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LA NUOVA STRATEGIA DELLA COOPERAZIONE ITALIANA IN AFRICA. IL PARTENARIATO CON L’UGANDA
Robinah Nabbanja, Primo Ministro, Repubblica dell’Uganda; Stefano Gatti, Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo; Giampaolo Silvestri, Segretario Generale, AVSI; Dante Carraro, Direttore ONG Medici con l’Africa CUAMM. Modera Bernhard Scholz, presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS
La prima priorità internazionale dell’Italia è oggi lo sviluppo e la crescita economica e sociale dell’Africa. In un incontro con la Primo Ministro dell’Uganda nel Padiglione Internazionale del Meeting si parlerà della nuova strategia della cooperazione italiana per l’Africa e del partenariato con l’Uganda, nuovo Paese prioritario per l’Italia. Parteciperanno anche il Direttore Generale della Cooperazione allo Sviluppo e i capi di AVSI e CUAMM, due delle principali organizzazioni della società civile italiana operanti in Africa
LA NUOVA STRATEGIA DELLA COOPERAZIONE ITALIANA IN AFRICA. IL PARTENARIATO CON L’UGANDA
LA NUOVA STRATEGIA DELLA COOPERAZIONE ITALIANA IN AFRICA. IL PARTENARIATO CON L’UGANDA
Mercoledì 21 agosto 2024 ore 18:00
Arena Internazionale C3
Partecipano:
Robinah Nabbanja, Primo Ministro, Repubblica dell’Uganda; Stefano Gatti, Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo; Giampaolo Silvestri, Segretario Generale, AVSI; Dante Carraro, Direttore ONG Medici con l’Africa CUAMM. Modera Bernard Scholz, presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS
Scholz. Buonasera a ognuno di voi a questo incontro sulla nuova strategia della cooperazione internazionale in Africa e in partenariato speciale con l’Uganda. Saluto subito l’onorevole Rubina Nabanja, Prima Ministra dell’Uganda. Grazie di essere con noi. Saluto il direttore generale della Direzione Generale Cooperazione Sviluppo Stefano Gatti, Don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa, e il segretario generale di AVSI Giampaolo Silvestri. Ci troviamo in questo bellissimo padiglione della cooperazione internazionale che ci fa l’onore di essere presente qui al Meeting e siamo molto grati di questa possibilità di lavorare insieme tutti gli anni in modo così proficuo. Grazie. Africa, Italia ed Europa sono legati da un destino comune. Il nuovo approccio del governo italiano verso il continente africano si basa sulla costruzione di un partenariato equo e reciprocamente vantaggioso. L’obiettivo è quello di trovare soluzioni condivise a sfide regionali e globali come il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare, il rafforzamento dei sistemi sanitari e la gestione del fenomeno migratorio. La cooperazione italiana, tra l’altro, se mi posso permettere, riconosciuta da tutto il mondo per la sua capacità di collaborare cordialmente a livello internazionale, è uno strumento essenziale e parte integrante della politica estera, anche nella cornice del Piano Mattei, lanciato nel gennaio 2024 in occasione del Vertice Italia-Africa. Forse vi ricordate di questo momento importante. Ampliando il raggio della sua azione, ha aumentato il numero di paesi prioritari di intervento tra cui l’Uganda e altri in aree quali l’Africa orientale, il Golfo di Guinea e il Sahel. L’efficacia di questo nuovo approccio passa per la realizzazione di grandi progettualità ad alto impatto in settori strategici quali la digitalizzazione e la sicurezza alimentare, da generare insieme ai paesi africani o coinvolgendo le eccellenze pubbliche e private presenti nel sistema Italia. Allo stesso modo, è indispensabile creare forti sinergie con altri donatori internazionali, in primo luogo l’Unione Europea, con iniziative come il Global Gateway, che punta a mobilitare 150 miliardi di euro di investimenti per rafforzare la cooperazione con i partner africani. L’Uganda è uno dei paesi protagonisti di questa nuova strategia di cooperazione allo sviluppo. Partner storico e tradizionale della cooperazione italiana, torna oggi nel novero dei paesi prioritari di intervento. Kampala è in particolare uno dei partner della grande progettualità sulla filiera sostenibile del caffè, che l’Italia sta sviluppando con l’obiettivo di migliorarne la resilienza ai cambiamenti climatici – cosa non proprio facile –, aumentarne il valore e supportare la crescita socio-economica delle comunità locali. Con questo incontro di questo pomeriggio, vogliamo approfondire con le persone che ho appena presentato – e che ringraziamo per la loro presenza – le priorità del governo ugandese e le opportunità offerte dal partenariato con l’Italia. Iniziamo con il direttore generale Gatti. Sappiamo che ci sono delle novità importanti nella cooperazione italiana e quindi chiederei a lei di illustrare i principali pilastri di questa nuova visione.
