Chi siamo
EXPO: IL MONDO SI INCONTRA IN ITALIA
Partecipano: Marco Borghesi, Amministratore Delegato di Soremartec Italia Srl, Gruppo Ferrero; Piero Fassino, Sindaco di Torino e Presidente Anci; Andrea Gnassi, Sindaco di Rimini; Roberto Maroni, Presidente della Regione Lombardia; Cristiano Radaelli, Commissario Straordinario dell’ENIT; Giuseppe Sala, Commissario Unico di Expo 2015 Spa. Introduce Vittorio Eboli, Giornalista di Sky TG24. In occasione dell’incontro intervento di saluto di Teodoro Lonfernini, Segretario di Stato per il Turismo della Repubblica di San Marino.
VITTORIO EBOLI:
Buongiorno a tutti, benvenuti a questo incontro sull’Expo dal titolo appunto “Expo: il mondo si incontra in Italia”. Quest’anno è arrivato perché mancano otto mesi al primo maggio, quindi al giorno in cui si aprirà l’Expo che è stato assegnato alla città di Milano ormai da qualche anno, ma insomma ci siamo; perché l’anno non solare ma lavorativo che comincia in questi giorni ci porterà appunto all’evento tanto atteso. Un evento che ha aspetti particolarmente interessanti, importanti da tanti punti di vista: economici, io infatti mi occupo di economia per Sky TG24, ma anche culturali, politici e giudiziari. Non si possono infatti nascondere le ultime notizie che sono arrivate e che riguardano ovviamente un’inchiesta della magistratura tutt’ora in atto e poi ovviamente c’è il tema centrale dell’Expo che è quello di nutrire il pianeta, quindi il tema alimentare che è al centro di questo evento. I relatori sono tanti e tutti con aspetti particolarmente significativi, quindi io cercherò di essere breve, ve li presento rapidamente: qui accanto a me Giuseppe Sala, Commissario Unico della Società Expo 2015; alla mia destra invece il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni; e ancora Marco Borghesi, Amministratore Delegato di Soremartec del Gruppo Ferrero; quindi abbiamo Andrea Gnassi, Sindaco di Rimini, un po’ il padrone di casa; e ancora Cristiano Radaelli, Commissario Straordinario dell’ENIT, che è l’Ente Nazionale per il Turismo. Aspettiamo a minuti anche la partecipazione del Sindaco Piero Fassino in qualità di Presidente dell’Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Ci raggiungerà tra breve, quindi direi di cominciare subito perché gli interventi sono tanti e il tempo è tiranno. Il saluto iniziale lo porta un “vicino di casa” del Sindaco Gnassi, dalla Repubblica di San Marino, il Segretario di Stato al Turismo Teodoro Lonfernini. Prego.
TEODORO LONFERNINI:
Gentilissimi relatori, graditi ospiti, è con grande piacere che porto a Voi tutti il saluto del Governo della Repubblica di San Marino. È per me ragione di grande soddisfazione essere presente oggi al Meeting dell’Amicizia fra i Popoli e sottolineare la collaborazione che da così lungo tempo, vede il mio Paese fattivamente coinvolto in questo evento, punto di riferimento nel panorama italiano e internazionale.
La Repubblica di San Marino, come voi sapete, fonda la propria esistenza su valori che ne hanno fatto un esempio unico di realtà statale, che da secoli vive in serenità, riconosciuta nel 2008 dall’Unesco quale Patrimonio Mondiale dell’Umanità, proprio per i valori di democrazia e di libertà che essa ha sempre rispettato e rappresentato.
Il tema della Conferenza di oggi “Expo: il mondo si incontra in Italia” mi concede la possibilità di svolgere alcune riflessioni sulla portata e sulla rilevanza dell’evento, cui anche la Repubblica di San Marino parteciperà con un proprio Padiglione.
Expo Milano 2015 costituisce il principale evento internazionale che si svolgerà in Italia nei prossimi mesi e rappresenta un’occasione imperdibile per la promozione dell’intero territorio, sotto tutti i punti di vista.
Si tratta di un momento irripetibile per accrescere la reputazione internazionale dell’Italia e della Repubblica di San Marino, per far conoscere al mondo le eccellenze e le tipicità delle produzioni dei nostri territori, degli itinerari enogastronomici, dei sempre più qualificati servizi di ospitalità.
Momento che va pienamente interpretato e che non dovrà certamente essere limitato ai sei mesi di partecipazione.
Expo è un’occasione troppo importante per essere mancata, e quindi anche la partecipazione della Repubblica di San Marino dovrà rivelarsi determinante e rappresentare un momento significativo di scambio di esperienze su temi indispensabili come quello dell’alimentazione e delle sfide per la sostenibilità.
La Repubblica di San Marino è stata, nel 2011, il 5° Paese in ordine di tempo a confermare la propria partecipazione all’Expo e si è adoperata in maniera fattiva affinché alla città di Milano venisse riconosciuta l’assegnazione dell’organizzazione di Expo 2015, sviluppando una mirata azione diplomatica.
Come accennato in precedenza, San Marino parteciperà con un proprio Padiglione nell’area del cluster Bio-mediterraneo e il titolo che contraddistinguerà la nostra presenza all’Esposizione Universale sarà “SMALL ENAUGH TO BE BIG” (Abbastanza piccolo per essere grande), titolo nel quale si racchiude tutto il significato statualità della Repubblica di San Marino.
Attraverso Expo, cercheremo di presentare al mondo il sistema San Marino nella sua totalità e nessun aspetto verrà tralasciato.
Presenteremo le nostre peculiarità agroalimentari e il nostro sistema di valorizzazione dei prodotti e delle filiere locali raggruppate nel Consorzio ”Terre di San Marino”; un sistema contraddistinto da una speciale attenzione a tre elementi irrinunciabili: la qualità e genuinità dei prodotti, la distanza kilometro zero e la tracciabilità dei prodotti stessi.
Presenteremo il nostro territorio, il nostro sistema economico e turistico; un Paese moderno, efficiente, che si è aperto al mondo e che ha superato le zone grigie del recente passato e che, oggi, è uno Stato allineato agli standard internazionali, riconosciuto come partner affidabile non solo dall’Italia ma dai principali Organismi Internazionali.
La Repubblica di San Marino cercherà di finalizzare al meglio la propria partecipazione e il tutto non dovrà in alcun modo esaurirsi ai sei mesi di svolgimento della manifestazione.
In conclusione, desidero complimentarmi con il Commissario Generale Giuseppe Sala, per il grande lavoro che sta svolgendo e per la grande responsabilità che ha di questo immenso progetto; progetto che rilancerà l’immagine dell’Italia nel mondo e sono sicuro di tutti i Paesi che vi parteciperanno compresa la Repubblica di San Marino.
Grazie a tutti e buon lavoro.
VITTORIO EBOLI:
Ringraziamo Teodoro Lonfernini, Segretario di Stato al Turismo della Repubblica di san Marino che ha già toccato alcuni temi interessanti, perché ovviamente l’Expo è legato ai temi alimentari ma ovviamente anche agli aspetti turistici. Quindi io partirei proprio dal Commissario Unico di Expo 2015, Giuseppe Sala, e prima di chiederle la domanda che tutti le vorrebbero fare, cioè a che punto siamo dell’organizzazione, le chiedo, oltre al tema oggetto dell’Expo, quali sono secondo lei le declinazioni dal punto di vista proprio dell’Italia, di ruolo aggregante in questa fase storica.
GIUSEPPE SALA:
Buongiorno a tutti. Innanzitutto grazie, desidero rivolgere un ringraziamento al Meeting perché ha deciso di dedicare una sezione all’Expo. Quello di cui noi abbiamo bisogno oggi è raccontare, spiegare quello che stiamo facendo, spiegare il senso del nostro lavoro, ma anche i problemi che abbiamo. I problemi non vanno ignorati, ma è molto importante cercare di raccontare l’opportunità di un evento del genere. Tra l’altro, a proposito anche della comunanza con il Meeting di Rimini, c’è questa macchina organizzativa che qui è collaudata, funziona. Io mi chiedo spesso: adesso c’è una corsa per preparare tutto, ma il primo giorno, quando duecentomila persone entreranno, funzionerà tutto? Abbiamo ovviamente un sistema con ampie sicurezze affinché tutto funzioni, ma insomma è una storia che comincia una volta e una volta durerà. Un’analogia ad esempio col Meeting, ed è una cosa su cui abbiamo molto imparato dal Meeting, è quella relativa ai volontari. Pensate che nel 2015, ogni giorno, lavoreranno per il funzionamento dell’Expo, e molto anche ogni notte, quando la macchina viene sistemata – l’Esposizione Universale apre tuti i giorni alle dieci di mattina e chiude alle undici di sera, e poi si rimette a posto, per esempio si porta all’interno la fornitura di cibo e di acqua o di quello che si berrà per tre – quattrocento tonnellate ogni notte – in sostanza ogni giorno, tra ogni giorno e ogni notte lavoreranno per mandare avanti questa macchina diecimila persone. E lavoreranno ogni giorno circa quattrocentocinquanta volontari.
Ora, dato che l’Esposizione Universale dura sei mesi, i volontari faranno turni di due settimane e quindi i quattrocentocinquanta, riportati su sei mesi, significano diecimila volontari. Siamo alla ricerca di diecimila volontari. A oggi, a nove mesi dall’apertura, abbiamo già ricevuto candidature di settemila e settecento non solo giovani, prevalentemente giovani ma anche della cosiddetta terza età, e da ogni parte del mondo, perché le abbiamo ricevute da 85 Paesi e con 25 lingue parlate. Quindi una macchina su cui dal Meeting abbiamo imparato molto. Io sono abbastanza sereno a questo punto che sui tempi dei lavori ci siamo, sarà ovviamente una grande corsa ma abbiamo molto recuperato in questi mesi; ci siamo soprattutto sulla partecipazione dei Paesi, siamo a 147, possibilissimo che per crisi politiche, per qualche problema ne perderemo qualcuno negli ultimi nove mesi, ma diciamo che la cosa importante è che di questi 147, quelli che costruiranno il proprio padiglione saranno tra i 53 e i 55.
