Chi siamo
LA SFIDA DI UNA VITA PIÙ NATURALE
Giulio Cesareo, Direttore Ufficio Comunicazione Sacro Convento di San Francesco; Davide Rondoni, Poeta e scrittore; Roberto Sancinelli, Presidente Montello Spa. Modera Antonio Ballarin Denti, Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Lombardia per l’Ambiente.
Il Cantico delle Creature come occasione di riflessione culturale sul rapporto Uomo-Natura. L’incontro presenterà esperienze diverse che si confrontano fuori dagli schemi con la questione centrale dei nostri tempi, quella del rapporto tra uomo e natura. Dinanzi ai problemi più grandi occorre un punto di vista integrale. Lo sguardo di San Francesco sul creato, che ha ispirato l’enciclica di Papa Francesco, può indicare la radice della vera relazione tra uomo e natura?
Con il sostegno di Montello.
LA SFIDA DI UNA VITA PIÙ NATURALE
LA SFIDA DI UNA VITA PIU’ NATURALE
Martedì, 22 agosto 2023,
ore: 19.00
Sala Ferrovie dello Stato B2
Partecipano:
Giulio Cesareo, Direttore Ufficio Comunicazione Sacro Convento di San Francesco; Davide Rondoni, Poeta e scrittore; Roberto Sancinelli, Presidente Montello Spa. Introduce Antonio Ballarin Denti, Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Lombardia per l’Ambiente.
Moderatore:
Antonio Ballarin Denti, Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Lombardia per l’Ambiente.
Denti. Buonasera, buonasera e benvenuti a tutti, benvenuti per questa partecipazione, innanzitutto al Meeting 2023 di Rimini, e in particolare all’incontro di questa sera. È un incontro molto interessante perché si connette a dei temi che sono ampiamente diffusi dentro questo Meeting e questa mostra, probabilmente avete già visto qualcosa di interessante oggi. Questo incontro affronta un’estensione del concetto dell’amicizia che è alla base di questo Meeting, perché affronta quel tema così attuale che è il tema della sostenibilità, dello sviluppo sostenibile. Cosa significa, che l’uomo, la società umana, si trova di fronte in modo problematico, a volte in modo anche conflittuale, l’economia, le attività produttive, che impiegano, consumano materie, energia, danneggiano l’ambiente, possono inficiare la salute dell’uomo, e si trova di fronte una natura, un ambiente naturale, che soffre, lo dice l’Enciclica “Laudato sii” di Papa Francesco. La terra grida il suo dolore come lo gridano alcuni popoli del mondo, come lo gridano gli uomini che soffrono, e le donne che soffrono. E allora è necessario vedere questo rapporto a tre, tra l’uomo, l’economia e chi la sostiene, e la natura, in termini di una nuova amicizia, rendere l’economia amica dell’uomo, e l’uomo guardare le radici dell’amicizia nell’economia, la natura alleata dell’uomo, e non più schiava, non più sfruttata, non più deturpata, non più compromessa dalle attività umane, e chiudere questo circolo di questo trinomio, uomo e società, natura, e quindi ambiente, ed economia. E manca forse qualcosa a questi tre pilastri dei grandi proclami internazionali delle Nazioni Unite, di tutti i popoli della terra, forse manca una dimensione che oggi verrà esplorata, che è una certa dimensione legata all’esistenza umana. C’è una mostra molto bella da cui trae ispirazione l’incontro di oggi, organizzata qui dal Sussidiario della Fondazione Lombardia per l’ambiente in A1, il padiglione A1, che è legata al Cantico delle creature, si intitola “Cum tucte, cum tucte le tue creature”, perché è un gesto di grande amicizia che San Francesco di Assisi instaura con tutto ciò che è creato nel mondo, instaura quindi tre elementi di valore che erano sfuggiti a tutte le riflessioni anche teologiche e filosofiche fino a quel momento, cioè che l’umiltà, la dolcezza e la contemplazione, possono essere valori che permettono di rinsaldare, di rinnovare questa amicizia essenziale tra l’uomo e la natura. E allora, ecco il titolo dell’incontro di oggi, la sfida, perché qui viviamo in un’epoca di sfide epocali, “la sfida di una vita più naturale”. E sottolineo le due parole chiave natura e vita, e divido la natura in due Nature: la natura dell’ambiente intorno a noi, dell’ambiente biologico, della biodiversità, ma anche del clima, ma anche dell’aria, dell’acqua, il mondo fisico intorno a noi, ma anche la natura dell’uomo. C’è una natura dell’uomo, che ha un significato forse un po’ diverso con la natura fisica e biologica, che però si compenetrano, vivono, hanno sempre vissuto e dovranno vivere insieme. E poi la vita, si dice tanto oggi, si parla tanto di qualità della vita, forse da questa riconciliazione tra la natura dell’uomo, intesa in un modo integrale, a tutto tondo, e un rispetto e una valorizzazione della natura biologica e fisica intorno a noi, che può nascere una vita di più elevata qualità e spessore. Noi abbiamo tre ospiti molto interessanti oggi, abbiamo un frate minore, un fraticello, fra Giulio Cesareo, minore per l’umiltà che i francescani si ascrivono, e che vivono. Diceva un saggio che l’umiltà non si predica, si vive, si pratica, però minore mica tanto il nostro fra Giulio, perché ha dei titoli accademici molto robusti, tutt’altro che minori, non voglio farlo peccare adesso di orgoglio, però, ha una laurea brillante in teologia morale alla gregoriana, l’Università di Gesuiti, ha un dottorato un più PECD a Friburgo, dottorato di spessore in una Università molto importante come teologia e filosofia, ed è un professore universitario, insegna, da buon emulo del suo predecessore Doctor Seraphicus, insegna nel Seraphicum, che è la facoltà teologica dei francescani a Roma. Insegna anche in un’altra Università vaticana, è stato direttore dell’Editrice Vaticana, e attualmente è il comunicatore, il responsabile della comunicazione del Sacro convento di Assisi e quindi teologo. Gli applausi sono compatibili con l’umiltà, insegna la teologia morale. Poi abbiamo Davide Rondoni che tutti conosciamo. Davide Rondoni è poeta e scrittore, però non è solo un bravo scrittore e un grande poeta, è anche un uomo di spessore culturale, è laureato a Alma Mater di Bologna con Raimondi, con un grandissimo italianista, il suo maestro è stato in cattedra nella cattedra di Giosuè Carducci, quindi abbiamo anche un filologo oltre che uno scrittore. Adesso non sto a ricordare tutte le opere che ha scritto, che ha pubblicato, che hanno, non si è pubblicato da lui, sono libri pubblicati da case editrici importanti, che hanno avuto un rilievo internazionale notevole. Tra l’altro Davide è stato fondatore del Centro di studi di poesia contemporanea presso l’Università di Bologna, ha avuto molti premi, riconoscimenti, credo che la sua fama sia ben nota. Ma a me ha incuriosito il titolo di una sua opera, che però non ho letto Davide, adesso però prendo l’impegno di leggere, che si intitola, pubblicata due anni fa, “Cos’è la natura” , interessante, in un dibattito come quello di oggi, sentire un poeta, cioè qualcuno che vive dentro le pieghe più riposte dell’esistenza dell’uomo, parlare di natura, natura dell’uomo e natura biologica, esterna all’uomo. E poi abbiamo la tanto vituperata, ma tanto fondamentale ed essenziale dimensione economica, perché senza economia non saremmo qui, non avremmo queste luci, non potremmo parlare tra di noi, non potremmo incrementare, diffondere, amplificare l’amicizia. Come faremmo, vivremmo isolati, lontani, poveri, privi di quelle risorse che permettono all’uomo di ergersi in tutta la sua dignità umana. L’economia è importante, può essere importante, come può essere dannosa. E qui abbiamo un imprenditore importante Roberto Sancinelli, perché è importante? perché è un imprenditore che è nato nel settore meno nobile dell’economia, quello dei rifiuti, degli scarti, e che invece proprio per i paradossi dello sviluppo della civilizzazione umana, è diventato adesso, in un’epoca di sostenibilità tanto desiderata, l’elemento primario dell’economia, perché quello che era rifiuto diventa una risorsa, quello che era scarto diventa un’opportunità, quello che era perso viene ritrovato e riproposto, e quindi ecco l’economia circolare dell’ ottenimento perenne di risorse da ciò che prima era perduto, dissipato, nel l’entropia di un’economia lineare dissipativa. E quindi un imprenditore interessante, che fa rinascere le risorse, non le spreca, non le sciupa, e quindi rientra in questo disegno dell’amicizia e della sostenibilità. Questo per introdurre l’incontro di oggi. A questo punto abbiamo dei tempi molto rigorosi da seguire, quindi assegnerei 15 minuti a testa, a fra Giulio, a Davide Rondoni, a Roberto Sancinelli. Parte fra Giulio, poi avremo tempo per una domanda, il primo che arriva vince, per ciascuno dei relatori, e poi ci salutiamo con amicizia alla fine dell’incontro. Prego fra Giulio.