Gatti. Grazie, grazie mille. Io faccio una cosa strana: mi alzo in piedi perché ho delle slide che volevo far vedere al pubblico per spiegare molto velocemente a tutti come siamo noi organizzati. Innanzitutto, ogni anno il governo italiano mobilita risorse – si chiama programmazione annuale – che sono le risorse pubbliche che vengono dedicate alle attività della cooperazione. Ne abbiamo varie: ci sono risorse assegnate al Ministero degli Affari Esteri, quindi alla Direzione Generale che io presiedo. Abbiamo poi un’altra partita che non vedete qua come risorse, che avrete sentito nominare varie volte: è il fondo clima. L’Italia ha un fondo climatico che è il più grande fondo nazionale per progetti mirati a combattere i cambiamenti climatici nel mondo. Quindi, noi abbiamo mobilitato due anni fa questa risorsa; io siedo nel comitato che assegna i finanziamenti ed è un esercizio congiunto tra il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero delle Finanze e il Ministero dell’Ambiente. E quello è un fondo che ha un valore complessivo di 4,4 miliardi di euro. Queste sono le risorse che sono invece date al Ministero degli Affari Esteri e l’esempio che io volevo far vedere è che abbiamo fatto da poco l’assegnazione, cioè l’allocazione di questi fondi, in quella che si chiama programmazione. Pur essendo un Ministero, dobbiamo agire come un’azienda, come una società che ha delle risorse e deve decidere come assegnarle e su quale tipo di progettualità. E quindi quest’anno abbiamo fatto quello che prevede la legge, ossia un comitato congiunto presieduto dal ministro Tajani, che sarà qua domani proprio per incontrare anche la Prima Ministra dell’Uganda, e in questo comitato abbiamo mobilitato queste risorse, che sono risorse a dono e a credito, quindi sotto forma di prestiti, ma prestiti molto vantaggiosi e favorevoli nei tassi per i paesi a cui sono assegnati, che ammontano complessivamente a 2 miliardi e 400 milioni di euro. Quindi, queste sono risorse che quest’anno noi abbiamo allocato e stiamo assegnando a progettualità. Vedete? Questa è l’assegnazione delle diverse aree geografiche. Che cosa vi dice questa assegnazione? Che innanzitutto, questo è il punto centrale, la priorità assoluta della cooperazione italiana, a seguito anche della conferenza Italia-Africa che ha lanciato a gennaio il Piano Mattei, è l’Africa. Il 65% delle risorse della cooperazione italiana sono assegnate al continente africano. Vedete che non ci scordiamo degli altri continenti: c’è una partecipazione importante. Vedrete ovviamente uno sforzo in Medio Oriente, dove la situazione, la conoscete tutti, è abbastanza complicata, e sono quindi principalmente in questo momento aiuti umanitari, perché non è possibile, data la situazione sul terreno, agire con progetti di sviluppo, ma anche una percentuale importante in Europa, sostanzialmente in Ucraina a supporto di progetti di ricostruzione in Ucraina, spesso di ricostruzione di infrastrutture energetiche, ferroviarie o stradali che sono state colpite o distrutte dai bombardamenti bellici. A questo punto, qual è la sfida principale che noi ci troviamo davanti ad affrontare? È appunto la cooperazione italiana in Africa. Questa ha due pilastri, quindi abbiamo fatto questo bellissimo tempio greco. I due pilastri sono: uno è stato lanciato il Piano Mattei. Il senso di questo Piano Mattei è questa indicazione di avere come priorità assoluta l’Africa e il summit che si è svolto a gennaio del 2024 ha visto una partecipazione di altissimo livello da parte di molti paesi e abbiamo avuto anche la Prima Ministra ugandese. In risposta all’appello politico del nostro Presidente del Consiglio dei Ministri di uno sforzo fortissimo sull’Africa, il ministro Tajani, che presiede all’attività della cooperazione internazionale, ha chiesto di sviluppare un nuovo programma triennale che è attivo già dall’inizio di quest’anno e che sostanzialmente indica 23 paesi africani sui quali andare a concentrare le risorse della cooperazione italiana.
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Innanzitutto, come vedete, noi abbiamo una programmazione triennale che dice come dobbiamo lavorare noi con tutte le nostre sedi, con tutte le nostre ambasciate, con tutte le strutture della cooperazione italiana. Il centro è l’Africa, il motore quindi della nostra cooperazione è l’Africa; lavoriamo innanzitutto in partenariato. Lo spirito del Piano Mattei è di un partenariato paritario, in cui sono i Paesi stessi a dirci quali sono le priorità, quali sono i settori. Ma noi cosa proponiamo ai Paesi? Spieghiamo, come ho avuto modo io nella recente missione in Uganda, dove ho avuto il piacere già di incontrare la Prima Ministra ugandese, che noi proponiamo di venire a lavorare con l’eccellenza italiana. È ovvio che ci sono importanti esigenze da parte dei Paesi, ma è altrettanto ovvio che noi come Italia possiamo fare la differenza là dove abbiamo delle capacità internazionali riconosciute in una serie di settori. È stato fatto l’esempio del caffè: in questo settore abbiamo delle capacità importanti. Qui ci sono anche alti esponenti sia di delle nostre aziende importanti (Illy) sia dell’UNIDO, che è il nostro partner in questa progettazione del caffè. E’ è un classico esempio dove l’Italia è uno dei grandi poli di eccellenza; sono le aziende italiane che hanno inventato il caffè di qualità, e quindi noi lavoriamo con un importante paese produttore di caffè quale è l’Uganda, ma lo facciamo con l’eccellenza del nostro sistema, cioè andiamo a fare quello