VITTORIO EBOLI:
Vi soddisfano questi dati?
GIUSEPPE SALA:
Sì, pensi che questo è un record nella storia ultracentenaria dell’Expo, il record precedente era di Shangai, 44 padiglioni dei Paesi, noi siamo a 53-55. Perché? Mah, perché pensiamo che il progetto piace ma poi onestamente perché al di là del nostro lavoro, io penso che sia alla fine il nostro Paese che piace. Guardate, vi dico un’altra cosa: può sembrare veramente strano ma noi, a nove mesi dall’apertura, abbiamo venduto ai tour operator in giro per il mondo cinque milioni di biglietti. Cinque milioni di biglietti. Abbiamo venduto circa un milione di biglietti in Cina, fate conto che attualmente vengono in Italia sette-ottocentomila cinesi in un anno, non in sei mesi. Ecco, noi ne avremo un milione che vengono a Milano e poi da lì si muovono. È chiaro che c’è molta voglia del nostro Paese, è chiaro che poi le cose van fatte per bene, quindi è inutile sfuggire alle responsabilità o ai problemi che in un percorso così lungo ci sono stati, speriamo non ci siano più ma è un continuo fronteggiare problemi. Però credo che stiamo passando internazionalmente questa idea dell’Italia che organizza un nuovo, e questo è il punto importante su cui vorrei chiudere questa breve introduzione, un nuovo modo di intendere l’Esposizione Universale. Noi al cambiamento siamo obbligati in questo periodo storico, ma abbiamo deciso di voler cambiare e quindi allontanarci da una modalità di gestire un’Esposizione Universale come un momento di celebrazione del proprio progresso, per spostarci verso un tema che poi è quello dell’alimentazione che è un tema di maggiore sostenibilità e sensibilità.
Quindi vogliamo accettare la sfida di mettere tutti i Paesi un po’ sullo stesso livello, ché se noi volessimo appunto fare il Magnificat del Progresso, spaccheremmo il mondo in due o in tre o in quattro. Sull’alimentazione non è esattamente così. Per esempio, io dicevo prima, i 53 Paesi sono i Paesi più ricchi che si costruiscono il loro padiglione. Che ne è degli altri Paesi minori? Fino all’Esposizione precedente venivano raggruppati secondo una logica geografica e c’era onestamente il rischio di creare un po’ l’effetto ghetto, gli africani assieme ecc. Noi abbiamo chiesto ai Paesi minori di lavorare assieme nella costruzione del progetto, stressando la loro qualità e quindi mettendoli insieme per il loro valore. Quelli del cacao assieme, quelli del caffè assieme, quelli della frutta assieme, quelli del riso assieme, chiedendo poi ai grandi Paesi, ai grandi produttori degli stessi prodotti di fare un po’ da tutor agli stessi. E questo sistema sta obbiettivamente funzionando. Insomma quello che noi vediamo è il riconoscimento nel mondo del fatto che gli italiani riescono, con garbo, a offrire a tutti l’opportunità di dire ci siamo, ma ci siamo con il nostro valore. Questo è un po’ lo sforzo che stiamo facendo.
VITTORIO EBOLI:
Sul tema alimentare ovviamente ci torniamo subito perché è l’oggetto dell’Esposizione Universale di Milano e quindi è un oggetto particolarmente significativo, anche se di fatto viene scavalcato dalle polemiche politiche, diciamo viene messo in secondo piano e nei prossimi mesi probabilmente sarà ancora “peggio”, nel senso che…
GIUSEPPE SALA:
Grazie, grazie molte…
VITTORIO EBOLI:
Su questo… guardi, purtroppo o per fortuna c’è, come dire, chi ha il ruolo di dover rompere un po’ le scatole. Sul tema alimentare torniamo subito, a lei chiedo questo: ha parlato di opportunità; pochi giorni fa, era la metà di agosto, la Commissione Europea ha scritto una lettera al Governo dicendosi un po’ preoccupata della tempistica delle realizzazioni perché, non ci nascondiamo, siamo un po’ in ritardo. Lei come risponde, si sente sereno su questo aspetto, che tempistiche abbiamo, a che punto siamo dello stato dell’arte?
GIUSEPPE SALA:
Ma guardi, poi lì non si tratta di rispondere in maniera così un po’ generica. Il problema poi, al di là dell’impatto mediatico, è che noi offriamo il Padiglione finito per loro, il 2 febbraio e loro lo chiedono per il 5 gennaio. Ecco, questo è il grande problema. Allora li abbiamo incontrati dicendo va be’, faremo una consegna parziale. Ma insomma alla fine anche per dimensionare il problema, è che la Comunità europea vuole il padiglione 25 giorni prima. Oggi abbiamo incontrato Wilkinson, che è il delegato, e il problema sembra risolto.
VITTORIO EBOLI:
C’è un aspetto, un esempio che è scoppiato in questi giorni, che riguarda proprio il padiglione Italia, il cosiddetto Albero della Vita, cioè questa enorme struttura che doveva essere iniziata secondo gli esperti adesso, in questi giorni, a fine agosto, per essere pronta al pelo il primo maggio e non c’è neanche il bando. Lei comunque su questo aspetto è altrettanto tranquillo?
GIUSEPPE SALA:
No, non sono tanto tranquillo, ma sull’Albero della Vita noi abbiamo 15 giorni per arrivare a una soluzione. Abbiamo incontrato ieri il dottor Cantone, apro una parentesi: il ruolo che il dottor Cantone sta facendo nel rispetto della diversità ma con uno spirito collaborativo straordinario, è di grande utilità all’Expo.
VITTORIO EBOLI:
Ricordiamo, è il Commissario…
GIUSEPPE SALA:
Il Commissario Anticorruzione a capo dell’ANAC, lo rincontriamo tra 15 giorni e tra 15 giorni bisogna portare una proposta che funzioni dal lato procedura. Le regole nel sistema pubblico sono molto rigide ma così è, non è che si può scappare alle regole. Quindi abbiamo 15 giorni di tempo per convincere il sistema che le procedure messe in atto sono quelle giuste e poi correre a costruire l’Albero.
VITTORIO EBOLI:
Sul tema alimentare, Marco Borghesi, l’Amministratore Delegato di Soremartec che è la Società di ricerca e sviluppo di prodotti del Gruppo Ferrero, che è Official Sponsor di Expo ed è anche un supporter al Meeting di Rimini. Prego dottore.
MARCO BORGHESI:
Grazie molto per questo spazio, per questa opportunità. Nel mio intervento, che sarà molto breve, l’obbiettivo sostanzialmente è quello di raccontare in 10-15 minuti, nei tempi che mi sono stati dati, di portare il punto di vista di un’azienda, di una multinazionale italiana presente nel mondo che ha deciso di investire sul grande evento Expo. Voi sapete, Ferrero è presente in tutto il mondo con grandi marche, con Nutella, Kinder, con Tic Tac, Rocher, abbiamo venti stabilimenti nel mondo di cui quattro in Italia, sedici fuori dall’Italia, trentamila persone, l’80% del fatturato fuori dall’Italia. Quindi una grande azienda italiana, multinazionale, che decide di investire su un grande evento italiano.
Vi dirò molto velocemente qual è l’opportunità che noi come Ferrero abbiamo intravisto in questo e che ci ha portato a siglare, all’inizio di quest’anno, un accordo con Expo, con il dottor Sala e con il suo team. Siamo entrati come Official Partner per la categoria Confectionary Specialties, quindi specialità dolciarie. Parlerò velocemente di quelli che saranno i temi di responsabilità sociale che Ferrero affronterà, svilupperà, illustrerà in quella sede. Nella sede di Expo, parleremo di qualità di prodotti, di filiera delle materie prime, parleremo di alimentazione e stile di vita. Quindi questi saranno i temi fondamentali che Ferrero porterà in Expo, che saranno oggetto di approfondimento, porteremo il patrimonio di Ferrero, in termini di pratiche, di competenze, di attività che facciamo quotidianamente per assicurare l’eccellenza organolettica e qualitativa dei nostri prodotti. È anche vero che questa è la parte meno nota dei nostri prodotti. Le nostre marche sono note per la loro bontà, per la loro pubblicità, molto meno si conosce tutto quel patrimonio di lavoro, di attenzione, di ossessione alla qualità e quindi a degli aspetti ingredientistici, alimentari che l’azienda fa nel mondo per garantire il successo di questi prodotti. Sostanzialmente per entrare nel primo punto, prima di tutto perché Ferrero crede e investe su Expo 2015? Qui riporto lo statement del nostro Chief Executive Officer, signor Giovanni Ferrero: “Nel momento in cui abbiamo deciso e firmato il contratto, l’accordo su Expo, la ragione fondamentale per cui noi partecipiamo è perché tendiamo a contribuire al successo di Expo 2015, con il supporto del patrimonio di pratiche e di iniziative nel campo della responsabilità sociale Ferrero”.
Quindi noi crediamo che Expo 2015 rappresenti una straordinaria occasione per tutte le aziende che hanno una straordinaria storia da raccontare sui loro prodotti, quindi non parlo di storia commerciale o pubblicitaria. Expo rappresenta, proprio per i temi che affronterà, per la vetrina mondiale che rappresenterà, una grande opportunità, una straordinaria opportunità per le aziende che hanno tanto da raccontare e tanto da illustrare in termini di qualità, di attività svolte per garantire la qualità dei prodotti. Quindi noi quello che faremo sarà, in quella sede, illustrare al grande pubblico i principali temi e progetti della responsabilità sociale d’impresa Ferrero, presenteremo anche i progetti Ferrero che sono dedicati agli stili di vita sani ed attivi, in particolare avremo un focus sul progetto Kinder¬+sport, e offriremo il contributo del Gruppo al dibattito su temi di sicurezza e qualità alimentare con organizzazione di eventi, di convegni e di momenti di approfondimento ad hoc che saranno realizzati. Quindi, sostanzialmente, il focus del lavoro sarà orientato sulle pratiche virtuose del Gruppo Ferrero, che sono più rilevanti e coerenti con le tematiche e con il patrimonio valoriale di Expo 2015. Su questo ci siamo confrontati, abbiamo lavorato fino ad oggi ed anche stiamo lavorando con il Team Expo del dottor Sala, e questo rappresenterà il cuore del nostro lavoro da qui a maggio 2015. Parliamo di responsabilità sociale del Gruppo Ferrero: noi abbiamo quattro pilastri fondamentali nella nostra strategia di responsabilità sociale, che saranno poi illustrati, dettagliati, presentati all’interno di Expo. Innanzitutto i prodotti: Ferrero vive di prodotti di qualità realizzati con la massima attenzione alle esigenze dei consumatori, alla sicurezza, mediante una continua innovazione con elaborazione d’eccellenza degli ingredienti.