Cesareo. Bene, grazie di cuore, buonasera a tutti voi, proprio di vero cuore. Ho 15 minuti e cercherò di partire da Adamo ed Eva, cercherò di partire quindi un po’ dalle premesse perché, le cose importanti le ascolterete dopo, adesso quello che vorrei condividere con voi un po’ è una visione, un po’ il contributo che Francesco ha dato a questa visione dell’ambiente e della natura, si parlava, che può essere e di fatto è ispiratore per il Santo Padre e per tanti. E se non dovessi riuscirvi, so che da un lato siete persone perbene, nessuno tirerà pomodori, nessuno tirerà uova, e dall’altro invece se dovesse andare ancora più male, quindi alla fine vi addormentate, vi preparate belli ristorati ad ascoltare i prossimi contributi. Bene, allora abbiamo appena ascoltato “la sfida di una vita più naturale”, come si diceva adesso questo aggettivo “naturale” è una parola, è un aggettivo polisemantico, può significare secondo la natura delle cose, quindi rispettare le cose nel loro senso, un tavolo serve per poggiarci le cose, non serve per tirarlo contro gli altri, le scarpe servono per metterle ai piedi, non si usano le scarpe per piantarci le piante. Quindi naturale nel senso di rispettare la natura delle cose. O, più semplicemente, naturale significa un approccio meno tecnocratico alla vita, si parlava anche di vita, che in qualche modo una vita naturale può suonare come una vita che recuperi la sapienza antica, la vita com’era una volta, tra mille virgolette, in armonia con la natura, in armonia con l’ambiente. Da quello che ho detto, forse ci sarebbero altri significati per il termine naturale, “naturale” appare come un termine positivo, vero. Se noi troviamo il barattolo dello yogurt che dice “completamente naturale”, ci attira, perché naturale indica qualcosa di positivo nel nostro immaginario. In che senso è positivo, perché è sinonimo di autentico, vero, è una cosa non rovinata dall’avidità dell’uomo, perché la nostra avidità spesso distrugge, spesso contamina, spesso schiavizza le cose e le persone. Però questa percezione positiva di “naturale” non è una costante nella storia dell’umanità, anche al tempo di San Francesco, per esempio, la natura era percepita allo stesso tempo come madre e come matrigna, come qualcosa di cui ringraziare Dio, ma anche qualcosa da cui proteggersi, se non addirittura contro cui combattere. In teologia cristiana si parla tra l’altro di natura lapsa, e si fa riferimento alla natura dell’uomo, quella che citavi tu poco fa. La natura lapsa è la natura decaduta, cosa vuol dire, questo fa riferimento a una condizione paradossale che tutti sperimentiamo eppure è comunissima, e cioè che noi tutti sappiamo e sentiamo di essere fatti per l’amore, per l’amicizia, per il bene, per il dono di noi, eppure tutti sperimentiamo la divisione, la malattia, la chiusura, la morte. Questa è la natura lapsa, caduta. E questo non riguarda solo me, riguarda anche te, e riguarda anche quelli di fuori, riguarda perfino la natura, l’ambiente. Infatti noi siamo parte di questo mondo biofisico dell’ambiente, e mentre ne siamo parte però siamo anche capaci di distinguerci un po’ da esso, di porci in una maniera non separata ma differenziata, distinta da esso. Invece, sempre nel mondo cristiano, quando si parla di natura nel senso di ambiente, di solito si usa un’altra parola, che era cara anche a San Francesco, che è la parola creazione. E tutte le cose, tutte le persone, in questo senso sono creature, cioè vengono da un ”altro”, e infatti per questo che il Cantico di frate Sole, che è il cantico scritto da Francesco, è conosciuto anche come il Cantico delle Creature. Ora, la fede cristiana ritiene, e Francesco è impregnato di fede cristiana, quindi, non voglio fare catechismo, però un po’ mi tocca, credo, dare queste coordinate. La fede cristiana ritiene che tutta la creazione, quindi tutte le cose, dal tempo allo spazio, dalle persone alle cose, dagli animali alla materia inanimata, tutto è toccato dall’avidità dell’uomo, tutto è danneggiato dall’avidità dell’uomo. Non soltanto perché tutto è depredato, ma perché, e qui vorrei fare un esempio, è come se, spero di risvegliarvi un attimo, noi più antichi ci ricordiamo magnum PI? noi più antichi, i giovani forse non sanno neanche di cosa sto parlando, però potete andare su Wikipedia, ho visto che c’è quindi potete trovarlo, allora magnum PI vi ricordate che aveva kit, la fantastica automobile kit, questa Supercar, vi ricordate che faceva tutto: parlava, guidava da sola, vi ricordate. La Creazione è come la Supercar che Dio ha fatto, che è versatile, che è bella, che è sicura, che ti guida, perfetta, però che succede? l’avidità dell’uomo ci fa fare una follia, anziché utilizzare questa vettura fantastica per farci tante cose belle, l’abbiamo messa in soggiorno, e la usiamo come stufa per scaldarci durante l’inverno, ma in questo modo ti intossica. La “macchina” soffre, perché non è fatta per rimanere in soggiorno a folle, eppure ti intossica, questo è quello che la teologia cristiana, quello che Francesco intende, quando percepiamo questo rapporto tra l’avidità dell’uomo e la creazione. Questo paradossalmente riguarda tutti perché, se anche non sono stato io a mettere la macchina in casa nel soggiorno, ma se io sono in casa e non posso scappare da questo mondo, quell’aria contaminata la respiro anch’io, e per tutti. Ora, in termini più corretti, fuori dall’esempio della Supercar, questo concetto lo diceva un grande teologo del secolo scorso, si chiama Alexander Schmemann, lui diceva così: “tutto è uscito bello dalle mani di Dio, tutto è uscito bello e buono, ma tutto è caduto, tutto può essere abusato, perfino l’amore materno può essere abusato”. Io sempre faccio questo esempio, ricordo una volta una signora, una bravissima signora che mi ha chiesto una raccomandazione per suo figlio, questo è amore materno decaduto, perché al di là delle buone intenzioni cosa mi stava dicendo, mio figlio vale di più dei figli delle altre, mi stava dicendo quello. Allora tutto può cadere, tutto cade di fatto, tutto può essere abusato, eppure, e questa è la bella notizia che ci porta a Francesco, tutto è redento. E cosa vuol dire che tutto è redento. Allora mi permettete di fare un esempio e di farvi lavorare un po’ anche con l’immaginazione, spero. Io vengo da Assisi, spero che la maggior parte di voi sia venuto ad Assisi, qualcuno ha anche abitato ad Assisi, vedo qui in platea, ad Assisi ci sono una serie di affreschi. Appena si entra in