che noi italiani sappiamo fare, e poi lavoriamo con il paese per trovare il giusto tipo di progettualità che è basato sulle esigenze prioritarie che il paese ci indica e ci chiede. Lavoriamo con le persone, lavoriamo in situazioni dove c’è un rispetto dei diritti umani, una stabilità istituzionale, e soprattutto lavoriamo in maniera integrata con le attività della Commissione Europea. Come sapete, l’Italia fa parte della Commissione Europea e i soldi che vengono usati dalla Commissione Europea per i progetti in Africa sono anche soldi italiani, sono soldi dell’IVA che è riscossa da parte degli italiani. Vi volevo fare un esempio concreto: questa grande progettualità in Africa sul caffè, di cui l’Uganda è uno dei primi cinque paesi prioritari su cui noi opereremo, adesso, su richiesta e in discussione con la Commissione Europea, si sta trasformando in un progetto sul caffè in Africa che beneficerà 25 paesi africani che sono produttori di caffè. È quello che si chiama una Team Europe Initiative a guida italiana, cioè la Commissione Europea ci ha chiesto di guidare una coalizione fatta con la Commissione Europea, i suoi finanziamenti e gli altri paesi europei per spingere e promuovere questo settore. Quindi, un riconoscimento della leadership italiana in questo settore. Questi sono i principi a cui noi ci ispiriamo nel lavoro, e infine questa è l’ultima slide per dirvi: ecco, questa è la situazione in Africa. Come vedete, i paesi più chiari sono i paesi dove noi operavamo già fino alla fine dello scorso anno, i paesi prioritari: come vedete, dal 2021 al 2023 erano 11, sono i paesi quindi più chiari, sono quelli dove storicamente da anni ormai l’Italia agisce; sono sparsi in diverse zone dell’Africa, e poi si sono aggiunti altri dodici paesi, dove vedete c’è anche l’Uganda lì. Ma volevo anche sottolineare, per l’attenzione della Prima Ministra, che in rosso ci sono gli uffici della cooperazione italiana della nostra agenzia già esistenti finora, e a partire proprio dall’inizio di quest’anno, nella riunione di questo comitato presieduto dal Ministro che ha mobilitato le risorse, abbiamo deciso di aprire due nuovi uffici dell’Agenzia italiana della cooperazione. Uno è proprio a Kampala e un altro è in Costa d’Avorio. Quindi, andiamo anche a rafforzare la nostra presenza sul terreno, perché soltanto con i nostri esperti, con le nostre istituzioni, con i nostri operatori che dialogano direttamente con il governo, riusciamo a realizzare la nostra attività. Quindi, questa è veramente una breve presentazione per spiegarvi la strategia con cui dobbiamo operare. Noi abbiamo un’agenzia che ha 600 persone che ci lavorano; magari qualcuno che lo sente oggi può pensare “mazza quanti sono”, ma l’agenzia tedesca ne ha 14.000. Se poi uno guarda il rapporto costo-qualità e produttività, magari noi siamo molto più avanzati, ma è anche vero che 600 contro 14.000 è una competizione abbastanza complicata. E questo mi permette di dire una cosa: non solo la nostra strategia nel caso dell’Uganda, come abbiamo discusso, è concentrata su alcuni settori prioritari, innanzitutto il settore della sicurezza alimentare, la trasformazione dei sistemi alimentari. Il caffè è un esempio importante, perché è un’industria importantissima. Noi saremo in accordo con l’UNIDO, come ho preannunciato alla Prima Ministra, già in grado alla fine di quest’anno di definire la progettualità in Uganda e portarla in finanziamento al Fondo Clima per un ammontare di risorse molto significativo e importante. Quindi, vogliamo rispondere all’invito dei colleghi e degli amici ugandesi di essere veloci e operativi. Ci sono state anche con la delegazione ugandese riunioni tecniche per implementare questo progetto. Un altro settore importante di collaborazione storico della cooperazione italiana in Uganda è la sanità: molti ospedali italiani sono stati aperti e gestiti da due delle organizzazioni, tra l’altro, che sono qua rappresentate. Quindi, per noi è importante avere due leader di organizzazioni non governative italiane importanti come il CUAMM e AVSI, e ringrazio per la loro presenza, perché sono… Quando avete visto 600 persone nella nostra agenzia rispetto ai 14.000 tedeschi, quella è la differenza nostra, che i nostri soldati sul terreno sono principalmente le organizzazioni non governative italiane, che hanno centinaia, migliaia di operatori italiani che agiscono in Africa e in altri paesi, e sono loro e sono con loro che noi andiamo a fare le missioni in giro per l’Africa insieme con le aziende proprio per presentare questo sistema che magari è diverso dagli altri, ma è anche molto più efficace, perché ha il vero punto di forza nelle organizzazioni della società civile. Io mi fermo qua, era per darvi un quadro di come noi operiamo e soprattutto di come sia importante in questa nuova strategia il rapporto e il lavoro con l’Uganda.
Bernard Scholz
Grazie. Grazie al Direttore Generale Gatti. Mi sembra che sia molto evidente lo scopo, la strategia e quindi anche la modalità con la quale l’Italia intende lavorare insieme ai partner italiani che adesso andiamo ad ascoltare e nella partnership con i paesi ai quali si rivolgono. Tra l’altro c’è una sorpresa per me: che voi concordate il budget con il Ministero dell’Ambiente. AVSI, come abbiamo appena sentito, è una delle eccellenze italiane nel settore della cooperazione allo sviluppo. Ha una lunga tradizione di presenza in Uganda e quindi chiediamo al Direttore Generale Silvestri quali sono le progettualità più importanti che state svolgendo?
