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KANTIERE KAIRÒS. CONFESSARE LA FEDE METTENDOCI LA FACCIA E LA MUSICA
Intervista di Massimo Granieri ai Kantiere Kairòs e concerto acustico
Una band di musica pop rock racconta il suo cammino di fede.
KANTIERE KAIRÒS. CONFESSARE LA FEDE METTENDOCI LA FACCIA E LA MUSICA
Venerdì 23 agosto 2024 ore 18.00
Palco Piscine Ovest Illumia
Intervista di Massimo Granieri ai Kantiere Kairòs e concerto acustico
Partecipano:
Jo Di Nardo, Antonello Armieri, Gabriele Di Nardo (Kantiere Kairòs).
Di Nardo. la prima band in cui ho suonato la chitarra parlava di Cristo e quando l’ho realizzato, ho pensato: “Ah però, niente male”.
Granieri. diciamo che tu sei un insegnante di chitarra, di musica a scuola, quindi poi è diventata anche la tua professione.
Di Nardo. è diventata la mia professione, infatti insegno al liceo musicale di Cosenza. Quindi sì, la musica è sempre stata parte della nostra vita, della nostra famiglia; è diventata un lavoro. Ma per rispondere alla tua domanda, dobbiamo fare un salto in avanti. Dal 1997 poi c’è stata l’università, dove ho conosciuto Antonello. Frequentavamo entrambi il DAMS di Cosenza: io musica, lui cinema. E lì ci siamo scambiati qualche parola, niente di che. Ci siamo conosciuti e una sera, ad un concerto, l’ho sentito cantare benissimo. Qualche anno dopo, nel 2007, ci siamo ritrovati per caso su un palco e io, su quel palco, gli dissi: “Guarda, io a settembre mi trasferirò a Roma.” Ci siamo trasferiti insieme. La faccio breve per evitare di allungare troppo: durante quella convivenza abbiamo capito che c’era qualcosa in comune, che era il percorso di fede. È stato lì che è nata l’idea di entrare nella band. All’epoca non c’era un nome, o meglio, il primo nome fu Kairòs, dato da padre Domenico Greco, che forse tu conosci. Cantava nella band, erano in due: Antonello e Domenico. Il nome “Cantiere” si è aggiunto nel 2013, quando, a un certo punto intervenne Antonello, in seguito a un viaggio che si trasformò in un pellegrinaggio a Medjugorje. Tornato lui da quel viaggio, con una consapevolezza diversa, abbiamo aggiunto il nome “Cantiere” perché abbiamo voluto puntare l’attenzione sul fatto che la nostra conversione è un lavoro quotidiano. Noi stessi siamo gli operai della nostra conversione. Quindi Kairòs sta per “momento giusto” e “cantiere” per la conversione: è sempre il momento giusto per la conversione, il momento opportuno per vivere questa fede e cantarla. Non so se ho risposto.
Granieri. mamma mia! Io direi… come c’è Antonello che è preso, molto preso, e so che Antonello si scioglie cantando. Lo conosco ormai da tanto… Voi avete buttato questo seme all’interno di un territorio piuttosto particolare, che è la nostra Calabria. Anche io sono cosentino come voi e, come tutti i calabresi, ho lasciato la mia terra. C’è una canzone che, quando uscì, “Il Seme”, l’avete ricordato prima, io vi ho quasi stalkerizzato. Perché noi due, noi quattro, abbiamo una passione in comune, che sono i Radiohead, no? E sento molto quel… quel muro di suono che ogni tanto vedo e con cui mi scontro nella vostra musica, che è qualcosa di molto bello. Adesso faccio il critico come uno che se la tira, ma avete qualcosa di britannico nel vostro modo di arrangiare la musica. C’è molta melodia. Antonello avrebbe potuto fare ben altra carriera, però ha messo la sua ugola a disposizione del Padre Eterno. Ha lasciato tutto per guadagnare tutto, no? Vero, Antonello?
Armieri. sicuramente, sicuramente. Ho scelto la parte migliore, assolutamente.
Granieri. io direi, ascoltiamo “Il Seme” e poi ne parliamo, ok? Kantiere Kairòs qui al Meeting di Rimini.
“Il Seme”
Respiro luce in ogni istante da quando ci sei tu. Sento un oceano di pace che raggiunge le mie rive con le onde del tuo nome.
C’è il sole nelle vene da quando ci sei tu.
Non c’è più inverno né dolore, solo un fiore dal tuo seme.
Io non cercavo che te, tu non cercavi che me. Cosa ci potrà dividere? Io non volevo che te, tu lo sapevi da sempre, da sempre. Io non cercavo che te, tu non cercavi che me. Cosa ci potrà dividere?
Tu non volevi che me. Io ti appartengo da sempre.
Io non cercavo che te, tu non cercavi che me. Cosa ci potrà dividere? Io non cercavo che te, tu non cercavi che me. Cosa ci potrà dividere?
