Chi siamo
LA NUOVA MARINA DI RIMINI
Partecipano: Alberto Altieri, Studio Altieri Spa; Sandro Carbone, Responsabile Atelier Jean Nouvel in Italia; Claudio Marcella, Projet Manager Gecos; Luis Matania, Partner Studio Foster; Maurizio Melucci, Vice Sindaco di Rimini; Giovanni Panciroli, Projet Manager Coopsette; Julien De Smedt, Studio JDS. Introduce Sergio de Sio, Compagnia delle Opere di Rimini.
MODERATORE:
Diamo inizio a questo momento, e prima della fine della mattinata sarà offerto, a tutti i presenti, a gentile concessione dell’Amministrazione, un testo “Il cuore della riviera adriatica” redatto da Mario Masini e Giuliano Girardelli edito da Panozzo ed.
Cominciamo questo momento di approfondimento con quella che è stata definita l’occasione per creare una nuova cartolina di Rimini con tutti i presenti, ed in particolare con i relatori, l’arch. Alberto Altieri, l’arch. Sandro Carbone, l’ing.. Claudio Marcella, l’arch. Luis Matania, il Vicesindaco Maurizio Melucci, l’ing. Giovanni Panciroli e l’arch. Julien De Smedt. In un incontro di questo tipo di solito il moderatore introduce presentando in qualche modo i relatori. In questo caso direi che ristrettezza dei tempi da una parte, e poi la statura, la caratura dei personaggi, la qualità del pubblico che mi sembra competente, sconsiglia una simile iniziativa, che sarebbe soltanto ripetitiva di qualcosa di noto. Passerei già la parola al Vicesindaco, ma anticipo come sia fisiologico che un dibattito del genere già si inserisca in un Meeting con questo titolo. Ma vorrei dirlo a tutti i presenti che non hanno avuto modo di approfondirlo in questi giorni che la nostra accezione di protagonismo è un po’ diversa da quella che molti oggi intendono. Dice Giussani: protagonisti non vuol dire avere la genialità o la spiritualità di alcuni, ma avere il proprio volto, in tutta la storia ed eternità unico ed irripetibile. Il vero protagonista è infatti l’uomo stupito, che fa la scoperta commuovente, che scaturisce da un preciso incontro con la realtà, di avere un volto unico ed irripetibile. Un uomo libero perché quasi per una sorta di paradosso è consapevole di essere legato all’origine della vita stessa, a quel disegno misterioso da cui intuisce che ogni cosa dipende, capace di rapportarsi con la realtà tutta e che, ammettendo la categoria della possibilità, è disponibile ad una possibile rivelazione. Un uomo irriducibile, che non può accontentarsi di nessuna riduzione ideologica, né biologica, né storicistica, un uomo che conosce perché ama, abbracciando le persone e le circostanze della vita, quelle felici e quelle dolorose, che vuole giudicare tutto nella precisa ricerca del significato ultimo per cui la realtà è fatta. Mi permetterò poi di dire perché e come questo c’entra con il dibattito che abbiamo oggi. La parola al Vicesindaco Melucci.
MAURIZIO MELUCCI:
Grazie. Voglio ringraziare il Meeting per questo incontro, che fra l’altro segna anche la ripresa delle attività in merito a questo dato che avevamo previsto di chiudere, da settembre in poi, con un confronto importante con la città. In una intervista ad un giornale locale di qualche giorno fa, il Presidente della Regione Lombardia Formigoni affermava che per innovare le nostre città, tenendo conto delle difficoltà della finanza pubblica tradizionalmente intesa, è fondamentale mettere in campo strumenti corretti e trasparenti di rapporto pubblico-privato. come il project-financing. Affermazione che io sottoscrivo e condivido al 100%, e come Amministrazione Comunale noi abbiamo già delle iniziative in corso di realizzazioni in project, fra cui 1300 posti auto nel centro storico di Rimini, già in gara d’appalto e la riqualificazione della Colonia Murri. Io penso che sia lo strumento importante, qualificato, innovativo che garantisce l’interesse pubblico, non solo perché c’è una fase di discussione, concertazione, approfondimento nell’ambito della città e dei luoghi interessati, ma perché al termine, quando è stato scelto un progetto, c’è una gara d’appalto europea che garantisce l’interesse pubblico. Teniamo conto che non c’è più il diritto di prelazione nella gara d’appalto europea e quindi è una gara d’appalto vera, senza rete. Il diritto di prelazione è stato tolto circa un anno fa, su indicazione della UE. I project sono uno strumento d’altronde affermati a livello europeo, di stile anglosassone, per una serie di ragioni con caratteristiche diverse nel nostro paese, e penso che esso possa dare tutti i risultati positivi che ha dato in altre realtà europee. Questa è la prima motivazione per cui abbiamo fatto questa scelta del project. La seconda iniziativa è di merito. In questo caso la risposta è meno semplice di quello che può pensare un osservatore che è attento, ma esterno. Infatti, da una parte è vero che Rimini ha perso quote importanti di mercato estero in questi anni, soprattutto dalla fine degli anni 80, sia per una forte concorrenza internazionale, sia per una debolezza del Sistema Italia, come purtroppo confermano tutte le indagini fatte recentemente. Il nostro è un paese che nel campo turistico è stato sorpassato in questi ultimi anni da altre nazioni, e le nazioni più competitive sono, come è noto, la Spagna e la Francia, che ci ha passato nella classifica come presenze ed arrivi di turisti. E’ vero che Rimini in questi anni ha fatto sforzi importanti nel campo dell’innovazione, soprattutto legati alla destagionalizzazione: fiera, un nuovo palacongressi che sarà terminato nel 2009 e sarà il palacongressi più importante d’Italia e fra i più importanti d’Europa, la darsena e altre iniziative che hanno permesso a Rimini di guardare in modo più sereno al proprio futuro e soprattutto allungare la stagione, e quindi dare la possibilità alle imprese turistiche di rimanere tutto l’anno, e non solo durante la stagione balneare. Interventi importanti di riqualificazione del centro storico, e anche questo non è solo un valore aggiunto per i nostri residenti, ma rappresenta un’opportunità in più per un turismo che è sempre più esigente e non guarda solo ad una parte solo specifica, seppur importante del balneare, ma necessita di altre opportunità. Per questa ragione c’è una parte del nostro pensiero riminese che ritiene sufficiente riqualificare il nostro fronte mare water-front con semplici interventi di arredo urbano, unita ad una diversa organizzazione della mobilità e del sistema dei parcheggi, interrati, per eliminare le macchine dal lungomare e trasformarlo in una passeggiata di grande qualità urbana ed ambientale. Teniamo presente che a Rimini, stiamo parlando di circa 6 km di lungomare. I projects riguardano una parte di esso, circa 1, 8 km da piazza Marvelli a piazza Kennedy e poi da piazza Kennedy al porto canale. I due tratti sommano 1,8 km. Rimangono quindi fuori circa 3,5 km. Io ritengo che, pur rispettando questa scuola di pensiero, sia una soluzione minimalista, che non tiene conto ne delle profonde trasformazioni in atto nelle città e nei paesi nostri competitori, si pensi a ciò che hanno fatto le città spagnole o inglesi. Ma ci sono in corso altre iniziative. Nei prossimi 6 anni il Marocco ha intenzione di realizzare, nella costa di fronte alle Canarie, 100.000 posti letto. Ora è del tutto evidente che questo intervento è molto competitivo rispetto alle Canarie, ma è anche vero che è una nuova località turistica balneare che si affaccia sul mercato estero, che è in competizione anche con noi, soprattutto sul mercato internazionale.