Silvestri. Grazie, grazie a tutti. Ringrazio ancora il Primo Ministro per essere qui con noi. AVSI ha un rapporto molto speciale con l’Uganda, uno dei paesi più legati alla forza generativa della nostra origine e soprattutto, se oggi AVSI in Uganda è quello che è, lo si deve alla presenza di alcuni volontari che per molti anni hanno vissuto in Uganda e che sono anche presenti qui tra noi. In particolare, vorrei salutare il dottor Filippo Ciantia, che prima ho visto tra il pubblico, che per più di trent’anni è stato, diciamo, il rappresentante di AVSI in Uganda. Questi volontari sono partiti innanzitutto per un impeto missionario nato dentro l’esperienza di Comunione e Liberazione. Questo non dobbiamo dimenticarlo perché da lì nasce la nostra origine e lì siamo legati. AVSI è iniziato nel 1984; in particolare abbiamo iniziato nel nord del paese, nella Choliland. E oggi siamo presenti in tutto il paese, con 29 progetti, uno staff di quasi 700 persone, gestiamo circa 20 milioni di euro di risorse all’anno e quasi 5 milioni di persone sono i nostri beneficiari. Sono numeri importanti di una crescita che negli anni è sempre stata costante e dopo cercherò anche di dire perché questa crescita. Oggi noi diciamo, proprio per rispondere alla domanda, che sono tre i pilastri fondamentali della nostra azione in Uganda. Uno, il sostegno ai rifugiati e alle comunità che li ospitano; due, l’aspetto dell’educazione, l’educazione di qualità; e tre, l’agricoltura. Per quanto riguarda i rifugiati, forse non tutti sanno, ma lo ha detto anche ieri nell’incontro la Prima Ministra, l’Uganda ospita più di un milione e mezzo di rifugiati dal Congo, dal Sud Sudan e da altri paesi, ed è considerato un caso di successo a livello mondiale nelle politiche di accoglienza dei rifugiati. Non lo dico io perché sono in Uganda, non lo dico perché c’è il Primo Ministro, ma lo dicono l’Alto Commissariato per i Rifugiati e le agenzie internazionali. AVSI oggi opera in circa 8 di questi insediamenti, coinvolgendo quasi 83.000 persone, e soprattutto attraverso interventi per migliorare la sicurezza alimentare e lo stato economico dei rifugiati. Chiaramente, al centro dei nostri interventi c’è sempre l’aspetto della cura della persona, della singola persona. In particolare, per quanto riguarda i rifugiati, noi utilizziamo quello che viene chiamato il “graduation approach”, cioè un approccio con un “graduation”. Cosa significa? È un modello che prevede che ogni singola persona, sia rifugiata che della comunità ospitante – questo è importante, di ogni intervento beneficia sia il rifugiato che la comunità ospitante – venga accompagnata da un “coach”, cioè dal nostro staff, a diventare autonoma, cioè attraverso un percorso che la porta a essere autosufficiente, a superare quella che viene chiamata la linea della povertà. Si chiama “graduation” perché quando viene certificato questo, cioè quando questa persona esce dal progetto, viene considerata “graduata”, e c’è una grande festa, come una festa di laurea. Da quel momento in poi, la persona esce dal progetto e non riceve più alcun aiuto da parte nostra. Un aiuto che, nel periodo, è consistito in un supporto umano, innanzitutto, ma anche in interventi basati sui singoli bisogni della persona, costruiti ad hoc, che possono essere interventi per avviare un business, un supporto in beni, un supporto scolastico, a seconda di quelli che sono i bisogni. Questo è possibile proprio grazie al forte coinvolgimento di tutta una rete di soggetti: AVSI, le organizzazioni locali, le amministrazioni locali, lo Stato, le organizzazioni internazionali. Il supporto non è solo alla singola persona, ma anche alla famiglia, al contesto, alla comunità in cui la persona vive. Attraverso questo sistema, oggi abbiamo sostenuto più di 13.000 famiglie, sia rifugiati che ugandesi, e in sette anni l’80% di queste persone ha superato la linea della povertà, è uscita dal programma e ancora ad oggi non è ritornata indietro. Sono autonomi, autosufficienti economicamente e non sono tornati nella povertà. Questo è un grande successo. L’altro pilastro è l’educazione. Noi crediamo che l’educazione sia la base dello sviluppo. Solo un uomo educato può essere un reale fattore di sviluppo per il proprio paese. Ci sono tre scuole, tre istituzioni che sono la dimostrazione, l’esempio concreto di quella che è la nostra esperienza educativa nel paese: la Luigi Giussani Primary School, la Luigi Giussani Secondary School e il Luigi Giussani Institute for Higher Education, tutte e tre a Kampala. Se oggi più di mille ragazzi frequentano queste scuole, in uno slum molto povero di Kampala, che è Kireka, è perché nel 2005 un gruppo di donne segnate dalla malattia e dalla povertà ha voluto mettersi insieme per poter dare un’educazione di qualità ai propri figli. Queste donne, spesso segnate dalla malattia e dalla povertà e che erano scappate dalla guerra, hanno voluto creare un luogo dove i loro figli potessero sentirsi guardati e amati, come è stato fatto per loro attraverso l’opera di Rose Busingye, che è la fondatrice del Meeting Point International, che è un’organizzazione africana, ugandese, che lavora con queste donne. Queste donne si sono messe insieme, hanno voluto dare un contributo per creare queste scuole vendendo collane, ne hanno vendute quasi 50.000, e noi abbiamo aiutato questo sforzo. Quindi, un’iniziativa che non è partita da noi, ma che noi abbiamo valorizzato. Oggi queste scuole sono scuole di qualità, dove molti di questi ragazzi sono sostenuti con il sostegno a distanza, che è un esempio paradigmatico di come opera AVSI. Anche in questo caso, c’è un approccio personalizzato al bambino, che viene seguito nei suoi bisogni e accompagnato in un percorso scolastico fino a quando esce dal percorso scolastico, entra all’università oppure trova lavoro. E questo lo facciamo sia con i ragazzi di queste scuole, sia con altri ragazzi sostenuti in altre parti del paese. In questi anni, abbiamo sostenuto più di 16.000 ragazzi. L’altro pilastro è l’agricoltura, in un paese che ha grandissime potenzialità, come si è discusso ieri, e sul quale un esempio è il progetto di cui abbiamo parlato ieri. Un progetto che ha formato oltre 16.000 ragazzi e li ha portati nel mondo dell’agricoltura. L’agricoltura è la grande risorsa dell’Uganda, ma i giovani non vogliono lavorare in questo