Granieri. “Il Seme” dei Kantiere Kairòs. Questa è una canzone di un album omonimo del 2018 che, in qualche modo, ha segnato un po’… è stato il disco della svolta, se possiamo dirlo. Svolta nel senso di consapevolezza del vostro ruolo all’interno di una chiesa giovane che sente il desiderio di comunicare qualcosa di bello, di buono, e di vero.
Armieri:: allora, indubbiamente l’esperienza del primo album ci ha dato tanto da un punto di vista proprio personale, nel capire che della fede se ne parla tanto. Si cerca di seguire delle indicazioni che a volte ci vengono date. Io l’ho fatto per una vita intera e stavo per farla finita, perché, fondamentalmente, io sono partito per Roma con lui perché stavo male, vivevo una vita infelice per tante ragioni, a partire da quelle sentimentali; anche le scelte che avevo fatto mi avevano completamente destabilizzato. E la mia fuga verso un’altra città era l’unica soluzione. L’incontro con Giuseppe, all’epoca, è stato provvidenziale: lavoravo insieme a lui, ma non solo insieme a lui, nei salotti romani, facevo piano bar incontrando delle persone, tra virgolette, che avevano tutto nella vita, e io, che cantavo in quelle circostanze, non riuscivo comunque a cogliere niente per me. Il suggerimento arrivato da loro, di fare un giro in questa terra che io non conoscevo, che è appunto Medjugorje, è stato da parte loro una sorta di ultimo tentativo per salvarmi la pelle, come si suol dire. Quindi andai, questo per arrivare poi a “Il Seme”. Andai a Medjugorje da persona sconfitta da me stesso, una persona che guardava gli altri, sapeva tante cose della fede, frequentava la parrocchia, ma non aveva fatto l’incontro con l’amore di Dio, né tantomeno con l’amore dei fratelli, né tantomeno con la fede degli altri. Perché quello che io vedevo negli altri erano tante parole, tanti suggerimenti, tante ricette che non mi servivano a niente. Bene, l’esperienza di Medjugorje è stata semplice dal punto di vista della circostanza. Andai lì, vedevo questa gente pregare, forse per la prima volta mi sono confessato con la consapevolezza che non era soltanto una confessione, ma una vera e propria liberazione. Bene, lì a Medjugorje non successe nulla, però di ritorno da Medjugorje il mio cuore era completamente libero, completamente leggero, una gioia mai provata prima. Questa cosa andava immediatamente raccontata agli altri, gridata agli altri. Quindi, il primo disco, il primo album è nato, diciamo così, in una settimana. Ci siamo confrontati. Mi è tornata alla mente la loro proposta di far parte di questa band di folli, perché cantare la fede oggi è una follia. Non la si sente in radio, non la si può vedere in televisione, perlomeno in Italia, ed è un paradosso. Perdonami, don Massimo.
Granieri. con me sfondi una porta aperta!
Armieri. parlare di Dio, cioè voglio dire, a casa e mentre ascoltiamo la radio, siamo credenti soltanto dentro, ma ascoltiamo tutta l’altra roba che, per carità, è bellissima, fatta con amore e con professionalità. Però il Signore penso sia necessario in tutte le circostanze. Per cui, la nostra illusione era quella di fare un album sincero, immediato, per poter così condividere questa cosa con chi era disposto e affamato di questa ricerca di Dio nelle canzoni. Portare Dio nelle piazze non è una cosa facile.
Granieri. poi raccontiamo un aneddoto che è successo non molto tempo fa. C’è una sagra di un prosciutto famoso. Ti interrompo, Antonello, perché passiamo dal 2018 al primo disco, al nuovo singolo uscito da poco, poche settimane, pochi giorni. Titolo bello: “Sono speciale”. Lo stavo dicendo in inglese, “I’m special”, ma perché insomma, mi ricordate l’Irlanda, l’Inghilterra, non so perché. No, è vero, perché in macchina stavo ascoltando l’ultimo brano dei Fontaines D.C., che è uscito stanotte. Ma chissà, forse c’è una collaborazione con i Kantiere Kairòs. Canzone molto bella questo singolo, lo sentiamo e poi mi dite come si fa a scrivere una canzone di lode a Dio, se l’attività creativa è normale come tutte le altre cose o se scrivere per Dio è piuttosto impegnativo e diverso. Intanto, ci ascoltiamo il vostro nuovo singolo. I Kantiere Kairòs, qui al Meeting di Rimini, con il loro nuovo singolo molto bello, lo trovate su tutte le piattaforme, si intitola “Sono speciale”.
“Sono speciale”
Tu mi conosci più di me, non ho bisogno di fingere.
Tu mi conosci più di me, non mi devo nascondere. Perché mi scruti, mi raggiungi oltre le trincee, oltre i muri che ho innalzato in me. Sorridi, mi rassicuri e dici che
Che sono speciale, sono speciale, è valsa la pena morire per me, lì sulla croce.
Che mi vuoi bene, oltre ogni bene, oltre il confine dell’immaginazione e di ogni notte, tu sei con me.
