Gli angeli della Pietà. Intorno a Giovanni Bellini

 

Il quadro intorno al quale si articola la mostra intitolata “Gli Angeli della Pietà”, allestita presso il Museo della Città di Rimini, è uno dei sommi capolavori della pittura italiana del Quattrocento, oltre a essere l’opera più importante di tale museo. Si tratta del Cristo morto con quattro angeli di Giovanni Bellini, il grande pittore col quale inizia il Rinascimento dell’arte a Venezia verso il 1450.
Il dipinto riminese vanta una illustre provenienza: dall’oratorio di Sant’Antonio che sorgeva nei pressi della chiesa di San Francesco poi trasformata nel Tempio Malatestiano.
Il tema di Cristo morto con gli angeli è molto caro all’arte veneziana e in particolare a Giovanni Bellini, un pittore che riesce, come nessun altro a Venezia fra Quattro e Cinquecento, a interpretare “con vivo senso” i soggetti religiosi: dalle Madonne col Bambino, alle pale d’altare, alle diverse rappresentazioni della Passione ( vedi quella famosissima di Cristo nella Pietà con la Vergine Maria e San Giovanni Evangelista conservata a Brera ), e del Cristo uomo dei dolori ( come qualche critico ritiene sia da considerarsi anche la versione di Rimini ).
Il tema del Cristo morto con angeli aveva iniziato a diffondersi a partire dal prototipo scultoreo di Donatello dell’altare del Santo a Padova ( 1449), incontrando grande fortuna a Venezia e nelle Marche, per ragioni che, nonostante gli studi, lasciano ulteriori margini di ricerca. Uno dei filoni d’indagine di questa mostra riminese è proprio d’ordine iconografico e si sviluppa grazie al confronto con altre bellissime opere del Quattrocento: il Cristo e angeli di Marco Zoppo, cui si aggiunge dello stesso pittore il San Giovanni decollato, entrambi nel Museo Civico di Pesaro; il rilievo in cartapesta del Museo di Faenza; la tavola del bolognese Francesco Francia della Pinacoteca Nazionale di Bologna; la splendida medaglia di bronzo di Matteo de’ Pasti.
Pochi dipinti che si riferiscono alla Passione di Gesù riescono a essere toccanti e coinvolgenti quanto quello presente a Rimini, il quale – a differenza di tutti gli altri – presenta eccezioni e peculiarità sue proprie, che però non sempre sono state messe in luce della critica. Per esempio Cristo non è visto in piedi entro il sepolcro, bensì è seduto su un piano che potrebbe essere identificato con un altare.
I quattro angeli che lo attorniano, pur nella loro malinconica mestizia, non piangono a dirotto, a differenza di altri esempi coevi, ma sono rappresentati in un atteggiamento tra lo stupore, la meditazione e la contemplazione. Simile atteggiamento è sottolineato dall’angelo a destra, che sorregge il braccio e osserva la piaga della mano. Quello a sinistra invece è ritratto nell’atteggiamento di chi assiste ( e forse soprintende ) a una scena nella quale i suoi compagni sono variamente impegnati: un angelo, di cui non vediamo il volto, sorregge o meglio solleva il corpo vigoroso di Gesù, un altro, alle sue spalle, tiene in mano un chiodo della croce, palese richiamo alla Crocifissione.
E’ proprio la diversa posizione di questi angeli ad avere sollecitato alcune letture che discostano il quadro riminese dal tradizionale Cristo uomo dei dolori, accompagnato o meno dagli angeli piangenti. La prima, molto interessante, si fonda sull’ipotesi che si tratti di una Pietà connessa al mistero e al sacrificio dell’Eucarestia: gli Angeli sollevano il corpo del Signore sull’altare. Un’altra, altrettanto avvincente, è che stiano preparando Cristo per la risurrezione.
A ben pensare, questa scena non è mai citata nei testi sacri, che si limitano a descrive la Crocifissione, la Deposizione dalla croce e la Messa nel sepolcro. E’ la sequenza del Venerdì santo, cui – non solo sul piano iconografico ma anche su quello testuale – consegue il racconto della Risurrezione. Ma tra il Venerdì e la Domenica di Risurrezione è inserito il grande mistero del Sabato con la discesa di Cristo agli inferi.
Anche il quadro di Giovanni Bellini ( come quelli di tutti gli artisti che si sono cimentati nell’intensissimo tema di Cristo morto ) non trova precisa corrispondenza nei testi, ma qualcosa forse si può trovare nella liturgia, e specialmente in quella orientale antica; tuttavia le ricerche non hanno portato a sicure conclusioni. Inoltre l’interpretazione belliniana è diversa da ogni altra ed è quasi un “unicum” nell’ambito della pittura occidentale.
Tutte queste considerazioni ci permettono di ammirare lo straordinario capolavoro con un’attenzione molto maggiore di quanto non sia il modo di osservarlo da un punto puramente estetico, pur evidenziandosi agli occhi di tutti la struggente bellezza della figura del Signore che balza fuori dal fondo nero – come un rilievo classico – ed è circondata da angeli-bambini indaffarati nel loro devoto compito di soccorrerlo.

Mostra promossa dal Comune di Rimini – Musei Comunali – Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli.
A cura di Marco Bona Castellotti e Massimo Pulini.

ORARI

dal 19 al 25 agosto 2012
tutti i giorni: 10–23

dal 26 al 31 agosto 2012
da martedì a sabato: 14–23| domenica: 17–23
martedì e giovedì: anche 10–12.30 | lunedì chiuso

dal 1° settembre 2012
da martedì a sabato: 8.30–13 | 16–19
domenica e festivi: 10–12.30 | 15–19
lunedì non festivo chiuso

Data

19 Agosto 2012 - 04 Novembre 2012

Edizione

2012

Luogo

Museo della città
Categoria
Esposizioni Mostre Meeting