settore. Questo progetto, formandoli, facendoli entrare nelle imprese che li hanno formati e che poi li hanno inseriti nelle loro filiere produttive come clienti o come fornitori, ha dato delle possibilità di impiego in un settore strategico per il paese. Ma anche qui, la chiave è l’educazione, cioè la formazione, la valorizzazione della singola persona in un percorso che, come sempre, coinvolge non solo l’ONG come la nostra, chi fa cooperazione, ma anche il settore privato, le imprese che sono fondamentali per costruire questi percorsi. Quindi, per riassumere, primo aspetto, il nostro approccio ha alla base sempre l’educazione, cioè la promozione della dignità di ogni singola persona, che per noi non è mai solo una frase fatta, ma che cerchiamo di mettere in pratica ogni giorno nei progetti, nelle azioni dei singoli progetti. Un altro aspetto è lavorare insieme con tutti i soggetti, cioè le istituzioni, i governi, le agenzie di cooperazione, la costruzione di percorsi per le singole persone nel contesto in cui vivono, che in Africa, soprattutto in Uganda, include la famiglia allargata, poiché è la comunità che diventa una rete fondamentale per sostenere la persona. Questo è possibile attraverso competenze, capacità e anche attraverso relazioni personali. Per questo, oggi siamo molto contenti che il Primo Ministro dell’Uganda sia venuto qui in Italia, che sia venuto a trovarci, abbia parlato negli incontri e abbia incontrato diverse realtà presenti al Meeting, perché questo stabilisce dei legami, delle relazioni, dei rapporti interpersonali che nel tempo porteranno dei frutti. Perché la cooperazione è anche questo: è ascolto, dialogo, confronto, relazioni interpersonali, relazioni umane, che costruiscono la base per dare sviluppo. Questo è fondamentale. Io spero che, ma ne sono convinto, perché quello che sta facendo il Direttore Gatti è un’opera ciclopica. Io e don Dante glielo diciamo sempre, che bisogna partire da queste esperienze, abbiamo scommesso che gli offriremo una cena se riuscirà in quest’opera ciclopica. Io penso che la cooperazione italiana, che sta già facendo molto e che, come avete visto, ha risorse non poche a disposizione in questo momento, debba partire dalla valorizzazione di queste esperienze, le nostre di AVSI ma ce ne sono altre, non siamo gli unici evidentemente. Perché queste esperienze valorizzano al meglio quello che è il nucleo della cooperazione: cosa vuol dire fare cooperazione, relazioni umane, personali, dialogo, ascolto. Questi sono gli aspetti fondamentali che ci interessano, in un percorso di educazione che è di promozione della dignità della persona. Perché se c’è un bene per loro, c’è anche un bene per noi. Anche noi da tutto questo abbiamo da guadagnare per quella che è anche la nostra umanità, non solo per il nostro sviluppo. Grazie.
Scholz. Grazie, Gianpaolo Silvestri. Colgo una delle sue ultime osservazioni per dire che, come Meeting, siamo evidentemente onorati di essere stati scelti come luogo per questi incontri, anche personali, che, come giustamente è stato sottolineato, sono decisivi. E quindi, siamo il Meeting per l’amicizia fra i popoli, e tutte le volte che questa amicizia si sta realizzando siamo veramente onorati e grati. Don Dante Carraro, la CUAMM è un’altra importante organizzazione, anche un altro fiore all’occhiello della cooperazione italiana. Quali sono le aree di intervento che voi vorreste sviluppare ulteriormente in Uganda?
Carraro. Grazie, mi metto anche io in piedi perché ho due o tre diapositive.
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Qui vedete sulla sinistra le nostre aree di intervento in Uganda. Sono 27 distretti dei 111 che l’Uganda ha. Raggiunge quasi 6 milioni di abitanti l’intervento e stiamo supportando 561 centri sanitari, health facilities vengono chiamati. Con dei risultati, devo dire, con tanta anche umiltà, che stanno cambiando il panorama sanitario di un Paese come l’Uganda, che negli ultimi 20 anni ha fatto dei passi avanti da gigante. Qui abbiamo la Prima Ministra. Vi chiedo davvero di fare un grande applauso alla nostra Prima Ministra, perché i risultati anche dal punto di vista sanitario sono davvero molto, molto grandi.
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Eccoli qua, li vedete, alcuni risultati: la riduzione della mortalità infantile. La Karamoja era una delle regioni più povere del Paese. Lavorando insieme con il Ministero locale, insieme with Africa, si possono avere.. guardate … Oggi è il 26,1 su mille nati vivi rispetto al resto del Paese che ha 36 su mille nati vivi. La Karamoja, la regione più povera, è riuscita a dare un impatto significativo sulla riduzione della mortalità infantile, così come, per esempio, l’aumento dell’accessibilità delle mamme alle strutture sanitarie per avere un parto assistito. In Karamoja è l’82,6% delle mamme che adesso accedono alle health facilities. Come? Con un sistema di riferimento fatto di qualche ambulanza e di molte motoambulanze; anche quelle sono estremamente preziose e utili. Mortalità materna; soprattutto facendo l’accessibilità e l’anno scorso abbiamo inaugurato, proprio alla presenza della First Lady dell’Uganda, la moglie del presidente Museveni, un centro di raccolta e distribuzione di sangue, per facilitare le donazioni di sangue per facilitare la possibilità delle mamme in particolare di accedere a una trasfusione di sangue quando ne hanno bisogno. Abbiamo raddoppiato il numero di mamme che hanno avuto accesso alla trasfusione di sangue. Abbiamo avuto in Karamoja una riduzione delle morti materne del 31% rispetto a prima. Lavorando insieme congiuntamente si ottengono dei risultati importanti. Allora, il primo desiderio è quello di amplificare questo intervento in modo che da quei, chiamiamoli così, 27 distretti, questi risultati buoni possano essere espansi anche al resto del Paese, che è un Paese che sta dando segnali estremamente importanti. Prima si parlava dell’accoglienza dei profughi. Un milione di profughi sono venuti dal Sud Sudan e l’Uganda li ha accolti nella parte nord del Paese. Il documento di policy interna del Paese, il titolo era Open the Gate, apriamo i cancelli affinché questi nostri fratelli vicini possano accedere e vivere nelle nostre aree. Allora, il primo desiderio è quello di poter allargare questo spazio di intervento sul materno-infantile.