basilica, il primo affresco che si vede, c’è Gesù Cristo che viene spogliato delle vesti prima di essere crocifisso. Questo affresco ci vuole rappresentare che cosa? un gesto di pura malvagità, Cristo viene spogliato per umiliarlo, per dirgli tu non vali niente, eppure Cristo nel Vangelo dice: “la vita a me nessuno la toglie, sono io che la dono”, la vita l’ho trasformata in un dono, e, dall’altro lato dell’affresco, c’è Francesco, e Francesco si spoglia davanti a suo padre perché suo padre rivuole i soldi, perché lui ha venduto tutto, eccetera. Quindi Gesù ha subito un’ingiustizia abbiamo detto, però abbiamo anche detto che lui ha trasformato questa ingiustizia in un dono di sé, Francesco sperimenta un’altra ingiustizia nei confronti di suo padre, ma proprio per questo legame con Cristo cosa sperimenta Francesco? una cosa bellissima, dovete vederlo questo affresco, Francesco ha il capo rivolto verso l’alto, ha le mani come l’orante, e dice: “oggi per la prima volta posso dire non più padre mio Pietro di Bernardone, ma Padre nostro che sei nei cieli”. Dove voglio arrivare? che tutto è redento significa non che tutto va bene, ma che perfino il male può diventare un luogo di incontro, può diventare un luogo in cui ci sperimentiamo amati. Sapete c’è un mio illustre confratello, proprio illustre illustre, di quelli super illustri, Massimiliano Kolbe, ha vissuto il Paradiso ad Auschwitz, e non perché è andata bene, se conoscete la sua storia, se no la cercate su Wikipedia, non è andata per niente bene, ma la grandezza della redenzione non è che tutto va bene, ma che, se anche tutto va male incontriamo l’esperienza dell’amore, facciamo l’esperienza dell’amore, non perché siamo bravi ma perché siamo amati. Allora Francesco, San Francesco, che è un po’ anche il modello della “Laudato sii” scritta da Papa Francesco, che avete sentito ieri, il Papa ha detto sta facendo l’aggiornamento della “Laudato sii”, attinge a questa visione, tutto è bello, tutto è uscito come un diamante, come la Supercar, dalla mano di Dio, tutto è anche caduto, tutto può essere abusato, e di fatto lo è, ma tutto può diventare un luogo di incontro perché redento, tutto. Allora questo Cantico delle creature, infatti, questo Cantico di frate Sole, tiene insieme proprio tutto, la natura che è bella, ma che a volte fa anche del male, tiene dentro le persone, tiene conto anche dei nemici, tiene conto del perdono, tiene dentro anche la morte, la nemica più grande, che è diventata per eccellenza il luogo di incontro. Un’altro affresco per dirvi di questa bellezza che è redenta, sempre ad Assisi, nella chiesa superiore, all’inizio della navata centrale, in alto in alto in alto, c’è l’affresco della creazione del mondo, c’è Dio che crea il mondo. Anche questo, cercatelo su Wikipedia, è bellissimo, è del Turriti, spettacolare. C’è questo Dio, nelle sembianze di Cristo, che è nella sua mandorla, questo iride policromatico bellissimo. Cosa rappresenta questo iride? il mondo, cioè tutto, perché facciamo finta che Dio esista, possiamo immaginare un istante che esista, scherzo, facciamo finta che Dio esiste, un istante, se Dio esiste Lui è tutto o è qualcosa? Tutto, quindi io e te non ci siamo, giusto? se Dio esiste non c’è posto per me e per te, per quello questa mandorla. Però cosa fa Dio che è amore? mette la mano fuori della mandorla, cioè il Dio tutto mette un limite a sé, tira giù la serranda e dice: non sono più tutto, che possa esistere anche l’altro da me. Allora davvero tutto è bello, e la redenzione è la riscoperta che tutto, perfino ciò che sembra senza senso, può diventare un luogo di amore, di incontro, di bellezza. Ed è infatti molto bello che la Bibbia si apre con un giardino, vi ricordate? l’Eden, ma la Bibbia si chiude non con un altro giardino, si chiude con una città, perché l’unico modo per portare a compimento la creazione, secondo la Scrittura, è stabilire relazioni, è costruire legami, è fare che questo mondo diventi la casa di tutti. Questo è proprio il mantra della Laudato sii, la Laudato sii di Papa Francesco ci dice in continuazione: tutto è connesso. Allora l’ambiente, la giustizia, la cultura, tutte queste cose sono connesse, e il grande rischio del nostro tempo è quello di affrontare queste cose in maniera singolare, cioè a frammenti, invece l’unica medicina per questi tempi difficili, ma anche pieni di speranza, è quello che ci dice il Papa di tenere le cose insieme. Allora davvero San Francesco, forse voi sapete questo aneddoto, l’ultima strofa del Cantico delle creature Francesco l’ha scritta quando era ormai cieco. Era a San Damiano, dopo una notte insonne, tormentato dai topi, tutt’altro che lirismo, eppure ha potuto scrivere questi versi di questa grande bellezza, di questa contemplazione. Che ci dicono che cosa? ancora una volta che il mondo è abitato da un amore che rende possibile in ogni situazione fare un passo verso la fraternità, verso la collaborazione. Ed era bello sapete che questo cantico Francesco non l’ha scritto per metterlo incorniciato su un muro, lui lo ha dato ai frati, lo ha musicato, perché i frati lo cantassero, e attraverso questa opera di evangelizzazione i nemici si stringessero la mano, i peccatori cambiassero vita, gli avari diventassero generosi. Questa Enciclica, questo Cantico delle creature, questa Enciclica di Papa Francesco, la Laudato sii, è, come un po’ il Cantico delle creature, questo canto rivolto a tutta l’umanità, a tutti noi, a ciascuno di noi, al piccolo come al grande, alle persone che hanno potere come alle persone comuni, perché ci rendiamo conto che possiamo fare dei passi verso un mondo che assomigli sempre di più a questa Creazione come uscita da questo Dio che ha tirato fuori la mano, una Creazione che è benedizione e non maledizione. Ma l’unica strada perché questo avvenga in maniera globale, l’ambiente, la giustizia, la cultura, l’unico modo perché questo cammino avvenga è proprio il cammino della fraternità, è il cammino del fare spazio all’altro, tener conto dei bisogni dell’altro, essere capaci di fare qualche volta un passo indietro perché un passo avanti lo possa fare l’altro. Non per niente Papa Francesco ha scritto un’altra Enciclica dopo la Laudato sii, che è la Fratelli tutti, che ha firmato ad Assisi, proprio perché la cura dell’ambiente è inseparabile da questo grande sogno che Dio ha messo nei nostri cuori e che vuole realizzare, che è la fraternità, che è la vera eredità di San Francesco. Grazie della vostra pazienza. Grazie.