La fondazione Ferrero di Alba, che segue le attività rivolte agli ex dipendenti e promuove tante iniziative culturali ed artistiche nel territorio albese e piemontese, le imprese sociali, che sono attive in India, Camerun e Sudafrica, in particolare ed altre iniziative sono in corso di sviluppo per creare nuovi posti di lavoro e realizzare progetti e iniziative per l’educazione e la salute di bambini nelle aree depresse, laddove andiamo a collocare i nostri stabilimenti che servono quelle aree geografiche e poi, come dicevo, il progetto Kinder+sport, che è il programma educativo volto ad incoraggiare l’attività fisica di bambini ed adolescenti e prevenire e combattere la sedentarietà. La responsabilità sociale di Ferrero inizia sin dalle origini, dal ’46, quando nasce e viene costituito il primo grande stabilimento che è quello storico di Alba. Ferrero ha sempre considerato il radicamento territoriale un valore fondante dell’azienda e questo è stato mantenuto nel tempo, indipendentemente dall’espansione internazionale del Gruppo. Fin dalle origini c’è stata una grande attenzione a evitare che questa attività industriale determinasse uno spopolamento della langa. Voi sapete che al tempo era una regione molto agricola e chiaramente lo stabilimento attraeva persone, attraeva operai, dipendenti che avevano in molti casi loro territori, erano ex coltivatori. L‘azienda ha sempre cercato, su iniziativa, su volontà del fondatore Michele Ferrero, di non sradicare queste persone dal territorio, dall’agricoltura, ma di aiutarle a lavorare mantenendo anche il contatto con le loro terre. In questo modo la langa è stata preservata e sapete poi ai giorni nostri abbiamo anche avuto questo bellissimo regalo del riconoscimento da parte dell’Unesco della langa come sito Patrimonio dell’Umanità. Sempre in tema di radicamento territoriale, l’attività fondante di Ferrero, che sempre illustreremo all’interno di Expo, è quella della Fondazione Ferrero, una fondazione che si basa su un motto molto esplicativo, “lavorare, creare, donare”, e che ha una serie di iniziative culturali e sociali a favore della comunità albese e piemontese.
Adesso andrò velocemente sugli altri temi fondamentali che saranno poi sviluppati ed elaborati nell’ambito di Expo. Ho parlato prima di prodotti e di filiere responsabili, le nostre filiere agroalimentari strategiche. Ora, facendo prodotti dolciari, usando cacao, nocciole, latte, zucchero e olio di palma, evidentemente lavoriamo con fornitori selezionati e abbiamo un nostro codice di condotta commerciale Ferrero che si basa su protocolli di qualità, di sicurezza, di eccellenza qualitativa, di freschezza ed anche di principi etici, di sostenibilità. Quindi andiamo a verificare che questi fornitori siano fornitori che rispettino i protocolli internazionali in termini ad esempio di non utilizzo di lavoro minorile e quindi buone pratiche agricole, abbiamo tutti questi impegni formalizzati in quello che è il nostro progetto Agricultural Commitment Sustainability. Tutte queste attività sono monitorate, sono controllate, e diamo un avanzamento su base annuale con il nostro rapporto di responsabilità sociale che viene certificato e validato da un ente certificatore esterno. Per darvi un’idea dei nostri obbiettivi, abbiamo un obbiettivo sul cacao di raggiungere il 100% di certificazione sostenibile entro il 2020, ovviamente questo processo è iniziato diversi anni fa, e non è sempre semplice avere queste certificazioni perché le quantità e i volumi sono importanti e le regioni di provenienza delle materie prime sono diverse, però sul cacao stiamo lavorando molto intensamente, quindi 2020 è il nostro target di 100% sostenibilità. Sulle nocciole abbiamo un target di 100% tracciabilità al 2020 anche in questo caso; sull’olio di palma abbiamo raggiunto l’obbiettivo che ci eravamo dati con un anno di anticipo: entro la fine del 2014 avremo la certificazione di sostenibilità sul 100% dell’olio di palma utilizzato; sul caffè l’abbiamo raggiunto con due anni di anticipo, siamo al 100% di caffè certificato sostenibile nel 2013, l’obbiettivo originario era 2015, quindi un lavoro in progress. Siamo arrivati su alcune filiere, stiamo lavorando per sviluppare queste certificazioni su tutte le altre e portarle al 100%. In molti casi siamo al 60%, in altri all’80%, ma ci arriveremo per i target temporali definiti.
Poi abbiamo il nostro impegno diretto nella filiera strategica della nocciola. Ferrero, non tanti lo sanno, fa anche attività agricole. Esiste una AgriFerrero che è partita negli anni ’90, la prima è stata in Cile, poi abbiamo avuto piantagioni avviate in Argentina, in Georgia, in Sudafrica; in Australia siamo dal 2011, abbiamo oggi novemila ettari coltivabili e abbiamo oltre mille persone, inclusi i lavoratori stagionali, che lavorano su queste filiere di proprietà diretta Ferrero, quindi qui andiamo a parlare di produzioni che sono state avviate dal Gruppo Ferrero. Perché questo? Esistono due aree nel mondo, due fasce climatiche che consentono, che sono favorevoli alla crescita delle nocciole. La nocciola è una delle nostre filiere più strategiche per i nostri prodotti, perché entra dentro la Nutella, entra nei Rocher, entra in una serie di altri prodotti che sono grandi marche del Gruppo. La nocciola oggi è prodotta al 70% a livello mondiale in Turchia, fra l’altro anche con recenti problematiche di temporali che hanno determinato una riduzione delle quantità disponibili. Esiste una fascia invece, nell’emisfero sud, dove non è presente questa coltivazione e dove noi come Gruppo stiamo attivando delle iniziative per sviluppare queste coltivazioni. Quindi diversificare le nostre fonti di approvvigionamento, con un obbiettivo, di migliorare la qualità, di diversificare la fornitura e anche di arrivare in stagionalità. Quando i nostri stabilimenti aprono le produzioni, quindi parliamo della ripresa dopo l’estate, vogliamo avere nocciole fresche in controstagionalità rispetto alla disponibilità dell’emisfero Nord. E questa è la ragione strategica per cui ci siamo mossi in questa direzione. Velocemente un punto sull’alimentazione e sugli stili di vita attiva. Si parla di sostenibilità, si parla di responsabilità dell’industria alimentare, e la responsabilità si esercita non solo nella selezione di ingredienti e nella cura delle attività produttive, nella cura della qualità e della sicurezza alimentare, ma si esercita anche promuovendo quello che è un corretto stile di vita, il che significa che il tema non è tanto quello di un ingrediente o un prodotto, ma il tema è lo stile di vita complessivo – so che l’ha citato anche l’ambasciatore Fulci nell’intervento di lunedì, e quindi questo è molto importante -; noi abbiamo una strategia nutrizionale molto chiara, basata sul fatto che facciamo prodotti dolciari, quindi non facciamo prodotti dietetici, i prodotti dolciari si inseriscono, si possono inserire in una corretta dieta basata sui tre capisaldi fondamentali su cui c’è convergenza da parte della scienza, della letteratura nutrizionale: la diversificazione della nutrizione, la moderazione della assunzione degli alimenti e il mantenimento di una contestuale attività fisica.
Non entro nel dettaglio di tutti questi punti del nostro approccio nutrizionale, vi faccio vedere però solamente un grafico che è rappresentativo di un tema molto importante, che spesso non viene affrontato, non viene sottolineato sufficientemente e che è un tema invece che è stato sempre molto sviluppato con grande attenzione da Ferrero, quello della porzionatura dei prodotti. I nostri prodotti, che sono prodotti dolciari, hanno porzioni estremamente piccole. Voi pensate al Kinder cioccolato, sono tante piccole barrettine confezionate singolarmente, pensate per un consumo limitato, per un bambino. Noi abbiamo il 65% di tutti i nostri volumi commercializzati nel mondo che hanno porzioni inferiori ai 25 grammi, e oltre l’80% di porzioni inferiori ai 45 grammi. Queste sono porzionature significativamente inferiori alla media di mercato e ai principali concorrenti, che invece puntano su unità di consumo tendenzialmente più alte, e questo punto è molto importante ai fini del controllo dell’intake calorico nei momenti di consumo fuoripasto, che sono poi quelli in cui determinati nostri prodotti si inseriscono. Quindi tutti questi temi saranno poi temi che andremo a sviluppare in Expo, ma in particolare in Expo avremo, se ho ancora due minuti, velocissimo, la presentazione del progetto Kinder+sport. Kinder+sport è sostanzialmente uno dei pilastri della responsabilità sociale Ferrero, è un progetto dedicato ai ragazzi, si basa sulla considerazione che il movimento è la prima forma di comunicazione e di scoperta, trasforma i ragazzi attivi in adulti positivi con un enorme beneficio sociale. Il movimento quindi ha un grande valore e soprattutto noi crediamo che sia importante perché un bambino attivo è più facilmente un adulto attivo. Kinder si rivolge ai ragazzi, è nato negli anni ’60-’70 sul concetto “più latte meno cacao”, per mettere d’accordo mamme e bambini, oggi attualizza la sua proposta anche con un intervento diretto nel mondo dello sport. La nostra revisione è quella di ispirare le future generazioni alla cultura del movimento come principio di una vita gioiosa. Questo progetto sarà presentato in Expo, oggi siamo attivi con il progetto Kinder+sport in 26 Paesi, che diventeranno trenta nei prossimi due anni, quindi un progetto ambizioso, su cui il Gruppo sta investendo in modo significativo. Per dare alcuni indicatori, abbiamo quindici milioni di ragazzi coinvolti, lavoriamo ovviamente con le Federazioni Sportive e con le associazioni, con 40 principali Federazioni, tre comitati olimpici ci hanno supportato, 18 pratiche sportive sono state coperte e poi abbiamo più di ottanta ambasciatori e testimonials che sono stati coinvolti proprio per trasmettere questi valori positivi dello sport ai ragazzi. Anche i testimonials dei nostri spot pubblicitari partecipano a questo progetto. Chiudo con una slide, ringraziandovi per l’attenzione, con una slide che vuol essere anche di auspicio all’ulteriore espansione e successo dei prodotti Ferrero nel mondo. Grazie a tutti.