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Guardate. *Scaling up good practices in healthcare delivery in maternal and neonatal care*. Questo è un sogno che abbiamo: poter dare un’insistenza per ridurre questa mortalità da parto e la mortalità infantile. Sapete che sono 280.000 mamme ancora oggi che muoiono di parto e il parto è il diritto sacrosanto di mettere alla luce un bambino senza perdere la vita. E in gran parte queste sono in Africa sub-sahariana. L’Uganda, da questo punto di vista, è un’eccellenza perché ha fatto e sta facendo una battaglia estrenua su queste cose. La seconda cosa è migliorare, sviluppare le human resources, lo sviluppo delle risorse umane. Su questo devo dire che l’Uganda eccelle anche su questo, perché il sistema sanitario ugandese è migliorato moltissimo attraverso l’investimento nelle risorse umane. Noi lavoriamo molto come CUAMM in Sud Sudan. Molti dei medici che stanno lavorando con noi in Sud Sudan vengono dall’Uganda, un’Africa che aiuta l’Africa. L’Uganda si mette al servizio anche dei Paesi limitrofi, inviando medici e ostetriche. In Sud Sudan abbiamo due scuole per ostetriche. Le tutor di queste scuole sono ugandesi, formate alla scuola di un sistema sanitario che ha fatto dell’investimento nel capitale umano una delle risorse preziose. Molte di queste lavorano in Uganda e qualcuna di queste ha avuto la disponibilità, la generosità di trasferirsi in Sud Sudan e di gestire queste scuole di formazione per il personale sud-sudanese. Esempi virtuosi. E vado verso la fine. Come facciamo questo miglioramento dello sviluppo delle risorse umane sanitarie? Favorendo anche molto la collaborazione con il nostro Paese, con l’Italia. La cooperazione italiana ha sempre creduto a questo e, attraverso anche il contributo del CUAMM, abbiamo messo in relazione molte università italiane – penso a Bari, penso al Gemelli di Roma, penso al Sant’Anna di Pisa, qui abbiamo la Rettrice, penso a Firenze, Padova, Trieste – università che collaborano in parte col Makerere Institute, l’università di Makerere, che è una signora università, e i centri periferici ugandesi e si studiano i problemi. Negli ultimi cinque anni abbiamo fatto 26 lavori di ricerca pubblicati su riviste peer-reviewed, cioè riviste accreditate a livello internazionale, in collaborazione con le università italiane, con l’istituto universitario più importante dell’Uganda, che è il Makerere, e tanti centri sanitari periferici, attraverso il coinvolgimento anche di risorse umane ugandesi che collaborano insieme con quelle italiane. E si comincia a dialogare istituti italiani con istituti ugandesi e si condivide e si cresce insieme e si creano innovazioni. In Karamoja abbiamo fatto delle innovazioni, si chiamano *frugal innovation*, cioè innovazioni frugali che costano poco. Abbiamo dimostrato cosa vuol dire applicare il *birth cushion*, cioè il cuscino della nascita, in una regione dove le donne sono abituate non a partorire in posizione supina, ma accovacciate. Abbiamo studiato e questo cuscino, uno strumento semplice, ha favorito il parto naturale senza dover accedere all’ospedale o a un parto cesareo. E la mortalità da parto si è ridotta anche in questa maniera, così come altre innovazioni. Allora, il futuro, il sogno che ho è di questa collaborazione, questo dialogo, questa crescita insieme, possibile perché l’Italia ha delle eccellenze che possono dialogare con facilità con le eccellenze anche gandesi che, dal punto di vista sanitario, sono spiccate e sono molto promettenti anche per il futuro. Questi sono i sogni. Qui abbiamo il direttore generale, che abbiamo detto che dopo gli paghiamo una cena di pesce, abbiamo la Prima Ministra. Ma è un grande onore per me essere qua oggi assieme alla Prima Ministra di un Paese che è un Paese meraviglioso per chi come noi ha iniziato a lavorare in CUAMM nel 1958 in Uganda evolvendo via via che il Paese anche stava crescendo. Mi fermo qua e vi ringrazio.
Scholz. Dopo queste spiegazioni, documentazioni così appassionate da parte di queste tre persone coinvolte anche personalmente nello sviluppo siamo interessati, curiosi, Prima Ministra, di ascoltare lei, le sue impressioni, le sue aspettative.
Nabbanja. Mille grazie. Come ho fatto ieri, vorrei presentare la mia delegazione. Adesso vorrei chiedere a uno dei ministri con cui sono venuta di alzarsi. È l’onorevole Chalaba Guaino, Ministro dell’Agricoltura. Poi è con noi il direttore esecutivo dell’autorità per gli investimenti. Può dirvi quali sono tutte le opportunità di investimento che avete nel nostro Paese. Poi qui abbiamo incontrato una di noi, l’ambasciatrice dell’Uganda in Italia. Sono venuta poi con un membro dello staff del Ministero dell’Agricoltura, l’autorità per lo sviluppo del caffè, e gli altri fanno parte del mio staff tecnico. Vi riporto ancora una volta i più calorosi saluti del nostro presidente, il presidente generale Yoweri Kaguta Museveni, presidente della Repubblica dell’Uganda. Da tempo Italia e Uganda sono in ottimi rapporti, iniziati nel 1910, quando i missionari comboniani vennero in Uganda e iniziarono a realizzare dei progetti comunitari nei settori della salute e dell’istruzione, come vi è stato raccontato dai nostri fratelli che hanno fatto prima le presentazioni. A nome del Governo della Repubblica dell’Uganda, ringrazio il Governo della Repubblica italiana per aver ospitato per la prima volta il Summit Italia-Africa a gennaio 2024. Ho partecipato personalmente al Summit, durante il quale è stato svelato e annunciato il Piano Mattei. Siamo particolarmente lieti del nuovo approccio adottato dall’Italia, che lavora e opera come partner paritario con l’Africa. Vorrei ringraziare il mio fratello Gatti per aver incluso l’Uganda nel Piano Mattei, tra gli altri 22 Paesi africani. Ci rallegriamo di questo partenariato equo e reciprocamente vantaggioso, teso a trovare soluzioni condivise alle sfide regionali e globali, soprattutto alle sfide legate al cambiamento climatico, alla sicurezza alimentare, al consolidamento dei sistemi sanitari e alla gestione dei flussi migratori. Questo approccio è in linea con le aspirazioni che abbiamo per il continente africano e la nostra nazione. Come vi è già stato detto, l’Uganda ospita 1,6 milioni di rifugiati, e ringraziamo voi per darci il vostro sostegno nella gestione di questi flussi migratori. Come forse sapete, l’Uganda ha un’economia dinamica e fiorente e sono lieta di parlarvene per farvi capire le opportunità che avrete in futuro da noi. Vorrei quindi chiedere al mio fratello di venirvi a raccontare alcuni dettagli, perché l’Uganda è una delle migliori destinazioni per investimenti in Africa. Quindi adesso vorrei chiedergli appunto di fare questa presentazione.
