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In fondo al cammino c’è Qualcuno che ti aspetta. Lo splendore della speranza nel Portico della Gloria
Il Portico della Gloria, posto sulla facciata occidentale della Cattedrale di Santiago di Compostela, è una pietra miliare dell’arte fra i capolavori artistici più celebri. La bellezza e il mistero delle oltre 200 figure presenti hanno conquistato i pellegrini di ogni epoca, diventando oggetto di diversi studi (artistici, storici, teologici, addirittura musicali). Oggi possiamo avvicinarci a quest’opera originale, così piena di enigmi per l’uomo moderno, cercando di sviscerarne il significato. Cosa volevano trasmettere i suoi artefici? A chi era diretta? Cosaha da dire a noi?
La genialità del Maestro Matteo, autore dell’opera tra il 1175 e il 1188, va oltre le interpretazioni che fino ad oggi hanno cercato di dare una spiegazione al Portico. L’Apocalisse non è l’unica fonte di interpretazione, ed infatti la scena centrale del timpano non rappresenta il Giudizio Universale. Cristo Re non è in posizione giudicante, ma sta aspettando i pellegrini; è proprio attraverso lo sguardo dell’Apostolo Giacomo, posto ai piedi del Cristo, che il pellegrino viene introdotto alla figura di Gesù, seduto sul trono della Gloria. Cristo, con sguardo sereno, amorevole e pieno di pace, ci aspetta alla fine del nostro cammino e, accogliendoci, ci riempie il cuore di speranza. Per questo guardando il Portico, attraverso una ricostruzione fotografica straordinaria realizzata in occasione dell’Anno Giubilare Giacobeo, il visitatore si troverà veramente di fronte ad un messaggio di speranza per tutti gli uomini, credenti e non, perché in tutti è insito lo stesso desiderio che li spinge a muoversi verso la felicità.
Il capolavoro del Maestro Matteo rende evidente l’attrattiva esercitata da Cristo, che è la stessa attrattiva che ha alimentato la creatività dell’uomo occidentale fino alla costruzione dell’Europa.
L’enciclica Spe Salvi di Benedetto XVI può contribuire ad illuminare il significato del Portico della Gloria: “Noi abbiamo bisogno delle speranze – più piccole o più grandi – che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino. Ma senza la grande speranza, che deve superare tutto il resto, esse non bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio. [..] Dio è il fondamento della speranza – non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati fino alla fine” (n.31).
A cura di Félix Carbó, Miguel Angel Blazquez.
Con la collaborazione di Enrique Bican, Rafael Gonzalez.
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