Tu mi conosci più di me e quanto posso resistere? Tu mi conosci più di me, ogni capello e il limite. E come terra ogni prova indispensabile ha la vita per fiorire dai polsi. Mi tiri fuori dagli abissi perché sono speciale, sono speciale, è valsa la pena morire per me lì sulla croce. Oltre il confine dell’immaginazione e di ogni notte, tu sei con me.
Se sei per me, chi sarà contro me? Chi mi separerà dal tuo amore? Se sei con me, chi sarà contro me? Chi mi separerà dal tuo amore?
Perché se hai dato la vita per me, io devo valere. E vuoi il mio bene, solo il mio bene. E oltre il confine dell’immaginazione e di ogni notte, ho te.
Granieri. bravi, bravi, bravi. Facciamo sentire l’affetto, bravi davvero. Vuol dire che il singolo è uscito da poco ma già piace, quindi vuol dire che funziona. È un buon segno. Allora, dicevamo prima, ma come si fa a scrivere una canzone del genere? Jo, tu sei insegnante di musica, insegni composizione, tante tecniche ai tuoi studenti al liceo, ma come si scrive un brano del genere? Come si scrive un brano che aiuta l’ascoltatore a dare del “tu” al Padre eterno?
Di Nardo. la particolarità dei brani di questo genere è che sono brani essenzialmente veri. Quello che noi proviamo a fare è mettere la nostra esperienza all’interno di una canzone. In questo brano c’è l’idea precisa di essere consapevoli che ognuno di noi è stato voluto esattamente per com’è; ognuno di noi non è un pezzo raro, è un pezzo unico; ognuno di noi è speciale perché siamo su questa terra e un motivo c’è. Il problema è capire qual è questo motivo. Allora, quando noi riusciamo a capire qual è questo motivo, siamo felici.
Granieri. a volte ci impieghiamo una vita a capire.
Di Nardo. fondamentalmente quello che succede all’interno del Kantiere Kairòs è un processo compositivo che parte da Antonello nella prima stesura, dopodiché diventa un lavoro di gruppo.
Armieri. poi viene massacrato da Gabriele. No, io non ho paura di nessuno, ma di lui sì.
Di Nardo. io sono il cosiddetto oracolo. Mi chiamano l’oracolo.
Granieri. “l’uomo del monte ha detto sì”.
Di Nardo. molte volte il brano nasce su un suggerimento. I brani che usciranno nel prossimo anno, tanti sono nati da un confronto, dalla necessità magari di un singolo che è diventata condivisa dagli altri. Poi Antonello, in questo, è davvero un grande, riesce a sintetizzare dei concetti e metterli in una frase, raccogliendo quelle che sono le nostre emozioni e sensazioni. Quindi l’autore dei testi rimane lui, però sono testi che vengono vissuti insieme e sottoposti sempre alla ghigliottina di Gabriele e della preghiera. Se funzionano in preghiera, allora funzioneranno anche per noi.
Granieri. diciamo che Jo e Gabriele, all’interno della band, sono come dei sarti; voi dovete vestire le parole di Antonello, trovare l’abito giusto che possa star bene alle parole che hanno una forza incredibile. Ascoltando questa playlist, dicevo “ ma veramente il Kantiere è un ponte tra me e il Signore”, cioè ci aiutate a dare del “tu” a Dio, a sentirlo vicino come Padre, e non è cosa da poco. Questo è un complimento che vi faccio, ma di cuore, come sacerdote, perché c’è sempre più bisogno di questa paternità. Voi lo dite in questa canzone: siamo speciali. Possiamo avere mille difetti, siamo tutti difettosi, ma siamo unici, irripetibili; abbiamo delle qualità incredibili che però teniamo nascoste e che invece devono venire alla luce. Antonello mi ha fatto un piccolo regalo, mi diceva: «Massimo, perché non parliamo di come nasce una canzone, no? Pezzo per pezzo, lo suoniamo, poi ti faccio vedere». Io vi lascio il palco, fateci vedere come il cantiere è aperto, come nasce una canzone, perché quel verso, perché quella nota. Vi prendo in contropiede adesso, questa non era preparata.
Di Nardo. ritornando velocemente al disco “Il Seme”, tu hai detto che noi siamo dei sarti, dobbiamo trovare il vestito a una canzone. La cosa interessante è che quando arriva Antonello in sala prove con la canzone, chitarra e voce, lui la suona la prima volta, dopodiché, nella seconda esecuzione, già noi ci accodiamo a lui. Dal punto di vista tecnico, facciamo in modo che ogni esecuzione venga registrata per capire se c’è qualcosa di buono. Io ti posso assicurare che, sulla totalità dei brani che abbiamo pubblicato finora, che sono oltre 50, la prima esecuzione, dopo averla sentita per la prima volta, è sempre la migliore. Inseguiamo in studio di registrazione il sogno di ripetere quella prima esecuzione, che è difficilissimo. Non ci riusciamo mai. Non ci riusciamo mai. Però è singolare questa cosa qui, nel senso che poi noi facciamo la prima esecuzione, poi proviamo a cambiare delle cose, no? Facciamo così, facciamo in un altro modo, facciamo mille giri per poi ritornare sempre alla prima. E questa cosa ci suona molto bene, ci sa di spirito che passa perché in quel momento siamo tutti connessi uno all’altro e riusciamo a vestire quell’abito, a cucire quell’abito che poi diventerà la canzone.
