Il PNRR: sviluppo e valorizzazione del territorio. Incontro con i Presidenti di Regione

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Francesco Acquaroli, Presidente Regione Marche; Stefano Bonaccini, Presidente Regione Emilia Romagna; Attilio Fontana, Presidente Regione Lombardia; Maurizio Fugatti, Presidente Provincia Autonoma di Trento; Eugenio Giani, Presidente Regione Toscana; Donatella Tesei, Presidente Regione Umbria; Giovanni Toti, Presidente Regione Liguria. Introduce Andrea Simoncini, Vice Presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS. Modera Roberto Inciocchi, Giornalista di SkyTg24.

A che punto è la messa a terra del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nelle regioni italiane? I presidenti di regione illustreranno al Meeting i progressi e quello che ancora manca per rendere pienamente esecutivo il PNRR, un piano di ricostruzione ancora maggiore di quello del Piano Marshall dopo la seconda guerra mondiale. Riusciremo a smentire chi già da tempo pronostica un fallimento su tutta la linea? Come le regioni, parti fondamentali del nostro paese, potranno concorrere al raggiungimento degli obbiettivi fissati in uno spirito d’unità necessario al bene del paese?

Con il sostegno di Intesa Sanpaolo, Autostrade per l’Italia, Generali, Engineering, Eni, Philip Morris Italia, Invitalia, APT Regione Emilia-Romagna, Gruppo Maggioli, Regione Toscana.

IL PNRR: SVILUPPO E VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO. INCONTRO CON I PRESIDENTI DI REGIONE

Roberto Inciocchi: Bentrovati, bentrovati, buonasera. Grazie di essere qui con noi. Ancora uno dei tanti appuntamenti qui al Meeting di Rimini “Una passione per l’uomo”, l’architrave del ragionamento che seguiamo in questi giorni di Meeting. Questo appuntamento invece lo dedichiamo al PNRR del quale sappiamo quasi tutto, ormai, Piano Nazionale Sviluppo e Valorizzazione del Territorio, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e oggi lo facciamo con i Presidenti di Regione che sono coloro che interpretano probabilmente di più insieme ai sindaci quelle che sono le sensibilità del territorio. Vi ringrazio, un applauso li presento in ordine alfabetico: Francasco Acquaroli, Presidente Regione Marche; Stefano Bonaccini, Presidente Regione Emilia Romagna; Attilio Fontana, Presidente Regione Lombardia; Maurizio Fugatti, Presidente Provincia Autonoma di Trento; Eugenio Giani, Presidente Regione Toscana; Donatella Tesei, Presidente Regione Umbria; Giovanni Toti, Presidente Regione Liguria, grazie a tutti, grazie davvero. Dopo avere salutato e ringraziato i nostri ospiti, i nostri relatori, io voglio fare un saluto e un ringraziamento personale e di cuore ad Andrea Simoncini, Vicepresidente per la Fondazione Meeting per l’amicizia tra i Popoli; è grazie a lui se io ho l’onore di essere qui con voi su questo palco. Lascio proprio al professor Simoncini qualche parola di introduzione per la cornice entro la quale ci muoveremo per questa ora, ora e venti, di confronto e dibattito.

 

Andrea Simoncini: Anche io ringrazio, buonasera a tutti, benvenuti. Basta guardare questo parterre per capire che solo Roberto Inciocchi avrebbe potuto gestire la situazione, qui su questo palco. Quindi sono il primo che ringrazia Roberto, per questa amicizia con cui mette a disposizione la sua grande capacità professionale, di volto noto di SkyTG24. Parto subito ringraziandolo e poi ovviamente la mia funzione è quella di ringraziare a nome del Meeting tutti i Presidenti, la Presidente Tesei, e tutti i presidenti che questa sera ci hanno fatto il grande onore, il grande piacere di essere con noi. Ringrazio anche il Presidente Musumeci che poi non ha potuto prendere parte per motivi personali, ma ringrazio perché, come sappiamo, il Meeting da sempre è un po’ la casa del dibattito per le Regioni. Abbiamo sempre dedicato, come lo sanno molti dei partecipanti a questo incontro che sono così ospiti ormai fedeli, amici, compagni di strada del Meeting da più tempo e quelle che ci fossero per la prima volta sono assolutamente benvenuti. L’incontro di stasera, e per questo do subito la parola a Roberto, è un po’ una sfida impossibile da due punti di vista: la prima è che siamo in campagna di elettorale – non c’è forse bisogno di ribadirlo troppo – e qui abbiamo sette protagonisti sicuramente del dibattito politico nazionale, locale, eppure sono qui non per rappresentare gli schieramenti o i partiti di appartenenza, ma sono qui come Presidenti delle Regioni o della Provincia Autonoma di Trento. Dunque sono qui non per non parlare di politica, ma per parlare di un altro modo di concepire la politica: quella politica del bene comune di cui abbiamo sentito stamattina chi di voi fosse all’incontro con il Presidente Amato, cioè rappresentanti di una comunità. La seconda sfida, e quindi su questo do subito la parola a Roberto, è parlare del PNRR, un tema di cui tutti abbiamo sentito parlare, un investimento straordinario. Arrivano in Italia 190 miliardi, una cosa del genere, tutto il piano Marshall della seconda guerra mondiale per tutta l’Europa erano 14 miliardi di dollari. Ne arrivano 190 soltanto in Italia. Tutti ne abbiamo sentito parlare, però il Meeting non è un luogo di discussioni burocratiche, amministrative, vuole essere un luogo in cui si recupera il nesso, si capisce come cittadini, come persone, che cosa questi grandi temi possono portare nella nostra vita. E quindi la seconda sfida è questa: parlare in maniera comprensibile e, soprattutto, cercare di capire che cosa, che grande speranza – perché è indubbio che questa parola stessa apre una speranza, apre una prospettiva – che speranza, che prospettiva ha? Per questo io, volentieri, cedo di nuovo il microfono a Roberto Inciocchi.

 

Roberto Inciocchi: Grazie professore. Dunque, PNRR è una sfida complessa, ne parliamo da tempo, che agiranno solo sull’anima economica di questo economica, ma sarà anche una grande sfida culturale. La seconda parte della considerazione del professore. Tutti noi saremmo cambiati in qualche modo se il PNRR avrà successo a cambiare abitudini e soprattutto gli amministratori ci dovranno convincere in qualche modo che tutto ciò che noi abbiamo fatto per 80, 90 anni dovrà essere cambiato: le abitudini, gli stili di vita. Questa è la seconda parte. Allora, proviamo a fare un ragionamento integrato tra il tecnico e l’umanistico. Parto stavolta da laggiù, Presidente, andiamo sul PNRR e sul titolo Sviluppo e Valorizzazione del Territorio. Facciamo un primo giro nel quale tutti velocemente mi fate una fotografia del lavoro che state facendo, cosa è stato fatto, cosa bisogna fare, anche quali sono le criticità e anche quel tema – che è di strettissima attualità – su come e se cambiare una parte del Piano. Ci sono forze politiche che lo vorrebbero, altre che sono più caute, parto dal Presidente Bonaccini e poi vengo da tutti voi. Prego.

 

Stefano Bonaccini: Buonasera a tutti, grazie per l’invito e complimenti ancora una volta per questa straordinaria manifestazione che da tanto tempo vede la Regione Emilia Romagna ovviamente collaborare con voi. Cosa abbiamo? Tre minuti, quattro?

 

Roberto Inciocchi: Facciamoli brevi e contenuti.

 

Stefano Bonaccini: In quattro minuti provo a dire cosa penso del PNRR. Intanto che è un’occasione storica irripetibile che non ci ricapiterà mai più, e che non solo vede circa 200 miliardi di euro possibilmente trasferiti all’Italia, e quindi ai territori. Noi in questo momento abbiamo già ricevuto, Comuni, Regione, privati, enti 5 miliardi di euro e abbiamo fatto una previsione che all’Emilia Romagna dovrebbero arrivare, se faremo bene ognuno i propri compiti, tra i 12 e i 13 miliardi di euro. Insieme ai 200 miliardi circa di euro, ce ne sono tanti altri che fanno arrivare a quasi 300 miliardi di euro le risorse che l’Italia avrà, e quindi le Regioni, da qui a sei anni, perché oltre al PNRR, va detto, non ne parla mai nessuno, che ognuno di noi ha ricevuto una quota di quelli che vengono chiamati fondi settennali europei, che ogni sette anni l’Europa trasferisce ai paesi membri e ogni paese alle regioni. Faccio un esempio: la mia regione passerà da 2 miliardi e 400 milioni, tutti spesi fino all’ultimo centesimo 2014-2020 a oltre 3 miliardi e mezzo di euro, quindi un aumento consistente, che sono soldi non sottrattivi al PNRR, ma aggiuntivi. Quindi c’è una grandissima occasione: dobbiamo fare bene le cose, evitare doppioni e cercare di spenderli bene. Ora faccio due esempi su cui stiamo lavorando e anche risorse che abbiamo ottenuto, otterremo, e poi da ultimo, in 30 secondi, dico l’unico rischio che vedo e cosa possiamo provare a fare.

