INNOVAZIONE, LIBERTÀ E SCELTA

Partecipa James Murdoch, Chairman and Chief Executive Europe and Asia News Corporation. Introduce Roberto Fontolan, Giornalista.

 

ROBERTO FONTOLAN:
Buonasera, quando si parla di mondo globale, della globalizzazione, cioè di quella dimensione in cui si dice che il mondo sia entrato da alcuni anni, è difficile dare concretezza e spessore a questa parola. Si fa riferimento nella maggior parte dei casI a cose più astratte e impersonali. Oggi possiamo incontrare un volto, un protagonista in carne e ossa del mondo che cambia: James Murdoch, è un manager globale, una persona che ha sulle spalle la responsabilità di una delle più grandi imprese mondiale, e certamente della più importante nel settore dell’informazione, dell’intrattenimento. Presidente e amministratore delegato di News Corporation Europa e Asia, dopo aver guidato BSkyB, è anche presidente di Sky Italia. Per molti di noi, News Corporation è una espressione un po’ sconosciuta e misteriosa ma dicendo Sky penso che tutti siamo in grado di valutare e di capire la realtà di questa impresa. E’ un marchio che in questi anni è diventato molto familiare anche in Italia e che quest’anno è molto presente anche al Meeting. Ieri era curiosa la sovrapposizione di eventi e di voci che si sentivano negli spazi del Meeting, perché mentre era in corso la conferenza sulle missioni in Paraguay – lo dico perché c’è qui tra noi il nostro grande Padre Aldo – c’erano molti tifosi che agli schermi di Sky guardavano le partite di calcio della giornata. Era interessante questo sovrapporsi di voci, di entusiasmo e di delusioni nel pomeriggio di ieri. Dicevo, James Murdoch è un manager globale che ha accettato volentieri di conoscere la realtà del Meeting e soprattutto di farsi incontrare da essa. Ed ecco che abbiamo l’occasione di incontrare, di sentire i sentimenti, di conoscere le visioni e i pensieri di uno dei protagonisti del mondo contemporaneo. Il titolo di questo nostro incontro è “Innovazione, Libertà e Scelta”, sentiremo in che modo queste tre parole, che sono anche tre impegni programmatici di questa grande multinazionale, caratterizzano la realtà di una impresa che va dall’Asia a l’America Latina, naturalmente passando per l’Europa e gli Stati Uniti. Su questo ci parlerà James Murdoch che vi prego di salutare come uno degli ospiti più graditi del nostro Meeting e dopo avvieremo la nostra conversazione. Grazie.