VITTORIO EBOLI:
Grazie a Marco Borghesi del Gruppo Ferrero, che ha toccato un altro tema particolarmente delicato, quello della filiera agro-alimentare responsabile. Bene, qua abbiamo il Presidente della Regione Lombardia, una delle Regioni più importanti da quel punto di vista, legato all’Expo, all’Esposizione universale, e c’è anche il tema della contraffazione alimentare, cosa state facendo voi in questo senso?
ROBERTO MARONI:
Bene, anch’io ringrazio per l’invito, Expo è una grandissima occasione e un grandissimo impegno, tutte le istituzioni sono coinvolte e aldilà di qualche scaramuccia sui giornali, tra la Regione ed il Comune di Milano, sui Bronzi di Riace, devo dire che su Expo c’è stata, c’è e mi auguro continuerà ad esserci una più che leale collaborazione tra le Istituzioni, la Regione, il Comune di Milano, la Società e il Governo. Ci siamo divisi un po’ i compiti insomma: la società realizza i padiglioni, il sito Expo, noi come Regione facciamo tante altre cose, in particolare su cinque aree, una di queste è appunto l’anti-contraffazione. Abbiamo preso l’iniziativa, come Regione Lombardia, di fare assieme a Coldiretti un documento, un protocollo, che illustra iniziative che noi abbiamo sottoposto alla Commissione Europea e ai Paesi che aderiscono ad Expo, perché ci aderiscano loro, lo sottoscrivano, un documento che impegna questi Paesi a contrastare la contraffazione alimentare, che, per l’Italia in particolare, Francia e Spagna, ma per l’Italia in particolare, oltre a essere un grave rischio per la salute, è un danno economico di cui pochi hanno la consapevolezza del volume. Vi dico solo questo dato: tutto l’export agro-alimentare delle imprese italiane in un anno vale circa 30 miliardi di euro. Il cosiddetto “italian sounding” cioè il consumo di prodotti che suonano come italiani: il “Parmesan”, il “Proseko” con la cappa etc. etc. nel mondo vale il doppio, 60 miliardi di euro, oltre ad essere un rischio per la salute, perché se io compro negli Stati Uniti un prodotto che dico fatto in Italia, vuol dire che risponde ai requisiti di sicurezza agroalimentare dell’Unione Europea, etc. etc. ma non è così. Oltre ai rischi per la salute quindi è un danno enorme per la nostra industria agroalimentare.
Allora il nostro obiettivo è quello di far sottoscrivere questo documento al maggior numero di Paesi possibili, perché questo consumo venga ridotto. Se lo fosse anche solo del 10%, sarebbero 6 miliardi all’anno in più a favore delle nostre imprese e per questo stiamo facendo un tour tra i principali Paesi in Europa e nel mondo e devo dire che in alcuni Paesi abbiamo avuto una adesione molto convinta, in altri un po’ meno, ovviamente dove i prodotti contraffatti sono accettati o tollerati. Questo è un primo importante impegno della Regione. Poi siamo impegnati sul tema dell’infrastrutture: è già stato detto, in questi mesi sono previsti venti milioni di visitatori. Stiamo realizzando, in intesa col Governo, una serie di iniziative sul terreno delle infrastrutture: riqualificazione delle strade che ci sono che portano a Expo, potenziamento del sistema ferroviario, della rete ferroviaria che in minima parte è gestita dalla Regione, in massima parte dalle Ferrovie dello Stato e lì ovviamente l’impegno deve essere maggiore di quanto oggi non sia perché l’alta velocità va bene.
Ma il trasporto regionale è altrettanto importante sia per Expo sia per i pendolari che sono lavoratori che tutti i giorni vanno a lavorare non su l’alta velocità ma sui treni regionali e che però viaggiano sulla rete che non è di proprietà della Regione. Anche qui infrastrutture, nuove infrastrutture: la BREBEMI, che è stata appena inaugurata, la tangenziale esterna, la Pedemontana. Complessivamente l’impegno per le opere connesse ad Expo, in materia di infrastrutture, è ingentissimo, parliamo di quasi 15 miliardi di euro; i privati sono coinvolti e anche questa è una novità importante, perché la BREBEMI è stata fatta con soldi dei privati, su concessione pubblica ed è una novità assoluta che noi vogliamo replicare. Interventi importanti che la Regione coordina, io sono il Presidente del tavolo regionale sulle infrastrutture ma la responsabilità è suddivisa tra tanti soggetti. L’altro tema che noi presidiamo, l’altro terreno che noi presidiamo è quello, in vista di Expo, del turismo, della cultura, cioè della promozione dei territori. Io vorrei che i cinesi, i russi, chi non è mai venuto in Italia e verrà ad Expo, non stia lì nel sito Expo due giorni, un giorno a Milano e poi venga preso dai tour operator e portato a Parigi, a Berlino, ovunque in giro per l’Europa. Vorrei che si innamorasse dei nostri laghi, del lago di Como, del lago di Garda, vorrei che girasse in giro per l’Italia, vorrei che noi, davvero, sfruttassimo questa straordinaria occasione perché questa gente non deve venire in quei sei mesi lì, deve venire in quei sei mesi ma deve innamorarsi delle nostre bellezze e tornare almeno nei sei anni successivi. E’ un investimento, è la vera “legacy” di Expo, per usare un termine che va di moda, è la vera eredità e noi dobbiamo essere bravi a farlo e noi su questo siamo impegnati.
VITTORIO EBOLI:
Presidente, cosa è stato fatto fin ora e cosa c’è da fare nei prossimi mesi?
ROBERTO MARONI:
Abbiamo fatto tanto, qui ho visto in sala Mauro Parolini che è il nostro assessore regionale che ha la responsabilità del turismo e non solo. A lui è affidato, attraverso uno strumento che abbiamo costituito, una società che si chiama “Explora”, la promozione dei territori della Lombardia. Abbiamo chiesto ai Comuni, ai Sindaci, alle Province di fornirci delle idee: come promuovere, come fare per attrare i visitatori di Expo ad andare a Mantova, ad andare a Como, ad andare in giro per la Lombardia e anche qui, molto concretamente, abbiamo messo 10 milioni di euro per cofinanziare queste iniziative. E’ già stato pubblicato il bando e quindi noi abbiamo messo un piccolo tesoretto per promuovere turismo e cultura. Non abbiamo niente da invidiare a nessun Paese del mondo, abbiamo pensato di fare fuori dal sito Expo dei padiglioni della cultura, abbiamo opere di Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, Bramante, De Chirico. I futuristi italiani hanno un padiglione fisso al Guggenheim di New York e qui da noi nessuno se ne ricorda e il Futurismo è nato proprio a Milano. Investire sulla cultura è un ottimo investimento anche come ricadute turistiche: secondo tema. Il terzo è quello del lavoro.
VITTORIO EBOLI:
Allora la interrompo su questo aspetto perché ha chiamato in causa, ovviamente, gli altri Comuni. Qui abbiamo il presidente dell’ANCI Fassino che coinvolgo tra un istante. Volevo passare prima dall’ingegnere Radaelli, che è il Commissario Straordinario dell’ENIT – Ente Nazionale del Turismo -, anzitutto quali sono le ricadute perché siamo passati dal tema…
ROBERTO MARONI:
…però se fa così, non mi fa concludere e non c’è l’applauso finale. Grazie.
VITTORIO EBOLI:
Così becca il doppio applauso poi alla fine: uno adesso e uno dopo.
ROBERTO MARONI:
Esperienza.
VITTORIO EBOLI:
Ingegnere Radaelli le ricadute stimabili, probabili sul sistema turistico italiano. Quali sono le stime, se ce ne sono, sugli afflussi turistici?
CRISTIANO RADAELLI:
Buongiorno innanzitutto e grazie per l’invito. Comincerei proprio dalle stime. Le stime attuali confermano le stime che erano state fatte già fin dall’inizio per Expo, si parla di circa un totale di venti milioni di turisti, di cui tra sei e otto dall’estero. In questo ruolo l’Agenzia Italiana per il Turismo ha lavorato a braccetto con Expo fin dall’inizio per promuovere l’attività di Expo e la partecipazione in Italia dei turisti stranieri e l’andamento alla vendita dei biglietti, come citava prima il dottor Sala, è in linea con le aspettative e sta procedendo, direi, assolutamente bene rispetto alle aspettative che c’erano. Sull’aspetto del viaggio e dell’utilizzo in Italia, c’è un po’ una situazione a macchie di leopardo: ci sono alcune Regioni, alcuni Comuni, che si sono mossi sicuramente meglio e altri che forse aspettano ancora di partire e per i quali è necessario, probabilmente, sviluppare nei prossimi mesi delle attività importanti.
VITTORIO EBOLI:
Manca tutt’oggi una omogeneità di utenti.