Teniamo presente che tutte queste località hanno un rapporto qualità-prezzo al quale noi non arriveremo mai, per ragioni strutturali del paese, nel senso che il costo del lavoro e della vita in una realtà come l’Italia non è confrontabile con il Marocco o con altre realtà che si affacciano per la prima volta sui mercati turistici. E quindi io penso che chi pensa solo ad interventi minimalisti non tenga conto di quale è la sfida della competizione oggi delle nostre realtà a livello internazionale. Noi non siamo grandi città d’arte, uniche, irripetibili, ma città che tutti i giorni devono fare i conti con la competizione. C’è anche un secondo aspetto: i dati dell’ultimo decennio, relativi all’andamento demografico della città e della provincia, come ha descritto una ricerca del Censis, per la redazione del nostro Piano Strategico, descrivono una realtà in via di progressiva senilizzazione, con indici di vecchiaia più bassi di quelli della regione, ma più alti di quelli della media nazionale ed in constante incremento. E’ probabile che questo genere di problematiche riguardino gran parte delle città del nord Italia, ma trovano a Rimini una declinazione tutta particolare. Infatti è una città che vive di relazioni, di scambi, di servizi. Avere una popolazione occupata di età media via via più elevata, può comportare problemi per ciò che concerne la capacità di intercettare una domanda che muta via via più rapidamente. Una città turistica sente la necessità di regolarizzare i tempi della vita collettiva con un modello di società permanentemente attiva e può incontrare problemi in corrispondenza con la transizione demografica in atto. Il problema non è solo quello di garantire nella piccola impresa ricettiva una successione in grado di adeguare i servizi in base alla domanda che cambia, è anche quello, di difficile soluzione, di mantenere e richiamare a Rimini giovani con capacità progettuali ed attitudini all’investimento, in primo luogo nelle proprie capacità professionali. Da ciò la prima esigenza di un’apertura verso capacità e risorse progettuali esterne. L’ultimo aspetto è che a tutto questo va aggiunta una difficoltà evidente di mantenere quote di mercato, soprattutto nel campo del turismo balneare. Noi abbiamo un’organizzazione dei servizi di spiaggia eccellente, ed appare comunque evidente la necessità di offrire maggiori opportunità ai nostri clienti, ed al tempo stesso di poter aggredire anche quei segmenti turistici medio-alti che oggi preferiscono altre mete turistiche. Con i project cerchiamo di mettere in campo anche una nuova visione del mare o se si vuole di valorizzare parte del nostro territorio pregiato ma mai considerato a sufficienza. Tutte le proposte, tre oggi, e c’è una commissione tecnica che le sta valutando, e quindi oggi facciamo la presentazione delle tre proposte, raggiungono e hanno questo obiettivo alto che è la riqualificazione urbana, ambientale, di individuazione di funzioni coerenti con la vocazione turistica e di quella del territorio. Devo dire due cose in chiusura: da quando li abbiamo presentati, dal mese di luglio ad oggi, questi progetti hanno fatto il giro d’Italia e d’Europa. Non solo sono andati sulle pagine nazionali di tutti i più importanti giornali italiani, come il Sole 24 ore, ma ha avuto anche risonanza non solo sui siti internet, ma anche sui quotidiani della stampa europea. Per dire che c’è interesse a che cosa fa Rimini rispetto ai suoi cambiamenti e modifiche dei suoi lungomari, in particolare perché è una città importante, punto di riferimento particolarmente interessante. E’ chiaro che questa parte della discussione va coniugata con la discussione che dovremmo fare nella nostra città, in parte già iniziata e da continuare nei prossimi mesi, in modo che ci sia una condivisione insieme delle scelte che insieme dobbiamo compiere per guardare al futuro della nostra città. I projects sono, in ordine di presentazione, quello dello Studio Altieri con De Smedt, con l’idea di base di fare un progetto in continuità con la città, cioè trasversale e far venire la città verso il mare e viceversa, un desiderio di continuità longitudinale tra il centro e la spiaggia; il secondo che nello stesso tratto di lungomare è proposto dalla Coopsette, che sostiene che l’architettura deve molto alle suggestioni del cinema, dove sono protagoniste la luce e le superfici, ed il nuovo lungomare deve essere un omaggio alla sua storia, con il Grand Hotel e Fellini. E per finire, nel secondo tratto di lungomare presentato dalla Gecos con Foster, è previsto un polmone verde per collegare il centro storico ed il lungomare, un molo con pontile che sposti la passeggiata oltre la spiaggia ed un futuristico albergo, come già il grattacielo di Rimini è un monumento simbolo della modernità. In conclusione è una bella sfida per Rimini. E’ una bella occasione per affrontare una discussione seria e non banale del nostro futuro, e fra l’altro non è un concorso di idee, ma una procedura di parternariato europeo, che alla conclusione di un percorso decisionale partecipato porta alla realizzazione del progetto deciso.