JAMES MURDOCH:
Grazie, Buonasera. Prima di tutto voglio ringraziare il Meeting per avermi invitato oggi e voglio anche scusarmi, purtroppo il mio Italiano non è all’altezza di un incontro così importante e quindi vi prego di scusarmi se parlerò in inglese.
E’ un onore per me essere qui al trentesimo anniversario del Meeting di Rimini. Ho appena visitato gli spazi espositivi e il resto della fiera e sono rimasto estremamente colpito dall’incredibile energia che si respira qui. Permettetevi di dirvi che nella mia esperienza ho visto pochi eventi in grado di trasmettere questa passione. Questa sera parliamo di come l’innovazione crea la libertà di scelta e attendo con interesse le domande che potrà rivolgermi Roberto, in seguito. Ho pensato di cominciare parlando brevemente dell’azienda per la quale lavoro, la News Corporation, che ha compiuto timidamente i suoi primi passi circa cinquantasei anni fa nella cittadina australiana di Adelaide, perché penso che nella nostra storia ci siano alcuni esempi che calzano perfettamente con il tema di cui discutiamo oggi. La News Corporation è diventata oggi una azienda di dimensioni mondiali, con circa cinquantasettemila dipendenti in tutto il mondo, eppure la sua storia inizia con un piccolo quotidiano della sera. Abbiamo costruito da quelle fondamenta, rimanendo fedeli ad alcuni valori chiave che ci hanno consentito di crescere e svilupparci per oltre mezzo secolo. Tra di essi la convinzione che l’innovazione, nuovi servizi, nuovi programmi, una migliore distribuzione e il modo in cui trattiamo le persone, siano tutti elementi che creano scelta. E questa scelta è alla base della soddisfazione del cliente. Abbiamo anche imparato che c’è sempre un modo per fare meglio oggi piuttosto che rimandare a domani. La verità è che la nostra azienda News Corporation è piena di gente impaziente. Non siamo molto bravi quando si tratta di aspettare. C’è abbastanza tempo per raggiungere obiettivi straordinari a patto che si cominci subito. Cose straordinarie stanno già accadendo. Oggi tutto è in digitale, le barriere tra i media si stanno infrangendo, tra la carta stampata e la televisione, tra i film e i libri, tra le riviste e la radio. Il mondo delle idee e dell’informazione si è trasformato. Non esiste più lo status quo, esiste solo il cambiamento ed è questa l’opportunità. Questi straordinari cambiamenti tecnologici creeranno più scelta per ciascun individuo e per le società, siano esse nei quotidiani, film, palinsesti TV, che includono ottimi notiziari, programmi di intrattenimento ecc.. Nel corso degli anni, da quando mio padre acquisì quel quotidiano della sera di Adelaide, abbiamo imparato che offrire una scelta rappresenta anche una strategia di business vincente. Infatti, sopravvalutare il grado di soddisfazione del pubblico per lo status quo è quasi sempre errato. Credere nella scelta significa rispettare la capacità e il diritto di ciascun individuo di prendere le proprie decisioni autonomamente, con convinzione. Desidero farvi alcuni esempi. Nel 1969 mio padre acquistò il quotidiano “The Sun” per una sterlina inglese. Molti gli dissero che risollevarne le sorti sarebbe stata una missione impossibile. Molti altri scrissero che il lettore inglese non avevano bisogno dell’ennesimo Tabloid. Oggi, quaranta anni più tardi, “The Sun” si attesta come il quotidiano nazionale più letto nel Regno Unito, con quasi tre milioni di copie vendute al giorno e dieci milioni di lettori alla settimana. Un elemento essenziale di questo successo sta nel fatto che “The Sun” si fa portavoce delle cause che maggiormente interessano i cittadini britannici, dà voce ai lettori e rappresenta una piattaforma attraverso la quale tutti possono farsi promotori di cambiamenti positivi. Nell’ottobre del 1996 News Corporation ha lanciato un nuovo canale di News negli Stati Uniti. All’epoca tutti ci dissero che sarebbe stato un fallimento. I cosiddetti esperti di media decretarono che i telespettatori americani non avevano bisogno di maggiore scelta, perché potevano già scegliere tra CNN, ABC, CDS. Noi abbiamo voluto sfidare questa convinzione, sicuri che ci sarebbe sempre stato spazio per una maggiore possibilità di scelta. Oggi il pubblico che segue in nostri notiziari su FOX News supera quello di tutti gli altri canali americani dedicati esclusivamente all’informazione, inclusa la CNN. Come molti di voi ricorderanno, abbiamo subito simili critiche anche qui nel 2003, quando abbiamo annunciato il lancio di un nuovo servizio televisivo in Italia. Ancora ricordo le parole degli analisti: “gli italiani dispongono già di ben sette canali nazionali liberi, oltre a centinai di canali locali e non hanno bisogno di più scelta e di certo non vogliono pagare per guardare la TV”. Noi invece abbiamo deciso di non sottovalutare il desiderio di una maggiore scelta di tante famiglie italiane e oggi, dopo solo 6 anni, più di quattordici milioni di italiani hanno accesso agli oltre centosettanta canali di Sky Italia, con una scelta che non si era mai vista in questo mercato. Questo risultato nasce ancora una volta dal rispetto del diritto di ciascun individuo di compiere autonomamente le proprie scelte. Permettetemi di aggiungere che tutto ciò ha creato un reale clima di concorrenza in un settore molto importante ed ha sfatato il luogo comune secondo cui in Italia sarebbe potuto esistere solo il duopolio Rai-Mediaset. Ha infatti significato, inoltre, che il vecchio sistema, in cui i vertici televisivi decidono quali programmi il pubblico deve vedere e quando, è stato definitivamente archiviato. Oggi Rai, Mediaset, Sky ed altri sono concorrenti e ciò produce innovazione per tutti e sempre maggior scelta. Ma anche se Sky Italia è una azienda interamente fondata sull’innovazione e sulla creatività concentrata non solo sulla migliore offerta televisiva ma anche sulle tecnologie di ultima generazione, noi non dimentichiamo che alla fine c’è sempre e solo una persona che decide il nostro successo o il nostro fallimento: ciascun singolo cliente. E ciascun cliente avrà fiducia in una azienda grazie a quei cari vecchi e sani valori come il sevizio clienti, la trasparenza dei prezzi e la fiducia nei rapporti con il cliente. Tutti questi valori sono fondamentali. Tuttavia oggi il pubblico giustamente si aspetta di più e le aziende importanti hanno il dovere di dimostrare in che modo i loro valori e principi orientino il loro business sia internamente sia a livello di comunità. Ritengo che anche questo sia un importante elemento di innovazione che contribuisce a dare ad ogni individuo il potere di compiere una scelta sempre migliore, più consapevole. Grazie e non vedo l’ora di rispondere alle domande di Roberto.