CRISTIANO RADAELLI:
Sì, direi che alcune Regioni e alcune località si sono mosse fin dall’inizio per promuovere una visita nella loro località, nella loro Regione associata alla visita all’Expo, altre probabilmente mi auguro che partiranno nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, anche perché l’attività fino ad oggi, è stata in particolare un’attività di business to business e quindi di contatti e collegamenti con i tour operator; l’attività sul cliente finale, che è quella che poi permette di sfruttare maggiormente, come diceva il Presidente Maroni, la visita in Italia, è un’attività che deve partire e deve intensificarsi oggi. Mi piacerebbe sottolineare anche un punto che il Presidente Maroni ha già toccato, che è quello delle infrastrutture, perché è necessario che le infrastrutture i forniscano servizi adeguati in termini anche di tempi e di viabilità, perché ovviamente tanti turisti che arrivano poi per la visita all’Expo devono poter viaggiare lungo le strade, le ferrovie su tutto il percorso. Ad esempio il dottor Sala prima citava il fatto della Metropolitana milanese, il fatto di mantenere aperto l’Expo dalle 10 di mattina alle 11 di sera vuol dire che la Metropolitana milanese dovrà poter funzionare almeno parzialmente anche durante la notte; quindi è chiaro che devono esser fatti degli interventi operativi sulle infrastrutture perché il turista possa avere un servizio adeguato.
Vorrei anche richiamare un po’ due punti forse già citati. L’Expo è una doppia opportunità: quella attuale su cui abbiamo lavorato e stiamo lavorando e che è quella di portare turisti in Italia a visitare l’Expo e a visitare quindi l’Italia, Milano, la Lombardia e tutta l’Italia per quanto possibile. Il secondo aspetto è quello, anche questo accennato prima, che deve diventare un’occasione importantissima per un “rebranding”, per usare una parola straniera, per un rafforzamento dell’immagine italiana. Tra l’altro il tema del cibo è ovviamente uno dei temi per il quale giochiamo in casa, perché siamo conosciuti in tutto il mondo. L’Italia oggi, pur essendo una delle mete preferite per molti elementi – la cultura, la storia, lo shopping – dai viaggiatori internazionali, non riesce ancora a concretizzare una quota di mercato del turismo adeguata rispetto a questi livelli. L’Expo deve diventare quindi l’occasione non solo per portare i turisti nei sei mesi dell’anno prossimo, ma per permetterci di mettere le basi perché l’Italia rimanga una destinazione ambita, che ci permetta di invertire la tendenza e risalire la quota di mercato che ci ha visto un po’ in discesa negli ultimi anni a livello di turismo.
VITTORIO EBOLI:
Ecco, a questo proposito e qui mi rivolgo al presidente dell’ANCI, il Sindaco Fassino: quanto è un evento di Milano l’Expo e quanto è un evento italiano l’Expo?
PIERO FASSINO:
Va bene, grazie, chiedo scusa se sono arrivato con qualche minuto di ritardo ma era un ritardo del treno che mi portava. La domanda è assolutamente giusta e ce la siamo posta, anzi, l’ha posta a me il dottor Sala qualche mese fa, dicendomi appunto, “c’è questo gigantesco evento che, per tutte le ragioni che sono state dette è davvero un evento straordinario, è una grande opportunità, una grande occasione per il nostro Paese: come facciamo a fare in modo che non sia soltanto un evento vissuto da Milano e dalla Lombardia? Fermo restando che ovviamente l’Expo è a Milano”. Questo a me pare sia una questione giusta, ce la siamo posta e stiamo lavorando. Adesso dirò come far diventare Expo una grande occasione nella quale si identifichi l’intero Paese. Questa è l’occasione per più ragioni: la prima è che puntiamo a venti milioni di visitatori, ma una quota significativa di quei venti milioni di visitatori vengono dell’Italia e non vengono solo dall’estero e se noi vogliamo portare milioni di italiani a vedere l’Expo a Milano, andare a Milano per l’Expo, abbiamo bisogno di farli identificare con questo evento, un grande evento che li riguarda. La seconda ragione è che se c’è un Paese che nel mondo può dire qualche cosa su questo tema è l’Italia e lo può dire qualsiasi territorio italiano, perché una delle caratteristiche forti del nostro Paese è di avere una storia, una cultura, una civiltà che in ogni territorio si intreccia fortemente con il tema della gastronomia, del cibo, dell’enologia, del cibo e dell’alimentazione. La terza ragione è che, è già stato detto, è una grande occasione per offrire l’Italia, far conoscere l’Italia, far amare l’Italia, attrarre migliaia, milioni di persone che vadano ovviamente a Milano per l’Expo ma poi colgano questa occasione per visitare l’Italia e diciamo essere ospiti del nostro Paese non solo a Milano e in Lombardia.
Allora come si è affrontato questo tema: io dirò in breve, in pochi minuti, come lo affrontiamo come ANCI e poi qualche minuto per dire come lo stiamo affrontando in una città, che è Torino, che ha una particolarità: è la più grande città più vicina all’Expo e quindi, è a 33 minuti di alta velocità, il sito di Expo a piazza S. Carlo è nel giardino di casa, no? E’ alle porte della città e quindi per noi è un grandissimo evento. Allora che cosa significa? Cosa facciamo? ANCI: ci siamo posti il problema di far conoscere l’evento in tutta Italia e ci siamo inventati un’iniziativa che è già partita e sta avendo un grande successo. Questa iniziativa è coinvolgere i Comuni italiani in un grande tour che è già partito tre mesi fa, per l’Italia, un grande giro dell’Italia che si organizza in ogni Comune. Per ora abbiamo la prenotazione di 500 comuni italiani, l’obiettivo è coprire almeno tutti i 2000 italiani che hanno più di 10000 abitanti, delle presenze, degli eventi che organizziamo in tutti questi territori che sono caratterizzati da due finalità: uno far conoscere l’Expo, quindi eventi di informazione, conoscenza, socializzazione dell’Expo, di cosa sarà in ragione tale da socializzare al massimo Expo. Secondo, valorizzare con quegli eventi il territorio e tutto ciò che in qualche modo quel territorio esprime legato al cibo e all’alimentazione, in ragione tale che questo coinvolgimento non sia solo un coinvolgimento passivo, non sia soltanto un evento nel quale andiamo a spiegare quello che succederà a Milano, ma siano anche eventi nei quali la valorizzazione dei prodotti che sono legati all’alimentazione di quei territori si connettano al tema dell’alimentazione e di Expo. Questo circuito è partito tre mesi fa e sta andando avanti, ogni settimana ci sono città, questa settimana, mercoledì, ci saranno due giornate a Matera, la prima che mi viene in mente, il fine settimana a Monza e via di questo passo.
VITTORIO EBOLI:
Possiamo immaginare un festival della letteratura di Mantova legato ai temi dell’alimentazione…
PIERO FASSINO:
A questo ci arriverò…
VITTORIO EBOLI:
…ci arriviamo…
PIERO FASSINO:
Questo è il primo tema: il grande tour con le città per Expo. Un secondo tema, ne parlerà Gnassi, non gli tolgo l’argomento, è questo: stiamo lavorando perché tutti gli eventi che nel Paese si svolgono, a partire dal circuito dei festival – il festival della letteratura, il festival della mente, il festival dell’economia, tutte queste cose qui, confluiscano in un network dei festival e delle feste, che abbia un focus e un momento su Expo. Terzo, stiamo lavorando per coinvolgere le comunità italiane nel mondo perché colgano l’occasione di Expo per tornare in Italia ancora una volta, e lo stiamo facendo con i Comuni di origine, ragione tale che il tornare in Italia sia l’occasione per visitare Expo ma anche tornare nei Comuni da cui sono partiti loro o i loro ascendenti emigrati nel corso dei decenni. Infine ci sarà il padiglione Italia che è il padiglione nel quale ANCI organizzerà una serie di cose. Torino. Torino è una città immediatamente investita per la prossimità, per noi è una grandissima occasione, perché? Perché come molti sanno, Torino è una città che è cambiata moltissimo e per un secolo è stata una grande “factory town”, una grande città fabbrica, una città manifatturiera, produttiva, industriale. E questa è la sua identità e anche la sua forza. Da quindici anni a questa parte Torino è una città che sta cambiando moltissimo e senza smarrire il suo profilo industriale, perché quello continua ad essere un profilo fortissimo per noi, sta diventando però sempre di più centro di ricerca, città universitaria sempre più importante, città che ha investito e investe moltissimo in cultura e questo forte investimento in cultura la sta facendo diventare una città turistica, con punte di affluenza turistica assolutamente sconosciute per la nostra città e che cominciano a collocare Torino dentro il range delle città turistiche, delle città d’arte e delle città di cultura.
Quindi l’Expo è una grandissima occasione: venti milioni di persone, non so quante riusciremo a portarne a Torino, ma un pezzo cerchiamo di portarlo a Torino. Abbiamo individuato cinque percorsi, rapidamente. Un percorso del cibo, partiremo già in autunno: salone del gusto, terra madre, nel ’15 avremo il forum mondiale dell’economia sostenibile, l’assemblea mondiale delle città del “bio” e una serie di eventi legati all’alimentazione. Secondo percorso, ovviamente, una grande offerta culturale: sarà inaugurato il nuovo museo egizio, come sapete secondo al mondo, un grande programma di mostre d’arte di ogni tipo, un’annata intera di iniziative organizzate con le istituzioni berlinesi: “Torino incontra Berlino”, una serie di eventi culturali in ogni disciplina con un’offerta culturale intensissima che si offre per tutti quei visitatori che vengono in Italia attratti in primo luogo dal fatto che oltre all’ Expo questo è il Paese che ha quel patrimonio e quell’offerta culturale straordinaria che sappiamo. Terzo un percorso sportivo: Torino sarà nel 2015 capitale europea dello sport e questo ci consentirà di organizzare tutta una serie di eventi in tutte le discipline, di carattere internazionale. Un percorso della spiritualità, al centro del quale ci sarà l’ostensione della Sindone, ad oggi siamo a 3 milioni di prenotazioni di fedeli pellegrini per la ostensione, con la visita ovviamente prevista di Papa Francesco. Infine un percorso congressuale, i due congressi fondamentali: il congresso mondiale delle camere di commercio, oltre 6.000 partecipanti da tutto il mondo e una cosa di grandissimo rilievo, secondo me, la prima edizione, mai fatta, della riunione mondiale di tutti i direttori, 1.000 direttori, dei 1000 siti UNESCO nel mondo. Naturalmente ciascuno di questi eventi noi lo costruiamo in rapporto con l’Expo, perché sia anche l’occasione perché chi va all’Expo possa venire a Torino e viceversa. Questo è quello che stiamo facendo e io penso che ci siano tutte le condizioni perché sia un grande evento. Allora voglio dire due ultime cose in un secondo. Primo: io penso che noi non possiamo avere come lettura di Expo le inchieste della Magistratura o notizie su questo o quell’episodio che possa turbare la preparazione dell’Expo, perché l’Expo è un grandissimo evento e noi abbiamo il dovere di fare in modo che non sia offuscato e svilito, ridimensionato da queste cose.
