Chi siamo
Il grano e il pane: l’agricoltura è in grado di produrre per tutti?
In collaborazione con Cdo Agroalimentare.
Angelo Frascarelli, Presidente ISMEA; Alessio Mammi, Assessore Agricoltura Regione Emilia-Romagna; Stefano Pezzini, Componente Cda e della Commissione Pubblicità del Consorzio di Tutela del Grana Padano. Ugo Ravanelli, Presidente MARR. Introduce Camillo Gardini, Presidente Cdo Agroalimentare.
La domanda mondiale di cibo è in continuo aumento; a titolo di esempio, la domanda di cereali è aumentata da 1750 milioni ton nel 2010 a 2300 milioni di ton nel 2022 ed è in continuo aumento. Fino al 2021, la produzione agricola è stata capace di soddisfare l’aumento dei consumi alimentari. Ma il 2022 ha fatto registrare una grande crisi alimentare mondiale per effetto della guerra Russia-Ucraina e della siccità. L’agricoltura sarà in grado di produrre grano e pane per tutti? La strategia dell’agricoltura sarà la produttività o la sostenibilità? Il cibo o l’ambiente? L’agricoltura intensiva o il biologico? L’incontro intende rispondere a queste domande.
Con il sostegno di Intesa Sanpaolo, APT Regione Emilia-Romagna, Martini Alimentare, Orogel.
IL GRANO E IL PANE: L’AGRICOLTURA È IN GRADO DI PRODURRE PER TUTTI?
Camillo Gardini: Buongiorno a tutti benvenuti a questo incontro del Meeting con il titolo Il grande il pane: l’agricoltura è in grado di produrre per tutti? Questo meeting ci porta a riflettere sulla passione per l’uomo: cosa c’è di più grande nel lavoro di produrre cibo e quindi nel produrre cibo si gioca grande passione e qui noi abbiamo come relatori protagonisti del settore e curiosi di imparare se via antitesi fra due grandi temi: la produttività, la capacità dei produttori agricoli del mondo di sfamare il pianeta e la sostenibilità una grande richiesta che proviene da dai popoli di tutto il mondo ma che ci viene proposta anche come urgenza dai dirompenti mutamenti climatici di cui siamo spettatori e anche “ vittime”.
Abbiamo con noi quindi per parlare di questi temi il professor Frascarelli che è presidente dell’Ismea, Ugo Ravanelli presidente della Marr, Stefano Pezzini referente responsabile del consorzio Grana Padano e l’assessore Mammi assessore all’agricoltura della regione Emilia-Romagna.
Negli ultimi 12 anni gli è stata una richiesta di grano di cereali da parte del mondo superiore al 30%, quindi il mondo chiede sempre più cibo; fino adesso il mondo è stato in grado di produrre questo cibo per sfamare il pianeta: I mutamenti climatici le grandi tensioni geopolitiche legate alla guerra e ad altri fenomeni ci portano a dire che da una situazione di eccedenza sembriamo essere entrati in una situazione di carenza e leggendo i media può sorgere questa domanda: “Riuscirà la produzione agricola a sfamare il nostro pianeta sfamare il nostro continente l’Europa a spalmare il nostro paese l’Italia?” A queste domande chiediamo risposta al professor Frascarelli che oltre ad essere docente universitario presidente dell’Ismea quindi l’ente preposto dal Ministero proprio per gli studi di mercato, prego professore.
Angelo Frascarelli: Grazie Camillo e vorrei subito rispondere a questa domanda cioè basterà il cibo per sfamare il mondo, basterà il grano per avere la pasta e il pane per tutti? La risposta è, ho messo subito le domande e le risposte nella prima diapositiva: la risposta è sì con due criticità. La risposta è sì, lo è stato finora con due criticità: l’aumento della popolazione mondiale, poi i dirò alcuni dati e gli effetti del cambiamento climatico.
Poi l’altra domanda che diceva Camillo: questa strategia intraprendendo l’Unione Europea in merito all’agricoltura sarà verso una maggiore produzione o una maggiore sostenibilità? Ecco la risposta anche qui è entrambi, c’è bisogno di entrambi. Quindi due cose vere non si possono mettere in contrapposizione e come lo faremo lo faremo come abbiamo sempre fatto come abbiamo fatto dai Benedettini ad oggi con l’innovazione. Oggi l’innovazione ha una parola che sintetizza tutto questo che si chiama agricoltura Smart e vedremo su questo. Ma partiamo da qualche numero: questo sono i prezzi dei cereali cioè il grano l’orzo e il mais dal 2005 ad oggi ed effettivamente dobbiamo notare un fatto straordinario dobbiamo vedere che c’è sempre stata una notevole volatilità, una volatilità enorme anche nel 2008 una cosa che valeva 120 è andata a 240 poi ritornata a 120 ma oggi nell’impatto è stato notevolissimo, vedete l’ultima parte del grafico.
Però dobbiamo anche notare un dato dal 2015 a metà del 2021 i prezzi erano molto bassi, ecco noi abbiamo vissuto cinque anni di prezzi bassi; c’è stata poi un’impennata che già iniziata nel 2021 prima della guerra perché c’è stato un po’ di scarsità di produzione ma poi c’è stata una tempesta perfetta con l’avvento della guerra. Ma cosa sta succedendo? Quali sono i numeri? Cosa ci dicono i numeri sul fatto di avere pane e pasta? Questo è il bilancio dei cereali: vedete nella diapositiva dal 2010 ad oggi e vedete la linea rossa sono i consumi. Ecco notiamo un dato importante i consumi aumentano in maniera veramente importante perché aumenta la popolazione i consumi sono aumentati dal 2010 al 2022 del 31%, è tanto veramente!
Tanto per dare un’idea eravamo a 1740 milioni di tonnellate di consumo nel 2010 oggi siamo quasi a 2,3 milioni, 2,4 milioni. Quindi vedi i consumi aumentano perché aumenta di consumi perché aumenta la popolazione americana ma nel resto del mondo la popolazione sappiamo aumenta; ma l’altro fatto ancora più eccezionale le colonnine blu: man mano che aumentava la produzione e aumentavano i consumi è aumentata anche la produzione e quindi non abbiamo avuto prezzi bassi nonostante cambiassero i consumi.