ROBERTO FONTOLAN:
Avete sentito che rapidità e che chiarezza di esposizione e di quadro. La prima domanda che vorrei farle Mr. Murdoch è questa: voi siete una multinazionale dell’informazione e dell’intrattenimento, la più grande ed estesa nel mondo, ma non le fa un po’ paura governare questo impero, essere definito un imperatore? Noi siamo un po’ nel mondo disegnato da Orson Welles in “Quarto Potere” o nei film successivi come “Quinto Potere”? Che responsabilità si sente addosso e come descriverebbe questo grande piccolo potere dell’informazione?

JAMES MURDOCH:
Grazie, Roberto. Innanzitutto tutti coloro che operano nel settore dell’informazione hanno una responsabilità importante. Siamo fortunati di poter lavorare nel settore dell’informazione e delle idee e ovviamente noi diamo molta importanza al nostro interlocutore. Oggi a seguito del forte sviluppo della tecnologia digitale, su internet così come in televisione e alla radio, la scelta che viene data significa dare potere al singolo cliente. Quindi i giorni descritti da Orson Welles in “Quarto Potere” e in altri raffigurazioni sono ormai cosa del passato, perché noi siamo soltanto responsabili dei nostri clienti. Ed è questa scelta che ha permesso di avere una innovazione che negli ultimi dieci anni soprattutto si è rafforzata. Quindi l’influenza dei media si è trasformata in meglio, credo, per tutti i cittadini in varie parti del mondo.

ROBERTO FONTOLAN:
Come si sente quando la chiamano imperatore?

JAMES MURDOCH:
Beh, insomma, non credo si possa dire di chiunque che un singolo occupi una tale posizione di potere. Vedete i media, che si comportano come se fossero al potere totale, in realtà stanno perdendo terreno. Sono le imprese che hanno un forte senso di responsabilità nei confronti del pubblico che ottengono maggiori successi e consensi.

ROBERTO FONTOLAN:
Dovunque, l’informazione che è un potere si misura con altri poteri, spesso poteri politici. Voi per esempio operate in Cina che non è certo un potere aperto e trasparente. Come riuscite, quali sono i limiti e i compromessi che dovete accettare per poter operare anche in questo tipo di paesi?

JAMES MURDOCH:
Per quanto riguarda la domanda sulla Cina, dobbiamo far riferimento alla realtà del cosiddetto “Quarto Potere” e l’esistenza di un sistema caratterizzato da alcuni media indipendenti. Però in Cina, per esempio, domina il sistema statale, pubblico. Dobbiamo quindi, quando si parla della Cina o dell’India, dobbiamo anche considerare l’elemento dimensionale. In Cina per esempio abbiamo un interesse di minoranza in un emittente denominato Finexa e quando ero responsabile dell’Asia Finexa, è stata l’unica rete a trasmettere l’11 settembre gli attacchi contro il Trade Center. Questa stessa rete è stata l’unica all’epoca a dare notizia sulle elezioni che si stavano svolgendo a Taiwan. A volte è facile dire che non bisogna scendere a compromessi, però dobbiamo ricordare che le attività che abbiamo al di fuori della Cina sono molto diverse, mentre in Cina ci occupiamo soprattutto del settore dell’intrattenimento, perché il meccanismo cinese è caratterizzato da un elevato grado di chiusura. Come atteggiamento generale a noi piace investire, sviluppare una attività che possa generare occupazione, che possa anche dare una reale scelta e l’impronta della trasparenza è quella che noi cerchiamo. Noi vogliamo dare ai nostri clienti libertà di scelta e possibilità di scelta. Abbiamo esempi come TG24 in Italia o FoxNews negli Stati Uniti o la Deutsch Sky in Germany o Star News in India, primo canale all news indipendente, che trasmette ventiquattro ore al giorno. Ecco, questi sono esempi dell’impegno che noi abbiamo profuso e che caratterizza molto bene credo quello che stiamo cercando di fare in varie parti del mondo.

ROBERTO FONTOLAN:
Il rapporto con la cultura, nel senso lato della mentalità o dell’opinione pubblica, o anche con le culture nazionali, con il sistema dei valori di ogni paese: l’informazione è neutra o prende posizione rispetto al sistema dei valori? Che responsabilità vi sentite, vista la vostra presenza così massiccia in tanti paesi del mondo?

JAMES MURDOCH:
Non è tanto questione di appoggiare una parte piuttosto che un’altra ma è questione di affinità. Noi abbiamo una serie di attività che noi vogliamo siano ben radicate nella loro realtà di appartenenza. Molte società, aziende, si ritengono mondiali, internazionali perché operano magari da New York o da Los Angeles. Noi invece ci vediamo come un insieme di aziende, come Sky Italia, Sky Deutschland, o Star, che alla stregua di tante altre aziende indiane che generano occupazione, appartengono alla cultura di riferimento del territorio. Perché il mondo delle idee funziona solo se queste idee hanno un senso per il pubblico, la gente comune ed è fondamentale ricercare una appartenenza alla realtà, al tessuto locale. Quindi noi non ci consideriamo tanto quanto una azienda internazionale ma piuttosto una azienda che è il risultato, la somma totale di tante realtà nazionali che operano per lo più in maniera indipendente, ricercando la soddisfazione degli interessi dei propri abbonati, dei propri clienti.