Quindi c’è la necessità di un impegno corale di tutti perché l’Expo sia davvero quello che deve essere. Ricordo che i tre Paesi in cui sono state fatte le tre ultime edizioni sono: Giappone, Germania e Cina, cioè un evento che avviene nelle grandi nazioni di questo pianeta. Per noi è una grandissima occasione per offrire l’immagine del nostro Paese e non è indifferente che immagine offriremo, visto che veniamo da anni nei quali la nostra immagine non sempre è stata fortissima. Per questa ragione io penso che bisogna lavorare tutti e lavorare tutti a sostenere fortissimamente, e lo dico qui, perché ho lavorato in questi mesi con il Ministro del Lavoro, il dottor Sala. Senza la sua determinazione, probabilmente le cose sarebbero oggi molto più complicate e io penso che la garanzia che noi ce la faremo sta anche nel fatto che è Sala a dirigere questo lavoro, perché ho visto come l’ha diretto. L’Italia è un Paese nel quale l’ultimo chiodo si pianta all’ultimo minuto non dell’inaugurazione ma della chiusura, siamo abituati così; però l’Italia è anche un Paese che quando l’evento lo promuove e l’organizza lo fa e lo farà al meglio e io cono convinto che l’Expo si farà, questo è ovvio, si farà bene, sarà un grande successo. Milano e l’Italia ne trarranno certamente un grandissimo profitto che avrà delle ricadute al di là dei sei mesi dell’Expo. Grazie.
VITTORIO EBOLI:
Sulle ricadute successive all’Expo, poi faremo un passaggio, magari richiederemo ovviamente, al Presidente Maroni cosa ne pensa. Volevo passare al Sindaco Gnassi, Sindaco di Rimini, perché avete concluso da poco un accordo proprio con Sala, con l’Expo, e diciamo implementando quello che si era appena detto a livello di ANCI.
ANDREA GNASSI:
Buongiorno a tutti. Prendo le ultime parole di Piero Fassino. Insomma, dalle mie parti si direbbe così: bisognerebbe guardare all’Expo con la forza e il coraggio di avere una botta d’orgoglio, una botta d’orgoglio per il nostro paese, una botta d’orgoglio al di là di quelli che sono gli sguardi di ognuno di noi, i lavori che ognuno di noi, pro-tempore, come dire, nella vita, sta facendo. Perché Expo è davvero una grande possibilità di raccontare, di far esplodere le biodiversità italiane, i grandi talenti italiani e questo tema di non offuscare l’Expo con quello che, come dire, anche qui, una parte piccola ma consistente evidentemente per la sua penetrazione, sta tentando di fare, cioè quello di offuscare l’Expo…le cose raccontate oggi da Sala, da Fassino, da Maroni, ci possono permettere di dire che Expo è talenti, non tangenti. Allora noi stiamo guardando, come Comuni italiani, stiamo guardando a questa grande finestra che spalanca i talenti italiani al mondo e collega questa finestra milanese ai talenti italiani attraverso, ad esempio, delle grandi vie, che sono vie di storia, di cultura, di manifattura. Noi abbiamo lavorato in questi mesi per collegare una grande via italiana, che è la via Emilia, all’Expo. La via Emilia nasce qui sul ponte di Tiberio, uscendo da questa fiera, che compie tra l’altro quest’anno duemila anni, e questa è una via straordinaria, come tante ce ne sono, come quella che appunto diceva Fassino prima, collega Milano con Torino, Milano con Venezia, Milano con Genova.
Questa, la via Emilia, è una via dove, nel corso di questi duemila anni, noi abbiamo prodotto una forza, una potenza tale di bellezza per cui basterebbe raccontare e narrare questo al mondo. Nel nostro periodo buio, l’Italia ha avuto Giotto, questo è stato il nostro momento un po’ più, come dire, debole. Ecco, questa nostra via è una via dove la forza delle persone ha preso la terra e ha fatto l’argilla, ha fatto le ceramiche, ha preso il ferro e ha fatto i motori, con la Ducati, con la Ferrari, con la Lamborghini, ha preso un pezzo di spiaggia e ha costruito una grande piazza d’accoglienza di tutte le persone che vengono dall’Europa. Allora a noi piace collegare, come dire, questa finestra italiana che è l’Expo, che possa spalancare appunto i grandi prodotti di questa nostra terra. Stiamo lavorando su un progetto costruito sulla ‘tourism experience’, e cioè l’idea che i viaggiatori che viaggiano, che verranno a Milano, questi venti milioni, forse ci auguriamo anche di più, possano appunto vivere Milano, vivere l’Expo e poi perché no, ovviamente qualcuno andrà a Torino, ovviamente noi lavoreremo perché qualcuno venga a vivere un’esperienza legata alla grande produzione italiana che c’è lungo la via Emilia e possa, perché no, venire a dormire e a soggiornare a Rimini. La via Emilia è fatta di culatelli, a proposito di biodiversità, è fatta di Parmigiano Reggiano, di prosciutto di Parma, non è fatta di Parmesan, non è fatta di prosek con la k, è fatta appunto dei grandi talenti che hanno trasformato le materie prime in qualcosa di irripetibile e straordinario. Poter raccontare questa via, questo raggio e interpretare l’Expo in una sorta di modello hub spot, cioè un hub che si collega con i raggi ai talenti italiani e alle città italiane, è il progetto su cui noi stiamo lavorando. Siamo partiti l’anno scorso, ovviamente, sul cibo, sul food, su quello che è un grandissimo assist del nostro Paese, perché abbiamo la fortuna, in questa terra emiliana, padana, che collega Rimini a Milano, di trovare i grandi cuochi, i grandi chef, che abbiamo trasformato ad esempio in cuochi da marciapiede, facendoli ritrovare in un grande tendone felliniano davanti al Grand Hotel, e offrendo come dire, insieme ai più grandi giovani cuochi del mondo, i prodotti di questa via Emilia e offrendoli appunto ai visitatori che vengono dalle nostre parti.
Poter raccontare questo, strutturando un percorso e costruendo dei pacchetti turistici: in Italia sul turismo si spendono molte parole, si fa molta retorica ma poi c’è pochissima concretezza. Pacchetti turistici vuol dire trasformare una emozione, un talento, un prodotto, in qualcosa che non solo racconti, promuovi, ma commercializzi, quindi vendi. Pacchetti turistici vuol dire dare la possibilità di soggiornare lungo la via Emilia, di passare da Expo e arrivare appunto a Rimini, magari andando a visitare il museo della Ferrari, assaggiando e vedendo le produzioni della grande gastronomia, della grande produzione emiliana. Noi stiamo facendo concretamente questo. Aggiungo un’altra riflessione. Lavoriamo su questo concetto che Expo è talenti e non è tangenti. Dobbiamo essere orgogliosi di questa finestra italiana che si spalanca. Lo dico perché forse è anche il momento di passare dalla retorica alle scelte. Noi molto spesso, come dire, pigri nel vedere le nostre debolezze, evochiamo riforme, poi aspettiamo che altri le facciano. Io sono di quelli che pensa che la Merkel sia rigorosa, dura ecc., però guardiamoci anche attorno, usciamo come dire dal lamento, perché i tedeschi sono quelli che sul turismo hanno investito più di tutti in Europa, sono il Paese che ha investito più di tutti nel mondo. Si sono organizzati con un vettore che si chiama Lufthansa, sono usciti dalla logica del piccolo campanile, per cui ogni paesello ha una pista d’aeroporto fino appunto al fallimento, hanno due grandi porte d’entrata che si chiamano Francoforte e Monaco, a cui hanno aggiunto Amburgo e Berlino, un sistema di aeroporti regionali collegato con la logistica dell’alta velocità. Beh, con questo sistema i tedeschi stanno vendendo l’Italia ai cinesi, cioè sono coloro che, come dire, organizzano il flusso di questo grande movimento che c’è nel mondo. Allora, vogliamo uscire dalla retorica e guardare al turismo come un settore industriale da scegliere e su cui investire? Se voi andate a vedere quanto il turismo è sostenuto dal punto di vista, come dire, delle norme, delle risorse, delle attenzioni rispetto a il tessile, la meccanica, la metalmeccanica, l’agricoltura o la pesca, la distanza non è abissale, non c’è distanza perché non c’è confronto.
