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La bachicoltura nell’ottocento trentino: la famiglia, il lavoro, l’ambiente rurale
‘Il Circolo culturale intende riproporre quei valori della tradizione che possono essere validi anche oggi. In questa ottica, si pone anche l’interesse per l’ormai tramontata bachicoltura. Fra i fenomeni socio-economici che hanno intensamente coinvolto i nostri paesi fino a trasformarne la qualità della vita e perciò la cultura, infatti, l’allevamento del baco da seta riveste un particolare interesse. La bachicoltura ha profondamente inciso nelle nostre comunità contribuendo alla formazione di abitudini di lavoro, di economia e di organizzazione ancora riscontrabili, ma soprattutto stimolando lo spirito di collaborazione, sia all’interno della famiglia che nella comunità: le prime forme cooperative sono sorte in rapporto alla coltivazione dei bachi da seta. L’allevamento, fino alla metà dell’800, si effettuava con metodi empirici riassunti in regole derivate dall’antica esperienza e tramandate nelle famiglie contadine. Caratteristica principale era la necessità di un costante equilibrio da mantenere in rapporto con la natura, per non compromettere la produzione: una cura e un’attenzione assidue, nel decidere il tempo più opportuno per l’incubazione del seme, nel calcolare lo spazio necessario alla crescita e la quantità di foglia di gelso a disposizione, nel curare la pulizia e l’igiene della casa, nel valutare le circostanze determinate dalla temperatura e dall’andamento stagionale. Contemporaneamente all’allevamento del baco da seta, si sviluppava nelle campagne la coltivazione del gelso, pianta che produceva le foglie necessarie al nutrimento dei bachi; tale coltivazione comportava il superamento di un’economia chiusa e basata sull’autoconsumo. La coltivazione del baco da seta offrì quindi alla nostra gente una sicurezza economica tale da garantire il superamento degli anni di carestia, riducendo i fenomeni di emigrazione. La casa contadina divenne presto un centro di produzione artigianale su base familiare. La famiglia provvedeva infatti, in un primo tempo, non solo alla coltivazione del baco, ma anche alla lavorazione del filato derivato dai bozzoli; queste attività impegnavano totalmente i vari componenti, a ciascuno dei quali erano affidati compiti precisi; la casa necessitava inoltre di spazio e di locali adatti. Quest’ultimo aspetto comportò la trasformazione edilizia delle vecchie abitazioni, che vennero ampliate e sopraelevate, così da costituire la fisionomia tipica dei nostri paesi. Accanto alla produzione familiare, si sviluppò l’organizzazione di “case” artigianali (filande), affiancate dalle prime strutture industriali (filatoi) e commerciali. Questi settori produttivi furono caratterizzati da uno stretto rapporto reciproco, condizionato all’origine, dall’abilità e dall’esperienza del contadino produttore. Svariate furono le cause che indussero all’abbandono della coltivazione del baco da seta: tra queste, una serie di malattie che ridussero la qualità del prodotto locale, la concorrenza delle sete asiatiche e delle nuove fibre sintetiche. Dopo un progressivo declino, la produzione scomparve definitivamente sul finire degli anni ’30.’