Denti. Grazie, grazie fra Giulio. Fra Giulio Cesareo ci ha dato due o tre spunti molto ricchi, molto intensi, che andrebbero ripresi, oggi non riusciamo ma lo faremo nei prossimi giorni. Davide Rondoni, Davide poeta, a te.
Rondoni. Buongiorno, grazie per questa possibilità. Un grande poeta, caraibico di origine, premio Nobel un po’ di anni fa, un amico si chiamava Derek Walcott, morto non molti anni fa, in una poesia, il primo verso della sua poesia, dice: “l’ideale perpetuo – cioè l’ideale che dura sempre – l’ideale perpetuo è lo stupore”, anzi, forse dall’inglese sarebbe meglio tradurre lo sbigottimento, quasi l’attonimento. Perché parto da questa citazione, non solo per un omaggio ovviamente a un grande amico, a un grande poeta perché, quando si parla di natura, e lo dico per fortuna potendomi appoggiare sulle cose che sono già state dette, quindi spero di non sgomentare troppo, quando si parla di natura la prima cosa che un poeta sente è che si sente un po’ un’aria di scontato, cioè come se la natura, la natura ovvio, cioè, cosa vuol dire la parola natura, cosa intendiamo veramente con la parola natura. Tant’è vero che apparentemente sulla parola natura siamo tutti d’accordo, la natura è importante, bisogna rispettarla, eccetera, quando poi si comincia a dire ma cos’è più naturale, già qui, qual è una nascita naturale, una morte naturale, una sessualità naturale, una civiltà naturale, e lì dopo si comincia a discutere. Perché è come se si danno per scontate le parole, poi gli aggettivi che derivano dalle parole cominciano a creare i problemi. E allora uno può dire certo la natura, ci faceva dire giustamente prima fra Giulio, cioè è chiaro che “è naturale” potrebbe dire le cose stanno come stanno, le cose come stanno è una tautologia, chi è che decide le cose come stanno. Tant’è vero che i poeti hanno quella strana, come diceva un grande teorico della letteratura, diceva creano degli strani accoppiamenti, le metafore, cioè non dicono le cose come stanno, per dire le cose come stanno perché, se dico alla mia donna sei bella come un’alba nel sud Dakota, non dico le cose come stanno, dico una metafora, per dire le cose come stanno. Perché la natura non è quella roba che è lì come un dato che io posso conoscere, possedere e usare. Già un grande filosofo antico, Eraclito, diceva la natura tende a nascondersi. Allora qui credo, tra l’altro veniva prima citato nel video il Senso Religioso di Giussani, che è un grande libro antropologico e di conoscenza, cioè io credo che in questi anni sia in atto sulla parola natura, e sull’uso della natura, una grandissima operazione ideologica, anche molto violenta, per quanto piena di colorini verdi, azzurrini, eccetera, perché è come se si desse per scontato che la natura è un dato, e poi ci sei tu, che sei l’uomo, che decidi come comportarti. Ma la natura non è un dato, la parola natura vuol dire tutto ciò che nasce, non è un dato, è tutto ciò che nasce, quindi già non sta mai ferma, già non è un puro dato perché la conoscenza, noi non siamo macchine, che registriamo i dati, non siamo una macchina fotografica o un algoritmo, che registra dati, e quindi anche il nostro rapporto con la natura non è mai la pura registrazione di un dato, è sempre un rapporto. Tant’è vero, per fare un esempio, per essere chiari, scusate, può sembrare banale, che come ripeto spesso, sento molte campagne in favore della difesa del cerbiattino, giustamente, della zanzara gliene frega niente a nessuno, non sento molta gente commuoversi per i topi, perché? perché il mio punto di vista nel rapporto con la natura non è un punto di vista soggettivo e poi c’è un oggettivo, c’è una serie di questioni, una serie di relazioni che si animano per gli interessi che ho, voglio che i miei figli stiano in un posto senza topi, e quindi la natura va a farsi fottere, apparentemente, in quel momento. In tutta questa cosa che ho accennata, che ovviamente apre la serie di problemi che qui non posso approfondire, ma che tutti capite, immaginate, cioè il rapporto con la natura è tutt’altro che ovvio, tutt’altro che scontato, tutt’altro che dato una volta per tutte, giustamente ricordavo una volta il termine naturale non era guardato positivamente come oggi, perché c’era invece il mito della civiltà, anzi ciò che era naturale era considerato un po’, un po’ basso, quei rapporti naturali lì, quella vita naturale lì, adesso sembra il contrario, avendo fatto un’overdose di civilizzazione sentiamo magari un po’ di nostalgia della natura, poi natura, facciamo delle belle passeggiate nei boschi, cioè in paesaggi creati dall’uomo. Perché, se tu stai in un bosco selvaggio per una settimana, un conto è far la passeggiata nel parco, parco creato dall’uomo, paesaggio, non natura. Ecco lo dico perché è un po’ più complicata di come ce la dicono la cosa e, secondo me, le cose quando vengono semplificate troppo c’è sempre un interesse sotto, ma di questo non voglio parlare. Come si fa di fronte a una cosa complicata, perché è complicata, tanto è vero che filosofi, poeti, frati, professori, del rapporto tra uomo e natura hanno parlato da sempre, e non è che qualcuno ha trovato la soluzione. Anche il Papa continua, dice ma devo continuare l’Enciclica, cioè non è che ha finito si continua a parlare, è un tema aperto, la cosa peggiore, lo dico come piccolo avviso, che quando si parla di queste cose, tipo un rapporto uomo natura, dice abbiamo capito, calma, è un inseguimento continuo. La vita naturale è come dire la vita amorosa, non è un aggettivo che dai a una certa cosa naturale, ma è un metodo di vita, la parola naturale, a mio avviso, più che indicare un aggettivo, yogurt naturale, vita naturale, rapporto naturale, morte naturale, nascita naturale, e dando un po’ per scontato cosa voglia dire, la parola naturale indica una sorta di inseguimento continuo, una sorta di ideale. Allora, per tornare alla questione di fondo, come si fa ad orientarsi in una cosa complicata? perché effettivamente è un po’ complicato, o meglio è vitale, non è complicato, è bella anche perché è complicato. Una prima cosa lo accennava già prima padre Giulio, vado molto sintetico quindi scusatemi, quando vuoi capire qualche cosa il primo elemento è cercare di intendere lo scopo di quella cosa, vedi un tavolo, la prima cosa per capire di cosa si tratta, poi può anche saltarci sopra e ballarci il samba, ma la prima cosa è capire che è un tavolo, che regge le cose, prima ancora che i ballerini di samba magari piatti, bicchieri, eccetera. Cercare di intendere lo scopo di una cosa è il primo passo per rapportarsi con una cosa, se io vedo una bicicletta e la tratto come un cavatappi, ci metterò un po’ di tempo ad avere un rapporto con quella cosa, se vedo una donna e la tratto