Forma e segno. La bellezza nell’arte classica e paleocristiana

 

La bellezza è mistero che affascina. L’uomo tenta di raggiungerla, di conoscerla, di darne sempre più compiuta rappresentazione. La storia dell’arte è la storia di questa tensione che tocca un primo supremo vertice nella Grecia classica. L’arte di questo periodo insegue instancabilmente l’ideale di una perfezione assoluta, immutabile, eterna, l’ideale di una forma capace di liberarsi da ogni contingenza. Il modello greco si impone così per autorevolezza e potenza espressiva come termine obbligato di confronto per tutta la storia della civiltà occidentale. Eppure questo ideale ha il respiro di un attimo. Dal IV secolo, la rappresentazione della malinconia, della sofferenza, del dramma diviene sempre più ricorrente.
Ha scritto Grousset: “Il cuore umano è più profondo dell’antica saggezza. L’ellenismo non sembrava tanto perfetto poiché aveva arbitrariamente limitato la nostra visione delle cose… L’ellenismo cadde per non aver saputo dare il suo posto al dolore umano. Il mondo dopo aver voluto coi suoi Olimpici allettarsi in un bel sogno dovette riconoscere che la sofferenza è la legge stessa della vita”.
Qual è lo sguardo dei primi cristiani verso l’immensa eredità che giungeva loro dal passato? “Il cristianesimo si è unito con l’ellenismo, con una cioè delle più perfette forme di umanesimo, in un indissolubile vincolo… Il cristianesimo non ha soppresso ciò che l’umanità aveva creato di più grande prima di esso bensì l’ha battezzato” (Moeller).

Data

18 Agosto 2002 - 24 Agosto 2002

Edizione

2002
Categoria
Esposizioni Mostre Meeting