Quale stato l’evento del 2021 che ha cominciato a far crescere i prezzi? Per il 2021 c’è stato una produzione 2021 2022 una produzione più bassa rispetto ai consumi e questo avviene per tutti i cereali, avviene per il grano tenero che è la base per fare il pane e poi c’è stata l’evento del conflitto Russia Ucraina. Allora quando c’è stato l’evento del conflitto Russia Ucraina quella quei prezzi che già erano in aumento sono si sono impennati rapidamente.
Allora sono venuti fuori gli opinionisti che hanno cominciato a dire che in Italia non avremmo avuto il pane a sufficienza, la pasta sufficienza. Non è assolutamente vero perché non è vero perché come vedete Russia – Ucraina sono importanti nel mercato mondiale sono grandi esportatori: la Russia è il primo esportatore, l’Ucraina e il quinto esportatore mondiale e quindi sicuramente quel blocco che c’è stato con il blocco dei porti nel Mar Nero ma poi anche con le sanzioni alla Russia hanno portato a una lievitazione di prezzi.
Però se noi andiamo a vedere dove va il grano della Russia il grano della Lucania il primo paese acquirente è l’Egitto, la Turchia, il Bangladesh e l’Azerbaijan il Sudan. Se guardiamo l’Ucraina lo stesso l’Egitto, Indonesia. Ecco tutti quelli che hanno detto adesso non ci sarà il pane la pasta non hanno guardato i numeri perché in realtà noi non compriamo dalla Russia da Ucraina ma sicuramente questa ha creato problemi in quei paesi africani e del Sud est asiatico.
Ecco per quanto riguarda l’Italia anche qui per dare qualche numero l’Italia per quanto riguarda il frumento tenero oggi parliamo di pane e di grano di pane diverso il discorso grano duro e pasta, noi vediamo che le importazioni dell’Italia avvengono prevalentemente da due paesi, l’Ungheria e la Francia; quindi, quando è che abbiamo avuto qualche preoccupazione? Quando l’Ungheria per una settimana ha minacciato di bloccare – cosa che non poteva fare né tecnicamente né politicamente – di esportare perché il nostro primo fornitore è l’Ungheria, poi la Francia, l’Austria e la Germania.
Anche perché l’Italia e l’Europa sono tranquille e salve dal punto di vista del grano, perché in Europa noi produciamo il 136% del nostro fabbisogno, cioè produciamo 136 e consumiamo 100. Quindi siamo largamente autosufficienti siamo eccedentari. L’Europa è il principale esportatore di materie alimentari nel mondo. Noi esportiamo in Europa più degli Stati Uniti.
E soprattutto siamo il più grande esportatore tra gli occidentali; quando si dice – e molti di voi l’avranno letto sui libri di storia – che l’Ucraina è Il Granaio d’Europa non è vero; era vero forse non so ai tempi dei romani ma non è vero perché oggi Il Granaio d’Europa è l’Unione europea. E se dobbiamo identificare la Francia questo per dire che molte cose no per auto flagellarci – sono gli opinionisti che devono sempre suonare le campane a morto – per cui se non ci sono notizie positive e non notizie negative non scrivono solo di notizie negative invece io vorrei suonare le campane a festa cioè noi siamo un paese d’Europa – l’Italia è un po’ diverso – che è un grandissimo produttore volontario questo grazie anche una certa politica.
Oggi siamo nel 2022: 60 anni fa nel 1962 nasceva la PAC la politica agricola comune: ecco tutti la criticano, ma sessant’anni di politica agricola comune hanno portato l’Europa a non avere problemi di pane e non è scontato perché noi sappiamo per questa cosa perché l’ha fatto veramente una grande un grande donna e non è scontato perché chi ha studiato un po’ la storia sa che le grandi migrazioni dell’Europa verso l’America da quando non so c’è stato il problema delle patate per cui gli irlandesi sono immigrati negli Stati Uniti e gli italiani che andavano in Argentina perché mancavano i prodotti alimentari noi questo problema da 60 anni a questa parte l’abbiamo risolto grazie anche una politica che ha dato una certa direzione.
Certo la nostra agricoltura è l’Italia non è questa un’immagine un partecipante che me l’ha fornita questa è una situazione simile che sta in diverse parti del mondo potrebbe essere dell’ucraina come questi terreni a perdita d’occhio se noi guardiamo la nostra Italia è molto diversa voglio dire.
Ecco quindi, che noi confida Italia siamo un po’ diversi dall’Europa abbiamo un grado di approvvigionamento del grano tenero molto più basso della maggior parte vostra perché produciamo molta più ortofrutta molto più vino quindi in una logica Europea siamo autosufficienti per l’Italia bisogna fare un discorso diverso anche perché noi siamo un paese orientato al valore aggiunto.
Ecco allora la realtà la realtà va letta con i tanti fattori che influiscono sul grano sul pane i costi, degli stock, la produzione, l’andamento dei consumi, la logistica – la logistica è stato un fenomeno importantissimo in questa crescita dei prezzi – il clima, la finanza, qualcuno le chiama le speculazioni e le tensioni geopolitiche che hanno avuto un effetto nell’ultimo periodo.
Il punto fondamentale è questo: quali sono di questi fattori – questa diapositiva l’abbiamo costruita con Ismea per far capire quanti sono i fattori che influiscono ma in realtà di questi fattori alcuni sono cosiddetti strutturali cioè rimangono nel tempo e alcuni sono congiunturali cioè sono passeggeri.
Ecco nei fattori strutturali ce ne sono indubbiamente due tre eventi almeno importanti: l’aumento dei consumi questo crescerà nel mondo aumenterà la domanda di cibo a buon mercato ne avremo sempre di meno perché aumenta la domanda; ma aumenterà ancora la produzione perché io conto moltissimo nella passione per l’uomo – il tema di questo Meeting – nel fatto di rispondere ai bisogni e poi c’è l’altro grande elemento di incertezza il cambiamento climatico, la siccità.
Guardate che oggi tutti hanno parlato avete tutti sentito in televisione parlare del grano bloccato in Ucraina: guardate che il problema del prezzo non è tanto di peso dal grano bloccato lì; ci sono dicono 20 milioni di tonnellate, a parte che stanno partendo, però son 20 milioni. La siccità sposta 80-100 milioni di tonnellate quindi il cambiamento climatico è importante.