MODERATORE:
Grazie al Vicesindaco. Dicevamo prima della parola protagonismo. Nella sua etimologia, evidentemente greca, implica la parola agòn, cioè lotta, e non a caso in italiano l’agonia è la lotta per eccellenza, cioè la lotta con la morte. Ma si può morire mille volte nella vita, anche senza accorgersene, e accade tutte le volte che in qualche modo abdichiamo ai nostri desideri, smettiamo di farci provocare dalla realtà e ci sistemiamo, cioè teniamo su se stesse le nostre aspettative, le nostre speranze. Io allora leggo con molto favore quello che ha detto il Vicesindaco, perché al di là dei dubbi, che pur ci possono essere, ho letto rischi di cementificazione da una parte, il verde dall’altra che difetterebbe, le difficoltà giuridiche ecc., però mi pare che quando il vicesindaco dice che questa è la mossa che l’amministrazione si è data, io credo che non si possa che vederla appunto come un gesto contrario, un gesto di agonia positiva, cioè di lotta per tirare avanti. Ed è una sfida importante, ha usato questa parola, nell’ambito di questa più ampia sfida disarmata che è il gesto del nostro esistere, e quindi grande favore a questa iniziativa. Ci saranno due interventi per ogni progetto, a partire dalla Coopsette, il primo sarà, credo, di inquadramento imprenditoriale, cioè sugli obiettivi imprenditoriali che i proponenti si sono prefissi, il secondo sarà invece più tecnico, di illustrazione del progetto. Io purtroppo dovrò essere molto, come dire, rigido, nei tempi, e quindi è concesso un quarto d’ora a ciascuno e poiché si tratta pur sempre di progetti ancora in gara, in qualche modo, non posso permettere che i primi debordino, perché questo andrebbe a svantaggio dei secondi. Quindi mi permetterete di essere antipatico e scaduto il quarto d’ora – antipatico più di quanto già non lo sia, intendo dire – e scaduto il quarto d’ora bisognerà che io vi faccia smettere. Allora, la prima parola va all’ingegner Giovanni Panciroli per il progetto Coopsette.
GIOVANNI PANCIROLI:
Direi che a questo punto facciamo una rapida carrellata e cerchiamo di rimanere nei tempi. La prima considerazione è, l’ha detto il vicesindaco, che Rimini si sta interrogando sul proprio Piano Strategico, e il campo di competizione che si è scelto, che si è costretti a scegliere, è un contesto europeo e mondiale, ormai la globalizzazione comporta questo tipo di arena competitiva. Ecco, nel fare un progetto bisogna disegnare uno scenario, e su questo scenario ovviamente ci sono alcuni segnali tendenziali che vanno in un qualche modo richiamati, perché se l’analisi del contesto è condivisa, il progetto forse è coerente; è chiaro che se non si condivide il contesto, probabilmente il progetto diventa incoerente. Io ne ho richiamati alcuni perché poi vi ritroviate nel progetto. Allora, la prima considerazione è questa. Il Ventesimo secolo è stato il secolo caratterizzato dalle masse; il ventunesimo, quello che noi stiamo vivendo, è caratterizzato dalle nicchie, da tante nicchie. Ormai il mondo si è standardizzato su gruppi, su tribù, e non è vero che questa somma di nicchie faccia delle masse. Quindi guardate, il marketing è diventato un marketing distintivo, ogni prodotto ed ogni progetto fanno riferimento a particolari classi, a particolari ceti, a particolari consumatori, quindi bisogna a questo punto che anche i progetti abbiano una loro vocazione principale. La scala della competizione è globale e non solo limitata alle imprese. Nel passato, all’inizio dell’epoca industriale, era l’impresa che competeva sul mercato; oggi compete l’insieme, impresa più territorio, la competizione è più grande e l’impresa compete insieme al territorio in cui è localizzata, in cui lavora, in cui esprime le proprie attività. Si parla di genius loci, o ultimamente nel fare questo…ovviamente il successo della competizione incide in maniera rilevante sulla quantità e sulla qualità del benessere delle persone che stanno in quel territorio, lo dico perché ormai isole felici non ce ne sono più, la competizione globale ha rimesso in discussione tutto il sistema di benessere di tutte le comunità. La velocità e la complessità dei cambiamenti proposti dallo sviluppo tecnologico richiedono atteggiamenti saldi sui valori fondamentali, ma flessibili e caratterizzati da grandi capacità di adattamento. Il tasso di cambiamento tende ad aumentare, voi vedete che il tempo si è accorciato, i cambiamenti sono sempre più repentini, sempre più veloci. Io ricordo, per esempio, le serie delle auto. Una volta un’auto durava dieci anni, oggi ogni tre anni, quattro anni si cambia modello; tutto questo tende a velocizzare, e il tasso di cambiamento introdotto sostanzialmente dalla tecnologia accelera questi processi. Il mondo del futuro sarà multietnico e l’età media delle popolazioni tenderà universalmente ad aumentare, non solo a Rimini, complessivamente avremo una proiezione…io mi occupo di salute e di benessere e si parla di una proiezione per le persone del futuro oltre i cento anni. Ormai, diciamo, l’obiettivo di arrivare a cent’anni è un obbiettivo che nel futuro sarà molto praticabile per le conquiste che la medicina e la tecnologia sta facendo. Quindi avremo un’età media nel mondo più alta. La compatibilità ambientale ed energetica condizionerà in maniera rilevante il modello di sviluppo, non possiamo non tener conto di questi due elementi. C’è stato un periodo in cui il mondo non ne ha tenuto conto, adesso sono degli elementi fondamentali rispetto ai progetti. Potrei proseguire, ma il tempo è tiranno, quindi andiamo velocemente. In questo scenario generale il forum del piano strategico voluto dal Comune di Rimini ha elaborato una prima serie di suggestioni e di valori che dovrebbero caratterizzare la Rimini del Terzo Millennio. È stata la nostra prima preoccupazione capire che cosa Rimini aveva in testa per il proprio futuro, perché se andiamo a fare un progetto importante per Rimini, è importante che la città ci dica che cosa ha in mente per il proprio futuro. Le prime cose che sono state elaborate, questa è una prima elaborazione del forum del Piano strategico, ci danno questa immagine di una città, Rimini, che deve essere attrattiva, dinamica, innovativa, internazionale, con una forte identità, e poi andando, prendendo una serie di altre caratteristiche. Nel fare il progetto noi ovviamente abbiamo cercato di centrare queste caratteristiche. È all’interno quindi di questo contesto che noi cerchiamo di dare risposte, non possiamo però, e bisogna dirlo, perché ho visto la critica che è uscita dalla stampa, pensare che questi progetti possano risolvere tutti i problemi, perché hanno, come dire, intanto sono puntuali, e poi hanno dei vincoli, due vincoli fondamentali a cui bisogna fare riferimento. Uno è che si interviene su un’area limitata, come vedete, l’area diciamo di cui parliamo è quella in rosso rispetto a una Rimini molto più grande; il secondo elemento è che realizziamo opere di proprietà esclusivamente pubblica, ricavando dalla gestione per un periodo limitato di tempo tutte le risorse economiche