ROBERTO FONTOLAN:
Moltissimi giovani, ed è un fenomeno mondiale, non guardano la televisione e non leggono i giornali. Qualcuno anzi sostiene che i giornali tra poco spariranno. L’anno scorso una lunga inchiesta del New York Times aveva previsto la chiusura entro cinque anni del New York Times, che per noi giornalisti è uno dei grandi monumenti dell’informazione mondiale. Ci sono i blog, i social network, l’esplosione della comunicazione a tu per tu, internet e il cosiddetto auto-giornalismo, e viene da pensare che nonostante l’enorme offerta di informazione e di comunicazione di tipo tradizionale come i quotidiani, i giornali e la carta stampata e anche le televisioni e le radio, c’è come il bisogno di un informazione più autentica. Sembra che questi fiumi di necessità di informazione strabordino un po’ da tutte le parti. Lei è d’accordo con questa impressione che riguarda le giovani generazioni? Come giudicare questi fenomeni?

JAMES MURDOCH:
Credo che in assoluto uno degli aspetti più appassionanti dell’attuale scenario, dell’attuale panorama dell’informazione sia la flessibilità che caratterizza la fruizione da parte soprattutto dei giovani che consumano i media online, guardano la TV tramite il computer portatile, usano l’e-phone per conoscere i risultati delle partite, a volte magari leggono una rivista o un quotidiano a distribuzione gratuita. Per questi giovani, tutti i media che loro utilizzano sono un insieme di realtà, un mix con il quale si trovano perfettamente a loro agio. Questa è una sfida per tutti noi, soprattutto nella televisione digitale. Dobbiamo cercare di rispondere alle aspettative di questi giovani, dando loro quello di cui hanno bisogno. E’ vero forse che i giovani leggono meno quotidiani, si rivolgono ai blog, però è anche vero che anche online molte informazioni sono generate da giornalisti di professione. Dal nostro punto di vista dobbiamo cercare di capire come continuare ad investire nel giornalismo digitale, in modo da poter dare i servizi che sono importanti per i nostri clienti, ma anche per le nostre società, mantenendo l’indipendenza e questa è una sfida imponente. Abbiamo a che fare con un processo di innovazione impressionante, ci sono dei quotidiani che hanno adottato il modello online. Abbiamo il Wall Street Journal, che è il nostro giornale negli Stati Uniti, che fa pagare un prezzo equo per un accesso digitale o sul “blackberry” o su carta stampata. E vi saranno altri nuovi modelli che emergeranno via, via. E’ certo comunque che un intervento da parte del settore dei media tradizionali è un modello che ormai è destinato a tramontare, perché saranno i cittadini, le persone comuni a decidere come accedere alle informazioni e decideranno loro se e quanto pagare. Credo che nel settore della carta stampata il problema forse risale all’abitudine di far pagare un prezzo per il quotidiano e al tempo stesso dare gratuitamente l’informazione online. Quindi il giornalismo digitale deve essere pronto a non vergognarsi a chiedere un prezzo equo, per compensare l’enorme investimento che viene destinato alla produzione di notizie giornalistiche. Altrimenti questo penalizzerà la differenziazione e la qualità e questo è un rischio per la società nel suo insieme. Il settore della carta stampata nel Regno unito sta affrontando problemi molto reali, questo è vero anche per altri paesi, eppure per noi è importante avere incentivi per poter continuare ad investire. The Times è l’unico quotidiano nazionale britannico ad avere un corrispondente a Baghdad a tempo pieno. E adesso, con la situazione in Libia, anche un corrispondente a tempo pieno a Tripoli. Se noi non creiamo incentivi per investire nel giornalismo, rischiamo di perdere questo contributo e di perdere questa mediazione che riveste grande importanza. Ma dobbiamo rinnovare più rapidamente, dobbiamo dare più rapidamente le risposte al pubblico.

ROBERTO FONTOLAN:
Dal suo punto di vista, come dicevo all’inizio, di manager globale, come vede la crisi che stiamo attraversando? Lei viaggia, vive viaggiando, viaggia vivendo, credo, non so bene come definirla, ma è certamente una persona che conosce molte aree del mondo, molte situazioni, molti paesi, quindi qual è un po’ il suo punto di vista sulla crisi sulla quale si è acceso, ormai da molti mesi, un grandissimo dibattito, al di là degli schieramenti tra ottimismo e pessimismo? Il tema della crisi è un tema che in anche in questo Meeting viene affrontato in diverse situazioni, e noi qui si è molto sottolineato il tema della persona, dell’individuo, dell’uomo che reagisce davanti alla crisi, che non si fa definire o schiacciare dalla crisi.