Allora per il futuro è anche tenendo conto di quello che dovranno essere le scelte politiche: quali politiche dobbiamo fare? Politiche strutturali o politiche congiunturali? Tutti quanti noi diremo politiche strutturali cosa che ha fatto l’Unione Europea da sessant’anni e questa parte; in realtà si fanno sempre le politiche congiunturali, poi ce lo dirà l’assessore Mammi, noi dobbiamo fare politiche strutturali. Qual è oggi la politica strutturale più importante che dobbiamo fare?
In contro tendenza perché gli agricoltori dicono non bisogna guardare all’ambiente bisogna produrre di più; invece, la politica strutturale che oggi dobbiamo fare è quella che ci tiene che l’Unione Europea ha già messo in campo che si chiama Green Deal europeo riforma verde e strategia, cioè la neutralità climatica. Ora dire queste cose in questo momento con i prezzi dei cereali così alti sembra un’obiezione perché dice ma come dobbiamo produrre di più, i prezzi sono così alti, in Africa ci sono persone che rischiano di morire di fame perché non hanno i cereali.
Sì, è vero, oggi tutti abbiamo un obiettivo produrre di più perché in Europa abbiamo visto che non avremmo problemi. Non ci mancherà il pane ma è anche vero che noi dobbiamo contribuire al resto del mondo ma per contribuire al resto del mondo dobbiamo contribuire anche con una riforma verde, una riforma verde che richiede una politica che vada nella direzione di una maggiore sostenibilità. Una maggiore sostenibilità vuol dire che tutta l’economia deve raggiungere la neutralità climatica: attenzione neutralità vuol dire che oggi non siamo neutri. Oggi la mia vita la vostra vita non è neutra sul pianeta produce cambiamenti negativo. L’Unione Europea dice nel 2050 dobbiamo raggiungere la neutralità, vuol dire che tra quello che facciamo di positivo e di negativo dobbiamo essere neutri e per questo L’Unione Europea ha fatto una strategia che si chiama Farm to Fork per un sistema agroalimentare equo sostenibile.
Questa strategia è stata molto criticata perché dice: “Ma come noi in questo momento che c’è bisogno di più cereali facciamo queste cose?” Che significa che cala la produzione e aumentano di costi. Ecco noi raggiungeremo questo obiettivo di produrre di più con più sostenibilità con quello che sempre ha fatto l’uomo, una l’innovazione, un cambiamento per le imprese un’agricoltura Smart.
Che cos’è un’agricoltura Smart?
Un’agricoltura che deve produrre di più con l’innovazione che deve produrre in maniera sostenibile perché la neutralità climatica è un obiettivo strutturale. Oggi sembra che le politiche sociali non vanno di moda ma abbiamo visto che oggi se in Europa non ci manca il pane è merito di una politica strutturale di 60 anni e se la politica strutturale dei prossimi trent’anni sarà la neutralità climatica che coinvolgerà l’agricoltura perché dobbiamo essere più sostenibili continuare a garantire l’alimentazione l’innovazione la resilienza.
Chiudo con questa diapositiva dicendo che la politica strutturale e l’impegno la passione per l’uomo ci deve portare nei prossimi anni come agricoltori, come impresa agricola, come azienda industriale a più produttività alla transizione ecologica.
Non si possono mettere in contrapposizione queste due cose; la cosa che drammatica che si mettono in contrapposizione due cose importanti entrambi sono tutte e due produrre di più in maniera più ecologica e quindi l’agricoltura avrà un grande ruolo nei prossimi anni perché dovrà soddisfare tutte le esigenze di ambiente, cibo e anche – dove è possibile – la produzione di energia perché senza sostenibilità non ci sarà neanche sicurezza alimentare oggi il problema per cui abbiamo questa impennata di prezzi non è soltanto l’Ucraina è anche e soprattutto la siccità.
Come lo faremo?
Lo faremo Con l’agricoltura Smart con l’innovazione, con le tante innovazioni; dopo di me ci sarà Pizzini che rappresenta il Grana Padano. Mi dicevano che il Grana Padano è nato per conservare il latte durante l’inverno perché se ne produce – non so se è vero più d’estate che d’inverno – e allora si sono inventati no ecco come sempre l’uomo troverà la risposta a questi bisogni ma guardiamo lontano guardiamo ai cambiamenti strutturali alle politiche strutturali non guardiamo solo all’oggi.
Gardini: Grazie al professor Frascarelli abbiamo bisogno di uomini delle istituzioni e ricercatori che ci aiutino così a leggere la realtà. L’agricoltura smart contiene una sfida che è il cambiamento, tutti noi abbiamo paura del cambiamento.
Come si cambia? Attraverso conoscenza e speranza. Questi sono i due ingredienti attraverso i quali si può affrontare il cambiamento con coscienza appunto, con concretezza ma anche con la giusta spregiudicatezza stessa capace di farci percorrere strade non conosciute.
Noi abbiamo invitato qui a questo convegno tre protagonisti e vogliamo che ci raccontino le loro nuove strade che hanno già iniziato a percorrere quindi non programmi che intendono fare in futuro ma cose che già sono operative e che vanno nel verso di una maggiore produttività e una maggiore sostenibilità.
Percorriamo un po’ concettualmente la filiera: partiamo dalla produzione agricola do’ la parola Stefano Pezzini che sostiene sostituisce qui oggi Stefano Berni il direttore generale del consorzio del Grana Padano, che per motivi di salute, salute dei componenti della famiglia non riesce essere qui con noi.
È sostituito validamente da Stefano Pezzini che fa parte del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Grana Padano che – lo ricordo – è il più grande consorzio delle DOP IGP a livello mondiale.
Siamo in Emilia-Romagna c’è un grandissimo altro consorzio del grano che si chiama Parmigiano Reggiano e quindi questi due competono in maniera positiva per portare le nostre eccellenze del mondo. Prego.
Stefano Pezzini: Grazie Camillo, cercherò di portare un po’ la voce di questo mondo produttivo; è un mondo produttivo che raccoglie la sollecitudine del nostro professore e che ha messo in fila anche questi numeri. Oggi Grana Padano rappresenta una produzione di oltre 5 milioni e 200.000 forme ci sono 129 caseifici produttori e oltre 4.000 stalle che fanno parte del nostro comparto produttivo.