Guaino. Grazie, Prima Ministra. Sono veramente lieto di essere qui come parte della delegazione. Come la Prima Ministra ha giustamente detto, è il settore privato, quindi le imprese e gli investitori, che fanno crescere l’economia. Di conseguenza, l’Uganda ha bisogno dell’Europa, e il settore privato ha bisogno di capitale proveniente dall’Europa e anche dall’Italia. Quindi sono molto lieto di vedere il direttore Gatti e di vedere che il 75% è stato stanziato a favore dell’Africa. Speriamo che possa essere vantaggioso per il nostro continente. Sapete che anche l’UNIDO sta lavorando per investire in Africa e per promuovere la filiera del caffè. Il settore privato quindi promuove la crescita e genera ricchezza e può anche aiutare a far fronte ad alcune delle principali sfide sociali. Il successo del settore privato è il successo del nostro Paese. In Uganda ci concentriamo per far diventare l’Uganda la migliore destinazione per fare business in Africa. Le mie parole sono corroborate anche da alcuni fatti. Ad esempio, vi posso dire che l’indice dell’Oxford Economics Africa Risk and Reward del 2023 ha considerato l’Uganda come il terzo Paese migliore in cui investire in Africa. Quindi, se come settore privato investite in Uganda, potete aumentare i vostri profitti di molto. Un altro indice, l’Annual Investment Meeting Awards di Abu Dhabi del 2024, ha considerato l’Uganda come la miglior destinazione per gli investimenti in Africa. L’Uganda è l’economia con la crescita più rapida nell’Africa orientale, con una crescita prevista del PIL al 6%. Inoltre, se guardate le classifiche della CNN, l’Uganda è tra le prime 10 destinazioni turistiche mondiali. E sono sicuro che il signor Gianpaolo e il signor Gatti potranno dire che l’Uganda è il Paese più felice dell’Africa orientale, secondo l’indice della felicità globale. Non dovete chiedere a me, dovete chiedere a loro, sono loro che ve lo possono dire. Inoltre, siamo anche impegnati nel libero scambio. L’Uganda fa parte di vari accordi di libero scambio. Quindi, quando investite in Uganda, potete avere accesso senza quote e senza tariffe alla comunità dell’Africa Orientale, costituita da 300 milioni di persone. Potete avere accesso all’Africa meridionale al mercato comune, costituito da 600 milioni di persone. C’è anche l’area di libero scambio dell’Africa continentale, costituita da 1,3 miliardi di persone. Abbiamo poi un accordo commerciale con l’Europa che include tutto tranne le armi. Quindi qualsiasi cosa produciate in Uganda ha accesso con tariffe libere e gratuite in Europa. Potete esportare in Italia se producete in Uganda senza pagare tariffe maggiorate. Abbiamo poi anche un accordo commerciale con la Cina: potete creare la vostra azienda da noi e potete esportare gratuitamente in Cina. Quando dico che l’Uganda è il miglior posto per investire e fare business in Africa è perché offre grandi vantaggi competitivi, e ce ne sono molti. Abbiamo, ad esempio, grandi incentivi fiscali. Abbiamo un’esenzione fiscale decennale nel settore dell’agroalimentare. Quindi venite da noi e avrete un’esenzione fiscale se operate nell’agricoltura. Promuoviamo la commercializzazione dei nostri prodotti agricoli e quindi tutti gli impianti e i macchinari che importate non pagano tasse o imposte. Tutte le produzioni agricole non pagano imposte in Uganda. E se siete nel settore manifatturiero, potete godere di un’esenzione decennale dell’imposta sul reddito per i prodotti finiti, l’80% dei quali viene esportato. Potete venire, esportare l’80% dei prodotti e godere di un’esenzione decennale dell’imposta sul reddito. So che l’Italia è un’eccellenza mondiale a livello tecnologico. Avremo bisogno di molta ricerca e formazione per dare valore aggiunto ai nostri settori e tutti questi costi sono deducibili a livello fiscale. Ma questo non è tutto. Abbiamo anche creato quello che chiamiamo lo sportello unico per le imprese e gli investimenti in Uganda, dove rilasciamo licenze e certificati. L’idea è che potete venire in un unico posto, quindi in uno sportello unico e ottenere la vostra licenza per gli investimenti, registrare la vostra azienda, ottenere il vostro codice fiscale, avere un permesso di lavoro e aprire un conto bancario nello stesso edificio. Stiamo cercando di semplificare le cose per gli investitori e per le imprese, in modo che possano ridurre la burocrazia e lavorare al meglio, per poi fare soldi nel nostro Paese. Semplifichiamo le cose fondamentalmente. Adesso vorrei darvi alcuni esempi dei nostri settori prioritari per gli investimenti. Come sapete, l’Uganda è fondamentalmente un Paese agricolo, quindi l’agricoltura commerciale, l’industria della trasformazione alimentare e le imprese agricole sono una priorità fondamentale per noi. Stiamo creando anche 25 parchi industriali nel Paese, quindi la manifattura e il settore farmaceutico sono una grande priorità. L’Uganda, come ho detto, secondo la CNN, è tra le 10 destinazioni turistiche maggiori al mondo, quindi il turismo, le infrastrutture e il settore alberghiero sono settori prioritari per gli investimenti. Anche i servizi lo sono, tra cui i servizi nel settore sanitario, nell’istruzione e i servizi finanziari. So che la cooperazione italiana è già operativa in Uganda, ma per noi è importante continuare questa collaborazione. Un altro settore prioritario è lo sviluppo delle infrastrutture, il settore