JAMES MURDOCH:
Innanzitutto non sono in grado di esprimere delle opinioni in maniera di macro economia, non sono qualificato per farlo. Quindi, detto questo, permettetemi di dire che il trionfante ritorno dello statalismo è qualche cosa contro il quale dobbiamo esercitare la massima cautela. L’entità dei problemi dell’economia mondiale e dei singoli paesi è tale per cui molti governi, molto paesi si sono trovati in grave difficoltà a reagire. Ma dobbiamo anche renderci conto che la situazione non è necessariamente omogenea in tutto il mondo. Vi sono delle realtà diverse, persino per quanto riguarda la zona dell’euro, se esaminiamo il livello del debito dei singoli paesi che fanno parte della zona dell’euro, bene, vediamo che il quadro che ne emerge è diverso da paese a paese. Vorrei osservare comunque che alcune aziende hanno continuato a svilupparsi, a crescere e, operando nel settore dell’informazione, dei media, a noi ha colpito il fatto che le attività che sono più vicine al cliente hanno conosciuto una crescita molto superiore rispetto alle aziende che sono più lontane dal cliente. Quindi nel settore dei media, i risultati nel Regno Unito, in Italia, sono stati di gran lunga migliori rispetti a quelli registrati negli Stati Uniti. Addirittura, nonostante la crisi economica, nel Regno Unito come in Italia, si è continuati a crescere ed aumentare i posti di lavoro. E questo è fondamentale per noi come azienda, questo fa parte della nostra filosofia, noi vogliamo essere vicini alla famiglie che scelgono i nostri servizi, vogliamo quindi avere una presenza più radicata nelle comunità di riferimento ed è questa una strategia che è stata premiata.

ROBERTO FONTOLAN:
Vorrei chiederle un approfondimento su questo punto, perché, almeno qua nel nostro paese, la situazione ad esempio di tanti giornali, di tante imprese editoriali è una situazione difficile. Si sente parlare spesso di tagli, di prepensionamenti, così come riguardo a tante industrie, ma molto anche nell’industria editoriale italiana. Lei ha appena detto che voi registrate una crescita continua. Come fate, perché siete così bravi a vincere anche la crisi?

JAMES MURDOCH:
Dipende dal tipo di attività che si svolge. Ora, mercoledì scorso, per fare un esempio, purtroppo, siamo stati costretti a chiudere un piccolo quotidiano, distribuzione gratuita, che usciva nel pomeriggio, veniva distribuito nella città di Londra, e questo a seguito di un’analisi molto attenta. Ma al tempo stesso, nello stesso mercato, è aumentato il numero degli abbonati. Per cui non è tanto questione di abilità da parte nostra di riuscire a superare la crisi, si tratta semplicemente di riuscire a riprodurre, in varie parti della nostra azienda, i risultati buoni ottenuti. Per esempio, negli ultimi 2 anni, noi abbiamo aumentato il numero di abbonati alle nostre testate, sviluppando anche il nostro giornalismo digitale, aumentando così la solidità del rapporto con i nostri clienti, e questo ci permette, quindi, di chiedere un prezzo equo per i nostri servizi. Quelle aziende, nel settore delle informazioni, che invece si arrendono e chiedono aiuti statali, sovvenzioni, non hanno il senso della realtà, ma al tempo stesso non riescono a cogliere l’enorme opportunità che si ha davanti, quello di offrire qualcosa, dal punto di vista del contenuto di informazione, ad un pubblico sempre nuovo che si sta sviluppando.

ROBERTO FONTOLAN:
Il titolo del nostro Meeting, come lei sa, è “la conoscenza è sempre un avvenimento”. E sono termini, conoscenza e avvenimento, che stanno in stretta relazione con quello che stiamo dicendo. L’idea, per cui abbiamo proposto questo titolo, è che imbattersi in un evento, in qualcosa che accade, provoca e cambia il modo con cui guardiamo a quello stesso evento e all’intera realtà. Tra l’altro, per chi opera nell’informazione, che guarda continuamente, vive guardando gli eventi, osservando la realtà, è un argomento, una dinamica fondamentale. E così dall’evento inizia anche un processo di apprendimento, di conoscenza. L’informazione è conoscenza, l’informazione è l’osservazione degli eventi. Possiamo dire così? Lei che impressione ha avuto ha avuto di questo nostro titolo del Meeting?