Consideriamo che ci sono anche 40.000 addetti che ruotano attorno al mondo del Grana Padano: essere il Meeting per Grana Padano è una grande soddisfazione ancora di più dopo le parole di Camillo perché comunque siamo in territorio Emiliano ma Grana Padano è formaggio del Meeting e per noi è un grande onore ma anche una grande responsabilità.
È una grande responsabilità perché come diceva Angelo siamo chiamati a dare delle risposte e come produttore come allevatore Io dico che potremmo essere pronti però proprio in questi giorni le nubi che sono davanti a noi sono veramente tante non ho nascosto a più persone proprio nella giornata di oggi effettivamente i temi che dobbiamo valutare proprio in queste ore, nelle prossime settimane sono temi che veramente danno una logica di sopravvivenza oppure no di un sistema produttivo.
La componente energetica ovviamente che è diventata la più importante nella fase produttiva ha sviluppato dei costi che sono purtroppo insostenibili: stiamo parlando di cifre che passano da 45 centesimi al kg per la produzione Grana Padano a 2,3 euro. Ciò significa che in questo momento se non abbiamo delle risposte in tempi sufficientemente brevi tutta la filiera potrebbe avere degli effetti veramente negativi.
Io penso che Grana Padano in tutti questi anni abbia dimostrato attraverso l’applicazione dei piani produttivi di corrispondere a delle risposte alle esigenze dei consumatori e della necessità di avere maggiore produzione. In 12 anni la produzione è cresciuta del 22% e questo significa che abbiamo dato risposte importanti sia in Italia che all’estero. Anche se le esigenze di alimentazione sono superiori il nostro piano produttivo fatto in modo di creare una crescita ordinata e questo ha garantito un futuro alle nostre imprese e a tutto il sistema produttivo. Nel 2022 proprio all’inizio dell’anno è stato approvato un nuovo piano produttivo
Si pensava che ci fosse ancora una volta la necessità di ridurre le produzioni o per lo meno di tenerle organizzate ma vediamo che in questi mesi, in queste settimane purtroppo le produzioni stanno riducendosi e vediamo che è un effetto che davvero dobbiamo andare indietro tanti anni per vederlo. Questo è un segno della difficoltà di un sistema produttivo che ha bisogno di risposte.
Un’altra cosa estremamente importante è che è stata richiamata dal professore è la necessità di dare delle risposte all’ambiente: Grana Padano in questi anni ha voluto insistere su questo tema e ha a cuore in maniera particolare il tema del clima ed in particolare i 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile. In questi anni attraverso un progetto Life TTTG ed è un progetto che ha l’obiettivo di dare seguito ai formaggi duri per il futuro si è cercato di individuare due obiettivi il primo cercare di produrre contenuti e il secondo di cercare la neutralità.
È ovvio che abbiamo un territorio vasto: ci sono cinque regioni 13 province che producono Grana Padano e abbiamo delle regioni dove la consistenza degli allevamenti è particolarmente incisiva. Qualcuno dice che l’azotemia in Pianura Padana è insostenibile.
Io penso che l’agricoltura e l’azotemia nella Pianura Padana possa e debba diventare una risorsa perché altrimenti vorrebbe dire la fine della nostra filiera. Questo Angelo prima ha richiamato un fatto estremamente importante che è quello dell’Agricoltura Smart è tutto lì la risposta noi la dobbiamo cercare lì perché lì c’è la tecnologia noi possiamo esportare la sostanza organica della pianura padana a zone dove magari rischiamo la desertificazione e questa potrebbe essere una delle risposte però l’obiettivo è quello di innanzitutto capire come siamo come siamo messi perché il lavoro che è stato fatto in questi anni e creare un software che si dia l’impatto ambientale della produzione.
Purtroppo, la componente energetica incide per il 60% in tutta quella che la nostra filiera produttiva su quello che è l’impatto ambientale; pertanto, dobbiamo davvero rimboccarci le maniche perché altrimenti non riusciamo a dare risposte adeguate.
L’ultimo aspetto che voglio portare la vostra attenzione è ancora una volta la responsabilità che deriva appunto dai mille anni di storia che abbiamo: i monaci ci hanno insegnato come custodire un alimento così sano e così importante come il Grana Padano e attorno a questo noi vorremmo creare appunto una prospettiva di crescita di sviluppo coinvolgendo i nostri giovani. Una delle cose più belle e importanti che il consorzio ha fatto nel 2022 è quello di affidare una campagna Social ai giovani allevatori alle matrici casari, esperti e consortili, tutti i ragazzi di vent’anni che hanno deciso di rimanere nelle proprie aziende di credere in questa filiera perché effettivamente attraverso questo percorso un percorso di fiducia noi pensiamo che possa essere l’unico modo per tramandare questa passione all’uomo. Grazie.
Gardini: Grazie a Stefano Pezzini, dopo ci devi raccontare un esempio di come il cambiamento nelle vostre imprese ha determinato un miglioramento della sostenibilità in maniera concreta magari anche della tua impresa se vuoi; ora andiamo la parola a Ugo Ravanelli presidente della Marr è la più grande impresa di distribuzione nei confronti dei pasti condotti fuori casa, la conosciamo tutti; nasce a Rimini però adesso è estesa in tutta Italia l’assessore Mammi si ricordava prima che anche l’isola Tremiti dove Non passa neanche le biciclette la Marr arriva e arriva a consegnare puntuale i suoi prodotti.
Allora a Ugo Ravanelli chiediamo di raccontarci degli esempi di sostenibilità nel loro importante ruolo di filiera. Grazie.
Ugo Ravanelli: Grazie Camillo, grazie mille buon pomeriggio a tutti. La prima riflessione su questo grafico in Italia i consumi alimentari valgono circa 240-250 miliardi; circa 80 di questi 240 miliardi e che sono rappresentati dalla riga gialla base 100 a valore l’anno 2000 sono costituiti dal mangiare fuori casa quindi l’extra domestico, he sta crescendo sta crescendo in modo estremamente elevato abbiamo avuto ovviamente il blocco durante il periodo pandemico ma il 2022 supererà abbondantemente i consumi del 2019 sarà un altro a valori Ecco Queste 240 miliardi sono il nostro punto di partenza punto di riflessione.
Marr si occupa infatti esclusivamente di fornitura di prodotti alimentari al consumo extra domestico quindi al fuori casa; al fuori casa per divertimento ristorante piuttosto che per vacanze ma purtroppo anche fuori casa è obbligato come gli ospedali.
