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Guido Cagnacci
‘Il pittore Guido Cagnacci, nato a Santarcangelo di Romagna nel 1601 e morto a Vienna nel 1663, è una delle figure più affascinanti e complesse della cultura figurativa del Seicento. La grande rassegna, realizzata dal Meeting e dal Comune di Rimini, si segnala innanzitutto per una importante novità: espone per la prima volta la quasi totalità delle opere conosciute di un artista che, dalla nativa Santarcangelo, riuscì ad imporsi in alcune delle più importanti città italiane del Seicento (Roma, Bologna, Venezia) per concludere la sua attività (a partire dal 1659) alla corte di Vienna dell’imperatore Leopoldo I. Oltre 40 le opere della mostra che, organizzata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, comprende sia la produzione sacra dell’artista, sia i quadri “da stanza” di soggetto per lo più profano; provengono da chiese della Romagna e del Montefeltro, da musei e collezioni private italiani ed europei, dai musei di Vienna (Kunsthistoriches Museum), Monaco di Baviera, Lione e Montpellier, da collezioni private di Londra, dalla Pinacoteca di Brera di Milano e dalla Galleria Palatina di Firenze, dalle Pinacoteche di Bologna e Forlì, dal Museo Civico di Rimini. La mostra, coordinata da Daniele Benati e Marco Bona Castellotti, si avvale di un Comitato Scientifico che annovera i massimi conoscitori dell’artista: Giuliano Briganti, Andrea Emiliani, Mina Gregori, Anna Ottani Cavina, Pier Giorgio Pasini, Wolfgang Prohaska, Pierre Rosemberg, Federico Zeri. Nel percorso biografico ed artistico di Guido Cagnacci possiamo distinguere tre grandi fasi. 1) Gli anni della formazione: Bologna e Roma. Cagnacci è a contatto con Guido Reni e Ludovico Carracci a Bologna molto presto (1617 ca.). Anche a Roma il pittore arriva giovanissimo, per poi tornarvi nel 1621. E’ documentata la sua presenza a casa del Guercino, e sono soprattutto alcuni caravaggeschi (Vouet e altri pittori del Nord) a influire sulla sua formazione. La Processione del Sacramento di Saludecio (1627) è la manifestazione improvvisa delle sue personalissime soluzioni nell’ambito del naturalismo. 2) Il periodo dei capolavori della produzione sacra. In una posizione di equilibrio fra la lezione di Caravaggio, l’ossequio all’ideale classico e una sensitività appassionata, che è forse il carattere più indimenticabile del suo stile, tornato in Romagna, Cagnacci è a servizio della committenza degli ordini religiosi e delle confraternite locali. La pala della chiesa di San Giovanni Battista a Rimini (la Vergine e tre santi carmelitani), e soprattutto le due grandi tele per il tamburo della cupola della Madonna del Fuoco di Forlì, di impianto veronesiano (1642-44), sono i capolavori della prima maturità, che sembrano quasi presagire gli effetti di stupefacente efficacia emotiva del barocco. 3) La maturità: Bologna, Venezia e Vienna. Alla metà del secolo, Cagnacci, dopo vicende tormentate che hanno origine nel suo inquieto temperamento e dopo un lungo soggiorno in Romagna e a Bologna, approda a Venezia. Qui la vena sensuale della sua ispirazione si incontra con un ambiente e una committenza particolarmente aperti alla cultura profana. Va ricordato soprattutto il “Ratto di Europa”, che anticipa gli esiti del periodo viennese. Alla corte dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, Cagnacci arriva nel 1659: la “Morte di Cleopatra” e il “Ritratto di Leopoldo” sono fra i capolavori di un nuovo, definitivo atteggiamento di attenzione alla figura umana, di un nuovo sentimento insieme mesto e commosso.’