanno lavori diversi ma che condividono la passione per il canto. Provano tutto l’anno e organizzano diversi spettacoli. All’inizio hanno adottato a distanza qualche bambino a Kampala, oggi sono arrivati a 25 adozioni nella Luigi Giussani School di Kampala, sostenendo 25 bambini e ragazzi. Poi ci sono altre iniziative, più personali, nate dalla creatività e dalla voglia di mettersi in gioco. Ad esempio, la mia amica Susy, a cui il suo dottore le aveva consigliato di camminare la mattina. Lei andava in spiaggia e raccoglieva i cocci, quei pezzettini di mattone levigati dal mare. Con questi cocci ha iniziato a dipingere, creando delle calamite che oggi vende, realizza bomboniere e regala queste calamite, raccogliendo diversi fondi. È vero, viva Susy! Se è qui, la saluto. Questi sono alcuni esempi, ma ne avrei tanti altri.
Simi. Se ti vengono in mente altri esempi, noi siamo contenti di ascoltarli e imparare.
Sirena. Ad esempio, i ragazzi di GS quest’anno sono stati bravissimi: a Natale hanno organizzato dei canti natalizi, invitando tutte le loro famiglie e raccogliendo 700 euro in due ore. Sono stati bravissimi. Oppure c’è un signore che ogni anno organizza una tombola nel suo condominio, con i suoi vicini di casa. È una cosa molto semplice, ma importante, dal gesto piccolo a quello grande. Mi vengono in mente tante altre cose, anche strane. Durante il Covid, tutto era bloccato, ci siamo chiesti cosa fare. Io e altre due amiche frequentavamo un corso di Tai Chi, un’arte marziale cinese, e abbiamo chiesto al nostro maestro se poteva fare una lezione online gratuita. Ci siamo collegati in 80 persone da tutta Italia e quella sera abbiamo raccolto 1800 euro. È stato incredibile. Noi organizziamo delle cose ma il ritorno è sempre più grande di quanto pensiamo.
Simi. Infatti, questa è una seconda domanda che ti avrei fatto. Ci hai raccontato di esperienze grandi come la cena dei pescatori, alla quale verremo tutti l’anno prossimo, e di cose più piccole. Ma ognuno si mette in moto in prima persona solo per aiutare gli altri, a Kampala in Uganda, o dall’altra parte del mondo. Cosa ne guadagnate voi in termini umani, in questo impegno, in questo dare il vostro tempo?
Sirena. Siamo un piccolo gruppetto di 6-7 persone che aiutiamo chi vuole organizzare qualcosa e organizziamo anche direttamente noi. Colgo l’occasione per invitare tutti il 4 ottobre a uno spettacolo bellissimo sul Cantico delle Creature di San Francesco. Il 4 ottobre è la festa di San Francesco. Lo spettacolo si chiama “Ferite” ed è bellissimo, l’ho già visto, merita. Si terrà qui a Rimini al Teatro degli Atti. Noi siamo un piccolo gruppetto, aiutiamo ma organizziamo anche personalmente spettacoli ed eventi. Quest’anno abbiamo scoperto che siamo diventati più amici. È una cosa semplice, ma non scontata. Ci siamo ritrovati ad essere più amici. Personalmente ho detto sì a questa responsabilità di AVSI e pensavo di averlo detto solo una volta. Ma mi sono resa conto che è un sì che devo rinnovare ogni volta che viene fatta una richiesta, come ad esempio ospitare a casa i vari volontari che passano da Rimini e coinvolgere la mia famiglia. Anche essere qui oggi per me è stato un sì, perché parlare in pubblico non è proprio nelle mie corde, ma è un sì che mi aiuta a uscire dalla mia misura e mi aiuta ad allargare il cuore.
Simi. Grazie, Simona, soprattutto per questo sì. Katia, adesso tocca a te. Pensavi di scamparla, e invece no! Katia è una veterana dell’AVSI Point, da 15 anni. 15 anni che… Boom, boom, era per sottolineare veterana. 15 anni che a Palermo segui… Non si sente? Adesso sì.
Candolo. Anche più di 15 anni, non sempre io. Prima di me c’era un nostro carissimo amico che si chiama Valerio Montalbano, quindi in realtà AVSI a Palermo esiste da tanti anni, tantissimi. Penso almeno 30, non so. Qui ci sono amici della comunità di Palermo che possono correggermi se sbaglio, ma è da tanti anni che la comunità di Palermo è molto affezionata ad AVSI.