Ognuno di questi ha una sua caratteristica ha una sua necessità una sua peculiarità Marr nel suo ruolo di leader anche il doppio il doppio scopo quello di ottenere il risultato ma anche quello di creare un minimo di riferimento per altri per altri operatori.
Questi sono i numeri rappresentativi della nostra società: circa un miliardo e 700 milioni nel 2019 flessione causa covid supereremo abbondantemente il dato del 19 nel 2021; un numero importante di persone coinvolte, distribuzione fisica di questi prodotti ormai da 50 anni ai nostri operatori i nostri clienti; 400 mezzi a basso impatto ambientale. L’obiettivo qual è sostituirci e poi useremo anche sottostante sostituirci alla dispensa del ristoratore, dell’operatore. Altri numeri che riguardano Marr sui prodotti 20.000 articoli, prodotti Verdi molto molto presenti, 2.400 fornitori di cui ad oggi 700 che rispondono a criteri di sostenibilità ambientale, elemento già uscito negli interventi precedenti ma fondamentali.
Passiamo messi invece ad alcuni esempi come dicevo abbiamo una responsabilità una responsabilità da leader che poi viene mutuata sul mercato tenendo conto che abbiamo quasi il mercato attorno al 15%, quindi ampiamente significativa per gli operatori.
È vero abbiamo visto c’è un incremento dei consumi unicamente dei consumi è un incremento vero reale e che si combatte o che si risolve con due sostanzialmente interventi: o incrementiamo la produzione – il professore ci ha detto che è possibile – vorrei citare anche il progetto di agro ecologia sostenuto anche della FAO con degli obiettivi molto specifici un’integrazione un’interazione tra le varie componenti però è un’area su cui noi non entriamo.
Entriamo invece in modo molto più significativo sull’altro aspetto la riduzione dei consumi, degli sprechi, “consumi” no, perché sarei un cattivo esempio se dovessi dire dobbiamo mangiare di meno; dobbiamo sprecare di meno dobbiamo consumare di meno. Questo è estremamente importante ma è così importante che non c’è un solo motivo per cui sprechiamo e qui non c’è nessuna sola risposta perché sprechiamo; innanzitutto dobbiamo fare una grande differenza quello che sprechiamo prima del consumo e quello che sprechiamo dopo il momento di consumo.
La produzione si può aiutare abbiamo visto l’esempio della Padano a consumare meno possibile sprecare con obiettivi addirittura a 0 di consumo zero prima del consumo e su questo ci alleniamo anche noi. Abbiamo poi la possibilità di intervenire sulla riduzione dopo il momento di consumo quindi teniamo conto che in Italia finiscono nella pattumiera – scusate non so come voleva chiamarla – 67 kg di alimenti pro capite all’anno. Ci sono persone al mondo che vivono con meno di 67 kg di alimenti all’anno, quindi, vuol dire che la possibilità di intervento c’è ed è estremamente significativa.
Allora a fronte di questo abbiamo tre obiettivi sostanzialmente tra obiettivi concreti quello di ridurre la distanza tra clip produce e ti consuma è evidente il beneficio che ne deriva in termini di trasporto in termini di spreco di energie eccetera eccetera. Il secondo è quello di ridurre gli sprechi di prodotti finiti e di componenti utili alla produzione, il terzo è quello di contribuire alla creazione dell’incremento di valore in modo che chi produce riesca ad avere maggiori benefici e sia più incentivato a migliorare la propria produzione.
A fronte di questi obiettivi tre esempi porto tre esempi che adesso vediamo nel dettaglio:
il primo è una selezione di prodotti a denominazione dalla nostra terra; il secondo un doppio esempio riduzione di consumo d’acqua e riduzione degli scarti di lavorazione e molto importante è il contributo alla pesca sostenibile va inserito anche la pesca perché si parla molto di cultura ma ricordiamoci che gran parte delle proteine che consumiamo derivano mosso dalla agricoltura ma anche ma anche dal mare.
Della nostra terra risponde al primo obiettivo che abbiamo visto quello di avvicinare i punti di consumo appunto in produzione Marr – un piccolo inciso – significa magazzini alimentari riuniti e riminesi.
Questo è il nome di dato 50 anni fa a questa azienda nata appunto a Rimini che aveva uno scopo: quello di garantire alla ristorazione, agli alberghi agli operatori di Rimini della Riviera la disponibilità del prodotto durante l’estate; era il periodo in cui negli anni sessanta e inizi anni settanta in cui non era semplice avere tutto per tutto il periodo dell’estate ad esempio il filone di maiale cioè il filetto di maiale che è uno era uno dei prodotti principali per i turisti (ci si faceva anche il vitello tonnato In quegli anni detto tra noi).
Allora che cosa ha fatto Marr ha detto io faccio da cassaforte faccio da dispensa mi metto tra il produttore e l’utilizzatore in modo da aumentare il livello di efficienza quindi questa capacità di gestire i prodotti del territorio è nella storia di Marr. Però negli ultimi anni il marketing della società ha consolidato questo progetto, realizzato questo marchio inserendo 1.100 prodotti a km 0, Km 0 come definito da un punto di vista normativo ancora una barzelletta perché basta produrre a 70 km di distanza dal punto di consumo che sarà km 0. Questa è la definizione strettamente legale: qui invece parliamo di prodotti veramente a km 0 vicini al momento di consumo questo è l’obiettivo.
Grazie a questa attività riusciamo a valorizzare le filiere e quindi questa valorizzazione la abbiamo anche concretizzata qualche settimana fa collaborando a un progetto molto importante della regione Emilia-Romagna per far conoscere meglio questi prodotti ai consumatori perché pensiamo che se si mangia qualità se si consuma qualità si spreca di meno. Si sprecano di più prodotti di bassa qualità rispetto a prodotti di alta qualità quindi la quantità in contrasto allo spreco. Salvo un’eccezione purtroppo il pane: il pane è il prodotto più buttato via più oggetto di scarto più oggetto di pattumiera in Italia, questo è veramente uno scandalo del mio punto.