come un cavallo, non capirò cos’è una donna, o un uomo, o un bambino. Allora, la prima cosa, e qui siamo stati aiutati, la natura, o quello che noi chiamiamo natura, ciò che non è nato da noi, qualche grande studioso ci ha lavorato molto, lo scopo della natura, Darwin, quelli lì, ce l’ha, è perpetuare se stessa, e ha una energia la vita, la natura, la vita che non creiamo noi, ma che ci è data intorno, le foglie, gli alberi, i vetri, i vermi, i beccafichi, i lillà, tutta quella roba lì c’ha uno scopo, per cui straordinariamente quando la si studia si rimane basiti, lo stupore, l’attonimento, di con quante vie infinite, delicatissime, o violentissime, le creature della natura hanno come scopo la loro possibilità di continuare, di evolversi, di svilupparsi, “la vita cerca la vita”, diceva un grande poeta che si chiama Mario Luzi, la vita cerca la vita. E a volte è sorprendente e commovente vedere come gli alberi fanno, l’avete visto tutti, che strade fanno le radici per riuscire a continuare, le specie per accoppiarsi per potersi perpetuare in modo più forte, per resistere a un certo ambiente, adattarsi. Lo scopo della natura, giustamente, è che la vita cerca la vita. E l’uomo? anche l’uomo cerca la vita, certo anche l’uomo cerca la vita, ma qui viene la grande questione, perché a un uomo non basta campare, e qui è uno degli elementi che oggi io sento veramente più allarmanti, quando si parla del rapporto tra uomo e natura, la riduzione dell’uomo a una specie come un’altra, come se il nostro unico problema fosse la salute e campare. Certo che la salute è importante, ce lo auguriamo tutti, ma, per essere brutali scusatemi, se il problema della vita di un uomo fosse campare, se la durata della specie fosse l’unico nostro motore interiore, ciò che determina il nostro scopo, allora Falcone e Borsellino, Livatino, sono tutti dei coglioni, perché invece che pensare solo a durare, hanno pensato di affermare qualcosa di più grande la loro durata. Io credo che tutti noi se ci chiedessero, per chi ha dei figli, se ti chiedono vuoi tre anni di vita più tu Davide o vuoi tre minuti, tre giorni in più per tua figlia, non ho dubbi su cosa risponderei, perché non è la vita cerca la vita, la mia vita cerca la mia vita, l’unico scopo. Questo lo dico perché nel rapporto uomo natura, poi magari diremo una battuta su Francesco, di cui purtroppo non c’è, purtroppo per lui Francesco, mi devo occupare molto in questi anni futuri, però il rapporto tra uomo e natura è complicato da questa cosa, che lo scopo della vita di un uomo non coincide solo con lo scopo della natura, tant’è vero che l’uomo, come diceva giustamente prima padre Giulio, a volte ha una trattativa anche molto dura con la natura, non è che la lascia fare. Pensate a quanta chimica, o altro tipo di medicinali, opponiamo all’azione naturale che ci farebbe venire un tumore al pancreas, o anche solo un’irritazione che non vogliamo avere. Opponiamo una forza alla natura, facciamo una trattativa, che non vuol dire che è cattiva e noi buoni, non è questo, però questa è la vita dell’uomo, e qui occorre una prima umiltà, guardate questo che sono delle cose più importanti, Leopardi, come San Francesco, dice che l’uomo nella natura deve essere come un mendicante, Leopardi. Mendicante vuol dire che tu non ritieni nemmeno che la natura dipenda da te, tu sei piccolo, altissimu, prima di tutto la sproporzione, prima di tutto il senso della proporzione, e hai questa idea che noi salviamo la natura, fa un po’ ridere, fa sorridere infatti gli scienziati più seri che dicono ma sembra che tutto dipenda dall’uomo, siamo una pulce, siamo una pulce in mezzo alle forze della natura. Quindi pensare che sia tutto merito o colpa nostra fa un po’ ridere, bisogna volare più bassi, e ammettere anche di avere un limite, io non avrò mai il punto di vista anche del bruco, dove ci sono io il bruco deve sparire, perché purtroppo non posso avere anche il punto di vista del bruco, non sono Dio, non sono l’anima del mondo, sono un piccolo essere, che a volte per campare si fa largo tra i bruchi o non vuole che i lupi siano nel suo giardino. Mi dispiace per il punto di vista dei lupi, devo ammettere il limite del mio punto di vista. Allora queste due cose, e finisco, sono questo fatto che bisogna intendersi su qual è lo scopo della vita, se lo scopo della vita umana è puramente perpetuare la vita, non so refrigeriamoci tutti, non so svegliamoci fra 200 anni dopo esserci crioconservati, va bene così? non so cioè, se lo scopo della vita è puramente perpetuare la specie, non avere più una domanda di senso, d’amore, di significato della vita, allora crioconserviamoci tutti, a un certo punto arrivati facciamo una legge: a cinquant’anni ci congeliamo tutti, ci svegliamo fra 2000 anni. Non ci piace molto come idea, perché non è questo lo scopo dell’esistenza umana, mentre invece con la natura sì, con la natura la perpetuazione della propria vita. Da questo dilemma, da questa differenza di potenziale, e anche dall’umiltà di riconoscersi dentro un’energia strapiùpotente di noi, perché se il vulcano deve eruttare non ti chiede il permesso, non chiede il permesso all’uomo, e giustamente Francesco non chiama la natura madre, mai, e Francesco, come Leopardi, sapeva che se un giorno la chiami madre il giorno dopo devi chiamarla matrigna, perché un giorno ti manda la brezzolina leggera, il giorno dopo ti manda l’eruzione dell’Etna, è sempre la natura, è sempre la mamma? no non è la mamma, non è la mamma. Questi sono alcuni elementi che complicano, o meglio vivificano questo rapporto, per cui è importante pensarci, è importante avere delle piste così grandi come Francesco ha dato, non parlando mai di natura ma di creature, cioè non parlando mai di un soggetto oggetto che si chiama natura, che sarebbe ciò che ci garantisce, non si capisce perché, una vita pura. E qui finisco, una delle ambiguità più grandi è pensare che la vita naturale sia più pura, che faccia meglio al fegato può essere, che faccia meglio al fegato bere più tisane di whisky sicuramente, anche se il whisky è naturale, cioè un’erba, di Coca Cola ecco per intenderci, che magari usare meno certe pastiglie e, come sa Francesca, usare magari certe essenze naturali faccia meglio senz’altro. Ma questo non garantisce una vita più pura, perché la purezza non è una qualità della biologia, la purezza non è una qualità biologica, perché sennò c’è un passo molto breve da pensare che la natura abbia un livello puro biologico al fatto che ci sia una razza più pura umana, al fatto che ci sia un tipo umano più puro, la purezza non è mai una qualità biologica, se non in senso tecnico, mi spiego, chiaro che ci può essere il vino in purezza ma quella è una questione tecnica. La purezza