Simi. Grandissima! Ecco, a te chiederei questo: in questi anni abbiamo visto che i bisogni sono tanti, non solo in giro per il mondo, ma anche in Italia, dove magari la gente fa fatica, ecc. Allora uno potrebbe dire: perché devo spendere il mio tempo, impiegare risorse per aiutare dall’altra parte del mondo quando qua facciamo fatica? È innegabile che ci sia anche un certo individualismo dilagante nella nostra società. Allora, perché mettersi in moto per un gesto pubblico come quello delle Tende e perché donare il proprio tempo, che è molto prezioso? Tu, che hai quattro figli, insegni, fai la maestra, quindi il tempo è prezioso. 32 alunni! 32 alunni! Cosa ti muove a dare il tuo tempo così, te e i tuoi amici?
Candolo. Intanto una cosa importante: l’esperienza di AVSI per tutta la nostra comunità è all’interno di un’esperienza educativa molto più grande. Noi lavoriamo molto a Palermo, dove c’è tanto bisogno, tramite il Centro di Solidarietà, il Banco Alimentare, quindi non siamo attenti solo a quelli lontani, ma proviamo a far compagnia anche a quelli vicini, e questo mi sembra molto importante. Io, se penso all’esperienza con AVSI, come diceva poco fa Simona, ho ricevuto molto più di quanto ho dato, e questa cosa è sempre passata attraverso rapporti personali. Sono d’accordo con Elena, siamo diventate più amiche anche nel condividere questioni di vita familiare e privata. Quando arrivano gli amici di AVSI a Palermo, per noi è una grande attesa. Penso proprio uno dopo l’altro: Manolita, Francesca, Masuri, Marco Trevisan… è stato bellissimo. Ognuno di loro porta davvero tanto. Per me l’esperienza di AVSI non è un’esperienza in astratto, ma penso proprio a ognuna di queste facce, che generalmente arrivano un po’ prima di Natale, un momento difficile dal punto di vista del lavoro, degli impegni. E quando loro arrivano, io penso a come si sarà sentito Zaccheo quando Gesù è arrivato a casa sua. Come si sentivano Marta, Maria, Lazzaro? Voglio dire, in un momento di grande trambusto, di lavoro, della recita natalizia, ecc., l’arrivo di queste persone ti restituisce il senso anche delle altre cose che fai. Quello che fanno i nostri amici in Africa, in Libano, in altri posti non è diverso da quello che noi facciamo nella nostra vita quotidiana. Io voglio imparare da loro a guardare i miei alunni come loro guardano i bambini che aiutano, come Rose dice “tu sei un bene per me”. Io ho una convenienza umana assolutamente personale. Parlo di me, ma sono certa che tutti gli amici di Palermo possono dire questo: noi siamo aiutati a spalancare lo sguardo. Una volta, ricordo che doveva venire una persona di AVSI e noi, a casa, stavamo litigando ferocemente. Come, immagino, succede anche a te con quattro figli, quindi capisci… A un certo punto mi sono fermata, ho guardato mio marito e ho detto: “Ma ci rendiamo conto che sta arrivando Gesù a casa nostra?” Se ci pensiamo, probabilmente tutte le altre cose assumono un valore completamente diverso, e da lì si riconquista pian piano l’unità tra noi e con le altre persone. Questa cosa è bella ed è contagiosa, ringraziando il cielo. Ad esempio, quest’anno abbiamo ricevuto la visita di Francesca Peverelli ed è stato bellissimo. Sembrava impossibile organizzare una cena. Francesca Peverelli è la moglie di Marco Ponzelli, che sta in Uganda.
Ricci. Prima seguiva le Tende, ora sta in Uganda.