Le due cose per far capire cos’è una cosa complicata: ad esempio, 20 miliardi verranno indirizzati ai progetti di investimenti sulla sanità pubblica, di quelli noi ne riceveremo 530. Già quattro mesi fa, insieme a tutte le conferenze socio-sanitarie territoriali delle nove province dell’Emilia-Romagna, quindi d’accordo con tutti i sindaci di qualsiasi colore politico e i direttori generali delle aziende, noi abbiamo trasferito tutti i progetti al governo. Quelle risorse serviranno per: ospedali – in particolare di comunità – case di comunità, da queste parti le chiamiamo “case della salute”. Mentre sto parlando, in Italia un quarto delle case della salute che funzionano sono in Emilia-Romagna e sono state molto importanti perché quel tipo di sanità territoriale a metà strada tra casa mia e l’ospedale, nella quale c’è la prima presa in cura e carico dei pazienti, dove funzionano, dimostrano che riducono gli accessi al Pronto Soccorso da un lato, e anche il ricovero ospedaliero dall’altro. Poi c’è l’assistenza domiciliare su cui dovremmo tutti fare di più, capiamo l’importanza di curare le persone a domicilio e non farle spostare soprattutto in quei territori dove le persone anziane magari vivono sole o che sono più lontane dalle nostre città. Da ultimo, l’acquisto di macchinari, tecnologie per curare sempre meglio le persone. Noi abbiamo già inviato i progetti, divisi per ognuna di queste voci, sono suddivisi coi territori e quindi riusciremo tutti insieme, ci auguriamo, se saremo bravi a spenderli, a far ulteriormente avanzare un livello di qualità della sanità pubblica che mi pare di poter dire con tutti i difetti che abbiamo, quella dell’Emilia-Romagna è una delle prime d’Europa.

Succede questo in Emilia-Romagna: abbiamo già ottenuto il Centro Meteo Europeo, causa Brexit. Dalle aree vicino a Londra, qualche anno fa, è stata tolta la competenza del centro che per tutti i 27 paesi dell’Unione Europea faceva e fa le previsioni metereologiche. Abbiamo vinto noi la sfida in tutta Europa e sono già arrivate le macchine l’anno scorso: venne Mario Draghi in persona nella prima uscita nel Paese, dopo poco essere stato nominato Presidente del Consiglio a battezzarli. Nei prossimi anni arriveranno 1500 ricercatori, perché le previsioni metereologiche si faranno soprattutto lì. Cosa abbiamo fatto in più? Grazie al Governo Draghi e all’Unione Europea abbiamo ottenuto 250 milioni di euro circa, che abbiamo investito per acquistare il super computer di calcolo che arriverà a novembre e che sarà il più potente in Europa, tra i primi 5 nel mondo, perché serve? Siccome i nostri figli e nipoti, per la gran parte faranno lavori che oggi non esistono, quei lavori gli arriveranno dal grado di innovazione robotica, tecnologica e digitale di un territorio. Ecco, siccome quelle cose arrivano materialmente e ci permetteranno all’Italia e all’Europa di essere finalmente competitivi tra la Cina e gli Stati Uniti abbiamo ottenuto nel PNRR 300 milioni di euro su un progetto e 100 su un altro per far diventare uno dei centri nazionali di ricerca finanziati dal PNRR. Cosa è che mi preoccupa? L’ultima cosa, 30 secondi: siccome la crisi energetica, l’inflazione hanno determinato l’aumento dei costi delle materie prime, noi abbiamo bisogno di provare col governo che ci sarà – qualunque esso sia, perché chi guida le istituzioni, deve sapere che rappresenta tutta la comunità, anche chi non ti voterà mai – dobbiamo cercare di capire come evitare che, a fronte della grande opportunità, costi troppo alti delle materie prime non vedano andare, ad esempio, deserte le gare per realizzare i progetti che abbiamo in mente. Se lavoreremo bene insieme, secondo me, potremo dare una mano ai nostri territori, ma soprattutto a fare dell’Italia un paese più moderno, più competitivo.

 

Roberto Inciocchi: Allora, il passaggio finale è il rischio, è il ragionamento che da tempo tutti facciamo. Andiamo in Lombardia, Presidente Fontana prego.

 

Attilio Fontana: Anche da parte mia un saluto e un ringraziamento per questa opportunità che è sempre particolare, sempre speciale, riuscire a discutere serenamente di quello che sarà il futuro del nostro paese. Questa è la vera grande opportunità che il PNRR ci offre: cioè quella di poter progettare il futuro del paese avendo le risorse. Qui è il momento in cui, se c’è una classe dirigente capace, riuscirà a dare delle risposte concrete, positive al futuro di questo paese o sennò è meglio che tutti quanti si facciano da parte. Mi permetto di dire che la Regione Lombardia riceverà dal PNRR circa 10 miliardi e mezzo e di questi, e di questi 10 miliardi e mezzo come regione ne gestiremo, saremo soggetti attuatori soltanto di 2 miliardi, di poco meno di 2 miliardi, un miliardo e 900 milioni che si riferiranno sostanzialmente al comparto sanitario per il quale anche noi abbiamo già iniziato la costruzione, l’inaugurazione, la realizzazione di ospedali e di case di comunità e una parte destinata alla mobilità con l’acquisto di alcuni treni, una parte destinata all’edilizia sociale. In questi progetti noi stiamo rispettando i tempi, siamo assolutamente avanti rispetto ad alcuni e credo di poter dire che la Regione stia facendo in maniera molto corretta il proprio percorso. Altro discorso è quello che si riferisce agli enti locali per i quali esistono dei problemi oggettivi che non derivano dalla mancanza di capacità degli enti locali, ma che derivano dal fatto che la pubblica amministrazione da anni non può più assumere e, per cui, molti degli enti locali che sono costretti ad essere soggetti attuatori di tanti progetti si trovano nella concreta impossibilità di avere capitale umano sufficiente per realizzare tutto fino infondo. Questo è un problema che come conferenza delle regioni abbiamo già presentato al governo, e per il quale avevamo chiesto un maggior coinvolgimento delle regioni. Ma al proposito abbiamo dato riscontro quella fase relativa all’assunzione dei famosi mille esperti, dall’inizio del mese di settembre potranno iniziare ad operare a favore degli enti locali che si troveranno in difficoltà. Credo di poter dire che sia necessario ricordare quello che diceva il Presidente Bonaccini sul fatto delle risorse ordinarie che arrivano dall’Europa. Con orgoglio posso dire che la Regione Lombardia è stata una delle prime regioni che ha avuto i propri progetti già approvati dall’Unione Europea prima dell’estate: a luglio sono stati approvati i progetti di Regione Lombardia, per cui noi, dal prossimo settembre potremo iniziare ad essere operativi in questo settore. Qui apro una piccola parentesi: è chiaro che sulla distribuzione dei fondi e sul fatto che tra i fondi ordinari e quelli del PNRR, ci debba essere omogeneità, si debba evitare che ci possano essere delle sovrapposizioni, ecco il motivo per il quale chiedevamo che nella programmazione degli interventi nazionali ci fosse una maggior partecipazione regionale, proprio per evitare che ci possano essere delle sovrapposizioni. Chiudo rapidissimamente, la regione Lombardia ha anche l’orgoglio di dire che il proprio PNRR è stato approvato prima di essere stato pensato dall’Europa, perché nel mese di maggio del 2020 quindi, in piena pandemia, noi ci siamo resi conto che avevamo necessità di dare uno stimolo alla nostra economia. Ci siamo resi conto come fosse importante far capire ai nostri creditori che noi credevamo in loro, credevamo nella ripresa, credevamo nella necessità di reagire. Fin dal mese di maggio abbiamo messo a disposizione i primi 3 miliardi che, con i successivi bilanci, sono stati portati a circa 4 miliardi. 4 miliardi di investimenti pubblici che vanno nelle stesse direzioni che ci sono state date dal PNRR e che ci sono state date dall’Europa: quindi rigenerazione urbana, investimenti, digitalizzazione, innovazione e ricerca, sviluppo verde, tutte queste materie sono state individuate e per queste singole materie abbiamo messo a disposizione queste risorse. Quindi, le risorse ci sono, dobbiamo essere in grado di dimostrare che sappiamo quale è il progetto che abbiamo per il futuro, per la nostra regione, e per i nostri territori. Mettere il massimo impegno, la massima disponibilità e la massima collaborazione per fare in modo di non perdere questa grande occasione.

 

Roberto Inciocchi: Grazie Presidente. Professore, ha sentito? Abbiamo convinto i nostri imprenditori, questa sarà la seconda parte, quella di come convincere, ma ne parliamo tra poco. Andiamo nelle Marche, Presidente Acquaroli.