come invece oggi ce la spacciano molto spesso come la qualità della, una vita più naturale e più pura, no, non è detto. L’esempio che faccio sempre un po’ brutale, che uno dei più importanti vegani della storia, si chiama Adolf Hitler, amava molto la purezza, della biologia, e della razza, che la purezza se c’è, quando c’è, a volte sorprendentemente anche in tipi strani, è una qualità dello spirito, è una qualità dell’animo, del cuore, non delle cellule. Però attenzione perché su questo invece ha la pressione molto forte alla eguaglianza, equivalenza, natura = purezza, ciò che è più naturale garantisce maggiore purezza, in natura non c’è nulla di puro. Queste sono due piccole cose per arricchire l’argomento, e per dare la palla a chi su queste cose poi lavora più seriamente, un grande poeta, un’altro grande poeta diceva: “Dio è come il seme più piccolo del papavero, esplode di grandezza”, cioè lo sguardo di Francesco su questo ci può aiutare, perché sente fortissimo la sproporzione tra sé e le forze della natura, foco, sole, luna, stelle, e soprattutto sente una sproporzione ancora più grande con l’Altissimu, con quella U finale che sembra ci sprofondi dentro quando la dici, se la dici umbro altissimu, ti sembra di sparirci dentro per quanto è grande, l’Altissimo. Questo senso di sproporzione, questo attonimento, stupore, se lo perdiamo, secondo me, pensiamo di parlare di natura, di creatura, invece stiamo parlando dell’orticello di casa, e non è la stessa cosa.
Denti. Grazie, grazie Davide per queste tue intuizioni così preziose per riflessioni successive, introdurre uno scopo, un fine, qualcosa legato alla volontà, quindi non solo alla necessità o al caso, che alimenta dalla natura. L’idea della purezza che è legata a un fatto di qualità non commensurabile con i criteri di esame scientifico della natura, tutti elementi importanti nel capire la complessità di un rapporto di amicizia tra due enti, soggetti così diversi e così compenetrati al tempo stesso che sono l’uomo e i sistemi naturali. E adesso Roberto Sancinelli ci dice ciò che l’uomo fa, deve fare, può fare, o dovrebbe fare, e che tu hai fatto, prego.
Sarcinelli. Io ho ascoltato con molto interesse e attenzione l’esposizione di fra Giulio e di Davide, non mi ci metto neanche a misurarmi con loro su questo piano filosofico, culturale, perché non ne sono all’altezza; quindi, cercherò da imprenditore invece di esporre quello che l’economia, l’industria, le attività produttive possono fare, che contributo possono dare al problema della salvaguardia della natura, salvaguardia dell’ambiente. Partendo però anche da un presupposto: non ci sono attività produttive, non ci sono attività che fanno capo all’uomo, che non si portino dietro dei problemi. Se noi pensiamo che si possa produrre, nelle attività produttive industriali, a zero problemi è assolutamente sbagliato, togliamocelo dalla testa. Voi sentite oggi parlare di acciaio verde, ma non esiste l’acciaio verde, non esiste, è un termine astratto, non esiste, o rinunciamo all’acciaio, o dobbiamo pensare di produrre l’acciaio inquinando meno, questo sì, è questo il contributo che può dare e deve dare oggi l’impresa, questo, pensare di azzerare, non ce ne sono, assolutamente. Tanto è vero, le attività devono essere portate a ridotto, e ridotte a un termine che si può identificare in quello che oggi è diventato sostenibilità, cioè, produrre nella sostenibilità, cioè che non si vada oltre a un limite dove la natura poi pensa lei a intervenire e a risolvere e azzerare quel limite, perché noi non siamo in grado oggi, noi, la tecnica, nessuno, di proporre delle attività produttive a zero problemi. Questa è una cosa molto importante perché oggi purtroppo si parla tanto, si fa tanto, degli slogan che portano sicuramente molta confusione; invece, bisogna essere un po’ più realisti. Montello è la società qui che io rappresento, ho detto, noi ci occupiamo di riciclo dei rifiuti e questo è un contributo che possiamo dare, che stiamo dando. Certamente 27 anni fa eravamo un’azienda siderurgica, Brown Economy, abbiamo deciso di uscire da quella attività e entrare nell’attività invece del riciclo dei rifiuti, Green Economy, sono due termini, uno slogan. Naturalmente oggi si identifica in una cosiddetta circolarità, economia circolare, che vuol dire rimettere in circolo nel sistema produttivo di consumo tutto ciò che comunque proviene già da un’attività di consumo, questo è un po’ il significato dell’economia circolare. Questo è il contributo che può dare oggi l’industria, noi riutilizzare rifiuti per esempio oggi non è più un problema, anzi non va visto come un problema, oggi il rifiuto addirittura io dico che non è risorsa, è troppo vago, oggi è un bene, è un bene, è un valore, che deve essere assolutamente, adeguatamente rimesso nel sistema, perché questo ci permetterà sicuramente di consumare molto meno tutte quelle materie fossili che sono poi quelle che ci hanno portato oggi a certi indici di intolleranza. Chiaramente la CO2, per esempio, è un elemento, è quella che è più facile dire noi emettiamo troppa CO2 oggi quindi dobbiamo eliminare, no, non si non si elimineranno, andranno ridotti al minimo, più ricicliamo, più rimettiamo nel sistema tutto ciò che già ha avuto una sua funzione, e che è giunta in questo mistero(?), noi emetteremo quindi meno CO2, è sempre il discorso. Poi pensiamoci bene, ma se noi domani non emettessimo più neanche CO2 perché qualsiasi attività nostra umana non produce più CO2, scusate, ma sarebbe la distruzione della Terra, perché senza CO2 la Terra… la CO2 ha una sua funzione importantissima, solo che non va emessa nel modo sconsiderato, come oggi tante attività ci hanno portato a fare. Certo, c’è stato il suo tempo, questo però ci ha aiutato in tantissime cose, perché non possiamo sempre dire dobbiamo fare delle analisi e dire basta questo, però pensiamo che, quando è nata l’era del carbone, eccetera, la cosa ci ha portato tanti benefici. Oggi va bene, oggi bisogna dire basta, o riduciamolo al minimo e passiamo ad altri sistemi, che ci permettono quindi di rientrare in quegli errori, ma più che errori, non sono neanche errori, a rientrare a quella situazione che oggi noi siamo arrivati. Ecco queste sono le cose importanti da fare per l’ambiente e per la natura. Non bisogna mai estremizzare le cose perché non va bene. Oggi per esempio non so, noi abbiamo demonizzato, stiamo demonizzando la plastica, ma signori miei, ma ci rendiamo conto, vogliamo guardare quanti benefici ci ha portato la plastica? poi si è esagerato, ok, non esageriamo, rientriamo dall’esagerazione, ma non pensiamo di annullare totalmente, guardiamo anche bene cosa ci serve. Noi abbiamo avuto una pandemia, guardate solo nella pandemia