Candolo. Esatto, ora sta in Uganda e ci ha raccontato che per fare corsi di formazione cammina anche uno, due, tre giorni. È una cosa veramente tosta. Organizzare questa cena era molto difficile, per varie ragioni che non ti sto a spiegare. Poi, il nostro amico Patrizio ha proposto: “Perché non la facciamo presso Missione Speranza e Carità?” Non so se conosci questa realtà, molto bella, nata dall’esperienza di Fratel Biagio, un laico che ha vissuto un po’ come San Francesco e ha accolto tante persone. Loro sono stati contenti di accoglierci, e poi questo posto è vicino alla scuola alberghiera dove lavora un’altra nostra amica, quindi il suo collega cuoco ci ha aiutato a preparare da mangiare. I ragazzi hanno fatto alternanza scuola-lavoro. È venuta fuori una cosa bellissima, con quasi 150 persone, ben oltre quello che immaginavamo. La cosa incredibile è che quando i docenti della scuola hanno capito di cosa si trattava, hanno deciso di donare il loro tempo gratis, mentre prima avrebbero voluto essere pagati per lo straordinario. Ecco, la convenienza che trovo io è che la nostra umanità viene dilatata, che possiamo fare l’esperienza della “carezza del Nazareno”, di cui si parlava al Meeting diversi anni fa. E questa cosa la può fare ognuno di noi, non è una cosa privata, ma riguarda tutta la nostra comunità. Siamo sempre più arricchiti. E poi è bello avvertire che i nostri amici in Africa diventano vicini di casa, ancora di più alla Sicilia. O gli amici della Terra Santa. Sono dinamiche assolutamente umane. Ti dico un’ultima cosa: un giorno eravamo in un momento di sconforto, seguendo alcune famiglie del Centro di Solidarietà, cercavamo di dare delle dritte, ma non riuscivamo ad essere incisivi. Ho chiesto a Masuri: “Ma tu mai ti confondi? Senti che tutto il tuo lavoro sembra inutile?” Masuri, che sta in Kenya, mi ha risposto: “Questo è il motivo per cui la Chiesa ci fa pregare, ‘O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto”. Dopo questo, non c’è altro da dire.
Simi. Grazie, davvero, Katia. Prendiamo spunti dai vostri esempi che ci portiamo a casa e faccio un’altra domanda anche a Elena. Anzi, due, dai, esageriamo! Vogliamo strafare oggi! Mi è piaciuto molto ascoltare cosa significano le Tende per le vostre vite, oltre ai gesti concreti. Quindi, per te, che lo vedi nella sua dimensione globale, che riscontro hai? Che convenienza vedi per tutte le persone che hai sotto gli occhi? E poi una seconda domanda: che incidenza ha nella società italiana, che è, come dicevamo prima, sempre più complessa e individualista? Infine, ti chiederei anche un aiuto a capire come si può aprire un AVSI Point nella propria città.
Ricci. Pronto? Ecco, adesso mi sentite. Perfetto.
Come dicevo prima, avete sentito parlare le nostre due amiche e per me essere in contatto con loro mi riapre la coscienza del mio lavoro, mi dà il vero senso del mio lavoro, e penso che questo succeda anche a chiunque collabori con le Tende. Le Tende non sono un gesto fine a se stesso, e come ho detto prima, è importante raccogliere fondi per noi, assolutamente, non voglio togliere questa parte che è davvero importantissima, ma questo gesto nasce per una compagnia a noi di AVSI perché abbiamo bisogno anche noi di essere sostenuti nel nostro lavoro, e una compagnia tra quelli che fanno le Tende. Vedo tanti volti familiari e sono contenta di vederli, perché fanno parte della mia vita quotidiana. Ci sono persone che non dico che sento quotidianamente, sennò mi mandereste al diavolo, ma che sento molto spesso per motivi contingenti, per cose tecniche. Ma tutte le volte che ci sentiamo è come sentire un amico, è come sentire una persona che fa parte della tua vita. La senti per quella cosa specifica, ma dietro c’è tutto un vissuto. Io parlo per me, non posso dire cosa succede nell’animo degli altri, però credo che, come hanno detto Katia e Simona, ci sia una convenienza personale in tutto questo, altrimenti uno farebbe un gesto una volta e poi direbbe: “Chi me lo fa fare di fare tutta questa fatica?” Perché organizzare gesti per le Tende è faticoso. Io le organizzo a Cesena, oltre a coordinarle in tutta Italia, e vedo che è faticoso perché devi trovare una location, organizzare, mettere insieme tante persone. Quindi è una fatica, ma una fatica che alla fine ti rende lieto perché hai condiviso con gli altri, con i tuoi amici, che poi se non sono amici diventano amici dopo, un gesto che ti dà il senso pieno della tua vita, che non è una vita a compartimenti stagni, ma una vita unita. E quindi anche quel gesto lì fa parte della tua vita, unita a tutto il resto. Per me questo è molto fondamentale. Come aprire AVSI Point? È molto semplice. Noi siamo sempre disponibili, trovate i nostri numeri sul sito, ci potete chiamare, chiedere consigli. Se siete in una città dove c’è già un AVSI Point, vi mettiamo in contatto con i responsabili; altrimenti potete crearne uno nuovo. Creare un AVSI Point non implica nulla di straordinario, non abbiate paura. Cosa si fa? Vi facciamo firmare una delega all’inizio dell’anno per poter chiedere, ad esempio, permessi in comune. Però poi, dalla vostra creatività nascono gli eventi, gli incontri. Abbiamo dei testimonial che arrivano tutti gli anni, soprattutto nei mesi più caldi della Campagna Tende (da novembre a marzo), che se possibile mandiamo nelle vostre città. Ovviamente i testimonial sono persone umane, quindi non possono andare dall’Italia del Nord all’Italia del Sud in cinque minuti, e quindi dobbiamo organizzare anche i loro viaggi. Però siamo sempre disponibili per voi, ci potete contattare e, se volete, potete fondare un AVSI Point. Al momento siamo a 272 AVSI Point, vogliamo arrivare a 500, quindi siete tutti invitati.