minerario e il settore delle tecnologie, dell’informazione e della comunicazione. Inoltre, come i vostri colleghi potranno dirvi, l’Uganda è anche il Paese più sicuro e stabile nella regione. Non c’è alcuna restrizione al rimpatrio degli utili. Se guadagnate 20 milioni di utili nel nostro Paese, potete portarli via. Non ci sono restrizioni a questo, e sono sicuro che il settore privato potrà essere interessato a questo. C’è un ultimo punto poi. L’Uganda è un’economia di frontiera, come la chiamiamo noi, che sta passando a un nuovo tipo di economia. Potete immaginare l’India vent’anni fa. Se c’era un’impresa scalabile in India vent’anni fa, per scalabile intendo un’impresa che possa essere applicata altrove, adesso l’industria, qualsiasi tipo di industria può diventare molto importante. Questa è l’Africa: create adesso un’impresa e tra 10, 15, 20 anni potreste diventare un’azienda leader a livello mondiale. E vi dico perché: l’India ha 1,3 miliardi di persone, l’Africa nel 2050 ne avrà 2,5 miliardi. L’India ha circa un milione di chilometri quadrati di terra, mentre l’Africa ne ha 11-12 milioni. L’India potrebbe essere contenuta nel continente africano 11 volte. Abbiamo una popolazione molto giovane, istruita e formata, e tutte le risorse in Africa. Se volete fare soldi nei prossimi decenni, dovete essere in Africa e dovete venire in Uganda. Vi esorto a prendere parte al nostro programma di sviluppo. Aiutateci a creare migliaia di posti di lavoro dignitosi, mentre cerchiamo di promuovere nuova crescita e nuove opportunità di sviluppo. Per noi, questo sarà un grande segno di fiducia per l’Uganda e per il futuro dell’Africa. E ricordatevi, potete fare soldi in Africa e soprattutto in Uganda. Grazie mille.
Nabbanja.
Grazie mille. Un altro membro del mio staff mi ha detto che il 40% del caffè ugandese viene esportato qui in Italia. Vorrei invitare quella signora che lavora con l’autorità per lo sviluppo del caffè a venire qui a raccontare qualcosa, se vuole. È una tecnica e so che in Italia il caffè fa parte della vostra vita. In Uganda il caffè è la nostra principale esportazione. Puoi dire qualcosa? Solo un paio di minuti, non so se vuoi dire qualcosa.
**RAPPRESENTANTE DEL SETTORE DEL CAFFÈ** Grazie mille. Ho due minuti per raccontare e riassumere la storia. Rappresento l’autorità per lo sviluppo del caffè dell’Uganda e il Ministero dell’Agricoltura. Siamo qui per spiegarvi quali sono le esigenze del settore del caffè nel nostro Paese. L’Uganda è il miglior luogo di produzione del caffè robusta. Siamo il settimo produttore a livello mondiale e il secondo in Africa. Siamo il maggior produttore tra i Paesi del Commonwealth e il maggior esportatore di caffè del continente africano. Esportiamo 6,3 milioni di sacchi di caffè in media e guadagniamo moltissimo. Il 40% del caffè viene esportato in Italia. Siamo qui per convincere gli investitori italiani a venire in Uganda e a trasformare il caffè nel nostro Paese, per poi portarlo in Italia come prodotto finito. Questo perché i precedenti oratori hanno parlato degli incentivi disponibili in Uganda e siamo qui appunto per farveli conoscere. Siamo qui anche per presentare le nostre volontà di collaborazione. I nostri produttori, i nostri piccoli agricoltori vogliono collaborare. Si trovano in tutto il Paese, nell’80% dei distretti coltiviamo caffè. Ma come sapete, i prodotti agricoli soffrono a causa del cambiamento climatico. Siamo qui per parlare con i nostri partner, per far capire che bisogna adattarsi e mitigare i rischi del cambiamento climatico, che hanno un impatto sul settore del caffè in Uganda, in modo da poter continuare a produrre grandi volumi. Il Presidente dice che entro il 2030 dovremo produrre 20 milioni di sacchi di caffè all’anno. Vogliamo imparare dalle vostre pratiche, in modo che l’Uganda possa adottare i modelli di produzione italiani e le best practices per organizzarsi e produrre il caffè. Il continente africano sarà in grado di esportare non solo in Africa orientale, ma anche al di fuori del continente. Vi esortiamo a venire da noi, a lavorare con noi nel settore del caffè per collaborare insieme e promuovere l’economia. Grazie.
Nabbanja. Ripartirò domani, ma lascerò qui con voi il Ministro dell’Agricoltura per rappresentarmi. Potrete incontrarlo domani e anche nei prossimi giorni. Grazie mille per la vostra ospitalità.
Scholz. Grazie, grazie di cuore, Prima Ministra per le sue parole, per l’intervento dei suoi collaboratori e per il coraggioso paragone con l’India. È la prima volta che mi sono reso conto di questa nuova dimensione. Grazie a tutti gli interventi. Penso che abbiamo percepito quanto è cambiata tutta la modalità di cooperazione a livello internazionale. Dire, come ha detto il Direttore Generale, che ciò che è bene per l’Italia è bene per l’Uganda e ciò che è bene per l’Uganda è un bene per l’Italia. Questa reciprocità che si manifesta a livello culturale, ma anche a livello economico e sanitario, soprattutto nell’affrontare i problemi climatici, mi sembra proprio una cooperazione virtuosa che col tempo cambierà sicuramente sia l’Italia sia l’Uganda, perché non possiamo più pensare unilateralmente. Anche chi non fa parte di questa collaborazione in modo diretto può imparare un metodo che vale anche per tanti altri settori. Grazie di cuore per il vostro contributo, grazie a voi per la vostra attenzione e buon Meeting.