Il secondo punto secondo obiettivo era quello di ridurre gli sprechi due esempi: ridurre l’acqua nella glassatura; non so se avete mai notato il pesce congelato in Italia si consuma il 90% di pesce consumato e pesce congelato ha sopra come proteggersi da un filo d’acqua questo filo d’acqua questo filo di ghiaccio serve per evitare l’ossidazione del prodotto. Negli anni questo filo d’acqua è diventato il 30 il 40% del totale pesce che viene consumato l’obiettivo di Marr è stato quello di convincere i suoi fornitori – non è stato facile perché i fornitori vanno dalla Thailandia al Sud America al nord Europa – di ridurre questa quantità di acqua lasciare la quantità di acqua attorno al 5-6% la quantità è esattamente necessaria per proteggere il prodotto con una serie di vantaggi: minor spreco d’acqua, riduzione di emissione del trasporto meno chili stocco meno chili quindi ha bisogno di meno energia sprecata in frigorifero e quant’altro. Nell’esempio è ad esempio solamente con questo intervento sono oltre 2000 del 2000 metri cubi 2.000 tonnellate d’acqua all’anno risparmiate, piccola cosa però un segnale molto molto preciso.
Gardini: Che fino ad oggi abbiamo pagato come pesce però….
Ugo Ravanelli: Siamo contenti tre volte perché abbiamo pagato non è stato facile nemmeno far capire il peso netto ad alcuni clienti, alcuni operatori però poco alla volta la professionalità ha premiato.
Il secondo esempio sempre sul secondo obiettivo quello di ridurre gli scarti mi avvicino un po’ al discorso del Grana Padano cioè quello di cercare il più possibile – uso la parola che può sembrare sbagliato – di industrializzare la produzione a monte, industrializzare non vuol dire togliere la qualità al prodotto vuol dire riuscire a concentrare in luoghi specifici un’attività produttiva che se dispersa sul territorio, su mille operatori aumenta gli scarti non ne consente il riciclo e il riutilizzo.
Ecco qui abbiamo dei filetti di calamaro ma ci potrebbero essere come abbiamo tantissimi altri: il realizzare questi prodotti finiti in modo centralizzato consente la riduzione di scarti ma consente anche il miglior riutilizzo degli scarti che poi non sono scarti ma vengono utilizzati per altre cose.
Se io pulisco il pesce a casa e lo butto, se invece butto la lisca butto quello che non mangio; se invece lo sfiletto in modo industriale gli scarti che poi non sono scarti diventano mangime, quindi vengono riutilizzati e rientrano e rientrano in circolo.
Sul terzo obiettivo quello di contribuire alla creazione di valore facciamo l’esempio della pesca; al conduttore sostenibile i primi due elementi sono evidenti: voglio sottolineare primissimamente il terzo e poi riuscire a dare valore al pescato in paesi specifici paesi: l’Africa occidentale, il Senegal, la Mauritania ad esempio sono due dei punti di maggior capacità di pesca al mondo se non riusciamo a valorizzare i prodotti questi prodotti finiscono in farina di pesce, in farina alimentari, farine utilizzate a bassissimo valore con bassissimo valore anche per i pescatori. Noi dobbiamo valorizzare il loro prodotto in questo modo riusciamo a garantire disponibilità di risorse utili per il reinvestimento della produzione.
Concludo con una sintesi di buone pratiche e scusa se mi sono dilungato troppo.
Gardini: Grazie, allora nel giro velocissimo che faremo dopo chiederò ad Ugo di dirsi dove si approvvigionano per l’innovazione perché è un grande leader ha il compito di innovare di tracciare la strada anche per altri, quindi, è molto importante l’innovazione che ci ha descritto, molto importanti sono quelle che avranno in programma di fare.
La parola adesso ad Alessio Mammi alla regione Emilia-Romagna ad Alessio chiediamo come un’istituzione può aiutare questa crescita di produttività e di sostenibilità; come una regione che ha compito importante in agricoltura perché è materia delegata può aiutare questa transizione di cui c’è bisogno oggi. Un applauso ad Alessio.
Alessio Mammi: Grazie ma applauso alla fine se me lo merito. Intanto voglio fare ringraziamenti a loro, invece va fatto un applauso a tutte le volontarie e volontari del Meeting che anche quest’anno non ha lavorato con impegno con competenza con passione per creare questo bel momento nel quale finalmente ci rivediamo è il secondo anno nel quale siamo in presenza e il Meeting è un momento importante momento di discussione di confronto di approfondimento.
Allora qui sono state lanciate delle sfide, rappresentate delle sfide molto impegnative con le quali dovremo fare i compiti come regione come paese, direi come umanità nei prossimi anni e nessuna sfida può essere vinta – Camillo lasciamelo dire – se non siamo consapevoli di quanto è accaduto negli ultimi due anni due anni e mezzo.
Io penso che la pandemia e anche questa guerra in Ucraina creerà le condizioni per un mondo diverso da quello che abbiamo visto negli ultimi 20-30 anni che abbiamo anche solo immaginato io non sono un indovino non posso fare neanche un esperto di Geopolitica. Però quel mondo che veniva rappresentato se voi ci pensate negli anni 90 – nei primi anni 2000 come un mondo fortemente globalizzato, ma senza regole un mondo nel quale ogni continente ogni paese si sarebbe specializzato in una funzione che poi avrebbe scambiato con altre parti del mondo.
Quel mondo lì il covid l’ha rottamato definitivamente; cioè io penso che dopo il mondo bipolare che abbiamo conosciuto fino a 90°, dopo questi venti o trent’anni di un mondo globale ripeto senza regole con molte divergenze e che ha prodotto anche tante diseguaglianze in efficienza dopo la vicenda della pandemia con quegli scaffali vuoti, con quell’insicurezza, dopo la guerra in Ucraina forse noi avremo un mondo multipolare, organizzato per poli e se l’Europa dentro questo mondo multipolare vuole avere un senso vuole avere un ruolo io dico anche se l’Europa non vuole uscire dalla storia, perché nella storia ci puoi essere ci puoi non essere; la storia la possono anche scrivere altre parti del mondo è già accaduto in passato.
L’Italia dei 400 la grande potenza Italia dai 400 non ha creduto al progetto di andare a esplorare il mondo e questi esploratori sono andati da altri a farsi finanziari e quindi la grande città stato mercantili sono decadute; allora in questo mondo multipolare nel quale l’Europa penso debba giocare un ruolo attivo ormai evidente che ci sono degli altri asset strategici che tu non puoi delegare ad altri; sui quali non puoi essere debole non organizzato non efficiente.