e finanziarie necessarie per l’investimento. Quindi stiamo parlando dell’arricchimento del patrimonio della città. La nostra proposta deve operare scelte puntuali in virtù di questi due vincoli, affrontando in particolare alcuni temi da noi ritenuti primari, quindi alcuni obiettivi fondamentali che stanno dentro in questi due vincoli. È chiaro che bisogna che le nostre scelte, il nostro progetto, risponda alle caratteristiche delle scelte fatte da Rimini, e dai punti di forza che oggi Rimini ha: una forte industria balneare, una città fieristica e congressuale, una città che ha investito sulla salute e sul benessere, recuperando la colonia novarese e le terme di Rimini, facendo una vera e propria città della salute e del benessere che è in costruzione in questo periodo. L’idea da cui è partito il nostro architetto è un’idea molto semplice, è quella di riprendere la forza della natura del passato, le dune, coniugandole in chiave contemporanea. Fondere insieme il meglio della natura e della tecnologia per dare al territorio risposte di alto profilo. Quindi è una scelta come dire semplice, lo vedete, rispetto al piatto della pianura c’è l’increspamento delle dune. Chi ovviamente ha ancora memoria storica o ha fotografie del passato, vede come fossero le dune le protagoniste della spiaggia di Rimini nel passato. Il progetto che noi presentiamo traguarda alcuni obiettivi principali, sostanzialmente è quello di riportare Rimini alla leadership europea, così come è stato nel passato, quindi non è che ci poniamo un obiettivo irraggiungibile. Rimini nel passato era leader nel turismo europeo, a nostro parere lo può ridiventare, con questo progetto noi pensiamo di aiutare questo obiettivo. Ovviamente l’obiettivo è di portare oltre un milione di nuove presenze all’anno, soprattutto straniere, con una buona capacità di spesa, destagionalizzando così il turismo; riqualificare lo skyline di Marina Centro con architetture di livello internazionale, ispirate ai più moderni criteri di biocompatibilità, ricreare la naturalità originaria dei luoghi, offrendo a tutti la possibilità di usufruire della vista mare, valorizzare l’industria balneare riminese e, per ultimo, l’elemento fondamentale, riproporre la cultura e lo spettacolo a Marina Centro, facendo rinascere il Kursaal. Gli elementi, i tre elementi del nostro progetto sono: un grande parco urbano, la rivisitazione e la ricreazione del Kursaal e un suggestivo Resort. Qui vedete l’idea originale, questo è il progetto che si sta materializzando e l’idea della duna da cui siamo partiti; queste sono le sezioni nelle varie aree, la presenza del Resort nella parte vicino alla marina, il Kursaal nell’attuale Rotonda Fellini di fronte al Grand Hotel; nella restante parte, ma anche nella parte più vicina al mare, il parco urbano che va proprio da piazzale Tripoli a piazzale Boscovich. Questi sono ovviamente le sezioni, vi danno un’idea, vedete, …i cubi che ci sono sono le costruzioni esistenti e vedete il rapporto in questa parte, come dire, assolutamente marginale per quello che riguarda il Kursaal coerente con la struttura del Grand Hotel. Adesso vado rapidamente: ecco il parco urbano; la realizzazione del grande parco urbano permette la completa pedonalizzazione dell’area, e quindi tutte le aree di quel comparto rosso che abbiamo indicato verranno come dire coperte, verranno realizzati parcheggi sorvegliati, e il parco viene disegnato sulla logica della duna mediterranea. I posti nuovi saranno 1616, più 18 posti moto coperti; l’obbiettivo è quello di dare un’area molto forte, tutta pedonalizzata, dove la qualità della vita sia molto più alta rispetto a quella attuale. Ovviamente il concetto è questo: questa era la foto del passato, queste erano le dune così come naturalmente vengono create dalla natura; guardiamo noi come le abbiamo reinterpretate, questa è la parte del parco urbano, questa sezione è fatta sul parco urbano, vedete? La parte sotto è la parte dei parcheggi, la parte sopra è la parte dei chioschi. Qua vi faccio rapidamente il sistema dunario: la duna grigia, la duna boschiva, la pineta e il complessivo, quindi vedete come sostanzialmente questo è il progetto dal punto di vista del verde, poi l’architetto più di me sarà in grado di entrare nel merito; questo è il rendering di quello che sarà il progetto del futuro, vedete, il grande cuore rosso che riguarda il Kursaal, di cui parleremo fra un minuto. Questo è una vista della parte del parco urbano, quella parte rossa là in fondo è il Kursaal; il Kursaal merita un ragionamento a sé. Il Kursaal è stato riletto in chiave moderna, con uno spazio polivalente interno di 1200 posti a sedere, allargabile sull’esterno fino a 56.000. Ovviamente è piazzato nella rotonda Fellini, di fronte al Grand Hotel, questo è, come vedete là, sullo sfondo, il Grand Hotel, questa è la dimensione del Kursaal, è proprio voluto di marmo rosso e di pietre naturali, perché diciamo lo riteniamo il nuovo cuore di Rimini, il cuore pulsante di Rimini, l’elemento fondamentale della nuova cartolina. Queste sono, diciamo, alcune rendering della parti interne così come le pensiamo noi, vado veloce perché il tempo è tiranno…
MODERATORE:
Mancano due minuti…
GIOVANNI PANCIROLI:
appunto, vado velocissimo! Questa è la parte interna; il Resort, anche su questo velocissimo: sono unità di grande charme, destinate ad investitori soprattutto stranieri, quindi abbiamo immaginato un’architettura internazionale, da questo punto di vista, un grande collegamento con il polo della salute e del benessere che stiamo costruendo a Miramare, e che fa da elemento di collegamento fra le due cose. Qua ovviamente andiamo a vedere com’è il Resort: sono dune scavate all’interno, con giardini interni e con giardini esterni, questo è il rendering del Resort, questa è la sezione del Resort – spero di riuscire ad arrivare alla conclusioni – ecco, qua vado via velocissimo, poi sarà il nostro architetto a spiegare. Ovviamente questa unità, questo Resort, avrà le caratteristiche di biocompatibilità, diciamo, migliori oggi presenti sulla tecnologia, per cui vedete ci sarà un controllo del sole dell’energia, la ventilazione naturale, poi su questo l’architetto Carbone, che prosegue, sarà più pratico di me, isolamento termico, pannelli solari, e via dicendo, quindi su questo concentriamo il massimo della conoscenze oggi presenti; questa è un’immagine dell’interno tra le dune…
MODERATORE:
Bisogna concludere, mi spiace
GIOVANNI PANCIROLI:
La conclusione, velocemente, eccola qua: la gestione unitaria della strategia del progetto rappresenta un’opportunità nuova di rilancio verso il mercato internazionale e la presenza dell’aeroporto e della città del benessere sono straordinari punti di forza in una competizione ogni anno più difficile. Infine l’originalità della proposta è una concezione nuova del rapporto uomo-natura, dove da conflittuale questo rapporto diventa di dialogo e di complicità. Sono convinto che la lungimiranza dei riminesi saprà apprezzare il respiro di questo progetto. Vi ringrazio per l’attenzione.