Allora oggi il tema è: se questo è il nostro Paese di grandissima storia, di grandissima bellezza, non basta solo costruire una narrazione ma è giunto il momento di scegliere il turismo come settore strategico del Paese. Settore strategico vuol dire una politica industriale, vuol dire che l’Expo non può essere il momento in cui noi, se ci riusciamo, all’ultimo momento spalanchiamo la finestra e per fortuna c’è Sala, sta arrivando la gente e poi la richiudiamo. Vuol dire che se spalanchiamo la finestra dei nostri talenti, dei nostri giacimenti al mondo, beh, questa finestra bisogna tenerla aperta dopo l’Expo, bisogna davvero investire sui collegamenti dell’alta velocità. Torino è a mezz’ ora ma Rimini, cuore delle vacanze italiane, è collegata con Milano Porta Garibaldi in 2 ore e 10’. Questa finestra qui deve rimanere spalancata e vuol dire che noi dobbiamo orientare investimenti, risorse su un’industria strategica che va scelta, quella del turismo appunto, come strategica. Ricordo che, mentre noi parliamo, non solo la Germania ha scelto il turismo e sta vendendo l’Italia ai cinesi, perché il rischio è che quei venti milioni, in parte saranno italiani, però se andate a vedere i mercati turistici, ad esempio andate ad analizzare quello cinese, ci sono cinque player che organizzano la vacanza dei cinesi in Europa, non ce n’è uno italiano, ce n’è solo uno piccolo italiano. E vendono due pacchetti, il pacchetto Europa e il pacchetto Italia, il pacchetto Europa è di dodici – quattordici giorni, tassellino per rientrare in Cina e avere, come dire, il distintivo della visita in Francia, nel Benelux, quanti più Paesi in poco tempo; in Italia, come dire, il pacchetto viaggia sull’asse Milano-Venezia-Firenze-Roma. Allora, se noi vogliamo strutturare un’industria che vada a competere con i tedeschi e si riprenda ciò che di nostro i tedeschi stanno vendendo, dobbiamo investire in modo strutturale sui collegamenti, sull’alta velocità. Lo dico nella mia piccola città, se ci fosse l’alta velocità, come dire, in modo permanente da Rimini a Bologna – Milano, io sarei il primo, lo dico, l’ho detto nella mia città, a chiudere l’aeroporto di Rimini, perché non è possibile che ad ogni campanile corrisponda il tentativo di sostenere una pista che in un mondo globale non ha senso, non ha senso. Se nel mondo viaggeranno un miliardo e mezzo di persone, l’Organizzazione mondiale del turismo ci sta dicendo questo. Noi dobbiamo capire che se vogliamo intercettare questo movimento dobbiamo organizzare delle filiere industriali che sono quelle dei trasporti, della logistica e che sono quella possibilità di spalancare la nostra grande bellezza al mondo, che è fatta anche, e finisco con questo, di cuore, di passione, ma anche di mani, di mani, perché i nostri prodotti vengono dalla nostra buona terra, sono prodotti coltivati con la passione ma fatti con le mani. Beh, questa, come dire, è un’ occasione che non possiamo perdere.
Chi specula sull’Expo specula sul Paese. Io credo che invece sia giunto il momento di una grandissima botta di orgoglio attraverso l’Expo per il nostro Paese. Ah, una postilla, non l’ho fatto apposta per l’applauso. Siccome il Presidente Maroni giustamente, come dire, in quanto capofila alla Regione Lombardia dell’Expo, ci chiedeva anche, come dire, qualche idea da mettere in campo, ecco, ne parlava prima Piero Fassino, noi come ANCI stiamo lavorando attorno (guardate che è durissima scardinare questa mentalità piccola, forte, radicata, italiana, molto provinciale per cui ognuno comunque le partite se le fa da solo, se le fa in casa, non si costruiscono delle reti, le reti si evocano e poi non si fanno) all’idea di mettere in rete questa grande proliferazione italiana di proposte culturali che si esprime attraverso i grandi festivals – il festival della letteratura di Mantova, della filosofia di Modena, del cinema di Torino e quant’altro. L’idea che stiamo lanciando come Anci è quella di dare una dimensione globale della nostra energia, della nostra profondità, del nostro sguardo sul mondo, è quella di provare a mettere in rete la grande produzione culturale italiana che si esprime attraverso la profondità di questi festivals, dando a questi festivals esattamente il tema dell’Expo, di nutrire il pianeta. E’ un’occasione straordinaria, fino ad adesso le Esposizioni universali dall’Ottocento in avanti sono andate sul paradigma dello sviluppo, della crescita, del progresso, oggi noi affrontiamo un tema che è il tema nel mondo che sta affrontando l’Africa, l’India cioè quello della nutrizione del pianeta. Se noi dessimo ai nostri festivals il tema della nutrizione del pianeta, in modo tale che Mantova lo potesse indagare attraverso la letteratura, Modena ne facesse una questione filosofica, Trento, come dire, un dibattito dal punto di vista delle logiche economiche, beh, noi metteremmo in rete una effervescenza italiana sul grande tema che è quello dell’Expo. Questa è una proposta concreata che possiamo lanciare e stiamo lanciando come ANCI. L’altra, la dico al Presidente Maroni, è, visto che come dire è qui, che noi non abbiamo il Colosseo, non abbiamo, come dire, un giacimento tale per cui qualcuno viene per forza, ci dobbiamo conquistare un po’ con la fatica e il sudore il fatto che la gente venga, creando magari quelle emozioni italiane di semplicità, di cordialità, di ospitalità, che hanno fatto venire anche qui, ancora una volta, il Meeting come tanti altri grandi eventi. Siamo la città di Fellini, abbiamo un entroterra bellissimo che arriva nelle terre di Piero della Francesca ad Arezzo.
Bene, l’idea che vorremmo proporre al Presidente Maroni, di cui abbiamo parlato con Sala, è anche quello di strutturare una presenza dell’ Expo alla più grande fiera di business turismo che il Paese ha e che si chiama TTG. Noi ad ottobre abbiamo la più grande fiera di intermediazione turistica in cui si vende l’Italia nel mondo. Ci saranno 2000 aziende, 1000 buyers, 300 travel blogger, dei 1000 professionisti tour operators che verranno, 200 sono dei paesi BRICS. Beh, questa sarebbe, come dire, una di quelle grandi occasioni, e siccome la gente viene dal mondo per comprare l’Italia, penso che davvero dal Meeting si può lanciare l’idea di far incontrare l’ Expo con i grandi buyer del mondo che comprano l’Italia, strutturando la presenza di Expo al TTG.
Quindi tante piccole cose pensate attraverso un pensiero turistico radicato possono fare esaltare la grande opportunità che l’Expo rappresenta.
VITTORIO EBOLI:
Ingegner Radaelli, allora, il sindaco Gnassi ha battuto molto sulla concretezza. Cioè, ovviamente si parla sempre dei massimi sistemi ma, cosa si sta facendo in concreto? L’ ENIT come si pone in questo senso?
CRISTIANO RADAELLI:
L’ENIT è in una fase di grande trasformazione, infatti, non a caso sono Commissario straordinario. L’ENIT ha lavorato fino ad oggi, credo con successo, con soddisfazione reciproca, insieme ad Expo per la vendita all’ estero, nel mondo, come dicevo, dei biglietti di ingresso e per la presentazione dell’Expo nel mondo. Ha fatto accordi, ha supportato gli accordi che poi Expo ha fatto con grandi operatori per la vendita di questi biglietti. La legge approvata a fine luglio assegna all’Agenzia Italiana per il Turismo nuove competenze che sono proprio in linea con quello che, direi, sia il dott. Fassino sia il dott. Gnassi hanno detto nel loro intervento. Cioè l’ ENIT deve diventare in futuro l’agenzia che rappresenta e promuove il turismo in Italia e avrà al suo interno il Portale Italia.it, che oggi è ancora un portale con una storia un po’ travagliata, esiste da molto tempo ma non è mai stato dell’Agenzia italiana. Dovrà sviluppare in tempi brevi la “tourist card”, in modo che i turisti possano comprare fin dall’estero i servizi, in particolare quelli pubblici, per visitare l’Italia, e dovrà anche permettere, questo è un cambio epocale, la promo commercializzazione dei servizi turistici ed eno-gastronomici. Quindi un passaggio epocale nel quale si assegna all’agenzia questo ruolo di presentazione del Brand Italia nel mondo. Quindi sicuramente l’impegno nostro è di gestire, supportare questo cambiamento che sicuramente richiederà anche competenze innovative per poter fare questo passaggio. Contiamo assolutamente sul supporto di quelle che sono le Città e le Regioni più avanzate che già si stanno muovendo su questo aspetto. Quindi l’Agenzia Italiana per il Turismo sarà sicuramente un partner e un motore importante per questa attività nel futuro.
VITTORIO EBOLI:
Bene, io oltre ad essere ovviamente un turista attratto da Expo, sono anche un cittadino residente a Milano, quindi chiedo al presidente Maroni: il giorno dopo l’ Expo cosa resta per Milano, per la Lombardia, per l’Italia? Perché da quanto sta emergendo, alla fine, stiamo vedendo che è un evento che comunque riguarda tutto il Paese e non solo Milano e tutta la Lombardia.
ROBERTO MARONI:
Io volevo in un minuto però concludere quello che stavo dicendo, cioè le due aree importanti che la regione sta presidiando: quella del lavoro e quella della sanità. Quella del lavoro perché Expo sarà un’occasione straordinaria per tanti giovani per trovare lavoro, però noi non vogliamo che per loro il dopo Expo sia la fine dell’esperienza lavorativa. Non è giusto, anche se sono contratti a termine. L’impegno di Regione Lombardia è anche qui molto concreto. Valentina Aprea, Assessore al lavoro, ha concordato con ventidue parti sociali, imprese e sindacati, ad inizio giugno, un piano di azione, formazione e sostegno e ci abbiamo messo 24 milioni di euro, per parlare di cose concrete, a favore delle imprese, a favore delle imprese che vogliono assumere, dopo l’adeguata formazione, i giovani che lavoreranno ad Expo in questi 6 mesi, per garantire loro un futuro e non la fine di un’esperienza. E poi la sanità, 22 milioni di visitatori, molti italiani ma molti da tutti i Paesi del mondo, con le notizie che arrivano da certi Paesi africani: io voglio garantire un servizio di sicurezza per tutti i cittadini dall’inizio alla fine di Expo. A qualunque ora del giorno e della notte una persona nel centro di Milano, in qualsiasi paese o città della Lombardia si senta male, io voglio che venga preso e si capisca subito se è un problema di una malattia rara, che va isolata o se è semplicemente una sbronza che ha preso o qualcosa del genere.