JAMES MURDOCH:
Trovo il titolo affascinante. E per un’azienda come la nostra, noi cerchiamo sempre di tener presente proprio questo messaggio. Osservare un evento, trovarsi di fronte ad un evento, a volte, è una esperienza particolarmente forte quando si ha l’elemento sorpresa, ma certamente saper come reagire, come comportarsi è altrettanto importante. Per noi è importante capire che non vi è mai una strada predeterminata che ci rende più abili, più bravi degli altri. Gestire un’azienda, lavorare con la gente, avere un rapporto con i propri colleghi deve basarsi sull’idea che si possa migliorare insieme e questo è molto meglio che non partire già con l’idea che le risposte sono già pronte. Perché gli eventi ci permettono di accumulare prove, dati, ma questo non basta, a meno che non siamo pronti ad imparare, e se necessario, a cambiare il nostro punto di vista, il nostro punto di partenza. Per ricollegarmi alla domanda precedente, è fondamentale tutto questo per quello che noi facciamo. Sono pochissime le aziende, nel settore dell’informazione dei media, che si sono trasformate negli anni quanto ci siamo trasformati noi. Noi siamo nati con un’unica testata, in una piccola cittadina australiana, 50 anni fa. Oggi operiamo nel settore della televisione digitale, informazione online, quotidiani, pubblichiamo libri, test. Questo è stato possibile grazie al modo in cui abbiamo accumulato le nostre conoscenze nei confronti degli eventi, nei confronti dei cambiamenti nelle varie parti del mondo, sul modo in cui il pubblico, il nostro pubblico reagisce. Quindi sono tante le lezioni che possiamo trarre, e lo dico a livello personale ma anche pensando alla mia azienda, da questo tema che è nel titolo del Meeting. Troppo spesso le aziende si rifiutano di cambiare, anche se l’evidenza indica che è necessario reinventarsi, a volte siamo arroccati sui nostri principi di partenza. Invece dobbiamo essere aperti di fronte al cambiamento, non dobbiamo temerlo. Quindi essere pronti ad accettare anche i cambiamenti, le sfide e questo distingue le aziende valide da quelle invece che finiranno sempre per scontrarsi con tante difficoltà.

ROBERTO FONTOLAN:
Beh, molto interessante questo concetto, perché come lei ha disegnato questo percorso di questa azienda, che da un piccolo giornale australiano è diventata, in mezzo secolo, la più grande multinazionale dell’informazione e di intrattenimento, ha anche qualche similarità con il nostro percorso, nato 30 anni fa da un gruppo di amici riminesi, che mangiando la pizza hanno avuto una grande idea. Quindi, anche una piccola realtà, nel tempo, se è fedele allo sguardo verso la realtà – volevo interpretare così quello che lei ha detto – diventa una cosa molto grande. E questo è molto interessante, questa similarità, questa vicinanza di sguardo tra un’azienda interessante, sana, che sa cambiare la realtà, che cambia e questo nostro percorso in questi 30 anni di Meeting. Mi piaceva sottolineare questo passaggio, perché l’ho trovato molto suggestivo anche per noi, per la nostra comprensione, per la nostra crescita.
Si parlava, appunto, fa parte del titolo della nostra serata, del tema dell’innovazione. Ecco allora, io così ho una curiosità. Lei, appunto, come dicevamo, ha una visione globale del mondo, la vostra azienda cambia, muta e cresce, osservando e cercando sempre nuove soluzioni. Ma è bello, tante volte, suggestivo, interessante, anche ascoltare da persone che hanno una visione, cosa vedono nel futuro. E quindi la mia domanda, così, se vuole, è un po’ bizzarra: come vede, se ci possiamo immaginare tra qui e 20 anni, il panorama dell’informazione mondiale, del cambiamento di cui abbiamo parlato prima? Come lo vede, come disegnerebbe questo universo, questo scenario nei prossimi anni? Prima le ho fatto una domanda da economista, adesso una domanda da mago.