 

Francasco Acquaroli: Sì, anch’io vorrei ringraziarvi per questo invito, è un’occasione sempre importante di confronto e cade proprio sicuramente in una fase particolare. La nostra regione ha ricevuto fino ad oggi circa un miliardo e 200 milioni dal PNRR normale, e poi noi come regione Marche insieme alle altre regioni toccate dal sisma del 2016, godiamo anche dell’opportunità che ci viene data dal PNRR complementare, sono circa 700 milioni destinati al sisma di cui per la grandezza del cratere, quasi la metà cade nella nostra regione. Io ho potuto vedere la differenza dove nel PNRR complementare c’è stato un maggior coinvolgimento sia dalla regione e delle regioni colpite dal sisma che abbiamo potuto, a nostra volta, coinvolgere di più i territori e abbiamo, credo, fatto un grande lavoro che oggi porterà, nelle prossime settimane, a calare dei bandi che potranno essere percepiti e anche importanti per il rilancio di quelle aree. Dall’altra parte invece, vediamo un PNRR che ha una sfida complessiva, calata, – non scordiamocelo – durante la pandemia, all’indomani della pandemia, che ha creato un problema enorme in tutto il paese e che oggi credo sia importante, giusto, almeno in parte, rivederlo, perché io vedo e tocco in maniera tangibile che la competitività nel nostro Paese, i pensieri delle nostre imprese, oggi, all’indomani della riapertura delle aziende, dopo la pausa estiva riguardo il costo delle materie prime, il costo dell’energia, la competitività che viene messa fortemente in discussione. Credo che questa opportunità che, appunto, per la gran parte, però andrà a pesare come debito sulle future generazioni, deve essere riequilibrata dal momento che stiamo vivendo. Per quello che invece è stato speso, credo che c’è stata l’individuazione di alcuni asset fondamentali e di questo credo che sull’innovazione, la digitalizzazione, l’Europa più verde, l’Europa più connessa e anche sull’acquisto di mezzi che possono esser più adeguati alla sfida che deve vivere la nostra società, sicuramente la sanità – che è un altro tema fondamentale – soprattutto per chi ha territori piccoli e frammentati – siamo sulla linea di quello che è stato fatto. Credo che sul restante bisognerà cercare di rimodulare quelle risorse, finché possano essere opportunità colte fino in fondo e opportunità che tengono in considerazione la velocità dell’epoca che stiamo vivendo, una velocità che comporta per la politica, per le istituzioni, la necessità di essere attenti a tutto. Chiudo con piccoli riferimenti – l’ha detto il Presidente Fontana – lo ritengo un elemento centrale e nevralgico: noi abbiamo tanti piccoli comuni, forse avevo detto anche lo scorso anno, piccoli comuni, forse l’abbiamo detto anche lo scorso anno, piccoli comuni che fanno difficoltà con il loro personale addirittura a fare l’ordinaria amministrazione, e loro non riescono a sfruttare le opportunità del PNRR fino infondo perché non hanno la dotazione, gli strumenti, il personale che possono consentire loro di godere di questa opportunità. Credo che in questo momento sia importante coinvolgere tutti affinché il PNRR possa essere uno strumento di tutti. Chiudo, l’ultima cosa: spero che diventi anche uno strumento che dia una visione complessiva al Paese, a livello infrastrutturale, di connessione, perché altrimenti rischiamo di fare un Paese che cresce a macchia di leopardo.

 

Roberto Inciocchi: Questo è esattamente ciò di cui parleremo dopo, esattamente questo. Peraltro, sulla possibilità, che è una possibilità, si può fare ma è un percorso molto rigoroso, sulla possibilità di andare a toccare in qualche punto, in qualche passaggio, Presidente Toti, il PNRR – che è anche un momento di confronto in questa campagna elettorale, proprio da questo palco, il commissario Gentiloni ha detto: “Attenzione, porte aperte ad alcune modifiche. Modifiche calibrate, ma non pensiamo di ricominciare da capo perché è una corsa contro il tempo e rischiamo di vanificare l’intero impianto e soprattutto il nostro futuro”. Presidente Toti.

 

Giovanni Toti: Eccoci. Intanto è la prima volta che vedo tanti Presidenti di Regione insieme nella stessa stanza dall’inizio del Covid, perché è vero che il mondo digitale ha dato efficienza a tutti e ci sentiamo forse più di quanto non facevamo prima, ma non ci vediamo più di persona quanto lo facevamo prima, con la transumanza verso Roma per le conferenze delle Regioni. Quindi credo che sia un bel momento, perché poi anche incontrarsi talvolta, anche diciamo la fisicità ha un suo elemento di importanza. Cosa facciamo con il PNRR? Cosa facciamo in particolare in Liguria? Intanto, l’ha già accennato prima Stefano, il PNRR, se fossimo nella sintassi della lingua italiana, sarebbe quella che si riferisce una sineddoche, una parte per il tutto. Noi parliamo di PNRR quando diciamo i grandi cambiamenti infrastrutturali e regolamentari, normativi che investiranno il Paese nei prossimi anni sono finanziati con tante voci di spesa che il PNRR è la più grande, la più visibile. Poi però c’è la nuova programmazione dei fondi europei, poi ci sono i fondi statali che stiamo – con chi fa anche l’assessore al bilancio, come me, nella sua Regione – riqualificando a lavatrice, come dicono gli esperti, cioè, quelli che scadono prima, li spendi prima, quelli che scadono dopo, li spendi dopo. Vi faccio un solo esempio: per il terzo valico di Genova – già finanziata l’alta Velocità che porterà da Genova a Milano era già finanziato con fondi governativi – è arrivato il PNRR e, giustamente, il Ministro Franco l’ha spostato sul PNRR che scade prima – perché finirà di qua a due anni – e ha ripreso i suoi 5 miliardi di euro e li ha messi da qualche parte che, visto che sono nostri li possiamo spendere un po’ più con calma. Tutto questo: PNRR, nuova programmazione europea, cioè fondi per le imprese, fondi per la formazione, fondi per l’agricoltura, e via dicendo, fondi FSC, quelli di sviluppo e coesione, hanno una parte facile e una parte difficile. Si fa per dire, facile. La parte facile sono le infrastrutture che in questo paese mancano. La parte facile è che in Liguria siamo una delle regioni più finanziate tra PNRR, fondo complementare, programmazione europea, siamo anche la regione più importante della logistica italiana coi nostri porti, quindi solo un miliardo va sulla nuova diga del porto di Genova, per intenderci. Lì la difficoltà è realizzarle, in un paese dove le infrastrutture riempiono i talk show, ma poco meno riempiono le nostre città. Farle in fretta: se bisogna farele la variabile tempo, non è una cosa secondaria, un po’ perché ci scadono i soldi del PNRR, ma un po’ perché la variabile tempo dipende dalla competitività di un paese. La competitività di un paese è quella roba che porta ricchezza e, siccome siamo in campagna elettorale, tutti dicono come vorranno distribuire la ricchezza che si produce, prima quella ricchezza va prodotta. Allora fare oggi una diga di un porto per fare entrare navi molto più grandi oggi arrivano a 300 metri, ha un senso perché il canale di Suez è stato raddoppiato negli ultimi anni e le navi arrivano nel Mediterraneo. Se quella diga nascerà tra 15 anni, le navi saranno diventate ancora più grandi e quella diga non servirà più a niente. E vale per tutto, ho fatto l’esempio più banale e per capirci. Allora i tempi non sono indifferenti: quando parliamo del modello Genova con cui abbiamo ricostruito il viadotto crollato e chiediamo che venga dotato per il paese è perché costruire un’opera in un tempo ragionevolmente breve, questo ne va delle leggi, ma ne va anche delle responsabilità delle forze politiche che devono saper scegliere. Non si può discutere all’infinito con tutte le sindromi “non a casa mia” di questo mondo. È giusto coinvolgere le comunità, è giusto parlare, è giusto fare tutto poi a un certo punto quella cultura di governo, ma quella roba serve lì e va fatta adesso, punto e fine, se no, non si va da nessuna parte. La cosa più difficile per me, permettimi e poi chiudo, è quali uomini cammineranno su quelle autostrade, su quelle banchine, su quelle ferrovie. E questa è ancora la sfida più difficile del PNRR, è la sfida che riguarda la formazione professionale, la digitalizzazione del paese, la revisione dei contratti collettivi di lavoro. Lo vogliamo dire che dobbiamo incentivare la contrattazione di secondo livello? La sussidiarietà dove arriva il mondo no profit del terzo settore il pubblico può fare un passo indietro. La medicina del territorio, lo vogliamo dire che in molte regioni, compresa la mia, in questo sforzo Covid ha fallito molte volte perché non aveva una contrattualistica? Le “case della salute”, facile costruirle, si fanno dei mattoni, ci si mette dei macchinari. Poi ci devi mettere dei medici che devono lavorare lì e devono essere preparati e ci devono stare. E vuol dire formarli, vuol dire che abbiano un contratto che ce li faccia andare. Ultima cosa. Noi questa roba abbiamo spostato il debito italiano sul debito europeo. Questo non ci dà maggiore libertà. Quando sento parlare delle riforme, della concorrenza, delle cose… Siccome stiamo facendo debito che paga tot italiano, il dottor Shulz che sta a Monaco, un altro che sta a Lione, dobbiamo tenere presente che il Piano di Integrazione Europeo con il PNRR fa un salto in avanti quantitativo e qualitativo da cui non torneremo indietro ed è bene che tutte le forze politiche se ne rendano conto.