Granieri. possiamo dire che voi scrivete sotto dettatura, siete ispirati da questo punto di vista, vista poi anche la funzione che svolge la canzone nella vita dell’ascoltatore. Sentite questa responsabilità addosso?
Armieri. sì, ed è una cosa anche molto bella, soprattutto quando le persone si riconoscono in quello che senti profondamente tuo. C’è, per esempio, una canzone specifica che io confesso. In quella canzone c’è tutto di noi, ci siamo completamente spogliati da noi stessi per poterci liberare da tutti i pesi che portiamo dentro. L’abbiamo pubblicata con un po’ di timore, non sapevamo se fosse un denudarci troppo oppure potesse aiutare qualcuno. Quando l’abbiamo pubblicata, le reazioni sono state: “Grazie, perché le immagini che avete proposto sono quelle che ci servono in alcune circostanze, come quelle della confessione.” Per cui, quando una persona ti dice una cosa del genere e hai parlato di quello che succede a te, sai che non ti appartiene quella cosa. Tu la metti lì, la butti lì e la lasci andare. Infatti, io ho l’iPad perché non ricordo le canzoni, ho una pessima memoria. Perché per me è necessario scrivere le cose, ovviamente condividerle e poi, in qualche modo, lasciarle andare. Non riesco spesso a memorizzarle come dovrei. Ecco, in video, le persone che non sbagliano una parola, invece io non ci riesco.
Granieri. allora, adesso c’è una canzone dei Kantiere Kairòs che, quando l’ascoltai la prima volta, dissi: «Non è possibile che questo canti in questo modo, cioè, questo canta in maniera scandalosa». Lo dissi del “Rosso Mare” perché, quando ascoltai questa canzone la prima volta, rimasi di stucco. Pensai: “No, fammela sentire un’altra volta. Ho sbagliato io, ho calibrato male il mio stereo.” Invece, tiri fuori una vocalità… e ogni volta che la sento dico: «Ma adesso respira, prenderà un po’ di fiato, quest’uomo?». Invece no, tocchi delle note altissime ma, soprattutto, un’intensità e un’interpretazione meravigliosa. Io vi chiedo umilmente di farmela ascoltare perché fondamentalmente vi ho invitato qui per ascoltarvi dal vivo. È una vera nota egoistica.
Armieri. ovviamente siamo in dimensione acustica, manca il basso.
Granieri. siamo tra amici, vero? Non c’è problema. Veramente una canzone meravigliosa, bellissima. La scuola di giornalismo mi ha insegnato a non usare gli aggettivi quando si dà un giudizio su un’opera. Ma loro sono amici fraterni, e questa è una canzone meravigliosa. La voglio sentire tutta quanta. “Rosso Mare”, Kantiere Kairòs, qui al Meeting di Rimini.
“Rosso Mare”
Rosso mare, rosso sangue, che cosa accade nel mondo?
Gonfio il cuore di dolore, gonfio il cuore di perché, perché tutto precipita? Perché, perché non si può fermare? Cos’è, cos’è che si può fare? Possiamo pregare in questo istante. Ogni persona qui presente chieda con forza dentro al cuore: pace. Uniamoci in una sola voce perché, riuniti nel tuo nome, la tua presenza è una promessa mantenuta.
Rosso mare, rosso sangue, ma perché, perché non si può evitare? Perché, perché è così difficile? Cos’è, cos’è che si può fare? Dobbiamo pregare in questo istante. Ogni persona qui presente chieda con forza dentro al cuore: pace, uniamoci in una voce perché, riuniti nel tuo nome, la tua presenza è una promessa vera, presenza concreta. Viva, bellissima! Signore, mio Signore, dona la tua pace. Pace in ogni casa, pace in ogni chiesa.
Pace con le persone. Ad ogni dolore, colpa, privazione. Pace nei parlamenti e negli ospedali, pace nelle prigioni affollate e in quelle dei cuori, pace a chi sta soffrendo da troppo tempo in silenzio, pace mio Salvatore, in questo momento a chi muore un milione di volte visualizzato in mondovisione. Pace ai bambini costretti alla guerra, convinti che la vita sia quella. Pace a chi viene rubata ogni cosa, la dignità, la terra, la storia. Pace a chi fugge sperando di avere un domani, ma muore nei nostri mari, a chi trova riparo nell’odio, nella follia, nell’indifferenza, pace a chi pensa che la soluzione sia nel farla finita, pace dal posto più buio del mondo fin su a toccare le stelle, pace. Dona la tua pace adesso e per sempre. Uniamoci in una sola voce perché, riuniti nel tuo nome, la tua presenza questa sera è vera.