JAMES MURDOCH:
E’ una domanda molto impegnativa. È impossibile rispondervi, naturalmente però una cosa la possiamo dire. Continuerà a evolvere questo rapporto che lega persone in più parti del mondo, questa rete. In Africa, per esempio, la rivoluzione nel campo dell’informazione delle comunicazioni è appena iniziata, si sta evolvendo in Asia, in Europa, in Nord America. Questa rivoluzione sta producendo risultati imprevisti. E vorrei fare un esempio di quello che accade, quando la tecnologia continua ad evolvere e come funzionano i media. Nel mese di luglio ho avuto la sfortuna di essere reclutato in una maratona nelle Dolomiti, la maratona ciclistica delle Dolomiti. Sono stato lentissimo a completare il percorso, con grandissima difficoltà, ma la cosa straordinaria da dire riguardo a questa maratona ciclistica, è stato che alla mia bici è stato applicato un microchip e nei cento chilometri di percorso sono stato, diciamo, in grado di indicare il mio ritmo. Mia moglie, nel Regno Unito, continuava a ricevere messaggi che indicavano quanto spesso mi fermassi a bere acqua e quanto fossi indietro rispetto agli altri. Una settimana dopo è andate online e ha mostrato agli amici il sottoscritto, perché la telecamera aveva riconosciuto il mio microchip, e quindi ha potuto mostrare la fatica patetica e l’incapacità di cui ho dato prova, il sudore della mia fronte, mostrando agli amici che in realtà avevo bisogno di allenarmi molto di più. Ecco, questo è un esempio di come la connettività può aprirci nuovi orizzonti. Certo è stato un livello molto basilare, un modo per tenermi in contatto con la mia famiglia, ma quel sito aveva uno scopo, quello di generare fondi per la sostenibilità ambientale. Certamente vi è stato un esempio di comunicazione e di informazione e l’ho trovato veramente molto interessante come esperimento. Quindi, guardando al futuro, sappiamo che la disponibilità di banda continua ad aumentare, quindi la connettività tra i singoli, internet continuerà a crescere, quindi ci sarà un mondo virtuale, un mondo di giochi, un mondo di siti che mostrano video (come quello che ho appena descritto), una possibilità di collegare singoli cittadini, professionisti in tutto il mondo per raccontare delle storie, per raccontare delle verità. Ecco, si completerà questo processo e tra 20 anni avremo una nuova generazione che svolgerà il nostro lavoro, inventando nuove possibilità, sempre più rapide, per tenersi in contatto l’uno con l’altro e tenersi in contatto con il mondo. Quindi prevedo un’epoca molto interessante che sta materializzandosi rapidissimamente. Per cui non dobbiamo pensare a questo come un futuro digitale, si tratta semplicemente di proliferare queste possibilità inventando nuovi modi, perché i creativi possano sfruttare meglio questa connettività. Non so cosa accadrà tra 2 anni, figuriamoci tra 20, ma quello che so è che saremo meglio informati, avremo più scelta, saremo più collegati, e i singoli, le famiglie, le persone avranno più possibilità di scegliere ed avere più potere, se queste forze potranno essere sfruttate nel modo giusto.

ROBERTO FONTOLAN:
Uno dei grandi temi del nostro tempo riguarda l’ambiente. Anche ieri abbiamo parlato a lungo del cambio climatico, del cambiamento del clima e anche di tutti gli aspetti di salvaguardia del nostro mondo. So che la vostra realtà, la vostra azienda è sensibile a questo aspetto. Ma vorrei sapere, in che modo un’azienda, una multinazionale che si occupa di informazione e intrattenimento, ha a che fare con questo tema della sostenibilità ambientale o della protezione ambientale, del rispetto per il nostro mondo?

JAMES MURDOCH:
Qualche anno fa mi sono sentito in preda alla frustrazione perché si parlava tanto, nei mezzi di comunicazione, delle questioni ambientali, del cambiamento climatico, però le aziende nel settore dell’informazione non avevano ancora preso delle iniziative. Quindi, poiché pensavamo che questo fosse un tema importante per i nostri clienti, abbiamo pensato di offrire un servizio in grado di garantire la massima efficienza energetica per rispettare le nostre dichiarazioni a favore dell’ambiente. Abbiamo deciso quindi di lavorare rispettando l’ambiente, quindi la BSkyB britannica è diventata la prima azienda al mondo nel settore dei media a diventare un’azienda senza produzione di emissioni di carbonio, quindi a impronta zero. Abbiamo anche deciso di fare la stessa cosa per tutta la News Corporation, quindi impronta zero per quanto riguarda le emissioni. In realtà abbiamo capito che questo era un tema di grande importanza per i nostri clienti, quindi abbiamo creato un software che nel decoder poteva, per esempio, controllare meglio il consumo di energia, riducendo quindi il consumo dei decoder del 60 per cento con questo nuovo software. Ecco, tutte queste diverse iniziative ci permettono di migliorare sempre le nostre prestazioni per quanto riguarda la responsabilità nei confronti dell’ambiente. Ogni ambiente ha delle responsabilità nei confronti della società nella quale opera e ha anche responsabilità per quanto riguarda l’iniziativa che deve essere presa, l’assunzione di responsabilità e di leadership. Se non lo facciamo, diventiamo colpevoli di un gravissimo errore, quindi dobbiamo, come leader, cercare di prendere l’iniziativa così come abbiamo descritto, e questo vale per le aziende come per i singoli. Quindi nel nostro piccolo cerchiamo di diffondere questo messaggio dell’importanza del tema ambientale, ma cerchiamo anche, nel quotidiano, di operare in modo tale da essere più efficienti, e questo deve servire da esempio anche a altri, ad altre aziende, perché noi crediamo che le milioni di famiglie che scelgono i nostri servizi in tutto il mondo ci tengano all’ambiente e alle loro comunità d’appartenenza.