 

Roberto Inciocchi: Chiaro, chiaro. La interrompo presidente perché chiudiamo il giro… è molto chiaro quello sta dicendo, e credo condiviso da tutti. Poi spesso parlando di PNRR a me sembra di fare un po’ di retorica quando si parla di futuro, di prospettiva, di visione di profondità, presidente Tesei. Ma è esattamente così, cioè, Next Generation EU, noi faremo un pezzetto di questo, cioè voi, noi, tutti insieme come comunità lo stiamo preparando. Poi saranno i nostri figli, i nostri nipoti che vivranno in quelle vite lì e pagheranno anche una parte di questo debito. Presidente Tesei.

 

Donatella Tesei: Si, grazie, grazie per questo invito. È il secondo anno per me, è sempre un momento di condivisione, di scambio di idee quindi di crescita e di confronto. E sono molto felice di essere qui. Io, se vogliamo continuare questo trend, vi dico anche la nostra piccola Regione Umbria si è battuta tantissimo e ha cercato di portare a casa quei risultati che derivano dal PNRR con finanziamenti di opere, specialmente infrastrutturali importanti perché è una regione dell’Italia centrale che soffre da sempre di una carenza infrastrutturale. Ecco, io ho cercato di lavorare molto per recuperare questo gap. E anche noi ci siamo già assicurati coperture finanziare per oltre un miliardo e 600 milioni per una serie di progetti e ce ne sono altri già coperti sia con il PNRR sia, naturalmente, con fondi nazionali. Voglio ampliare un po’ più il discorso se mi consentite due minuti. Senza fare l’elenco delle cose fatte per la mia regione, per le quali, come ripeto, c’era una grandissima necessità e c’è tuttora perché, molto è stato detto un po’da tutti i colleghi, così come il discorso del PNRR complementare sisma che il presidente Acquaroli ha citato pocanzi e per il quale ci siamo battuti e in questa cabina di coordinamento che io dico essere quasi quotidiano, perché noi abbiamo almeno una riunione settimanale, perché stiamo affrontando il tema della ricostruzione post-sisma del 2016 che, purtroppo, ahinoi, è rimasta bloccata per tantissimi anni, che adesso abbiamo presentato.

 

Roberto Inciocchi: Però l’altro ieri c’è stata la conferenza stampa del commissario Legnini e mi sembra che i dati e il lavoro fatto siano positivi.

 

Donatella Tesei: Esatto, adesso abbiamo presentato un rapporto sulla ricostruzione e in questi due anni e mezzo abbiamo fatto un passo in avanti straordinario, con i cantieri aperti, tante opere finite sia della ricostruzione pubblica che privata e questo PNRR complementare è fondamentale perché andremo ad intervenire sullo sviluppo economico e sociale di quelle comunità duramente colpite dal terremoto, che è un elemento di straordinaria importanza perché non basta ricostruire le case, gli edifici, ma bisogna dare speranze a quella parte del territorio e della popolazione che sicuramente vive in aree cosiddette interne che caratterizzano per altro delle regioni che sono le regioni dell’Italia centrale, della fascia appenninica. Ecco io voglio porre un tema e approfitto anche del fatto che oggi ci sono due miei colleghi che sono vicini, quasi cugini, il presidente Giani e il presidente Acquaroli. È un tema che stiamo che stiamo cercando di lanciare e di portare avanti, che io ritengo di straordinaria importanza. Quando si parla di PNRR, quando si parla della nuova programmazione per la quale tutti noi abbiamo presentato i programmi, sono stati accolti, tra l’altro abbiamo avuto l’ok della commissione. Tutti abbiamo fatto, come regioni, i compiti a casa, come regioni, perché abbiamo presentato i nostri piani, per esempio, per le “case della salute”, gli “ospedali di comunità” che ci sono stati finanziati. Se poi il tema, apro una parentesi e la chiudo immediatamente, il tema è quello che diceva Giovanni, nessuno si pone il problema che qui mancano i medici, mancano gli infermieri, manca il personale sanitario, e chi ci mettiamo in queste strutture di straordinaria importanza perché rappresentano la medicina del territorio e la vicinanza ai bisogni dei nostri cittadini. E l’altro tema è che il PNRR nasce come conseguenza della pandemia, quindi, qual era il tema da cui scaturisce tutto questo? La sanità, che è stata messa a dura prova in tutte le regioni. Noi stiamo ancora discutendo del riparto dei fondi della sanità e del riconoscimento delle spese Covid che non vengono riconosciute alle regioni. Cioè quindi il tema è complesso, e guardate che anche tutto questo ruota intorno ai progetti del PNRR perché è il futuro. E allora dico, e concludo perché non voglio abusare troppo del tempo, ma il tema dell’Italia centrale, che è la cerniera di questa paese, non può essere trascurata da nessuno. Né dalle regioni del nord, che hanno una velocità sicuramente superiore a quella di altre regioni d’Italia, quindi mi riferisco ai miei amici Attilio e anche al presidente Bonaccini, con cui ho avuto uno straordinario rapporto in conferenza di regione anche quando era presidente, mi ha dato anche qualche compito, quindi importante e lo ringrazio per questo rapporto e questa fiducia che c’è stato sempre, e guardando poi all’Italia del sud che deve recuperare ed è destinataria di un’ingente percentuale delle risorse del PNRR, perché sappiamo perfettamente che il 40% minimo deve andare alle regioni del sud. Ma in mezzo c’è l’Italia centrale, c’è la fascia appenninica, ci sono queste regioni straordinarie. E se vogliamo collegare tutto il paese, sia dal punto di vista infrastrutturale, che dello sviluppo economico di un paese che deve riacquistare forza e identità collettiva, l’Italia centrale è fondamentale. Quindi il nostro lavoro, quello mio, sicuramente del presidente Giani, di Acquaroli, ma adesso c’è anche qualcun’altro che vedo dell’Abruzzo, deve essere considerato prioritario per questo paese. Noi ci lavoreremo sicuramente.

 

Roberto Inciocchi: Grazie presidente. Perché come lei dice, lei forse saprà, io mi sono molto occupato di terremoto, ho parlato con tanti sindaci di piccoli centri. E allora collego due ragionamenti. Il suo: è vero, bisogna ricostruire le case, ricostruire i paesi, e poi ricostruire il tessuto sociale. Esattamente quello che, appunto lego un po’ i ragionamenti, quello che dovremmo fare. Dovremmo fare infrastrutture, sostenibilità, una società più verde, servizi, ma dentro quei centri di eccellenza di dobbiamo mettere le persone qualificate. Perciò, insomma, questo è un po’ il collegamento che mi è venuto ascoltando le sue parole. Presidente Fugatti, a lei.

 

Maurizio Fugatti: Sì, velocemente un ringraziamento per l’invito. Io credo che l’origine del PNRR dov’è? L’ha detto appena adesso Donatella Tesei, nasce dal Covid. La paura della crisi in Europa, l’Europa mette da parte i dogmi dell’austerità, DEFICIT/PIL non ci ricordiamo più cos’è, giusto e sbagliato che sia ma questo è un dato, e dice: Mettiamo risorse sul mercato perché abbiamo bisogno di fare investimenti, di fare PIL, di fare crescita. E, indubbiamente, questo è stato ciò che l’Europa ha fatto con il PNRR. Nasce e va avanti il PNRR, arriva, diciamo, la guerra, arriva la crisi energetica, il costo delle materie prime, e, giustamente dice il presidente Bonaccini che non è che possiamo fare gli appalti e poi non arriva nessuno a presentarsi perché le imprese non sono concorrenziali. E non ci possiamo neanche fermare, altrimenti l’origine del PNRR viene meno, anzi adesso con la crisi, purtroppo pare ci sia, come dicono tanti economisti, dall’autunno in poi, dobbiamo continuare a credere nella crescita. E quindi il tema che mi pare sia centrale in questo dibattito: cosa fare nel momento in cui, di fronte alla crisi dell’energia, dei costi delle materie prime, come si comporta con il PNRR? Il Governo ci ha messo 10 miliardi, il governo Draghi nell’ultimo decreto, ed è questo un percorso. Però io credo che se l’obiettivo è quello di creare crescita, e creare crescita sostenibile e che fa posti di lavoro, non ci dobbiamo fermare troppo a riflettere. È giusto riflettere, è giusto riflettere, capire cos’è cambiato, perché il mondo è cambiato, ma non dobbiamo pensare di fermare il PNRR perché altrimenti le politiche anticicliche, che tali sono quelle del PNRR, rischiano di fermarsi e rischiamo di continuare questa crisi economica che sta arrivando. Quindi credo che sia importante mettere a terra gli investimenti, mettere a terra il prima possibile gli investimenti, ovviamente cercando di fare quelli che hanno una loro sostenibilità e che non si tratta, come ha detto qualcuno, di fare le buche e coprirle nell’ottica, diciamo, puramente keynesiana. Ma si tratta di fare le buche buone, e coprirle eventualmente con cose buone, eventualmente. Questo credo sia lo spirito del PNRR. Nel nostro territorio, ad oggi, noi abbiamo 1 miliardo e 400 milioni di investimenti che arrivano col PNRR, la gran parte, va detto, fanno parte di un’opera di sostenibilità economica che è lo spostare la ferrovia dalla strada alle… spostare il traffico pesante, scusate, dalla strada alla ferrovia con il grande progetto che è il tunnel del Brennero, che passa anche sul nostro territorio e che ha bisogno di grandi circonvallazioni ferroviarie: 930 milioni vanno in questa direzione che è un obiettivo del PNRR sulla sostenibilità.