Granieri. “la tua presenza questa sera è vera”, l’ultima strofa di una canzone che non mi stancherò mai di ascoltare. Per fortuna, non ci incontriamo tutti i giorni con Antonello, altrimenti la chiederei tutti i giorni mettendo a dura prova le sue corde vocali. Abbiamo deciso, cari amici, di intitolare l’incontro di questo pomeriggio qui alle piscine ovest del Meeting “Mettiamoci la faccia”. Voi ci mettete la faccia e… loro erano un po’ tesi quando li chiamai qualche tempo fa invitandoli a questo incontro, insomma, il Meeting è conosciuto e stimato e ho detto loro una cosa che mi colpì due anni fa, quando venni qui la prima volta. È la capacità di ascolto del pubblico del Meeting, cioè, è un pubblico veramente educato, è un pubblico abituato ad ascoltare, ad accogliere anche tutto ciò che è diverso da loro, ma in questo caso c’è qualcosa che credo che ci accomuni, che è la fede in Gesù Cristo morto e risorto. Però non sempre accade che nelle piazze dove voi suonate in giro per l’Italia ci sia la stessa attenzione. Io voglio sapere cosa è successo in provincia di Cosenza, ad Amendolara, in piazza. So tutto… sai, noi di Radio Vaticana e Osservatore Romano abbiamo i nostri servizi segreti vaticani. Cosa è successo in quel di Amendolara una sera?
Di Nardo. allora faccio una premessa seria, dopodiché degradiamo. No, no, la domanda è serissima. Quello che dicevo prima: le nostre canzoni nascono per raccontare una nostra esperienza, una nostra esigenza, e succede che a volte ci sia qualche sacerdote, che potrebbe essere Don Massimo, che pensa che la nostra musica possa in qualche modo evangelizzare. Punto. Ed è qui che finisce la storia, perché organizzano il concerto, nel senso che chiamano il service, il palco, fanno montare il palco e ci buttano sul palco senza in nessun modo preparare anche la comunità stessa. Non è sempre così. Però accade questo. È quello che è accaduto pochi giorni fa all’interno di una festa parrocchiale, quindi comunque era una festa religiosa. Sì, diciamo che si giocava in casa, noi eravamo contenti perché era in un contesto giusto. Se non che in chiesa c’era il contesto giusto, fuori c’era la sagra del prosciutto.
Granieri. buono, crudo o cotto? Crudo, penso.
Di Nardo. penso crudo. E continua Antonello.
Granieri. cioè, qui fate a scaricabarile.
Armieri. no, no, no, era responsabilità mia. Allora, la messa è stata celebrata dal vescovo, diversi sacerdoti, comunità ben presente, bellissimo. Quindi si pensa: “Adesso andiamo fuori, facciamo questo concerto.” Ovviamente non ci conosceva quasi nessuno, se non il sacerdote con qualcuno della comunità. Per cui noi saliamo su questo palco sperando che, a partire dal sacerdote insieme ai suoi, venissero in qualche modo a sostenerci, a stare insieme a noi. A 20 metri dal palco c’era questo signore con due casse, con una ruota, con dei biglietti attaccati, che annunciava il suo prosciutto crudo da vincere a tutti i costi, per una questione di vita o di morte. Quindi, dovete prendere il prosciutto. E noi: “Ok, sarà come dire una tradizione loro”, tant’è che chiediamo al sacerdote: «Ma quando noi iniziamo, a venti metri, come la mettiamo? «E no –dice il prete- loro continueranno, però voi suonate, poi magari le persone si avvicinano. Li mando poi, non ti preoccupare, poi li faccio venire, piano piano li faccio venire». E abbiamo pensato… devo dirvi che ha vinto il prosciutto quella sera. La sera ha vinto il prosciutto, il prosciutto ci ha fatto fuori. però questo è emblematico, secondo me, perché…
Granieri. però questo è emblematico… E questa è la domanda. Saluto il mio collega parroco di Amendolara, ma la domanda è questa: voi veramente andate a suonare dovunque, in contesti parrocchiali, religiosi, spesso e volentieri anche a conferenze episcopali. Vi hanno invitato alle Giornate Mondiali della Gioventù, eccetera. Quindi, contesti piuttosto importanti. Però siete anche così… vi buttate in mezzo.
Di Nardo. questo è il lato B del metterci la faccia, perché chi ti chiama alla “sagra della polpetta”, diremmo noi, non sa a cosa va incontro. Perché io immagino la sorte di quel sacerdote: lo staff e il comitato lo avranno linciato per dire “ma chi ci hai portato?”. Perché lì, diciamo, manca la preparazione di fondo. Chi chiama una realtà come la nostra deve essere consapevole di questa cosa, quindi deve preparare la comunità, deve preparare il pubblico, o comunque cercare di creare una base affinché possano in qualche modo recepire. Perché mentre stavamo facendo il soundcheck, è passato un ragazzo che ha chiesto: «Ma stasera fate la tarantella?». Ho detto: «Guarda, non uscire proprio da casa, perché la tarantella qua non si fa».