MODERATORE:
Grazie. Adesso l’arch. Sandro Carbone.
SANDRO CARBONE:
Dopo la presentazione precedente molte carte sono state già scoperte, per cui cercherò di approfondire il mio discorso. Questa è l’area, e come facciamo su tutti i nostri progetti cerchiamo di rispondere al programma e contestualizzarlo in un sito.
Il programma prevedeva i parcheggi ed una serie di spazi commerciali dati dal Comune, a cui abbiamo poi aggiunto delle funzioni programmatiche nostre. Il contesto è questo lungomare di Rimini che ha delle sue caratteristiche di grande qualità, ma che in questo momento sono decadute rispetto allo splendore che hanno avuto nel passato. Se andiamo a vedere il sito, il lungomare viene letto quasi come un “retro”, sia rispetto agli stabilimenti, che hanno una loro caratteristica estetica anche molto forte, sia rispetto alla città, in cui gli alberghi si affacciano sull’altra strada, c’è il passaggio pomeridiano e il lungomare resta una zona che sembra un retro. E questa è la prima sensazione che abbiamo avuto andando, e poi passeggiando sul lungomare: il mare non si vede mai, perché è coperto dagli stabilimenti, e si arriva a questa grande rotatoria di fronte al Grand Hotel, nel punto in cui una volta c’era il Kursaal, il centro pulsante e principale della cittadina. Quindi la prima idea che ci è venuta spontanea è stata quella di cercare di sollevare il livello del terreno per riconquistare la vita del mare. A colpo d’occhio c’è quindi un grande parco urbano, con una passeggiata che si sviluppa sulle dune, e poi tutto un sistema perpendicolare di attraversamento che riprende la struttura delle strutture balneari, per poi entrare in città. Il verde è ovviamente una delle caratteristiche principali del progetto, e poi c’è il massimo recupero delle alberature esistenti, un’intensificazione di quelle nuove, si prospetta quindi fondamentalmente una pineta. Il nostro obiettivo fondamentale era quello di rendere flebile il limite fra la spiaggia ed il mare, che è anche quello fra la spiaggia ed il parco. Ci sono queste compenetrazioni fra spazi di transizione. Questa è la nuova passeggiata a mare che si sviluppa sulle dune intorno, rispetta le normative per i disabili; questo è il sistema di attraversamento trasversale dalla spiaggia al parco della città, il sistema delle piste ciclabili, il sistema della viabilità, con cui si rende completamente pedonale la parte del lungomare attuale, concentrando la circolazione principale sull’esterno e mantenendo una viabilità secondaria a sensi unici per gli ingressi ai parcheggi, che sono nascosti e che sono sotto la duna verso il lungomare. Questo è il programma. I parcheggi sono concentrati prevalentemente sotto la parte del lungomare e il Resort, scavando molto poco perché, avendo risollevato il livello del terreno, scendiamo solo di mezzo livello, il che ci permette di uscire dal parcheggio avendo delle rampe senza avere scale ingombranti e poco accessibili ai disabili. Sono state ridisegnate le sezioni stradali. Il Kursaal è uno spazio polivalente che abbiamo pensato anche per fare degli spettacoli, e questo diventerà la parte focale del progetto anche rispetto alla città.
MODERATORE:
Passiamo ora ad un altro progetto. Sempre con la metodologia di prima, interverrà prima il relatore sull’obiettivo imprenditoriale, poi un architetto sulla spiegazione del progetto. Quindi progetto Geco, l’ing. Claudio Marcella.
CLAUDIO MARCELLA:
Abbiamo preferito presentare il nostro progetto nell’altro tratto che l’Amministrazione ha messo a bando. Perché abbiamo fatto questa scelta? La scelta del tratto piazzale Marvelli-piazzale Kennedy la abbiamo fatta perché qualche anno fa, noi come società avevamo già presentato una proposta al Comune del recupero di quest’area. L’Ente ne aveva preso atto e molto intelligentemente l’ha messa tutta in gara perché questi interventi devono essere tali da poter riqualificare in maniera pesante ed ampia un’area che è strategica per la città di Rimini. Alla fine quest’area è quella più pregiata che Rimini può mettere in gioco per la sua attività turistica, presso cui ricava il proprio motore economico, di immagine e visibilità del turismo a livello europeo. Se andiamo ad analizzare l’area di intervento individuata notiamo che c’è piazza Marvelli con 10.000 mq, il lungomare Murri con altri 15.000 mq e l’area di piazza Kennedy con ulteriori 15.000 mq, che vanno sicuramente trattati adeguatamente e gestiti ed utilizzati in modo diverso. Oggi piazza Tripoli è una rotatoria per il traffico veicolare, il lungomare Murri è un enorme parcheggio, una barriera di macchine tra la città e la spiaggia, piazzale Kennedy è la stessa cosa, solo una rotatoria. Quindi abbiamo circa 45.000 mq di territorio ad alto valore così usato. La cosa ci è sembrata ovviamente un’assurdità, in tempi in cui la competizione è elevata ed ognuno deve mettere in campo le armi e le cose che può utilizzare. Quindi per fare questo occorre fare interventi più radicali, bisogna essere protagonisti, e noi abbiamo scelto questa seconda strada, di fare un progetto più complesso, con più innovazione e con più funzioni, perché solo così questo è possibile. Passo la parola ai progettisti.
