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LA MISSIONE DI ROMA NELLA STORIA
Scopo della mostra è ricostruire la funzione storica che Roma ha svolto nel mondo antico, prima, in quello tardo-antico e medievale poi. Nella prima parte si analizza la consapevolezza che gli antichi Romani avevano del loro ruolo all’interno del mondo, tramite la citazione del pensiero degli storici come Livio, Tacito, Sallustio, dei poeti come Virgilio e Orazio, degli scrittori come Cicerone, Seneca , Vitruvio ed altri ancora. Da questi testi emerge come i Romani avessero una innata vocazione all’universalità, nel senso che il loro agire aveva sempre come orizzonte tutto il mondo. Erano consapevoli della missione affidata loro: ritenevano infatti che gli dei li avessero destinati ad un impero che non avrebbe mai incontrato limiti di spazio né di tempo. Per questo, con infaticabile energia, diffusero ovunque la loro lingua, il loro diritto e i loro modelli politico-amministrativi. Per questo di considerarono portatori di civiltà , di pace e di benessere.
Questa inclinazione all’apertura è una caratteristica romana da sempre, basti pensare al primitivo asilo rotuleo: un coacervo di persone diverse, che provenivano da luoghi diversi, parlavano lingue diverse e avevano diverse tradizioni. Nonostante questo, seppero creare una nuova unità, più grande, non fondata su una medesima origine etnica ma sulla stessa morale di valori condivisi. I Romani credevano inoltre che il loro impero fosse protetto dagli dei e che questi intervenissero nei momenti più cruciali e pericolosi della loro storia per aiutarli, proprio come nell’episodio descritto nella colonna antonina in cui si vede Giove plumbeo che interviene facendo scendere dal cielo una pioggia torrenziale che travolge l’esercito nemico e salva i Romani dall’assedio. La ragione di questa speciale protezione accordata dagli dei veniva rintracciata dagli storici romani, ed in particolar modo in Livio, nella virtù del popolo romano che sovrastava quella di tutti gli altri popoli.
Il percorso della mostra prevede un confronto tra la concezione espressa dagli storici romani sul ruolo di Roma e quella espressa, sempre sul medesimo tema, dai primi Padri della Chiesa: Orosio ed Ambrogio, San Paolo ed Agostino. Tutti questi scrittori cristiani rileggono ed interpretano la storia di Roma alla luce di un nuovo fatto: la diffusione del cristianesimo. Secondo costoro, infatti, Roma è stata un inconsapevole strumento della provvidenza divina in quanto, proprio grazie a tutto ciò che il suo impero ha dato al mondo – strade in grado di unire posti agli estremi della terra conosciuta, un’unica lingua a tutti comprensibile, un unico diritto e, non ultima in ordine di importanza, una pace duratura – il cristianesimo ha potuto diffondersi in tempi incredibilmente veloci ed in modo straordinariamente efficace. Tutti gli scrittori cristiani stimano l’impero cosa buona, nonostante i tentativi fatti da vari imperatori di debellare il cristianesimo.
La mostra esamina i rapporti tra i primi cristiani e l’impero, mediante le testimonianze degli Acta Martyrum da una parte ed i rescritti imperiali dall’altra. Infine, partendo dalla consapevolezza che Roma ha dato al cristianesimo l’universalità del suo stesso impero, la mostra vuole porre il quesito su cosa invece il cristianesimo abbia offerto all’impero. Mentre tutte le grandi città del mondo antico ed i loro imperi sono finiti, succedutisi gli uni agli altri, Roma è rimasta – anzi rimane – viva. L’antica universalità del popolo romano si è conservata perché, una volta caduto l’impero di Augusto, è subentrato l’impero della chiesa cattolica, cioè universale. La Chiesa ha scelto infatti Roma come sua capitale, in quanto sede del vicario di Pietro, apostolo sul quale Cristo ha fondato la sua Chiesa promettendo che le forze del male non avrebbero mai prevalso su di essa.