 

Roberto Inciocchi: Grazie presidente. E allora chiudiamolo il nostro giro d’Italia con la Toscana, presidente Giani, a lei.

 

Eugenio Giani: Grazie, io mi sento in dovere naturalmente di associarmi a questa valutazione positiva che, come ritorno sul territorio in termini di investimento, di coinvolgimento dei comuni, sta dando il PNRR. E devo dire che, ma anche noi, 3 miliardi e 100 sono i progetti finanziati a stamani. Esattamente 1371, questi progetti. Poi, in realtà, se andiamo a vedere nei bandi, quello che arriverà ancora non sono affidati a un decreto ministeriale specifico, arriveremo anche a 4 miliardi, 4,2 miliardi, già in quello che possiamo prevedere. Però questo che è una bella notizia di cui tutti noi abbiamo dato eco, innanzitutto mi porta a dire che dobbiamo fare delle riflessioni. E tre riflessioni di carattere generale voglio fare.

Innanzitutto, uno dei grandi messaggi del PNRR è che quando vi dico, in Toscana, con decreti di attuazione e quindi in modo irreversibile finanziamo 1371 progetti con 3 miliardi e 100, io contemporaneamente, non fa parte del PNRR, ma fa parte del contratto fra la regione e le ferrovie. Noi abbiamo 1 miliardo e 100 che, con data 10 agosto, è stato pubblicato come appalto per la gara europea per il sottoattraversamento dell’alta velocità di Firenze, diventa il completamento dell’asse centrale, dell’asse dell’alta velocità fra Roma e Milano, quindi l’aspetto principale. Io fo una riflessione: 3 miliardi e 100 con 1300 progetti, 1 miliardo e 100 con un progetto. Guarda com’è importante il PNNR, il PNRR, per diffondere le risorse in progetti che vedono protagonisti gli enti locali. Ovvero, una grande rivoluzione è che noi abbiamo sempre pensato alle infrastrutture e agli investimenti in termini macro. Il PNRR ci sta aiutando a capire l’importanza dei progetti micro, anche per valorizzare, penso al grande successo dei piani di rigenerazione urbana, i piccoli comuni, e quindi l’Italia diffusa, l’Italia che deve contrastare lo spopolamento e deve, invece avviare una dimensione, lo prendo con le parole del Meeting, più umana di valorizzazione delle comunità che fanno parte dei nostri più di 8 mila comuni. E questo è un messaggio forte, anzi, veniva ricordato, dobbiamo aiutare anche piccoli comuni, gli enti che operano su questi, a progettare, perché a progettare significa poi poter concorrere oggi al PNRR, domani anche a bandi che lo Stato fa per i suoi progetti. Secondo aspetto positivo: il PNRR, prendete la mia regione, significa alla fine 4 miliardi, 4,2 miliardi nell’arco dei prossimi 6 anni. I fondi strutturali che aumentano, perché noi abbiamo i 4 capitoli dei fondi strutturali: il FESR, il Fondo di Coesione Europea, il Dipartimento Italia Francia, il Fondo per l’Agricoltura. Quest’anno, per il prossimo settennato, per il prossimo 6 anni, un anno è già passato, prevediamo 3 miliardi e 3. Io li sommo: 3 miliardi e 3 dei fondi strutturali, 4 miliardi e 2 per quello che riguarda il Piano Nazionali di Ripresa e Resilienza. E mi trovo di fronte 7 miliardi e 7, 7 miliardi e 5. Se io vado a vedere il mio bilancio della regione Toscana, tolgo la sanità, che ha una sua dimensione autonoma anche come modalità giuridiche, e vado sulla parte corrente, il mio bilancio, noi abbiamo 1 miliardo e 100. Lo sommo per sei e fo 6 miliardi e 6. Allora il messaggio qual è? Che oggi io, senza che ce ne rendiamo nemmeno conto, l’Europa è protagonista nei nostri conti, nei nostri servizi, nel nostro operare come amministrazione pubblica, più di quanto può arrivare direttamente dallo Stato e dai nostri bilanci. Noi cioè, noi non ce ne rendiamo conto, ma siamo sempre più Europa. Quindi il grande messaggio è “Grazie Europa”, integriamoci sempre di più, è un messaggio che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ci offre e dobbiamo cogliere. Terzo elemento, e riprendo, perché voglio qui sottolinearlo, quello che veniva detto. Una delle grandi sfide ora, nel nostro futuro, sarà collegare queste grandi spese di investimento a quello che è la parte poi del bilancio dello Stato. È stato già detto ma lo voglio sottolineare perché è il nostro problema. Io realizzerò settanta case della salute che si chiameranno Case di comunità, 35 ospedali di comunità, i distretti che mi diventeranno centri operativi territoriali, ma lo ricordate cosa dicevamo durante la pandemia mentre eravamo tutti isolati nelle nostre case? “Dopo nulla non sarà più come prima”. Guardate, l’esperienza dei presidenti di regione sulla sanità, che è il bene più prezioso, la salute, noi ci stiamo rendendo conto che tutto è come prima, ovvero, noi se non facciamo chiudere i nostri bilanci, abbiamo il commissario per la sanità che nessuno vuole. E allora la parte corrente ci deve portare a dire che dobbiamo aumentare quella che è la spesa pubblica per il bene più prezioso che è la salute. Questo è un impegno che non porta a isolare il PNRR, ma che deve connettersi a una politica dello stato che ci fa assumere più medici, più infermieri, che ci porta nei pronti soccorsi, a dare di più perché siamo nel front office, altrimenti ce li troviamo sguarniti. E questo è un impegno del nuovo parlamento che è forte. O pensate alle energie rinnovabili, la sfida della transizione energetica. Io sono il primo a darmi da fare per cambiare le leggi reginali, per portare pannelli fotovoltaici, bacini eolici. Guardate quanta impopolarità per portare il rigassificatore a Piombino che servirà a tutti per attenuare il costo delle bollette. Ma, a questi presidenti di regione, diamo lo stimolo perché nell’autonomia regionale possano esserci anche degli elementi di premialità per quanto riguarda, diciamo così, i contributi che lo stato può dare, perché il nostro possa diventare un paese che per primo fa una trasformazione sul piano delle energie rinnovabili. Perché se io sono stimolato

 

Roberto Inciocchi: Concluda presidente che facciamo un altro giro.

 

Eugenio Giani: ad aprire queste cose, posso darlo. Insomma, il PNRR già sta rivelando delle cose positive, già ci propone delle sfide. E sotto questo aspetto io sono convinto che è un’opportunità che ci fa sentire sempre più europei.

 

Roberto Inciocchi: Grazie presidente Giani. Professor Simoncini, metà del tempo ci è servito per questa fotografia veloce però esauriente del lavoro che stiamo facendo e credo che, forse solo al Meeting di Rimini, in piena campagna elettorale, ci sono sette presidenti di regione di orientamenti politici ovviamente diversi, ma che sono qui, si confrontano e parlano più o meno, più o meno con la stessa lingua. Questo riflettevo ascoltando, e facciamo un applauso? Perché questo è il lavoro che si fa, il senso che si deve, che noi vogliamo per questo paese. Detto questo, se siamo bravi riusciamo a fare un altro giro, insomma, perché il tempo scorre. Abbiamo una mezzoretta. Andiamo sull’altra parte, professor Simoncini, la introduca lei. Noi abbiamo detto, è una sfida ovviamente economica, di sistema paese, e poi c’è la sfida culturale. Ancora ne parliamo poco perché siamo alle prese con tutti problemi che abbiamo sentito. Come convincere la gente che siamo alle prese con una grande trasformazione collettiva, in una operazione paese, prima dicevamo umanistica, insomma, ma culturale. E, soprattutto, come non imporre, come convincere, questo è un tema del quale lei ha parlato anche stamattina con il presidente Amato. Lo introduce lei? Poi facciamo un altro giro.

 

Andrea Simoncini: Rapidissimo, anche perché anche io volevo dire quello che hai detto poco fa. È impressionante, solo un po’ di anni fa il discorso sull’amministrazione pubblica, sullo Stato e sugli enti pubblici in partenza aveva sempre questo grande tema della carenza delle risorse. È notevole ascoltare quello che in termini potenziali adesso abbiamo. Cioè noi abbiamo sentito che risorse, investimenti, investimenti che poi impegnano il futuro dei nostri figli, questo non dimentichiamolo, però investimenti ci sono, c’è la possibilità. Ecco, il tema che voleva Roberto che io rilanciassi è questo, è emerso stamattina, lo dico per chi non c’era, con il presidente Amato. Bastano risorse? Bastano regole? Bastano atti, piani? Occorrono le persone, lo avete detto. Se non c’è coinvolgimento, se non c’è senso di speranza, se non c’è senso di possibilità di agire, queste potenzialità creano l’infrastruttura. Rischiamo di avere l’infrastruttura e poi non avere chi. E oggi il momento è difficile su questo. Allora, chiedo e mi chiedevo. Qui ci sono temi quali la fiducia, la costruzione della fiducia. Per convincere occorre potersi fidare, le relazioni, famiglia, società civile, scuola, il lavoro, la relazione più importante. Questi sono i temi emergenti del Meeting. Ecco, forse son curioso, come queste opportunità possono diventare qualcosa su questo tema?