LUIS MATANIA:
Il fulcro pare sia l’integrazione fra la zona spiaggia e la città. Sono il responsabile dello studio per l’Italia, siamo un ufficio di 1200 persone di 50 paesi diversi e parliamo 47 lingue diverse. Siamo fortunati di poter far interventi per tutto il mondo, da interventi molto piccoli ad altri. Anche quest’ano abbiamo aperto l’aeroporto di Beijing, che sono circa 4 chilometri, penso il più grande intervento del mondo. Abbiamo lavorato in questa zona per circa 10 anni. Abbiamo fatto il progetto qui vicino a Rimini. Abbiamo fatto Trafalgar square, dove abbiamo tolto tutte le macchine e fatto una zona completamente pedonale. Abbiamo fatto progetti anche in Francia e anche un progetto a Milano. Per questo siamo stati molto interessati a guardare questo progetto perché è un progetto di spazi pubblici. Qua si vede da sopra. La spiaggia di Rimini si è sviluppata molto ed ha le sue caratteristiche. Abbiamo studiato la storia, anche per vedere che tanti anni fa c’era questa cultura della spiaggia con le sue cabine. Adesso è cambiato un po’. E’ una delle mete turistiche molto importanti per l’Europa. Qua si vede il lungomare, adesso la spiaggia, ma forse le zone dopo il lungomare hanno perso qualcosa con l’invenzione della macchina, ma anche le zone dietro gli alberghi sono diventate zone per i rifiuti e anche parcheggi. Noi abbiamo guardato altre zone nel mondo e vogliamo ricreare, celebrare questa zona che è il lungomare di Rimini. Che possiamo portare a questa zona? Questa è una immagine di Cannes in Francia, che ha creato una zona verde e una zona alberata. Noi abbiamo guardato: che c’è a Rimini? Non vogliamo portare cose nuove ma forse prendere qualcosa di Rimini. Ci sono delle strade, questa è la Via Vespucci dietro, che è una bella strada alberata. Vogliamo questo al mare, creare delle zone ombreggiate e dare altro in più e portare la vita sulla spiaggia, con usi diversi: caffè, ristoranti, negozi e anche uffici, alberghi e zone culturali. Bisogna avere questo mix, perché non solo esiste durante i mesi estivi ma anche tutto l’anno. Qua abbiamo studiato tante cose diverse; questo è il nostro studio; questo è il plastico. Abbiamo visto anche che c’è un parco che inizia dal centro della città ma che finisce prima di arrivare qua. Guardando questa area è importante pensare a tutta la città e come è collegata. Questa zona adesso è un parcheggio. L’idea sarà di continuare il verde, continuarlo fino alla spiaggia e poi dipende come continuare questa zona qua. Interessante è anche che abbiamo fatto progetti diversi, ma ci sono delle idee abbastanza simili. Poi c’è piazza Tripoli che è bellissima ma solo che è una rotatoria allora l’idea è di mettere là un parco. Questa è la strada Vespucci. Il progetto del lungomare deve essere integrato con quello che esiste nella città. Se prendiamo a sezioni questa area, l’idea è di creare questa zona pedonale. In questo momento è un parcheggio di 250 posti auto. Noi mettiamo il parcheggio sotto, creiamo 750 posti auto, anche per motorini e qua creiamo una zona dove si può camminare, andare in bicicletta. Quegli interventi che mettiamo qua cerchiamo di farli più trasparenti possibile e creare la vita qua. Questa è la sezione. Questa è un’immagine dove c’è il mare, zone verdi, alberate e poi questi interventi commerciali. Questa è una sezione di albergo. Qua si vedono questi interventi in cui abbiamo messo che uno può scendere o può anche camminare sopra e vedere sopra le cabine sulla spiaggia.. Abbiamo questa macchina che ti fa il disegno in 3D, mandi il disegno ti viene fuori un plastico. L’idea era anche di mettere ad ogni stanza la vista mare. Qui si vede come potrebbe essere una stanza. Anche il livello bar che esce sul nuovo molo e poi sotto c’è il museo di Fellini. Qua si vede una pianta, questa è piazza Tripoli, il parco e poi qua questo nuovo intervento del molo nuovo. per portare la gente oltre la spiaggia al mare. Infatti prima si vede che esisteva qualcosa a Rimini. Vogliamo riportare questo. Qua si vede una sezione all’ingresso del museo di Fellini. Sopra c’è il bar caffè che esce sul molo e poi le stanze sopra. C’è questo grande atrio. Camminando l’idea è di avere sul molo degli interventi: gelaterie, posti dove puoi anche prendere una barca che scende al mare, poi avere anche un cinema all’aperto. Diverse idee. Puoi arrivare anche in barca da altre zone per venire qua a mangiare e poi andare fuori.
MODERATORE:
L’ultimo progetto, sempre con lo stesso sistema. Architetto Altieri.
ALBERTO ALTIERI:
Non è presente l’imprenditore, illustro brevemente prima di lasciare la parola all’arch. De Smedt che illustrerà il progetto nei dettagli. Credo che bisognerebbe ripartire dal concetto con cui è stata fatta questa gara, che è il sistema del project-financing, il quale mette in relazione l’interesse dell’imprenditore con il progettista e la finanza, elementi che dovrebbero trovare un giusto equilibrio per riuscire a raggiungere un obiettivo che è anche quello dell’Amministrazione, infatti alla fine il confronto dovrebbe portare alla scelta di quello che è il progetto di maggior interesse. Tutto questo avviene a seguito di un’impostazione di gara, con bando molto preciso su obiettivi ed ambiti di intervento. La lettura di questi obiettivi si può sintetizzare come il tentativo di portare via le auto dal lungomare, di riqualificare il lungomare, di far si che la spiaggia dialoghi con la città, e di trovare tutta una serie di incentivi economici, culturali, o ideativi tali da far sì che il lungomare non sia un luogo abbandonato durante il periodo invernale, ma un luogo vivo per tutto l’anno. Nei primi incontri ci illustravano queste volontà, si sono resi conti che non si trattava tanto di fare uno spazio arredato nel miglior modo possibile, con luoghi di ritrovo e aree commerciali, bensì un’idea importante, che diventasse un’immagine forte da cui la presenza di questo fior fior di architetti che si sono presentati in questa competizione. La sfida è questa, far equilibrare questa esigenza dell’amministrazione con l’aspetto della redditività dell’intervento, seppur pubblico e dato in concessione all’associazione di imprese per la realizzazione dell’opera. Si trattava quindi di creare i presupposti affinché la redditività dell’intervento fosse tale da giustificare l’intervento dell’imprenditore, della finanza che doveva trovare un equilibrio nel suo piano finanziario, per trovare una giusta redditività nell’opera che si andava a realizzare. Di qui la difficoltà, l’approfondimento continuo con più ipotesi per riuscire a trovare un giusto rapporto di funzioni che avessero una valenza pubblica, ma che fossero anche funzioni con una valenza attrattiva oltre che redditiva, quali i parcheggi. La capacità tecnologica del nostro studio che opera in Italia, prevalentemente, siamo in 240 dipendenti, non è ancora sufficiente per raggiungere quella qualità che invece l’arch. De Smedt ci ha permesso di raggiungere. Lascerei quindi ora a lui la parla per illustrare l’idea di progetto.