ROBERTO FONTOLAN:
Infine, vorrei chiederle, data la sua esperienza nei diversi paesi, nei diversi sistemi, nei diversi ambienti culturali, normativi, sociali, vorrei chiederle questo: in alcune situazioni la libertà di scelta, che è una cosa alla quale voi tenete molto naturalmente, e tutti noi teniamo molto, la libertà di scelta della persona tante volte non viene sacrificata in modo ideologico o politico dai regimi, ma tante volte questa libertà di scelta viene, come dire, condizionata, limitata, sia pur in situazioni di grande libertà generale, magari dal sistema delle leggi, dalle imposizioni fiscali, dalle limitazioni normative. Ecco, qual è un mondo, una società, un paese (non voglio che parliamo dell’Italia, l’Italia è sempre il miglior paese del mondo in tutti i sensi e a tutti i livelli, quindi escludiamo la nostra situazione), che può ritenersi il migliore dal punto di vista della libertà reale di scelta delle persone?

JAMES MURDOCH:
Le leggi, le imposte, le regole, le norme sono degli strumenti per raggiungere un fine. In genere un uso eccessivo di queste cose finisce per ledere la libertà di scelta, la libertà di espressione. Noi crediamo che l’indipendenza dei media sia un elemento fondamentale per una società libera, perché si tratta di avere una voce indipendente che deve rispondere al proprio pubblico. A volte magari non è perfettamente lineare, però è fondamentale mantenere questo pluralismo, questa libertà di scelta per i singoli. E per ottenere ciò è necessaria una disciplina da parte dei governi, da parte delle autorità. A volte la cosa migliore, la cosa più difficile per un governo è far nulla, quindi astenersi dall’agire, a meno che non venga comprovato un reale danno nei confronti dei consumatori. Ecco, questo per me è il principio fondante di un buon sistema. Quindi il non agire a volte rappresenta il metodo migliore rispetto ad un fiorire di iniziative che inevitabilmente possono avere delle conseguenze imprevedibili e talvolta negative.

ROBERTO FONTOLAN:
Ho ancore un’ultima cosa che vorrei chiederle e aggiungo: vorrei sapere quando… siete una grande realtà, decine di migliaia di persone in tutto il mondo… quando fate una proposta di lavoro a un giovane di oggi, qual è la proposta che fate, a quale valore gli proponete di aderire, come fate a lavorare con tante persone così creative in tutto il mondo?

JAMES MURDOCH:
Dal mio punto di vista, quando cerchiamo delle persone che possano lavorare per noi, quello che conta è la disponibilità ad affrontare dei rischi. Io credo che nel mondo delle idee, nel mondo della creatività bisogna correre i rischi. Chi lavora per noi si sente dire “guarda, non temere di tentare qualcosa e poi sbagliare, sarebbe molto peggio non tentare di fare nulla”. Quindi noi cerchiamo di creare un ambiente ove si possa innovare, dove non si accetta passivamente lo status quo, e noi cerchiamo sempre persone che vogliono l’eccellenza, vogliono migliorare e noi diamo loro la possibilità di realizzare questo obbiettivo. Questo significa correre grandi rischi, come per esempio il rischio che è stato corso da chi ha prodotto il colossal Titanic, che ha avuto grande successo, ma vale anche quando si tratta, per esempio, di sviluppare un nuovo sistema di gestione del cliente in India o una nuova modalità di vendita della pubblicità. Quindi bisogna essere pronti a assumere dei rischi, pronti ad accettare il cambiamento cercandolo e questo può attirare i creativi. Noi crediamo che la creatività esista in tutta la nostra organizzazione: noi non cerchiamo di separare i creativi dai dipendenti che si occupano della gestione, quelli in giacca e cravatta, per così dire. Noi speriamo che vi sia creatività e opportunità per tutti, e questo significa dare al nostro pubblico qualcosa di nuovo, qualche possibilità di scelta, che altrimenti non sarebbe stata loro offerta.

ROBERTO FONTOLAN:
Bene, penso che alcuni dei giovani che sono qui vorrebbero mandarle subito il loro curriculum, perché questi valori, la capacità di rischio, la voglia di innovare sono anche tantissimo i valori che condividiamo nelle settimane del nostro Meeting. Io la ringrazio molto perché ci ha aiutato a capire di più la realtà del nostro mondo, che osserviamo in modo così attento e intenso e abbiamo avuto con lei il modo di incontrare una persona che ci può aiutare a capire di più il mondo in cui viviamo, lei e la sua azienda. Grazie, spero di averla ancora nel prossimo Meeting.

(Trascrizione non rivista dai relatori)

Data

24 Agosto 2009

Ora

19:00

Edizione

2009

Luogo

Sala A2
Categoria
Incontri