 

Roberto Inciocchi: E questo è esattamente l’altra parte, insomma, che qui al Meeting volevamo in qualche modo provare… intorno alla quale volevamo provare a fare un po’ di ragionamento. Riparto con il giro, lo facciamo al contrario? Chiedo scusa a Bonaccini che, insomma, si ritrova per ultimo. Partiamo al contrario. Presidente Giani parto da lei. Quello che ci ha introdotto il professor Simoncini è un tema importante, è la grande sfida di tutta questa gente, di tutti gli italiani come sistema paese. Come faremo a convincere tutti di un nuovo tempo? Presidente Giani.

 

Eugenio Giani: Ma, innanzitutto una risposta l’avete data voi con il senso della passione per l’uomo. E io leggo un articolo della Costituzione, l’articolo 5: la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali. Ovvero, tutti noi viviamo il senso dell’identità, del nostro Stato, della nostra nazione, ci sentiamo profondamente italiani. Però ci rendiamo conto che essere italiani vuol dire dare spazio alle nostre autonomie locali, alle nostre regioni. Quando ci hanno dato spazio la sanità, le vaccinazioni, la gestione della dimensione pandemica. Ma se un ministro degli esteri tedesco dice a Draghi: “Bravi, in Italia siete un esempio”, molto è per questa faccia dei presidenti di regione con quello che loro rappresentano, cioè il loro sistema, i loro apparati hanno dato. La lettura in venti regioni diverse è stata una risorsa, ci ha consentito poi, con elasticità e flessibilità d’organizzarci. Io se penso che abbiamo inoculato 8 milioni e 500 mila vaccini, mettendo insieme il volontariato, i medici in pensione. La risorsa della persona umana è uno stato che sa articolarsi in regioni in comuni, in corpi sociali, in quello che la costituzione dice la “valorizzazione del singolo e delle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità”.

 

Roberto Inciocchi: Dobbiamo fare il giro un po’ più veloce che abbiamo poco tempo. Molto chiaro quello che dice. Presidente Fugatti.

 

Maurizio Fugatti: Io credo che nello spirito del PNRR ci sono gli obiettivi, ci sono gli ideali e poi dobbiamo calarlo per terra, calarlo nella realtà con le problematiche reali. Sappiamo per esempio che il PNRR ha questa grande ambizione della sostenibilità, dell’attenzione chiamiamola ambientale in generale, e va bene, dopodiché lo caliamo nella realtà e, del tutto casualmente, scopriamo che se non abbiamo i rigassificatori, se non abbiamo il carbone, se non abbiamo il gas, non siamo in grado di scaldare le nostre case. Quindi serve sempre un giusto mix tra l’ideale e la praticità delle cose. Quindi, se ragioniamo tra ideale e praticità, io tocco un tema che magari può non piacere nel dirlo, che però c’è nel nostro paese. Se l’obiettivo del PNRR è quello di creare crescita, di creare crescita sostenibile il più possibile nella pratica della realtà è quello di far star bene le nostre famiglie, di far crescere le nostre comunità e quant’altro. Per far crescere le famiglie e le persone. Famiglie e persone, lo diciamo, che in Italia peccano sul tema della natalità. Perché se non abbiamo medici oggi non è sicuramente per un problema di natalità odierna, ma se questo è il percorso, il trend che abbiamo, tra 10, 15, 20 anni il problema ci sarà. Abbiamo fatto gli investimenti per cosa e per chi? Ecco, allora l’obiettivo è fare gli investimenti per far star bene le famiglie perché credano nel futuro.

 

Roberto Inciocchi: Molto chiaro. Presidente Tesei.

 

Donatella Tesei: Allora, non possiamo dimenticarci, insieme a tutti gli obiettivi del PNRR che abbiamo detto, che è destinato ai giovani eh, e quindi da lì dobbiamo partire. Giustamente noi come Italia, e alcune regioni in particolare, penso alla mia, penso alla Liguria, abbiamo una popolazione anziana molto importante, molto rilevante, e quindi stiamo mettendo in campo delle politiche familiari che riescano a sostenere la famiglia e quindi i figli perché, tra le altre cose, nel PNRR ci sono investimenti importanti che sono stati dati agli enti locali sugli asili nido, piuttosto che sulle scuole, interventi molto importanti. Lì il tema rilevante è quello della formazione dei giovani per i nuovi lavori, le nuove occupazioni, le nuove professionalità che servono. Però tutto questo gira intorno ad un tema: se noi pensiamo e vogliamo che effettivamente le famiglie e i giovani tornino a credere nella famiglia, a mettere al mondo dei figli, dobbiamo assicurare loro un percorso di vita che sia fatto di un lavoro stabile, di un lavoro ben retribuito, di un lavoro anche che esca dal precariato ma che dia una stabilità. Perché solo così, questa è la precondizione, poi dopo possiamo fare tutto il resto, e quindi creare quelle strutture e quei servizi e penso ai nido, piuttosto che alle scuole, la formazione, tutto ciò che il pubblico insieme al terzo settore, insieme al volontariato, può fare. Ma questo è un dato di partenza, e quindi ecco che torniamo al tema: dobbiamo avere sempre a cuore l’uomo che poi si declina il suo percorso attraverso la famiglia, attraverso la società civile, attraverso il proprio lavoro, attraverso tutto quello che deve fare. È imprescindibile, senza questo i progetti non saranno applicati.

 

Roberto Inciocchi: E lei dice una cosa giusta: come arriveremo a quel cambiamento culturale collettivo? Allora è la vostra responsabilità. È una responsabilità collettiva, ma come rappresentanti facciamo, presidente Toti, dei buoni sistemi all’interno del quale le persone, le famiglie, gli italiani, possano vivere bene. E allora tutto verrà naturale. Presidente Toti.

 

Giovanni Toti: Questa è una responsabilità della politica, ma è una responsabilità in generale delle classi dirigenti. Non ti voglio chiamare in causa come giornalista importante, ma centri anche te, come centrano i grandi avvocati, le grandi confederazioni di impresa. Noi stiamo vivendo una crisi di sistema: se il vaccino, come ha detto Eugenio, è stata la medicina per il Covid, ci ha fatto uscire dalla strettoia della pandemia, in questo momento economico e sociale, il PNRR è la medicina per quello che il Covid ha prodotto nella nostra società e nella nostra economia. Allora da un lato ci vogliono i soldi, dall’altro ci vogliono una serie di cose che abbiamo perso: etica della responsabilità, cultura di governo, senso del valore. Allora, parliamoci chiaro, dobbiamo produrre di più, in questo paese. Chiunque vada in giro a dire che saremo più ricchi, lavoreremo un pochino di meno sbaglia approccio. Io voglio dare a questo paese delle università dove si studia meglio, dove i nostri ragazzi sono più preparati competitivi con l’Europa, ma loro studiano un po’ di più: io voglio dare più soldi in busta paga ai lavoratori italiani, ridurgli un po’ le tasse, ma si lavora tutti un po’ di più in qualità o in quantità, perché non si distribuisce ricchezza che non è prodotta da questo paese. Questo deve essere chiaro. Allora, il PNRR deve essere un grande lavacro per le classi dirigenti che hanno sbagliato moltissimo promettendo di vivere di più, di lavorare di meno, di studiare di meno, di impegnarsi di meno, che tutto sia più facile. Noi investiamo tanti soldi che dovremmo domani ridare diligentemente. E bene fa l’Europa a guardarti, perché io voglio guadare come i Tedeschi e i Francesi spendono questi soldi. La velleitarietà deve uscire dal nostro vocabolario. Anche sulla transizione ecologica permettetemi: se i Tedeschi chiudono le centrali a carbone cinque anni dopo di noi, a me un pensiero viene perché, ora, i Tedeschi sono l’economia più forte dopo gli Stati Uniti e la Cina, al mondo. Se loro non si permettono quello che facciamo noi è come se io entro in un negozio dove non si permette di andare un cittadino che è cinque volte più ricco di me, c’è qualcuno che sta sbagliando quella porta d’ingresso. Detto questo, guardate che non è scontato, è la vera difficoltà perché quando parliamo anche di rinnovabili vuol dire una valle così come la conosciamo, o una valle con delle torri, delle pale dove va il vento e si produce l’eolico. La politica deve scegliere. Vogliamo la valle, così com’è oggi o la vogliamo magari più brutta con quelle torri che girano? Non c’è la terza via che mette tutti d’accordo. O il PNRR diventa una grande scuola di scelta e di impegno, oppure falliremo come sistema paese.