Questo vuol dire investire, questo vuol dire trovare i soldi e tanti soldi e, io dico, per fortuna per la Lombardia, per la sanità non è un problema. Mario Mantovani Assessore alla Sanità ha collaborato con il tavolo che è stato fatto a Roma. Il Fondo Nazionale della Sanità ha premiato la Regione Lombardia con il principio del costo, dei costi standard. Noi abbiamo un tesoretto di oltre un miliardo di euro in più rispetto ai trasferimenti abituali, quindi non abbiamo problemi di risorse. In più, fortunatamente, è un caso più unico che raro, ma investiremo, certo ma perché noi siamo bravi, abbiamo i conti a posto, e lo dico avendo ereditato i conti a posto, non è merito mio, o solo merito mio. Per una volta non c’era il buco ma conti erano a posto. Siamo l’unica Regione che non ha mai dovuto chiedere il ripiano dei conti, chiedere il ripiano dei conti della sanità al governo. E questo i giornali non lo scrivono, ma io sono orgoglioso di questo, di avere ereditato questa situazione. Voglio migliorarla, ho l’ambizione di migliorarla, ma parto già da un punto che è un punto di eccellenza. Bene, questa eccellenza per Expo sarà al cubo perché non deve essere possibile che in Lombardia ci sia un problema sanitario di qualunque tipo durante Expo.
VITTORIO EBOLI:
Quindi in concreto come si realizzerà questa sicurezza rafforzata?
ROBERTO MARONI:
Con un piano che stiamo definendo nei dettagli con l’Assessore Mantovani, che avrà un finanziamento di parecchie decine di milioni di euro e che coinvolge tutte le strutture sanitarie della Lombardia. Tutte, in special modo quelle specializzate nelle malattie rare o nelle malattie infettive naturalmente, per evitare che se ci fosse malauguratamente un caso di contagio non si debba diffondere a tutti quelli che frequentano Expo, naturalmente. I soldi ce li abbiamo, le competenze ce le abbiamo, quindi da questo punto di vista sono assolutamente tranquillo ed è un’altra delle eccellenze della Regione Lombardia. Il dopo Expo, mi permetta, come portare in giro i turisti in Lombardia? Potremmo dire che nel mese di agosto un turista va in Valtellina perché ci sono i pizzoccheri da mangiare? Non credo che funzioni. Ma va in Valtellina perché da Tirano parte una delle otto meraviglie del mondo, la funivia del Bernina, patrimonio mondiale dell’UNESCO, 61 km di ferrovie ad altissima quota da Tirano a St. Moritz. Quanti sanno dell’esistenza qui, in questa sala, di questo patrimonio mondiale dell’UNESCO? Quanti l’hanno già fatta? Bene, qualcuno. Mi congratulo con loro. Questa è una cosa unica al mondo, di queste cose in Regione Lombardia e in Italia ne abbiamo più che in qualunque Paese, quindi per noi è facile trovare le cose da valorizzare, dovremmo fare in modo che chi arrivi lì, però, non debba prendere 10 mezzi impiegando 14 ore per andare da Milano a Sondrio. Questo è il compito che noi Istituzioni dobbiamo risolvere, investendo molto sulle infrastrutture e sulla mobilità. Il tasto dolente è il Governo che è sempre in ritardo, è forse l’aria romana, non lo so, e promette, promette e poi, per fortuna c’è il Ministro Lupi che ogni tanto spinge. Faccio un solo esempio: il Governo ha fatto il decreto il 24 giugno dicendo: “Entro una settimana passano alla Regione Lombardia tutte le competenze sulle società di proprietà della Provincia di Milano, che sparisce, e che fanno le infrastrutture per Expo, entro il 30 di giugno”. Il decreto interministeriale è stato fatto il 22 di agosto, un mese e mezzo dopo, perché? Non lo so. È un mese e mezzo che si è perso, e siccome Expo inizia il primo maggio 2015 e neanche con un decreto legge Renzi potrà spostarlo di sei mesi, è un ritardo ingiustificato. Purtroppo è successo.
Mio compito è quello di stimolare, diciamo così, quotidianamente il Governo perché metta i soldi che ha promesso. Non gli chiedo cifre straordinarie, solo i soldi che ha promesso per la pedemontana, per la BreBeMi, per le altre infrastrutture, perché servono per Expo. Diciamo che è un rapporto dinamico, lo definisco dinamico ma positivo. Sono ottimista che i soldi arriveranno perché se no andiamo giù a Roma e facciamo qualche… vabbè, mi fermo qua. Dopo Expo. Anche qua ci siamo mossi per tempo, non abbiamo aspettato la fine di Expo. Ci sono esempi di successo nel mondo del dopo Expo, esempi di insuccesso e di degrado. Purtroppo l’esperienza italiana nel settore delle grandi opere non è un’esperienza molto brillante sia nel farle sia in quello che avviene dopo, e anche questa è una grande sfida che noi vogliamo raccogliere, affinché dopo Expo, nell’area Expo, ci sia, dopo Expo, un successo per Milano e per la Lombardia in particolare. Ci sono tante idee, sono state formulate, qualcuna è anche un po’ stravagante, noi le abbiamo raggruppate in un bando, è già stato pubblicato, offrendo la possibilità di investire su quest’area con un master plan che ha individuato alcuni temi, non che cosa fare esplicitamente, e questo bando dice che le offerte dovranno arrivare entro il 15 novembre 2014. Siamo qui. Ovviamente il costo è rilevante, l’impegno è rilevante, sono 315 milioni di euro, ma se voi pensate che l’Expo finisce il 31 ottobre 2015 e il programma prevede che la eliminazione dei padiglioni e la messa a disposizione dell’area avverrà entro il 30 giugno 2016, diciamo che con i tempi ci siamo. Che cosa sorgerà? Ci sono tante idee, io ne ho una…
VITTORIO EBOLI:
Un bando da 315 milioni che molti dicono potrebbe andare a vuoto, se va a vuoto. Com’è possibile? Non è improbabile….
ROBERTO MARONI:
C’ è un piano B, non si poteva fare diversamente per le regole urbanistiche del Comune di Milano e del Comune di Rho. Questo è il bando che va ho fatto. Se il 14 novembre non ci saranno offerte, non ci saranno offerte che ci soddisfano, c’è il piano B, che è quello di procedere per lotti separati, per realizzare varie cose, un parco, escludendo alcune cose, escludendo per esempio un’ urbanizzazione selvaggia, escludendo la costruzione di immobili che non c’entrano niente con quell’area, riservando una parte a parco pubblico, riservando una parte, secondo me, questa è la destinazione ideale, ad una serie di strutture sportive: uno stadio, una piscina olimpica. Milano non ha una piscina olimpica, Milano non ha una piscina olimpica! È incredibile! Palazzo del ghiaccio, tutto quello che volete. Una città dello sport, ne ho parlato con il presidente del CONI Malagò, che non è contrario, anzi è molto interessato. Quell’area lì per chi la conosce è un’area strategica, facilissima da raggiungere da tutta la parte nord della Lombardia, collegata bene: due autostrade, l’alta velocità, la metropolitana, 30 minuti da Torino. Ospiteremmo anche, non le squadre torinesi ma gli atleti torinesi molto volentieri, però questo lo vedremo il 15 di novembre. Ci siamo mossi per tempo e anche su questo la sfida è che Expo deve essere un successo e dopo Expo deve essere un successo al quadrato.
VITTORIO EBOLI:
Vedremo ovviamente come si realizzerà, ci sono due rischi: quello che lei ha detto della speculazione edilizia delle aree del padiglione o anche quello opposto dell’abbandono dell’area. Lei quale teme di più? In breve.
ROBERTO MARONI:
Nessuno dei due, guardi, io sono di natura ottimista, ma sono rischi che conosciamo bene e li abbiamo già evitati, perché non ci sarà né speculazione edilizia né abbandono. Ci sono già delle proposte, dichiarazioni di interessi per realizzare strutture di vario tipo dal mondo delle imprese, dalle società. Quindi secondo me il problema sarà quello di scegliere tra tante proposte diverse, è un happy problem come si dice e spero che davvero questa sia la soluzione finale.
VITTORIO EBOLI:
Va bene, vedremo poi appunto a novembre. Poi si apre il capitolo post expo, in una fase dell’economia nazionale non molto brillante, alcuni sono meno ottimisti di lei, non molti imprenditori hanno quella capacità finanziaria, vedremo! Concludiamo con l’ottimismo…
GIUSEPPE SALA:
Stiamo aspettando un comunicato dalla Farnesina, quindi mi astengo. La storia di un’esposizione universale è una storia di otto anni: dal momento in cui una città e il Governo, perché poi la candidatura la firma il governo, presenta la candidatura e il momento in cui l’Expo si vede, passano otto anni. Ecco, è un periodo di tempo lunghissimo nei tempi moderni. Cambiano le situazioni economiche, crisi, cinque Governi in otto anni, cambia tutto. Noi abbiamo avuto la capacità, nel momento in cui c’era da resistere, di resistere, di costruire il progetto, di sapere che non c’era da portare a casa molto in termini di consenso. È una fatica. Ora cosa mi auguro, arrivati qua a 40 settimane dall’apertura? Mi auguro due cose: una prima è che questo sistema collaborativo che mi pare tutti intorno al tavolo stiamo enfatizzando, funzioni e funzioni ancora meglio. Qui abbiamo aziende che ci credono, che ci hanno messo la loro capacità, la loro intensità di investimenti, abbiamo la politica, le città, abbiamo la dimostrazione che al di là di tutto in Italia siamo capaci di collaborare quando vediamo la direzione, quando ci fidiamo che quella è la direzione giusta. Solo dalla collaborazione il tutto può funzionare. Poi io credo e spero in un’ultima cosa, che possiamo definirci gente normale, cioè gente che sa che esiste un senso del dovere, che la mattina si alza, va a lavorare, porta il proprio contributo e sa cosa deve fare. Non è più il momento di annunci, è il momento di fare con concretezza, di non perdere nemmeno un giorno e di parlare quando si sa che si può fare. Questa è la mia grande speranza in questi ultimi mesi di grandissima concretezza. Grazie.
VITTORIO EBOLI:
Grazie a Giuseppe Sala, commissario unico di Expo 2015. Grazie a tutti quelli che hanno partecipato: Marco Borghesi del Gruppo Ferrero, il Sindaco Fassino, il Presidente della Regione Lombardia Maroni, Cristiano Radaelli e il Sindaco Gnassi. Grazie a voi per averci ascoltato e buon proseguimento di Meeting. Arrivederci.