Simi. Applauso per i 500!
Ricci. E comunque anche Maria, che è qui, è responsabile dell’Avsi Point e quindi sa benissimo di cosa parlo. Certe volte è faticoso, ma è bello, posso dire questo: è bello e importante per la propria vita. Negli ultimi anni anche diversi giovani si sono implicati. Per esempio, vedo Alessandro Dondo di Torino qui davanti a me. Alcuni giovani di Torino hanno deciso quest’anno di fare una tre giorni ad AVSI, e questo vuol dire che c’è molto lavoro dietro a tutto questo. Però noi non li abbiamo obbligati, assolutamente però ci siamo coinvolti con loro perché questo ci ha permesso di conoscerli meglio, ma anche di portare nella loro città un punto di vista sulla cooperazione che è un po’ diverso dagli altri. Nel senso che noi facciamo cooperazione come tutti, dobbiamo rispettare certe regole, non siamo diversi dagli altri da molti punti di vista, facciamo gli stessi progetti, ma è proprio lo sguardo che abbiamo sulla persona che, mi permetto di dire, è diverso. Perché è lo sguardo al valore della persona, come diceva prima Katia. L’abbiamo imparato in questi anni: ogni persona che incontriamo vale, non perché è performante, ma perché è una persona che condivide con noi lo stesso destino. Questo diceva stamattina Emanuela, parlando con noi del sostegno a distanza in Uganda. La cosa bella dei nostri progetti, come ci diceva stamattina Emanuela, è che conosciamo uno per uno i bambini che sosteniamo, una per una le famiglie che sosteniamo. È quell’ultimo miglio che si diceva una volta, che si copre, che è l’umano a coprire per incontrare l’altro umano che hai di fronte. Secondo me è proprio questa la differenza, e costruiamo questo insieme. Un anno, in una Campagna Tende, non ricordo quale, si diceva che ognuno di noi eravamo come i costruttori di cattedrali. Ognuno di noi fa un piccolo pezzo. I costruttori di cattedrali non erano solo i grandi architetti, ma anche quelli che portavano i mattoni con la carriola. Io mi sento quella che porta i mattoni con la carriola, ma collaboro con i grandi architetti, e l’architetto più grande è solo uno e ci copre tutti. Per cui mi sento parte di una grande storia, e penso che lo siate anche voi.
Simi. Grazie. Ringrazio tantissimo Katia, Elena e Simona, perché ci avete fatto assaporare una storia di amicizia che attraversa i decenni e che ci raggiunge lì dove siamo, in ogni angolo del mondo. Questo è bellissimo. E in maniera molto semplice ci avete fatto vedere che dare parte del proprio tempo, spendersi come volontari, è alla portata di tutti, piccolo o grande, come avviene qui al Meeting. Ce l’abbiamo sotto gli occhi: il Meeting non potrebbe esistere senza i volontari. Vi ricordo che il Meeting non si costruisce da solo, oltre alla generosità totale dei volontari c’è bisogno di aiuto per costruirlo. In tutta la fiera trovate i punti “Dona Ora” dove è possibile fare una donazione. Inoltre, volevo fare un piccolo avviso: in questo particolare momento storico che stiamo attraversando, con una domanda aperta su come costruire il dialogo e la pace, i conflitti in corso ce lo dimostrano, il Meeting si è sentito molto provocato dalle parole del Cardinale Pizzaballa nel suo intervento all’incontro inaugurale qui in fiera. Per questo il Meeting ha deciso di devolvere parte delle donazioni raccolte in questi giorni per l’emergenza in Terra Santa. Ci tenevo a dirlo. Inoltre, questa è l’Arena Tracce, nata per i 50 anni della nostra rivista. Vi invito caldamente a visitare la mostra che abbiamo qui dietro, con i pannelli delle copertine di Tracce dagli inizi fino ad oggi. Qui accanto potete rinnovare o fare per la prima volta l’abbonamento. Vi do un piccolo spoiler: c’è un gadget in edizione limitata, imperdibile. Poi, è finito, non c’è più, quindi correte a fare l’abbonamento. Vi ringrazio tanto per essere stati qui con noi a farci compagnia anche oggi. Grazie mille!