JULIEN DE SMEDT:
Sono qui per parlarvi di Rimini, dirvi cos’è Rimini, per parlarvi della sua popolazione e anche di chi siamo noi. Questa immagine ci fa vedere molto bene che cos’è il mondo oggi: molto internazionale come qui descritto. Vorrei entrare nel merito di quella che è la nostra visione di questo sito, e siamo rimasti colpiti soprattutto dal fatto che ci sia una grande varietà di diverse attività. Una grande vita pulsante. Per noi la preoccupazione principale è stata quella di lavorare all’interno di questa diversità già esistente, tenendo conto delle persone che già usufruiscono di questo luogo, utilizzano le sue attrattive, ed includere nel nostro progetto anche le preoccupazioni dal punto di vista pubblico. In quest’area vediamo che c’è una grande vita, ci sono attività molto frenetiche su entrambi i lati che noi consideriamo. Una sorta di blocco, quindi un ostacolo, fra la città e la spiaggia, è il lungomare. Ed è come se ci fossero due città distinte, la città che si snoda lungo la spiaggia e la città vera e propria e poi la zona intermedia che è ora una zona di transito, dalla quale non si ha neanche la vista sul mare. La nostra prima reazione è stata quella di pensare ad una soluzione che potesse essere ad un livello superiore, ma allo stesso tempo essa non doveva essere un ulteriore blocco, ricalcando la situazione esistente. Vediamo che l’attività esistente è molto diversificata, va da centri culturali, hotels, ristoranti, bar. Poi vediamo ancora l’idea di parco e di verde, che ricorre in tutti i progetti che abbiamo sentito. Questa zona di transito tra la città e il lungomare dev’essere una zona verde, come noi l’abbiamo interpretata. Però qui si pone il problema di come combinare, creare una simbiosi tra questi due ambienti: la zona verde e la città. Secondo il PRG proposto ci devono essere due aree di intervento, il lungomare e tutte le zone di collegamento tra quest’ultimo ed il resto della città. Abbiamo elaborato quindi più proposte che tenessero conto di queste necessità. Ci siamo resi conto che più proposte elaboravamo, più riuscivamo a comprendere ed imparare sul contesto e sulle variabili. Più variabili si aggiungevano, più il progetto si avvicinava al nostro ideale di perfezione o almeno a un piano che tenesse conto di tutte le istanze e tutte le necessità. Vediamo quindi prima il progetto nel suo complesso, e poi le varie parti che lo compongono. Creare più cose, utilizzando meno risorse, meno mezzi. Un modello unico che risolve tutte le necessità, quindi le attività che avvengono all’interno, le attività che avvengono all’esterno, la qualità dell’ambiente, la protezione dal vento, la protezione dal sole, quindi l’ombreggiamento e così via. Un’altra tematica chiave è quella di soft e hard, duro e soft. La parte hard è la parte della geometria organica cartesiana, la parte soft invece è la parte pubblica. Questa è un’idea che abbiamo realizzato a Copenaghen e che si ispira all’idea della geometria soft e di un’organizzazione dello spazio hard, la tematica dell’interno e dell’esterno, della compenetrazione dei due. Quindi come è possibile fondere gli spazi interni con quelli esterni? Vediamo alcune soluzione dove negli spazi interni entrano degli elementi degli spazi esterni per creare questa fusione. L’utilizzo dei vari elementi presenti in natura. Il più utilizzato naturalmente è l’acqua. L’acqua che si contrappone invece agli altri elementi solidi.
Un’altra tematica è quella dei luoghi aperti e dei luoghi chiusi. Quindi come creare il più possibile degli spazi aperti ma allo stesso tempo creare degli spazi intimi chiusi, privati. Ci siamo ispirati al cinema, il parco Fellini come punto di partenza per questa fusione tra natura e cultura, che poi si espande anche alle zone circostanti. Questo è il Kursaal, concepito per lo più come parco e che contiene anche degli spazi molto ampi per organizzare eventi. Ed è un elemento di connessione tra la spiaggia e il parco e poi l’area Boskovic fino a piazza Kennedy. Questa è una vista dal Grand Hotel. Quindi vedete che il progetto è molto omogeneo. Il progetto come ho già detto si estende dall’area Kennedy fino all’area Boskovic ed è molto omogeneo, perché si basa sul piano urbanistico e quindi ha per così dire un DNA pubblico. Vedete questa è la zona Kennedy, dove vi è un’area commerciale che si snoda su due livelli, dove vi sono negozi all’aria aperta che si alternano a ristoranti e bar in una fusione omogenea tra aree pubbliche e esercizi commerciali, che possono essere negozi, ristoranti, bar e in ogni area vi è un accesso pubblico, perché la zona è concepita come area pubblica. Vedete come si snoda il progetto. Vedete che la zona bianca è come una sorta di capsula in cui sono contenute tutte le varie attività, che possono essere esercizi commerciali puri oppure aree pubbliche e man mano che si va avanti l’area diventa sempre più verde, diventa al 100% un’area pubblica. Questa è invece la zona Boskovic che è più diversificata perché, oltre ad avere i ristoranti e gli esercizi commerciali, ci son anche impianti sportivi di Wellness collegati all’ hotel, che potete vedere sulla destra. Questa immagine ci fa vedere come si presenta il tutto, come se camminassimo all’interno di questo luogo. Quindi il punto culminante del progetto, l’hotel, più difficile da realizzare per riuscire a dare questa immagine dello spazio pubblico. Quindi l’hotel è l’elemento più segregante per così dire. Abbiamo passato al vaglio diverse opzioni, diverse proposte, diversi progetti, ma poi siamo ritornati all’idea originaria del DNA, come potete vedere rappresentata qui. Abbiamo quindi mantenuto questa struttura ad elica ma l’abbiamo allungata e l’hotel si snoda su un tratto più lungo, è possibile anche camminare sopra e in questo modo abbiamo realizzato un’unione perfetta fra spazio pubblico e spazio privato, in maniera uniforme. Ho concluso. Grazie.
MODERATORE:
Sia il Vicesindaco che gli architetti ed ingegneri sono disposti a rispondere a qualche domanda, se ce ne fossero.
DOMANDA
Qual è il ruolo del project manager su questo progetti e come si fa il lavoro tra il project manager e gli architetti?