Granieri. al di là di questa cosa, che comunque non è segno di una disattenzione generale da parte del pubblico nei confronti della musica? Questo è un discorso molto più ampio. Due giorni fa con Enrico Ruggeri abbiamo parlato della destrutturazione della lingua italiana nella musica pop e nella trap, senza dare nessun giudizio morale: ognuno fa la musica che vuole e ognuno ascolta la musica che merita, secondo me. Ma come viene recepito il vostro messaggio anche all’interno di un ambiente che già fa fatica ad ascoltare, un ambiente che diventa sempre più laico, sempre meno religioso? Che percezione avete di questo? Come vi guardano, come vi ascoltano, come vi osservano?
Armieri. allora, se capita che qualcuno ascolti le canzoni dei Kantiere Kairòs per un interesse estetico, può magari notare un arrangiamento, una composizione armonica in un determinato modo. Ascolta la canzone per puro piacere o per dispiacere, non lo sappiamo. L’ascolto vero arriva nelle forme più strane, perché noi continuiamo a fare quello che stiamo facendo, ed è un po’ anche per risponderti del perché facciamo anche magari la sagra della situazione. Perché il metro di valutazione del perché facciamo un concerto è diverso dal vedere i grossi numeri; si spera che quello che stai cantando possa aiutare delle singole persone. Sono le singole persone che fanno la differenza. Se parliamo di santità, se parliamo di beati, è la singola persona che fa la differenza. Noi non sappiamo per quale motivo in quella circostanza eravamo lì. È una linea sottile tra darti questa spiegazione o buttare le perle ai porci. Quando ci arrivano delle mail di persone che ascoltano le canzoni e dicono: «Ascoltando quella canzone lì, la morte di mia madre mi sembra meno dolorosa, perché in qualche modo sono riuscita a percepire la luce». Se un insegnante di un bambino piccolo di asilo dice: “Ascoltando una vostra canzone…” Ripeto, noi le scriviamo, poi le buttiamo, non sono più nostre a quel punto. Però la canzone ha questo potere di diffondersi, arriva nelle case di qualcuno. Questa insegnante vedeva quello che è successo; ma questa insegnante ha preso coraggio perché in questa canzone si dice: “So perfettamente che cosa vuoi da me”. Lei ha preso coraggio e ha denunciato delle violenze sul bambino. Quando ti arriva una mail del genere e ti senti in qualche modo responsabile anche di questa cosa, allora dici: «Vale la pena suonare anche per quella singola persona. Se questa canzone può dare il coraggio a una mamma o a un insegnante di fare qualcosa che forse non avrebbe fatto, allora vale la pena anche la sagra del prosciutto». Non le faremo più, ma è importante capire che l’ascolto viene in base a quello che stai vivendo. Se la tua vita apparentemente è ok, una nostra canzone ti potrà anche imbarazzare, perché si parla in modo esplicito di fede. Se stai vivendo una situazione difficile, magari una canzone che parla di quella medesima situazione ti può aiutare.
Granieri. beh, vi stanno aiutando i Kantiere Kairòs questa sera? Penso di sì. Non so se la regia è pronta, perché abbiamo un contributo video di un’esperienza che abbiamo vissuto questa mattina insieme a questi tre ragazzacci. Vediamo se c’è il contributo… Si sente l’audio? Nel frattempo che recuperiamo l’audio, non so quanti di voi conoscono l’esperienza… Ecco, l’esperienza dei “quadratini” con don Eugenio Nembrini. Oggi erano a Rimini circa 300 malati terminali e ho portato via i Kantiere per far loro una sorpresa. Loro hanno cantato questa canzone meravigliosa che abbiamo sentito all’inizio di questo spettacolo. La canzone bellissima “Siamo nati e non moriremo mai più”. A un certo punto, 300 ammalati terminali hanno cantato insieme a loro questo verso. È stato, forse dal mio punto di vista, uno dei momenti più belli della mia vita, vissuto insieme a loro questa mattina. Vediamo se ascoltiamo il coro di questi ammalati.
CORO. “Siamo nati e non moriremo mai più”
Granieri. è stato un atto generoso da parte loro. Erano appena arrivati questa mattina dal lungo viaggio. Ho detto: «Ragazzi, vi devo portare in una parrocchia qui vicina. Ci sono quasi 300 ammalati che fanno l’esperienza con don Eugenio dei quadratini, sapete più o meno di questa esperienza». Sentire cantare felici questo verso in quel posto, che sembrava l’avamposto del paradiso, è stato qualcosa di meraviglioso. E so che vi ha colpito perché eravamo tutti e quattro in un bagno di lacrime. Cosa vi portate da questa esperienza? Ci siamo detti: il Meeting l’abbiamo fatto lì.