 

Roberto Inciocchi: Grazie, Presidente. Presidente Acquaroli.

 

Francesco Acquaroli: Io ritengo che, davanti a una montagna così importante di risorse, sia importante, fondamentale riuscire a costruire una visione di paese che poi sia sentita propria. a volte chi ha fatto il sindaco, l’amministratore locale sa che è un’opera pubblica, un intervento un intervento puntuale, non genera consenso, anzi, a volte, genera dissenso, perché sembra accontentare qualcuno e scontentare tanti altri. Ecco io spero che questa opportunità, che è nel PNRR, noi riusciamo a utilizzarla mettendoci nelle condizioni di capire cosa vuole diventare il paese Italia e anche cosa vuole diventare l’Europa, cosa deve fare per restare competitiva, cosa deve fare per garantire ai giovani un futuro. Credo che solo innescando questo ragionamento, e non guardando egoisticamente consenso immediato, noi riusciamo a costruire uno strumento che genera attenzione, che genera partecipazione, che genera anche successo dello strumento stesso. All’inverso, rischiamo di accontentare tanti italiani, che singolarmente godono di un’opportunità personale, o comunque limitata, ma non andiamo a generare, a costruire una visione, qualcosa che diventa determinante per la competitività del paese. È stato detto sull’energia, io lo dico sulle infrastrutture, lo dico sul divario che c’è tra est e ovest della penisola, tra nord e sud. Ognuno di noi vive su territori che, seppur limitrofi, vivono a velocità diverse. Io credo che sia giunto il momento di unire l’Italia, e di metterla in condizione di poter essere tutta competitiva, di poter guardare con ottimismo il futuro, affinché sia il giovane che nasce nell’ultimo paese, sia il giovane che nasce nella città più grande più grande possano godere di pari opportunità.

 

Roberto Inciocchi: Visione di prospettiva, insomma di profondità. Presidente Fontana, prego.

 

Attilio Fontana: Sono rapidissimo. Credo di poter dire di condividere quello che adesso ha detto Acquaroli. Noi lo stiamo facendo come idea per quanto riguarda la nostra regione, perché non ci sono delle differenze soltanto tra nord e sud, est e ovest, ci sono delle differenze all’interno della stessa regione. Ci sono delle aree disagiate, le aree di montagna, ci sono le aree che sono raggiunte dalla connettività con maggiori difficoltà, ci sono le aree che non sono sufficientemente infrastrutturate, Questo è uno dei nostri principali progetti. Noi vogliamo fare in modo che nella nostra regione non ci siano differenze, che nella nostra regione chiunque possa avere le stesse opportunità a prescindere dove è nato, si trova, dove risiede. Questo è il progetto di fondo, avendo, e qui richiamo quello che diceva Gianni, come idea di fondo, il fatto che al centro ci deve essere l’uomo, al centro ci deve essere l’idea di non lasciare indietro nessuno, l’idea di cercare di rilanciare quelle persone e o quelle parti del territorio che sono meno fortunate delle altre. Questa l’idea di fondo.

 

Roberto Inciocchi: Grazie, presidente. Allora vado dal presidente Bonaccini.

 

Stefano Bonaccini: Vorrei porre due questioni, una riguarda le persone come avete messo al centro del Meeting; la seconda riguarda però anche il sistema istituzionale.

La prima. Giustamente tutti hanno fatto riferimento al fatto che noi investiremo, speriamo di esserne capaci, risorse che nemmeno che nemmeno mai avremmo immaginato di avere a disposizione. E che però una gran parte di queste vanno sugli investimenti, sulle strutture, sulle infrastrutture, poi servono le persone. Faccio solo un esempio per non rubare tempo. Se diciamo che dobbiamo migliorare la qualità e l’offerta della sanità pubblica, in particolare territoriale o domiciliare – è stato già detto da altri, da tutti praticamente- che servono poi professionisti. Non si scappa. Quello che oggi è un problema di tutti, indipendentemente da dove viviamo o da che partito votiamo, è che mancano infermieri e medici. Io penso che bisogna tagliare il cuneo fiscale, per un motivo, perché, se le imprese che pagano le tasse, non le pagano tutte però la gran parte le pagano, le pagano troppo rispetto ai loro concorrenti in Europa, se gli riduciamo il costo del lavoro avremmo un vantaggio competitivo ed è un bene perché , senza imprese, non c’è lavoro. Però abbiamo anche una serie non piccola di donne, di uomini in questo paese che, se anche se lavorano a tempo pieno, non arrivano a fine mese. Noi facciamo i concorsi per assumere infermieri con posti di lavoro che sono a tempo indeterminato, quindi se vuoi ce l’hai per tutta la vita nell’epoca della precarietà, e non si presenta un numero di persone per coprire tutti i posti che mettiamo a disposizione. Uno si deve fare una domanda, io credo di avere una risposta. Se lavorare nell’ emergenza-urgenza, e il Covid ce l’ha dimostrato ancora di più, è diventato uno dei lavori più usuranti in questo paese, se non vorremo avere i pronto soccorso, o case di comunità o ospedali di comunità senza infermieri, bisogna che li piaghiamo di più e meglio; è inutile che ci giriamo intorno.

Secondo. Allora però se abbiamo bisogno di più professionisti, posto che il governo ha fatto un provvedimento importante, sarà più facile per gli specializzandi essere messi subito alla prova, io domando, perché non ho una risposta certa o meglio l’avrei ma so che alcuni non la pensano come me e a me basta aprire un dibattito, ci possiamo ancora permettere nel 2022 se oggi diciamo che oggi ho un problema, tra qualche anno, come diceva Attilio, diventa un dramma per noi, ci possiamo permettere l’accesso a numero chiuso alla facoltà di medicina: secondo me , non va bene.

Chiudo. Io ho fatto per cinque anni e mezzo il presidente della Conferenza delle regioni prima di Massimiliano Fedriga. Giovanni era il mio vice, con loro abbiamo, con alcuni addirittura, Acquaroli e Gianni sono arrivati dopo ma hanno vissuto la seconda, terza, quarta ondata e abbiamo vissuto la prima ondata della pandemia; penso che risponderebbero come me , quando mi chiedo, se io mi guardo indietro, mi chiedo come abbiamo fatto a reggere, perché dopo Wuhan eravamo l’unico paese colpito, alcune regioni più delle altre; e ci domandavano, prima di andare a letto alla notte, se la decisione che avevamo appena preso fosse quella giusta, perché non avevamo esperienza, precedenti, quindi vuol dire che l’Italia poi ha risorse , anche umane, molto migliori di quanto a volte ha capacità di dimostrare. Però io in quei cinque anni e mezze, e se ho potuto fare il Presidente della Conferenza Stato- Regioni è grazie a loro, ho avuto a che fare, abbiamo avuto a che fare con cinque governi diversi in cinque anni e mezzo. Attenti, perché la credibilità di un sindaco, di un presidente di regione è data anche dal fatto che, quando viene eletto o eletta, sa che bene o male, lo dovrà dimostrare ma ha cinque anni davanti per governare. Puoi essere giudicato. Ma se ogni anno cambi il governo di un paese, ci puoi anche mettere Mandrake, ma come fa a dimostrare di farcela? Per cui io spero che il futuro parlamento, il futuro governo troveranno la capacità di farcela. Mi basterebbe almeno in questa campagna elettorale che i leader dei vari partiti dicessero che chiunque vinca, non cambierà l’approccio al PNRR e il coinvolgimento delle regioni.

 

Roberto Inciocchi: Professore, poi le ridò la parola. Però facciamo qualche considerazioni sulle parole che abbiamo sentito, sul punto, per noi, per tutti, molto centrale. Mi fa qualche considerazione?

 

Andrea Simoncini: Due a botta calda. La prima: sembra di essere in un altro mondo. Questa è politica, come quella che sentiamo in campagna elettorale, ma sembra un altro mondo, cioè c’è un linguaggio comune. Certo ci sono accenti diversi e si capisce che sono culture politiche diverse, prassi politiche diverse, però mi pare che l’identificazione delle questioni centrali sia comune ed è quello che penso: oggi è quello che gli italiani vogliono dalla politica; qualcuno che identifichi le questioni centrali, che dice che ci sono delle strade da percorrere con diverse opzioni, con diverse possibilità.

La seconda. Mi pare interessante perché certe volte questa posizione viene scambiata come per una non chiarezza di giudizio politico. A me sembra che sia molto importante distinguere lo schieramento politico dal giudizio politico perché stasera noi vediamo chiari giudizi di natura politica, di cosa c’è bisogno, mi pare che le idee siano chiare, io seguirei quello che i nostri Presidenti ci hanno detto, immediatamente. Mi sembra che basterebbe mettere in piedi quello che viene detto. Di questo c’è bisogno: lo schieramento certo, di questo c’è bisogno quando si va a votare, quando si deve scegliere, ma c’è un’ altra possibilità di politica.