come è stata valorizzata la plastica, che importanza ha avuto, guardate i cibi, le confezioni dei cibi, ma chi li conservava i cibi, come oggi che si conservano per mesi, mesi, o un anno. Una volta se non li avessi consumati nel giro di qualche giorno, sarebbero andati a male. Cioè, c’è il pro e il contro, quindi non bisogna dire basta la plastica, basta… no usiamola con la testa. La plastica è andata nei mari, ho capito ma ha mica lei le gambe per andarci, ce l’è buttata l’uomo. Allora non bisogna demonizzare il prodotto, bisogna insegnare all’uomo che deve comportarsi in un determinato modo, è troppo facile dire siccome non ho ti lascio fare tutto, ti lascio buttare la plastica nel prato, guardate falla biodegradabile che così almeno se la butti nel prato non crei un problema. No, bisogna dirgli che, quando lui ha bevuto una bottiglia di acqua minerale, se la schiaccia, se la mette in tasca, se la porta a casa, non deve buttarla in un prato. Questo è il vero modo di fare ecologia, non quello di andare a cercare…, ma, signori miei, cos’è, invece di coltivare il grano, il frumento e l’orzo, mi metto a coltivare le erbe per fare la plastica biodegradabile. Per carità, anche quella ha una sua funzione, avrà un suo spazio, però tutto va visto e va considerato nella sua giusta dimensione, questo è quello che voglio dire. Poi oggi noi parliamo tanto auto elettriche, non elettriche, cambiamo, eccetera, benissimo, ma dobbiamo passare tutti all’auto elettrica? scusate, io adesso non è che ce l’ho con l’auto elettrica, ce l’ho anch’io, quindi, però ma ci pensiamo che se tutti andiamo con l’auto elettrica probabilmente, a parte che non riusciamo neanche perché non abbiamo neanche la capacità di farle andare tutte elettricamente, ma dovremmo produrre tanta di quella energia, per produrre energia dobbiamo poi consumare. Quindi va bene l’auto elettrica, va bene il costo, però noi possiamo anche qui appellarci anche alla scienza, alla tecnica. Sicuramente il futuro sarà quella anche di sostituire questi combustibili, oggi che provengono dal petrolio, con quei combustibili sintetici, cosiddetti e-fuel, di cui se ne parla tanto, di cui il primo è l’idrogeno, sarà il suo momento ma ce ne sono anche tanti altri. Noi dobbiamo affidarci qui anche alla scienza, alla tecnica, perché ci porti delle soluzioni a dei problemi, e ci arriveremo, state tranquilli. Vi faccio solo un esempio, che forse a qualcuno sfugge ma gli addetti ai lavori lo sanno. I combustibili sintetici, ma esistono da anni, ma voi pensavate, scusate, nel brutto fatto, per un esempio ve lo dico perché è un brutto fatto, la Seconda guerra mondiale, quando i carri armati della Germania invadevano la Russia, pensavate ci fosse un autotreno di gasolio che li seguiva per fare il pieno? no, signori miei, andavano già a combustibili sintetici. Quindi esistono delle alternative, si tratta di cominciare a tirarle fuori, e oggi sono più qualcosa che è legato a un passato militare ancora tutt’oggi, ma falli mettere a disposizione anche della vita civile, della società. Ma ho fatto qualche esempio, scusate, non sto dicendo che, ma per dire che c’è tanto da fare per cambiare questa situazione, quindi mai come oggi bisogna cominciare. Il cambiamento climatico, ma oggi a me fa piacere cominciare a vedere che qualche scienziato, che nessuno può mettere in dubbio, due italiani, Zichichi e Rubbia, perché nessuno può mettere in discussione la loro capacità, ma scienziati svedesi, scienziati inglesi, americani, che cominciano a dire ma non facciamo confusione fra inquinamento e cambiamento climatico, perché il cambiamento climatico è un’altra cosa, non è che avviene perché facciamo l’inquinamento, sì, magari l’inquinamento avrà una minimissima, qualcosa di contributo, ma il cambiamento climatico fa parte a tutto, se ci guardiamo l’evoluzione della storia della nostra Terra, vedete quanti cambiamenti climatici abbiamo avuto. Quindi il problema qual è? dobbiamo capire che sta avvenendo un cambiamento e noi dobbiamo prepararci a convivere con questo, questa è la verità, e quindi certo che ci troviamo tutti in difficoltà, ci lamentiamo, ma perchè? perchè su quei cambiamenti epocali, che sono qualcosa di molto importante, dove certamente ci si abituerà, la società del futuro ad adeguarsi a questo. Ne approfitto di una cosa, già dell’adeguamento, eccetera, qui è molto bello, questo della natura ma anche quello dell’amicizia, dell’esistenza umana un’amicizia inesauribile. Noi stiamo vivendo un qualcosa adesso che ci sta, parlo da impresa ma credo che non è solo l’impresa, dobbiamo esserne tutti coscienti. Ieri io ho sentito Giorgetti, che è il ministro che conoscete bene, ha lanciato un messaggio in occasione del molto importante, più che un messaggio ha fatto un’affermazione importante: la denatalità. Ma vi rendete contro la denatalità cosa andrà a incidere sul nostro futuro? allora o ci mettiamo tutti i nostri giovani a fare figli, o dobbiamo pensare di sostituire questa denatalità con qualcosa d’altro, il qualcosa d’altro cos’è? è questa immigrazione. Questa immigrazione che noi la stiamo gestendo come un’emergenza costantemente, è un gravissimo errore, noi dobbiamo metterci in testa che questa immigrazione ormai è un fatto irreversibile, non ci sono muri, non ci sono onde, non ci sono morti, non c’è niente che la fermerà, perché anche questo fa parte del cambiamento, di quei cambiamenti epocali. Quindi noi questo fatto dobbiamo gestirlo, oggi dobbiamo gestirlo come un’opportunità, come qualcosa che oltretutto ci serve, ecco vogliamo dire anche un po’ egoisticamente ci serve perché, se da qui al 2050 tutti si stanno dicendo che in Italia saremo 8-10 milioni di meno, ma noi dobbiamo sostituire questi 8-10 milioni con queste persone, perché sono persone, non sono cose sono persone, che hanno bisogno di noi ma noi abbiamo bisogno di loro. E’ questo da metterselo in testa, non dobbiamo vederlo come un fenomeno o un problema, anzi dobbiamo cominciare ad affrontarlo, e se non lo facciamo è un grave, gravissimo errore che l’Italia fa, che noi facciamo, perché noi abbiamo bisogno di loro. Noi diventiamo una società più anziana, parliamo di pensioni, ma se non c’è chi lavora, che paga i contributi, la pensione non c’è più, altro che averla, altro che adeguarla all’inflazione, ne prenderemo anche di meno. Sto parlando di cose pratiche. Quindi noi dobbiamo arrivare al punto oggi di vedere e di pensare a un’Italia in futuro, scusate ma il termine non deve essere dispregiativo, non più di pelle bianca, ma di più colori, ma italiani però, attenzione italiani, dobbiamo formarli, inserirli nella società perché ci servono, perché sono utili, loro hanno bisogno, ma anche noi abbiamo bisogno di loro. Grazie.