Armieri. per noi è stato un dono. Guardare gli occhi sereni, molti sguardi sereni, nonostante il loro combattimento, ricevere quello sguardo è come caricarti di consapevolezza, di certezza. Se Dio è presente in loro, che sanno che hanno i giorni contati, e loro esprimono questa serenità, allora Dio c’è. E questa cosa ti aiuta ad affrontare ogni difficoltà, ogni giorno, e non c’è regalo più grande che condividere dei minuti con persone del genere. È vita, è vita, è un passaggio, è vita. Per cui niente…, per noi poteva finire anche lì.
Granieri. ma per noi non finisce qui, perché ora c’è questa canzone “Siamo nati”, che è stata dedicata a una santa meravigliosa, Chiara Corbella. So che siete molto amici del marito e che questa storia vi ha colpito molto. Poi voi nella vostra discografia più volte vi confrontate con figure di santi come Natuzza, poi c’è il nostro giovane Carlo, che insomma, in qualche modo è entrato nella vita di tutti. È faticoso diventare santi, farsi santi?
Armieri. io sono santo, con voi sono santo.
Granieri. nella vita ci sono sempre due categorie di persone: chi deve farsi santo e chi ti fa fare santo. Quindi bisogna vedere a quale delle due categorie noi apparteniamo.
Armieri. mi sono sposato l’anno scorso e ho deciso di diventare santo. È stata una scelta.
Granieri. il matrimonio è una via alla santità, al martirio insomma. Vediamo un po’. Allora sentiamola questa meravigliosa canzone che è da stamattina che la sento in loop praticamente. “Siamo nati e non moriremo mai più”. Questa è la nostra fede nella morte e risurrezione di Cristo che ci tocca da vicino. Kantiere Kairòs, qui al Meeting di Rimini.
“Siamo nati e non moriremo mai più”
Mai e poi mai vorresti deludere chi crede in te.
Mai e poi mai impedire agli occhi la luce. Ogni istante è un istante da vivere per sorridere. Ogni istante è un granello di eterno.
Siamo nati e non moriremo mai più, siamo nati e non moriremo mai più, siamo già stelle nel tuo cielo.
Dai, dai ciò che hai perché riceve chi dona. E niente si aspetta. Poi, più che puoi, la forza arriva dove inizia la fiducia in Dio. Ogni istante è un istante da vivere per sorridere, ogni istante è già eterno.
Siamo nati e non moriremo mai più, siamo nati e non moriremo mai più, siamo già stelle nel tuo cielo, stelle nel tuo cielo. Siamo nati e non moriremo mai più, siamo nati e non moriremo mai più, siamo già stelle nel tuo cielo, stelle vive in cielo. Siamo sale, siamo luce, siamo fango e cuore. Dio ci vuole vivi. Nata e non morirai mai più, nata e non morirai mai più, Chiara, come brilla la tua stella. Siamo nati e non moriremo mai più. Siamo nati e non moriremo mai più.
Granieri. come dicono i nostri amici bergamaschi, l’è dura, l’è dura andare avanti adesso. Insomma, è una grande emozione, commozione, ma che bella la musica dei Kantiere Kairòs! Ma quanto è bella questa loro musica, quanto è bello averli qua, questa sera. Siamo ormai quasi giunti al termine di questa chiacchierata. Progetti futuri? Siete in tournée, so che siete in giro. Prossime date, dove vi possono ascoltare?
Di Nardo. allora, su tutte le piattaforme: Spotify, Apple Music, Amazon Music, su YouTube. Chiaramente, ci sono anche i dischi fisici che possono trovare sul nostro sito, Kantiere Kairòs, scritto con la “K”, kantierekairos.it. I prossimi concerti saranno a Trieste il 29 e il 30 agosto; poi saremo in Puglia, ad Andria, il 9 settembre; a Cosenza il 22 settembre; il 29 settembre saremo a Lanciano. Poi ci saranno concerti a Catanzaro, di nuovo a Cosenza, a Roma in ottobre, il 31 ottobre, all’Auditorium del Santuario del Divino Amore.
Granieri. possiamo preannunciarlo, non so se c’è il direttore di rete, ma per il Giubileo con Radio Vaticana faremo qualcosa, quindi ve lo preannuncio. Chissà cosa lo Spirito ci suggerirà! Chissà… Ultima cosa, e poi facciamo l’ultimo pezzo. Questa esperienza riguarda anche tanti altri vostri amici musicisti. Faccio riferimento ai Reale, con cui avete in comune una etichetta discografica. C’è stata questa idea geniale, su un modello anche americano. Volete raccontarci in breve questa esperienza discografica? Come nasce la vostra famiglia musicale?
Di Nardo. è nata questa etichetta che si chiama “La Gloria”. Dopo di che, a due giorni dalla nascita, è arrivata a La Gloria una email da un tizio che è in platea, l’ho visto. Noi questa cosa la sappiamo perché ci è stata raccontata da altri, non da lui. Lui non ne sa niente, ma noi lo sappiamo. In questa email c’era scritto: “Ma come fate ad avere un’etichetta di musica cristiana e non aver incluso nel catalogo i Kantiere Kairòs?”
mi dicono che era abbastanza minacciosa!