 

Roberto Inciocchi: Posso aggiungere una cosa da umile operatore dell’informazione. C’è una rappresentazione, un narrazione della politica che spesso la politica dà di se stessa. Talvolta c’è la necessità. Poi c’è un’ altra politica che spesso non viene narrata e cioè ci sono le dichiarazioni pubbliche ma poi c’è un lavoro comune dietro. Le dichiarazioni sono dichiarazioni che chiaramente bisogna fare, che sono utili. M io l’ho visto tra i sindaci, l’ho visto tra i presidenti di regione, l’ho visto anche tra alcuni leader politici in tutti questi mesi così complicati, cioè noi spesso ci rappresentiamo un po’ peggio di quello che siamo e lo dico, come dire, con grandissima umiltà e dal mio piccolo punto di vista. Trenta, anzi un minuto per uno. Esiste ancora il progetto bandiera, regione per regione? Ce l’avete sempre? per cui do un minuto per ciascuno per ricordare qual è il progetto bandiera.

 

Eugenio Giani: Noi abbiamo il progetto di contrasto all’erosione sulla costa, ovvero la Toscana è composta da dieci province, cinque di queste si affacciano sul mare e sono più di quaranta i comuni che sono sul mare e nei cambiamenti climatici che in questo momento vediamo, dalle trombe d’aria che arrivano tre giorni dopo aver lottato contro la siccità e contro gli incendi. E noi abbiamo questo grande problema di veder trasformare le nostre rive, è un problema turistico, culturale, ambientale e quindi 100 milioni per il contrasto all’erosione proprio là dove si manifesti. Poi ho visto che qualcuno ottiene 500 milioni sull’idrogeno e di conseguenza, accanto a questo chiederò, un po’ più di equità. Quindi mi metterò anch’io sull’idrogeno a Piombino.

 

Maurizio Fugatti: Il nostro progetto bandiera è un progetto sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione. Il nostro territorio è un territorio piccolo, però fatto dai piccoli comuni di montagna, fatto dal fondovalle ampio e quindi riuscire a mettere più possibile in rete, con il massimo della digitalizzazione, con il massimo dei sistemi ad oggi presenti tutto il sistema amministrativo è il nostro progetto bandiera.

 

Donatella Tesei: Noi abbiamo come progetto bandiera l’idrogeno di cui parlava il presidente Giani. Siamo tra le prime cinque regioni, l’Umbria, che ha visto l’approvazione di questi progetti e siamo in una fase ancora embrionale, iniziale. Stiamo parlando già delle prime risorse per ricerca, sviluppo, applicazione poi concreta ma sul territorio regionale già ci sono dei fatti concludenti che sono, da una parte centrale idrogeno, per esempio noi abbiamo un sito che è di straordinaria importanza, Acciai Speciali Terni, quindi lì aziende energivora come quella. Quindi stiamo lavorando su questa, così come idrogeno che da Terni, grazie al PNRR complementare con una anche interpretazione un po’ larga, per poi arrivare a Rieti, Aquila, Sulmona.

 

Roberto Inciocchi: Guardate insieme a me il tempo che loro non vedono così terminiamo puntuali. Liguria progetto bandiera.

 

Giovanni Toti: È una vecchia fissazione dei giornalisti televisivi il tempo che scorre; però l’hai rispettato con grande rigore e ti abbiamo aiutato anche noi. Di solito, quando veniamo da te la mattina, abbiamo le idee un po’ meno chiare perché siamo a inizio giornata.

Noi facciamo un grande centro di ricerca legato al CNR, all’università di Genova, all’Istituto Italiano di Tecnologia, un ospedale di 500 posti letto nella ponente della città, un parco tecnologico che studierà le neuroscienze, un progetto di valore europeo, che mette insieme il meglio dell’Istituto di Tecnologica, la capacità di calcolo di uno dei centri più importanti di ricerca, ovviamente la cura dei nostri pazienti. Le neuroscienze sono molto importanti in un paese dove malattie neuro-degenerative, l’anzianità la fa da padrone. Insomma contiamo, la passione per l’uomo, ecco di dare delle risposte vere ed anche una integrazione di fondi perché parliamo di un ospedale, di un’università di medicina, di università di ingegneria, del centro di ricerca CNR, dell’Istituto Italiano di Tecnologia, quindi parliamo di qualcosa che può essere importante per cambiare la qualità di vita delle persone.

 

Roberto Inciocchi: Progetto Marche.

 

Francasco Acquaroli: Noi abbiamo scelto i borghi. La nostra regione praticamente ha un milione e mezzo di abitanti, pochissime città, poche più di venti hanno più di 15.000 abitanti. Credo sia fondamentale recuperare questo circuito di bellezza, un patrimonio enorme, fatto da storia, cultura, arte, tradizione, dove sono nati le eccellenze manifatturiere, dove sono nate le eccellenze eno-gastronomiche, un paesaggio splendido che circonda questi borghi. Vorremmo a provare a metterli in circuito e a dare loro una seconda vita, permettendo ai giovani di restare per poter realizzare progetti legati al turismo, al commercio, legato alla produzione, all’artigianato, alla manifattura, cercando di recuperare questo grande patrimonio che per noi è una opportunità e credo che possa essere un’opportunità per tutto il paese.

 

Roberto Inciocchi: Grazie. Progetto Lombardia, progetto bandiera.

 

Attilio Fontana: Non l’Idrogeno perché avevamo già iniziato prima, eravamo già avanti, quindi non hanno potuto darcelo. Faremo la ferrovia della val Camonica che va ad idrogeno e arriveremo prima del PNRR. Progetto bandiera: intelligenza applicata alla guida autonoma, alla giuda senza autista. Credo che sia una grandissima iniziativa.

 

Roberto Inciocchi: Presidente Bonaccini , concludiamo con lei.

 

Stefano Bonaccini: Quello che ho raccontato prima, perché avere il centro di previsioni metereologiche per tutti i ventisette paesi dell’Unione Europea, il super computer di calcolo, ripeto, primo in Europa tra i primi cinque al mondo per potenza, é ciò che servirà alle imprese, al mondo delle università e della ricerca proprio per garantire una competitività che l’Italia e l’Europa non hanno mai avuto e che finalmente tra i colossi cinesi e statunitensi farà premio: ne andiamo orgoglioso perché mi sento italiano prima che emiliano e romagnolo. La dimensione europea è l’unica che ci può salvare.

 

Roberto Inciocchi: Abbiamo ancora qualche minuto. Professore Simoncini, vogliamo fare una sintesi dell’incontro di oggi?

 

Andrea Simoncini: Sintesi mi sembra molto difficile, perché da un lato sette presidenti hanno presentato sette fotografie dell’Italia tra di loro diverse, anche questa carrellata finale mi è sembrata bellissima, dà l’idea di che grandi potenzialità abbiamo. Però io voglio chiudere ribadendo la cosa che ho detto all’inizio: il ringraziamento sentito perché in questo momento di campagna elettorale, momento complicato e difficile, trovare la possibilità, la volontà positiva, come si è visto, di incontrarsi, di dialogare e dare questo messaggio molto importante: questo modo di intendere la politica c’è, è possibile, politica che parte dalle questioni, dalla volontà di realizzarle, dalla volontà di aiutare, di mettere in piedi le cose di cui c’è bisogno e quello che mi permetto solo di aggiungere, è che, se la si imposta così, forse si capisce un po’ meno un tono così urlato, difficile reciprocamente delegittimante, che sentiamo altrove, si capisce un po’ meno che questo è il tono che purtroppo spesso prende il dibattito politico in Italia. Ma sono contento, e ribadisco la scelta del Meeting, di centrare sull’istituzione regionale perché abbiamo sempre avuto nel dialogo con voi, e vi ringrazio ancora, la possibilità di fare emergere questo modo di concepire la politica e quindi di questo ancora una volta a nome della Fondazione Meeting ringrazio tutti presidenti di aver partecipato.

 

Roberto Inciocchi: Ognuno di noi interpreta per esperienza personale, per vissuto, la realtà in maniera differente ma a Rimini si respira veramente il senso della comunità. Credo che oggi io ho percepito questo, cioè che il grande entusiasmo con cui si affrontano i problemi e questo è un punto di forza. Il Meeting è un evento unico che vive da tanti anni grazie, professore, alla comunità, all’impegno di centinaia di persone che ogni anno lavorano dietro alle quinte per fare in modo di arrivare qui alla fine di agosto e ragionare insieme, fare pensiero insieme, confrontarci sulle cose, come abbiamo fatto oggi. Io voglio dirvi che lungo tutta la fiera troverete le postazioni, le avrete viste, “Dona ora” (c’è il cuore rosso). Questo perché tutti insieme si fa il Meeting; il Meeting non si fa da solo, non sono solamente le idee ma anche le cose da fare. Tra l’altro quest’anno c’è una cosa importante: la Fondazione Meeting è terzo settore, e anche, se volete, la vostra donazione avrà benefici fiscali dalla dichiarazione dei redditi. Questo solamente per dire che sono gli uomini che fanno il Meeting e poi il Meeting confronta le idee come abbiamo fatto in questa giornata. Grazie a tutti i presidenti per questo bellissimo momento e tutti gli uomini della regia dietro alle quinte, e io spero di essere di nuovo con voi l’anno venturo. Arrivederci a tutti e buon Meeting.