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Il lavoro, protagonista del cambiamento
Spesso si ha l’idea semplificata che “lavorare” significhi produrre degli oggetti,magari in un luogo che si chiama fabbrica, in orari prestabiliti e alle dipendenze di un capo. Questa è un’idea di lavoro che lascia in ombra la persona che lavora e che si limita a descrivere un’attività manifatturiera.
La mostra rimette in questione entrambi questi luoghi comuni. Innanzitutto mette l’accento sulla persona che lavora, cioè sul soggetto e non sull’oggetto dell’attività. Con questo si scopre che il “lavoratore” non intende solo fare carriera, guadagnare un salario o uno stipendio. E’ un uomo che ha una famiglia, degli amici, dei colleghi; che ha certe conoscenze e certe capacità professionali; che ha il gusto dell’utile ma anche del bello. Nel produrre un oggetto o nello svolgere un servizio, cerca di rispondere a un bisogno suo e di coloro che useranno l’oggetto o fruiranno del servizio. Per questo è lavoro anche quello del volontario, che non ha necessariamente aspettative di remunerazione; è lavoro anche quello della madre di famiglia che accudisce i suoi bambini; è lavoro quello del custode di un parcheggio, di un vigile che regola il traffico, di un amministratore pubblico. Un lavoro ben fatto è carico di responsabilità: per rispondere a bisogni elementari; per collaborare con altre persone a organizzare meglio le attività di produzione; per “inventare” oggetti e servizi che rispondano sempre meglio a bisogni nuovi e crescenti.
In questo senso, il lavoro è protagonista del cambiamento. Perché la realtà pone sempre domande a chi lavora: domande di soddisfare bisogni elementari di vestirsi, di mangiare, di abitare in una casa. Oppure bisogni più sofisticati: fruire di formazione avanzata, di servizi sanitari capaci di rispondere a esigenze di salute sempre più complesse e precarie, di servizi di trasporto e di comunicazione in grado di mettere in relazione persone e imprese in tutto il mondo. E ancora, il bisogno di soddisfare in misura innovativa le esigenze di efficienza delle imprese a confronto con una competizione crescente. La mostra sul lavoro protagonista del “cambiamento” di una società sempre più complessa, sviluppa questo tema in alcune sezioni che sottolineano le cose e i servizi che si producono, i luoghi della produzione, le persone che lavorano.
Lungo un percorso costituito da testi, oggetti, immagini e filmati, essa giunge ad interpellare il visitatore invitandolo a interrogarsi su quattro dimensioni caratteristiche del lavoro: 1. Lavorare significa “prendere” la materia e le risorse, cercare di “comprenderne” il significato e l’utilità; “intraprendere” insieme ad altri attività per rispondere ai bisogni. 2. Lavorare significa “fare” delle cose; “agire” per rispondere attivamente alle provocazioni della realtà; “interagire” assumendosi insieme ad altri la responsabilità di produrre un bene o un servizio. 3. Lavorare significa “produrre” un oggetto attraverso diverse fasi di trasformazione; “riprodurre” nelle quantità necessarie gli oggetti o i servizi; “creare” oggetti e servizi nuovi trasformando il dato della realtà in risorse. 4. Lavorare significa, infine, “competere”, contendendosi con altri spazi fisici ed economici; “concorrere”, tendere insieme ad uno scopo comune; “collaborare”, cioè stabilire relazioni personalizzate con gli altri, in modo via via più stabile nel tempo, in virtù di un patto di reciproca fiducia.
La mostra è anche un omaggio alla persona e all’attività di Marco Martini che, prima di lasciarci, aveva contribuito a concepirla e a realizzarla. Anche il suo fu un “lavoro” per renderci tutti più protagonisti del cambiamento e della società.
QUESTA MOSTRA È DISPONIBILE IN FORMATO ITINERANTE. CLICCA QUI PER TUTTE LE INFORMAZIONI