Di Nardo. in realtà, da lì a poco, noi siamo stati invitati a un’altra manifestazione, non sto qui a dire quale, però in questa manifestazione abbiamo conosciuto Andrea Marcoricci, che è la persona che ha avuto quest’idea e che sta mettendo insieme un catalogo di musica cristiana moderno- contemporanea, ma anche quella classica. Ha acquisito tutto il catalogo di musica cristiana Pro Civitate di Assisi. Insomma, c’è tantissima musica che parla di Dio, e riscoprire questo catalogo mi ha dato la possibilità di accorgermi che a messa, spesso vengono cantati dei brani, che nascono molto rock perché sono nati dopo il Concilio Vaticano II.
Granieri. guarda che ti stiamo registrando, io a Papa Francesco la faccio sentire questa registrazione. No, no, è bello, bello.
Di Nardo. e nascono con batteria, era la messa beat dei primi anni. Sì, sì, è fantastico. Quindi, c’era questa etichetta che si chiama “La Gloria”, e potete trovare tutto il catalogo online, è in continuo aggiornamento. Hai usato la parola giusta, è diventato una famiglia perché noi ci siamo conosciuti per caso in questo luogo, però poi adesso con Andrea ci scambiamo le case, vengono in Calabria a villeggiare, noi andiamo da lui e così anche con gli altri amici dell’etichetta spesso capita di sentirsi telefonicamente o partecipare ai loro eventi; ce ne saranno altri in programma.
Granieri. ce ne saranno anche altri alla prossima edizione del Meeting, ve lo prometto. E vi lascio scegliere l’ultima canzone. Io vi prendo sempre in contropiede, ormai siete abituati a me.
Armieri. l’ultima canzone è stata l’inno della Marcia Francescana del 2017, “Un passo oltre”. C’è la giusta carica per aiutare i marciatori ad arrivare ad Assisi con 40 gradi.
Granieri. io l’ho fatta nell’89, quaranta chili fa, pensa tu! È stata un’esperienza meravigliosa, di grande impatto, e lì iniziò la mia conversione. Fu una cosa molto bella. A voi il palco e intanto grazie per essere stati qui con noi.
Armieri. grazie a te e grazie a tutti loro.
Granieri. Antonello, Jo, Gabriele…a voi il palco. Kantiere Kairòs dal Meeting di Rimini.
“Un passo oltre”
Lo scorrere del fiume cambia la sua direzione solo se la roccia si oppone. Il sorgere del sole si trasforma in un nuovo giorno perché esiste la notte.
La presenza del tuo amore, il calore di chi mi accoglie. La conferma del tuo esserci è in questo cielo, fuori e dentro me, questa canzone va al di là; al di là di ogni montagna, di ogni difficoltà, di ogni salita c’è la strada che disegni per me. Al di là di ogni ricchezza, poi c’è un’opportunità. Al di là di ogni apparente muro, c’è il tuo invito a fare un passo oltre, un passo.
La mano di chi sta precipitando è forse quella mano che accetta il tuo aiuto perché è soltanto il seme che si lascerà morire quello che ci darà frutto. Io ritorno ad apprezzare ogni goccia di acqua nel deserto e ritorno ad osservare le stelle in cielo quando è buio.
Al di là di ogni montagna, di ogni difficoltà, c’è la strada che disegni per me. Al di là di ogni ricchezza, cosa c’è? C’è un’opportunità. Al di là di ogni apparente muro, c’è il tuo invito a fare un passo oltre me. Al di là di ogni fine, al di là di ogni prova, tu, mio Signore, mi dai la forza di fare un passo in più. Al di là del dolore, al di là della mia povertà, al di là di ogni ferita, c’è salvezza che hai voluto per me. Al di là di ogni prigione, al di là, c’è la rinascita. Al di là di ogni cammino, seguo il tuo passo e non mi perdo mai.
Oh oh oh, un passo. Oh oh oh, un passo oltre me, per trovarti, un passo oltre, oltre me, per trovarmi.
Un passo, un passo, un passo oltre me, per trovarmi, un passo. Un passo, un passo.
Lunga vita ai Kantiere Kairòs, viva il Meeting di Rimini. Un nuovo avviso importante: in questo particolare momento storico, dove sempre più incognite ci fanno chiedere come è possibile costruire dialogo e pace, non potevamo non sentirci provocati e riaccesi da quanto ci ha detto il cardinale Pizzaballa nel suo intervento all’incontro inaugurale del Meeting. Per questa ragione, il Meeting di Rimini devolverà parte delle donazioni raccolte nel corso di questa settimana per l’emergenza in Terra Santa. Grazie a tutti, grazie ai tecnici, grazie ad Antonello, a Gabriele, a Jo. Dio vi benedica, viva il Meeting, viva la musica, viva i Kantiere Kairòs. Alla prossima!