Eurasia. Gog e Magog

 

‘Siamo abituati da sempre (il “sempre” dei pregiudizi nati con i programmi scolastici, cioè dall’Ottocento), a guardare alla storia e alla sua inseparabile sorella, la geografia, con gli occhi dei figli della tradizione ellenistica e romana. Il nostro orizzonte, quando pensiamo alle antichità ed al Medioevo, è quindi mediterraneo-centrico. Si fa un gran parlare di prospettive antropologiche, di storia totale, di “visione dell’Altro”: ma nella realtà il nostro sguardo si arresta al “limes” romano e da esso si muove, verso nord e verso est, solo con il procedere della cristianizzazione. Pensiamo ancora come Plinio il Vecchio; e magari – noialtri, decristianizzata gente del XX secolo – come la Bibbia. A nord c’è l’ultima Thule; a est gli Sciti crudeli, l’orrido Caucaso e il barbaro Persiano; a sud “hic sunt leones”; a ovest il Mare invalicabile e le Isole felici. Ma i deserti, invece, vivevano e brulicavano di vita. Per capire sul serio la civiltà greca bisogna guardare alla Eurasia come entità continentale. Si chiamarono un tempo invasioni barbariche, quando l’etnocentrismo era cosa senza parola e l’allusione i “barbari germani” serviva ordinariamente anche da veicolo per la denuncia e la condanna del supposto “secolare nemico”. Oggi tutta la storia ci appare come un secolare piano di scorrimento di successive migrazioni di popoli: da una parte la ricerca dell’identità e dei radicamenti conduce a chiedersi se e quando si possa dichiarare una terra propria di un popolo, dall’altra si deve concludere che nessuno può davvero definirsi “da sempre” padrone di una terra e che l’autoctonia è solo un mito. La nostra storiografia isola e dilata uno spezzone storico, peraltro di lunga durata (più di un millennio tra II e XV secolo) in cui le migrazioni di popoli si sono succedute in modo più denso e tumultuoso attraverso lo spazio eurasiatico. In realtà, vi erano state migrazioni prima, vi sarebbero state migrazioni più tardi. Mutano i referenti, ma il viaggio continua. Il ventre dei nomadi è sempre fecondo. La mostra (26 pannelli) proporrà in successione storica un “viaggio” all’interno di un arco di tempo che, come detto, è molto ampio. Si tratta di avvenimenti noti e meno noti, personaggi famosi eppure sconosciuti al grande pubblico, presentazione di luoghi che furono teatri di quegli eventi che hanno costruito la realtà anche odierna.’

Data

20 Agosto 1995 - 26 Agosto 1995

Edizione

1995
Categoria
Esposizioni Mostre Meeting