Dobbiamo a livello europeo e dico a livello europeo perché in un mondo come quello che avremo in modo ancora ovviamente avrà altre interdipendenza non si può parlare solo di Italia ma dobbiamo sempre di più parlare di Europa, l’Europa deve avere una sua forza nella capacità di produrre tecnologia, di gestire i dati e le informazioni perché non è possibile un grande continente evoluto ricco come il nostro dipenda moltissimo a livello Tecnico Tecnologico da altri grandi continenti e – non è un caso – poi bisogna dire quello che bisogna fare gli altri fino a un certo punto devi dire che quello che vuoi fare tu come regione non è un caso viene Emilia Romagna – come sapete – ospiteremo il terzo computer più potente in Europa nella capacità di calcolo e di analisi dei dati a Bologna, a ottobre le inaugureremo.
E questa sarà un’infrastruttura importantissima per le famiglie, per i servizi per le imprese, per le comunità e anche per l’agricoltura per fare quello che prima il professor Frascarelli ci diceva sulla agricoltura Smart: produrre tecnologia ma la seconda grande funzione, naturalmente e anche quella di produrre energia l’Europa deve essere forte e organizzata nella sua capacità di produrre energia, lo capiamo benissimo in questi giorni con le difficoltà che stanno vendendo le famiglie che stanno avendo le imprese e anche su questo voglio fare un esempio concreto di cosa come Emilia Romagna vogliamo proviamo a fare per cercare di dare risposta.
Oltre a tutto il contributo sul piano dell’energia rinnovabile l’agricoltura può dare con il riutilizzo degli scarti agricoli agroalimentari come sapete abbiamo stipulato un accordo con il governo italiano per ospitare rigassificatore al largo, al porto di Ravenna perché abbiamo bisogno in questa fase di scelte responsabili di scelte coraggiose, abbiamo bisogno di ridurre la nostra autonomia ad altre parti del mondo e quindi anche di fare scelte impegnative di cui bisogna confrontarsi e discutere e quindi faremo il rigassificatore a Ravenna, ma di fianco al rigassificatore, questo per dare il senso della visione che abbiamo, il più grande Parco eolico e fotovoltaico d’Europa che sarà al mare molto lontano dalla costa e quindi non sarà impattante a livello paesistico perché questa è la dimostrazione di come si riescono a fare le cose, si riescono a tenere insieme se c’è regia visione e una progettualità.
E poi c’è la terza funziona quella di cui abbiamo parlato, la capacità di produrre cibo e sicuro di qualità per tutti anche questo è un asset fondamentale che dobbiamo avere ben presente come paese e come Europa. Allora l’agricoltura esiste se esistono le imprese e noi dobbiamo aiutarle sostenerle accompagnarle.
In che modo? Per riuscirle riuscire a fare in modo che quel binomio e l’equilibrio tra produttività e sostenibilità si possa concretamente realizzare; le imprese hanno bisogno di una visione non hanno bisogno di iniziative congiunturale di iniziative spot quella che stiamo cercando di mettere in campo ha tre pilastri: aiutarle a investire, per fare quello che vi diceva prima il professor Frascarelli, agricoltura di precisione, l’efficienza energetica, la produzione di energia, la protezione delle produzioni perché se un’impresa purtroppo non riesce a proteggere le produzioni dei cambiamenti climatici perde completamente il reddito, aiutarle a investire.
E noi metteremo 913 milioni di euro nei prossimi 5 anni a disposizione delle imprese; il secondo pilastro di questa strategia è la ricerca l’innovazione, la conoscenza, il capitale umano, la formazione delle persone. C’è un grandissimo bisogno da questo punto di vista nel nostro paese di profili formati, di competenze e in Emilia-Romagna nascerà il primo percorso di formazione universitaria di primi tecnici e manager dell’agroalimentare, lo chiameremo Fooder: nasce dalla collaborazione delle grandi imprese agroalimentari e l’università, di agraria e come abbiamo fatto per la motor valley lo faremo sul settore agricolo alimentare per specializzare sempre di più delle competenze delle persone di cui le imprese hanno bisogno. Terzo pilastro, quindi ricerca investimenti e quello del mercato, lavorare perché le imprese lavorino sempre di più in filiera.
Allora se posso in due minuti dirvi concretamente come abbiamo realizzato questa strategia fatta di tre pilastri ve la faccio vedere con 3 esempi concreti.
Un progetto che ha riguardato una cooperativa di cooperative che si sono messe insieme, hanno lavorato in filiera, è una cooperativa che si chiama Grandi colture italiane, raccoglie cereali, li stocca li conserva e poi naturalmente li vende, gli abbiamo dato 8 milioni di euro con le quali hanno realizzato un progetto di filiera, hanno modernizzato i magazzini, hanno aumentato l’agricoltura di precisione – il precision farm – e hanno fatto iniziative anche per lo sviluppo sostenibile.
Il secondo esempio che vi faccio vedere è quello che abbiamo fatto nel campo dell’ortofrutta per tutelare le nostre imprese agricole; le imprese agricole hanno oggi che fanno ortofrutta oggi. Un grossissimo problema sono le più esposte agli effetti devastanti dei cambiamenti climatici delle fitopatia delle gelate della città sulle più esposte.
Allora abbiamo bisogno oltre che delle reti degli antibrina, della ricerca della Vespa samurai che contrasta la cimice asiatica, abbiamo bisogno di difendere il reddito con strumenti mutualistici nuovi e noi nel 2020, quindi ancora prima delle critiche che abbiamo avuto, noi abbiamo creato uno sfondo mutualistico che interviene a dare una mano all’impresa che purtroppo viene colpita da un’emergenza particolare come quelle tempestate e quegli eventi catastrofici che abbiamo visto qualche giorno fa quindi un fondo mutualistico, che confinato da tutti che dà una mano all’impresa che in un momento ha una difficoltà per farla ripartire per salvarla.
Ultimo esempio e chiudo su questo diamo una mano alle imprese quando hanno appunto investimenti progetti di sviluppo importanti ed attuare. Questo è Eurovo è una grandissima Azienda del comparto zootecnico che fa uova e carne bianche, ha presentato un progetto di sviluppo al Ministero e agricoltura importante da 24 milioni di euro e la regione Emilia-Romagna ha contribuito, ha cofinanziato questo progetto e il cofinanziamento in Regione gli consentirà di ottenere anche il finanziamento statale con il quale cresceranno ulteriormente e puntando su energie rinnovabili, efficienza conquistando nuovi mercatini.
