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Il mosaico a quattro mani
‘Sandro Chia ed Enzo Cucchi, esponenti della “transavanguardia”, movimento artistico che si affermò in campo internazionale già alla fine degli anni Settanta, con l’avallo teorico del critico Achille Bonito Oliva, propongono in occasione del Meeting per l’amicizia fra i popoli la realizzazione di una grande opera a mosaico eseguita a quattro mani. Quest’opera rappresenta il tentativo di individuare una religiosità all’interno delle poetiche artistiche contemporanee, evidenziando un concetto di santità dell’arte inteso come tensione costante tra il mondo delle immagini, rappresentazione e riflessione della vita e della morte. L’esposizione dell’opera di Sandro Chia ed Enzo Cucchi apre un dibattito sul concetto di santità dell’arte, dialogando con l’antica tradizione dell’iconografia a soggetto religioso. Per Enzo Cucchi la metafora “Santo delle Marche” è tutta proiettata verso un misticismo universale. “E’ chiaro che sono un baciato da Dio” afferma. “Non é nemmeno merito mio, é così e basta. La pittura esce da me come una emanazione naturale e divina”. Per Sandro Chia, è il quadro stesso un luogo santo dell’arte, origine della pittura che si rivolge frontalmente al dialogo ossessivo con le sue forze di disgregazione e di dilatazione. Per sottolineare ulteriormente il carattere mistico dell’opera mosaico, i due artisti l’hanno voluta realizzare ispirandosi alla sacra Sindone, ricalcandone le proporzioni e dividendola in due parti in modo aureo, una parte verde e l’altra nera. L’opera ha richiesto l’impiego di diverse tecniche musive con l’apporto di maestranze specializzate.’