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Il metodo educativo di Kobo-Daishi
Ha partecipato Shodo Habukawa, Docente presso l’Università del Monte Koya e Responsabile del Muryokoin Temple.
Habukawa: È passato un anno e voglio ringraziare tutti quanti perché avete organizzato il mio ritorno in Italia: questa è una grande gioia per me ed è un segno del destino.
In questo momento in Giappone il problema dell’educazione è molto grave: sono tantissimi i giovani e soprattutto i ragazzi che vivono in modo disordinato. Gli educatori perciò hanno il grande problema di tentare di capire come possono affrontare questa difficoltà.
Il 18 giugno di quest’anno il Centro della Commissione Educativa del Governo giapponese ha presentato un nuovo progetto. A luglio è uscita la prima edizione. Il punto principale di questo progetto parla di selezione severa del materiale didattico, in modo tale che gli studenti possano ricevere un’indicazione per la vita e un’istruzione non nozionistica, ma che aiuti a sviluppare le capacità individuali. In uno degli articoli di questo documento si intende ricordare la tradizione culturale.
Mi sembra che questo significhi sperare di riempire con nuovo sakè (una bevanda alcolica giapponese) un bicchiere vecchio, restaurando cioè un’antica saggezza nel contesto della vita moderna, cosicché gli studenti possano riceverne vitalità.
Ma cosa vuol dire “antica saggezza”?
Noi oggi viviamo in un grave dilemma: la cultura moderna è fortemente materialista e siamo tentati da essa, mentre ne riconosciamo tutta l’insufficienza. Che cosa è, dunque, la saggezza?
Non soltanto dal punto di vista religioso, ma in ogni cosa “saggezza” vuol dire Grazia, cioè pensare agli altri come a se stessi; perciò significa grazia per sé e per gli altri, senza differenza. La saggezza per noi è la capacità di conoscere moltissime cose, avere una grande cultura.
Ai primi del nono secolo in nostro fondatore del Buddismo Shingon Mykkyo, Kobo-Daishi, soprannominato Kukai (il nome significa: cielo e mare), ha costruito una scuola pubblica che si chiama Shyugei-shuchiin. Lo scopo di questa scuola è far germogliare e sviluppare la saggezza pura e rispettabile che ognuno di noi ha dentro di sé, cioè Grazia per gli altri.
Quando monsignor Luigi Giussani è venuto in Giappone nel 1987, è rimasto molto colpito dal metodo educativo di Kobo-Daishi, e meravigliato che 1170 anni fa, in un Paese così lontano, esistesse questo ideale.
La nostra ricercatrice del Monte Koya, dottoressa Wakako Saito, ha tradotto parte di uno dei tanti libri scritti da Monsignor Luigi Giussani, Il senso religioso. Quando l’ho letto, ho notato che don Giussani cita una frase di Pavese: “Questa tua profonda gioia, questa ardente sazietà è fatta di cose che non hai calcolate: ti è data” (cfr. cap. V). La nostra vita non la possiamo calcolare perché ci viene donata da Qualcuno, per cui la categoria della possibilità è data da Altro. Questa possibilità è presente nel momento in cui siamo creati. Possiamo trovare qui l’idea fondamentale del metodo educativo di Kobo-Daishi: fare emergere la vera natura, illuminarla perché originalmente fa parte di ognuno di noi. Ciò significa che ogni vita ha la stessa origine, tutto ciò che esiste ha la medesima radice. Tutto ciò che esiste è uguale, perché è originato dalla stessa divinità. Questa stessa origine ci deve fare rispettare tutti gli uomini. Così, noi uomini siamo nati uguali e ognuno di noi ha la stessa dignità. Dignità è segno di purezza che nasce dalla misericordia e dalla profondità.
Nel periodo in cui visse Kobo-Daishi la società giapponese era di tipo feudale, segnata da notevoli differenze sociali. Per questo, tra l’altro, le università erano frequentate dai nobili e dalle classi agiate. Ma Kobo-Daishi fonda un’università dove può entrare qualsiasi persona, senza distinzione di classe o di ceto sociale. Sembra che Kobo-Daishi durante il suo soggiorno in Cina abbia visitato una scuola pubblica e, dopo averla frequentata, abbia deciso di fondarne una simile in Giappone: la scuola Shyugei-shyuchiin.
Sono quattro i punti importanti nel metodo educativo di Kobo-Daishi:
1) Avere un ottimo ambiente dove gli insegnanti possano lavorare per tutti gli studenti senza distinzioni ed essere pieni di misericordia: così per gli studenti giapponesi e per gli stranieri questi professori diventano familiari ed insegnano ad avere speranza.
2) Fornire un insegnamento specializzato: letteratura, scienza e matematica, medicina, logica e religione.
3) Avere a disposizione un professore specializzato per l’apprendimento di ogni materia.
4) Studiare vuol dire avere intelligenza, virtù, illuminazione; la scuola deve fornire ai professori e agli studenti il vitto, l’alloggio ed il vestiario necessari. Queste sono le condizioni che permettono ad un insegnante di educare veramente. Kobo-Daishi, circa 1170 anni fa, sapeva già che avere il necessario per mangiare, vestire e vivere è fondamentale per l’educazione dell’uomo.
Oltre a ciò Kobo-Daishi afferma che l’educazione deve fare emergere il desiderio e la volontà di fare crescere la propria umanità: ciò è necessario per costruire una personalità realmente universale e ricca di conoscenza. Questo è il senso della scuola da lui fondata: “Shyugei-shichiin”, infatti, significa studiare le cose universalmente. Tra l’altro, questo nome è uguale a quello di tutte le università moderne: studio universale delle cose.
Per questo, per esempio, lo studente che frequenta il Seminario deve studiare anche la scienza e lo studente di scienze deve interessarsi anche di religione, perché questo aiuta a conoscere la realtà e forma una personalità più grande, cioè universale.
Questa atmosfera non esisteva nelle scuole statali giapponesi, perché esisteva un’educazione parziale; l’unico interesse, infatti, era quello di formare funzionari pubblici.
C’è un’espressione che dice che se segui una religione non significa che ne comprendi totalmente il significato, ma che incontrando altre religioni approfondisci maggiormente la tua. Questa esperienza di amicizia tra i popoli è esattamente l’idea di universo per cui l’incontro con altre culture fa crescere la persona.
Per guardare bene e profondamente un uomo bisogna anzitutto concentrarsi in profondità nella propria coscienza: questo ci provoca a vivere con gli altri, in unità. Questo è vivere la nostra vita senza limiti di tempo e spazio, cioè l’eternità. Spero che questo metodo di arricchimento dell’uomo sia utile per voi e prego per questo.