Quindi l’iniziativa parte dall’impresa all’impresa al centro del nostro sistema noi dobbiamo semplificare la vita affiancarle e sostenerlo in questa iniziativa che generano lo sviluppo e anche ovviamente posti di lavoro molto importante. Grazie.
Gardini: Grazie assessore Mammi. Anche qui regione Emilia-Romagna leader assieme alla Lombardia nelle produzioni agricole del nostro paese ha un compito di guida per individuare nuove politiche. Giro di tavolo velocissimo ultima domanda al professor Frascarelli chiediamo cosa l’Ismea sta mettendo in atto, quali programmi ha per aiutare questa transizione ecologica e produttiva sia le imprese agricole che l’impresa agroalimentari dal nostro paese, così ci dice anche due parole di Ismea perché poi il pubblico non tutti conoscono.
Frascarelli: Sì grazie Camillo. Allora da un anno presiedo l’Ismea Istituto per i servizi del mercato agricolo alimentare le informazioni le trovate sul sito sono descritte benissimo però c’è un dato, c’è un fatto che a cui a cuore l’Ismea: è quello di aiutare alla conoscenza perché se negli anni 60 70 80 fino ad oggi siamo cresciuti e grazie e capitale del lavoro oggi il fattore della produzione più importante il cuore dell’Agricoltura Smart è la conoscenza.
Ecco Ismea ma io invito tutti a investire sulla conoscenza e investire e la conoscenza oggi significa prevalentemente utilizzare bene i dati ed è per questo che Ismea mette a disposizione tanti dati e mette a disposizione anche sostegni e le imprese sia per i giovani per comprare la terra, sia per fare investimenti però con un obiettivo principale, un fattore della produzione fondamentale: che è la conoscenza.
Noi la sostenibilità produttività sostenibile come hanno detto Pezzini e Ravanelli noi la raggiungiamo con la conoscenza non con l’agricoltura del passato con l’agricoltura del nonno, ma con la conoscenza guardando avanti e quindi tutti devono essere invitati a questo a investire sulla conoscenza e come Ismea questo quello che vogliamo fare in primo luogo.
Gardini: Grazie a Stefano Pezzini chiediamo un esempio, siccome è membro del consiglio di amministrazione del Grana Padano ma è anche presidente di un caseificio ed è anche un bravissimo allevatore di vacche da latte. Stefano in mezzo minuto un esempio nelle tue aziende caseificio o stalla che racconta di produttività e sostenibilità in modo efficace.
Pezzini: Allora innanzitutto la filiera Grana Padano oltre ad essere una filiera molto energivora produce anche molta energia; nella mia azienda le vacche oltre a produrre latte producono circa 12 kW di energia al giorno. Questo è un esempio che può essere in qualche modo allargato certo che abbiamo bisogno di sostegno e di chiarezza nelle norme perché oggi quello che io produco e metto in rete a 23 centesimi e lo ricompro per l’attività quotidiana a sessanta per cui se potessimo già in questo momento dare chiarezza su quelli che sono gli autoconsumi e cercare di riutilizzare l’energia rinnovabile che noi produciamo riusciamo a raggiungere la neutralità in tempi più brevi.
Gardini: Grazie Ugo. Chi sono i vostri fornitori di innovazione. Da quali fonti trovate ispirazione per innovare in maniera positiva nel vostro lavoro.
Ravanelli: Direi che mi rifaccio quello che diceva l’assessore Mammi, il discorso dello spirito di filiera e si riescono a fare le cose insieme; banalissimo esempio non vorremmo fare la fine dello scorpione di Esopo con la rana che lo stato traghettando. Cioè non vorremmo per salvare l’etica da business compromettere tutto: questo è il punto fondamentale quello di riuscire a lavorare insieme all’interno della filiera.
All’interno della filiera c’è chi produce e distribuisce chi consuma se l’obiettivo è unico attraversiamo insieme; se qualcuno delle varie componenti vuol salvare la propria natura fa come lo scorpione che ammazza la rana che lo sta traghettando.
Gardini: Grazie, all’assessore Mammi chiediamo: ingenti sono le risorse che l’Unione Europea destina alla formazione all’irrorazione e giustamente perché l’agricoltura Smart come ci ricorda Frascarelli passa da lì. Come assessore mamme e riuscire a orientare bene, a mirare bene le risorse che abbiamo per rendere efficace questi investimenti.
Mammi: In 48 secondi come diceva Matteo Frascarelli. conoscenza innovazione e formazione. Allora abbiamo preso un impegno come regione, nei prossimi cinque anni noi saremo la regione che investirà di più su queste direzioni oltre il 4,5% del piano di sviluppo rurale perché da lì che passa non il futuro ma è presente della nostra agricoltura delle nostre imprese per aiutarle a raggiungere l’obiettivo; continuare a produrre per garantire sicurezza alimentare e a farlo in modo sostenibile però quando usiamo la parola sostenibile mi piacerebbe anche solo per una volta che dai francesi prendessimo in prestito un termine.
In Francia la parola sostenibile è durable utilizzano la parola durable e per me durabile è un termine che indica meglio come un sistema economico, un’impresa riesce, può essere sostenibile e lo è se è capace di essere sostenibile dal punto di vista sociale, perché c’è il ricambio generazionale perché c’è formazione se è sostenibile dal punto di vista economico perché senza reddito le imprese che chiudono e se è sostenibile ovviamente dal punto di vista ambientale perché le risorse deve saper utilizzarle, non sprecarle, non consumarle.
E magari se riusciamo a mettere in pratica questa idea di sostenibilità riusciremo probabilmente vincenti e riusciremo a usare bene questi 913 milioni di euro che avremo nei prossimi 5 anni e ci impegneremo a farlo. Grazie.
Gardini: Grazie dicevamo prima che il cambiamento può generare preoccupazione fa paura eh incontrare esempi come abbiamo raccontato oggi di cambiamenti già effettuati e che vanno nel verso della migliore produttività e sostenibilità e incontrare anche e sentire l’opportunità che viene fornita dalle politiche europee nazionali per investire in innovazione ci da fiducia.
Ringrazio i relatori presenti, ringrazio tutti voi che avete ascoltato e vi do appuntamento ai prossimi incontri. Arrivederci.