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Il duomo di Modena. La storia, il senso, la vita
Incontrare oggi il Duomo di Modena significa incontrare nove secoli di storia. Ma i secoli sono in realtà sedici, quanti ne corrono dai tempi del santo vescovo Geminiano, morto nel 397. Sulla sua veneratissima tomba furono costruite almeno due chiese prima dell’attuale, fondata nel 1099 come Domus clari Geminiani.
Per incontrare il Duomo è dunque necessario incontrare Geminiano, senza il quale non si può comprendere questo splendido edificio e nemmeno la città stessa, ricostruita proprio attorno alla sua casa e tuttora segnata dalla sua indelebile impronta. Il 31 gennaio, per la sua festa, si fa la fila per entrare in Duomo, e sono sempre più numerosi i modenesi di adozione, provenienti da paesi anche molto lontani.
Del resto, san Geminiano e il suo Duomo sono una presenza davvero eloquente, comprensibile anche a chi non padroneggia la nostra lingua (se ne sono accorti anche all’UNESCO, tanto che il luogo è stato recentemente riconosciuto «patrimonio dell’umanità»). La cattedrale, organismo vivente, parla a tutti con i linguaggi dell’architettura, delle immagini scolpite e dipinte, dei simboli, della liturgia, della quotidiana presenza dei fedeli. Per capire e gustare il Duomo occorre ascoltarli tutti, come diversi strumenti di un’unica orchestra sinfonica.
La mostra dichiara già nel sottotitolo – «la storia, il senso, la vita» – l’intento di favorire questo incontro nella sua globalità, leggendo, attraverso immagini fotografiche, testi ed oggetti, il sacro edificio secondo la sua natura e superando finalmente il tradizionale e perdurante approccio irragionevolmente limitato alla considerazione di stili artistici, autori e date.