CLAUDIO MARCELLA:
Il project manager è una figura che, specialmente su questi tipi di interventi, è abbastanza strategico, perché come già altri relatori hanno evidenziato, qui non si parla solo di un progetto che poi qualcheduno finanzierà. Qui si parla di un progetto che chi lo propone poi deve finanziare e quindi la entità economica, gestionale dei costi e dei ricavi diventa uno degli elementi strategici della proposta. Questo cosa vuol dire? Che i progettisti, a questo punto, devono stare dentro certi parametri che i project manager danno, perché qui si parla sì di progetti ma poi si parla anche di un aspetto economico finanziario che non è secondario, ma direi che è molto importante. Questa è un po’ la figura del project manager che questo tipo di intervento richiede. Almeno questa è la mia visione di questo ruolo, perché è più complessa l’operazione, non è solo un progetto.
MODERATORE:
Vuole aggiungere qualcosa Panciroli?
GIOVANNI PANCIROLI:
Aggiungo solo qualcosa cioè il ritorno di questi progetti avviene in un periodo medio lungo quindi non si conclude con la conclusione del cantiere, per cui dobbiamo prevedere 10-15-20 anni avanti per recuperare le risorse che sono state investite in fase di cantiere. Il project manager deve, come dire, in qualche modo assistere la proprietà, il capitale di rischio, affinché con i ricavi dei prossimi 15-20 anni siano in grado di pagare gli investimenti. Quindi l’architetto dopo che ha finito le costruzioni probabilmente si allontana. Il project manager rimane, diciamo, sul territorio fino a quando l’ultima lira non è tornata.
DOMANDA:
In questi tre progetti però, mi sembra mancare, senza voler tornare a ricordare la storia, a fare i post moderni, un accenno alla ricchezza monumentale e storiografica che c’è nella Rimini, perché Rimini non è soltanto il lungo mare, c’è un centro storico pulsante con dei monumenti di architettura che sono la nostra ricchezza storica,che mi sembra in tutti i tre progetti non sia stata guardata.
SANDRO CARBONE:
In quanto italiano e in quanto architetto, che lavora per un architetto australiano, comunque sono un italiano anch’io e a questi spazi appartengo. Però questo intervento non sta nel centro storico di Rimini, sta a marina, quindi il mio riferimento sono le qualità che io trovo in quel territorio lì, quindi a quello mi rapporto, per me gli stabilimenti balneari di Rimini hanno una qualità e io a quella faccio riferimento..
DOMANDA:
Non era un atto d’accusa ad un singolo progetto, ma il fatto di vedere una monumentalità che è a Rimini ed è appiattita sul ricordo di Fellini e sul lungo mare, è una mia reazione.
MODERATORE:
E’ tutto legittimo. Ci mancherebbe. Prego.
DOMANDA:
Io faccio un intervento da riminese, non sono un architetto e quindi voglio portare questa testimonianza. Forse non è molto centrato sull’argomento dei tre progetti, ma da buon riminese che già usa la bicicletta sempre, perché è l’unico modo per potersi muovere, in questa città, già in questi anni. Mi sembra che la presentazione molto bella di tutti e tre i progetti e non sta a noi riminesi, per fortuna, dover scegliere se non all’Amministrazione. Auguri all’Amministrazione che deve scegliere. Cosa, oggi, in questa presentazione non ho visto? Non ho visto il problema della mobilità, sono tutti e tre belli, ma come ci si arriva? Cioè, ci danno l’idea che tra 20-30 anni andremo tutti a piedi. Ma come ci arriviamo? Come ci arrivano i turisti? Non è stato detto niente. L’autostrada è abbastanza lontana. Grazie.
MODERATORE:
Non vorrei che ci arrivino dal mare. Hanno fatto vedere piste ciclabili…
MAURIZIO MELUCCI:
Una battuta al signore che ha preceduto questo intervento. Io non credo che noi siamo appiattiti su Fellini, anzi, se devo fare una critica, un’autocritica, a Rimini, all’Amministrazione Comunale, è che penso che noi il nome di Fellini e l’importanza di Fellini l’abbiamo usata pochissimo e male. E’ un biglietto da visita formidabile all’estero, Fellini, formidabile. Nei paesi più lontani, da quelli dell’est a quelli del nord e da noi utilizzato malissimo. Quindi, come dire, purtroppo non siamo appiattiti su Fellini. Devo dire che, per la storia che ha avuto lo sviluppo turistico della nostra città, noi abbiamo sempre dato poca importanza anche all’aspetto storico e culturale della nostra città. Oggi questa parte va assolutamente recuperata, sono stati fatti anche interventi importanti, l’ultima è otto mesi fa, l’inaugurazione della Domus del chirurgo, che è credo un gioiello di livello nazionale, pur essendo in un paese molto ricco di reperti archeologici. Quindi, noi stiamo lavorando e siamo particolarmente attenti anche a questo aspetto, perché è fondamentale per cercare di avere un territorio che si offre ai propri ospiti e non soltanto una parte del suo territorio.
Per quanto riguarda il tema della mobilità. Adesso, oggi sono stati presentati i progetti, a grandi linee tutti e tre, come dire, in pillole. E’ chiaro che il tema della mobilità verrà affrontato, ma c’è una filosofia di fondo, che anche questa discuteremo assieme perché poi, come dire, a me piace che le scelte siano condivise. Poi è chiaro che non potrà mai esserci l’unanimità, sarebbe impossibile, però condivise il più possibile e quindi partecipate. Noi dobbiamo tendere a scaricare le auto dalla parte più pregiata della nostra città. Questo credo che sia l’obiettivo principale sul quale dobbiamo lavorare. Non lo si fa in un anno, in due anni, lo si fa in un tempo medio, ma dobbiamo avere in testa un obiettivo. Meno auto in quella parte del territorio. Ci si possa arrivare non necessariamente solo con l’auto privata, ma ci si possa arrivare anche con sistemi di trasporto pubblico moderni e innovativi, ma scarichiamo le auto da quella parte del territorio. Quindi l’affronteremo, perché questo è ovviamente uno dei temi legati a questi progetti, ma non solo a questi, riguarda un po’ tutta la nostra costa. Concludo, come piace sempre a me ricordare, dicendo che Rimini ha tanti pregi, ma ha un difetto, che le circonvallazioni non si fanno, nel senso che ci manca sempre un lato, perché da quel lato lì abbiamo il mare.
MODERATORE:
Meno male che abbiamo il mare. Allora mi dicono che purtroppo bisogna bonificare la sala per gli incontri successivi, e quindi dobbiamo chiudere. Mi piace ricordare, per concludere, una frase di Boris Pasternak che diceva: “E’ il bisogno l’assillo dell’idea e l’idea incita all’azione”. Bene, Rimini ha espresso un bisogno, questo bisogno ha procurato delle idee, adesso non manca che l’azione. Speriamo bene. Buon proseguimento.
(Trascrizione non rivista dai relatori)