Denti. Grazie, grazie a Roberto. Abbiamo sei minuti esatti ancora e non abbiamo obiettivamente spazio per fare delle domande. Io traggo velocissime conclusioni come uno spunto che offro agli amici, parliamo di amicizia, qui presenti e a tutti voi che consideriamo amici di noi che siamo qua. Io prima ho presentato i relatori, mi son messo in fondo ma è giusto che sappiate chi vi parla, mi presento in 30 secondi. Mi chiamo Antonio Ballarin Denti, sono il Presidente del comitato scientifico della Fondazione Lombardia per l’ambiente, che ha allestito quella mostra sul Cantico delle creature visto in chiave anche scientifica, e non solo in chiave umanistica e spirituale, e sono molto onorato di essere qui con questi amici a parlare. Traggo da quello che hanno detto tre spunti, che non metto insieme in una sintesi perché sarebbe troppo difficile, e troppo direi azzardato, ma lascio a voi per una riflessione da sviluppare anche nell’ambito di questo Meeting. Parto da Sancinelli. Quando parlava di rifiuto come bene, non solamente come risorsa, qui si introduce una riflessione, ciò che intendiamo oggi per beni. Cosa sono i beni, legato al concetto morale, filosofico, religioso di bene. Cosa sono i beni oggi più importanti, beni naturali ma beni creati dall’uomo, servizi e beni che l’uomo fa per gli altri uomini, quindi prima riflessione per una nuova economia verde, circolare che sia, è ridefinire in termini economici, sostenibili e attuabili, ciò che è bene, e ciò che è meglio, cioè è bene più alto rispetto a un bene più basso. Vengo a Davide Rondoni. Nella sua provocazione molto suggestiva, ha introdotto un concetto che è importante anche dal punto di vista scientifico. Io sono uno scienziato, sono un fisico dell’ambiente, quindi tutto l’opposto di quello che è un poeta, un teologo, l’opposto, cioè, siamo tutti persone che cercano di far andare il cervello e lo spirito. Ma lui ha parlato di questo intreccio tra uomo e natura che non è statico ma è dinamico, perché come c’è un’evoluzione nella natura, c’è un equilibrio evolutivo nel rapporto tra uomo e natura, si tratta di un sistema che non è statico, anche in fisica, nelle scienze sperimentali o nelle scienze dure, esatte, il termine equilibrio non vuol dire qualcosa che sta fermo, oggi si parla di equilibrio dinamico, cioè è un trasformarsi, è un cambiare, è un dinamismo che va tenuto nei limiti della sostenibilità, cioè che deve essere non irreversibile, perché se qualcosa diventa irreversibile precipita come una valanga e non si ferma più. Questa è la difficoltà. E poi ha introdotto Davide il problema del fine, dello scopo, la natura non ha un fine, i filosofi si sono scervellati a lungo su questo problema, l’uomo però ha una volontà, si pone dei fini, deve porsi dei fini, e poi deve raggiungerli, se i fini sono buoni. Tornando a fra Giulio, ha detto, da teologo, una frase che aveva detto a suo tempo molto in modo suggestivo John Fitzgerald Kennedy, e cioè che non c’è nulla che l’uomo possa fare di negativo, di male, e che l’uomo però non sappia poi rimediare, cioè tutto quello che è perduto può essere salvato, la redenzione si applica grazie all’uomo, poi grazie a Dio, che ci conceda la grazia, ma la nostra volontà può fare molto, e deve fare molto. Quindi quest’idea che non tutto è perduto. In questa mostra della Fondazione c’è un problema scientifico, mi permetta Roberto, il cambiamento del clima è perché c’è l’effetto serra, l’effetto serra è perché c’è più CO2 e la CO2 la genera l’uomo, se rinascesse Agostino o Tommaso o il Doctor Seraphicus, con la loro logica stringente arriverebbero a queste conclusioni, sono sicuro, siamo tutti d’accordo nel mondo. Abbiamo sottoscritto in 200 stati del mondo tutti una dichiarazione su questo, però è vero che noi dobbiamo saper costruire la transizione, e non è facile, questo richiede un impegno e una passione elevata. Io concludo con un richiamo che credo di dirvi in tutta amicizia, visto che si parla di amicizia, noi siamo qui per un’amicizia che nasce, che si rafforza, che si estende, questo Meeting è sempre stato contraddistinto negli anni passati anche dal concetto di amicizia tra culture e amicizia tra popoli, non solamente tra individui o tra gruppi di individui. Però l’amicizia è un fatto che impegna, che richiede risorse, ecco perché quindi io faccio anche l’invito a tutti voi di continuare a sostenere questa possibilità di continuare a incontrarci, a discutere, a dialogare, a fare amicizia, a rafforzare dei legami, ad estenderli, a porli come paradigma nei confronti di tutto il sistema in cui siamo inseriti, il sistema sociale, il sistema relazionale, il sistema politico. E quindi questo impegno del Meeting va sostenuto, e ci si basa come in tutte queste cose sul volontariato, e quindi anche sulla possibilità vostra e sulla volontà vostra di contribuire. Quindi se intendete farlo ci sono degli stands, e in rosso “dona ora”, dove potete fare donazioni, con personale autorizzato a raccoglierle, che hanno la maglietta rossa. Sapendo anche che peraltro le donazioni, come sapete, essendo la Fondazione del Meeting una Fondazione di terzo settore, quindi ente no profit, godono dei noti benefici fiscali che sapete. Quindi faccio questo invito. E siamo arrivati alla conclusione del tempo massimo concesso, io ringrazio di cuore Roberto Sancinelli, Davide Rondoni e il nostro fra Giulio, ringrazio tutti voi e vi auguro una buona serata, buona cena e buona serata, e arrivederci a domani.