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Etemenanki. Alla ricerca della Torre di Babele
La Torre di Babele è, da sempre, considerata il paradigma del “folle volo” la sfida dell’uomo che tenta di realizzarsi con le sole proprie forze, la sfida a Dio, e, nello stesso tempo la sperimentazione del limite, dell’incompiutezza della creature che si affida solo a se stessa, conseguendo come risultato la divisione e l’incomunicabilità. Ma approfondendo questa grande vicenda, scopriamo come l’avventura della Torre di Babele sia molto più complessa e articolata. Ricca di spunti, non solo culturali, ma di tracce evidenti che testimoniano la sua esistenza. Sì perché la Torre non solo è esistita, ma se ne possono ancora riconoscere i resti.
La Mostra “Etemenanki: alla ricerca della torre di Babele”, vuole ripercorrere l’incredibile vicenda dal racconto biblico, alle tracce medievali, alla collocazione storica, all’evidenza archeologica, al significato religioso sino all’allegoria e alla metafora.
La Mostra si dipana innanzitutto dalla Genesi capitolo 11 anche con riproposizioni di passi dalle Bibbie apocrife “”Ora tutta la terra aveva una sola lingua e parole uguali. Quando vagarono nella parte d’Oriente, gli uomini capitarono in una pianura del paese di Sennaar e vi si stabilirono. E si dissero l’un l’altro “Orsù! Facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco”. Il mattone servì loro invece della pietra e il bitume invece della malta. “ Ma dov’era la pianura di Sennaar e quella descrizione minuziosa che parla di bitume al posto della calce e di mattoni cotti corrispondeva al vero? La torre di Babele era veramente esistita, e la diaspora delle lingue, realmente accaduta?
E’ ciò che si chiedevano anche gli uomini del medioevo, tant’è vero che nella seconda sezione verrà illustrato il viaggio di Beniamino di Tudela, ebreo spagnolo, che, con l’intento di visitare le comunità ebraiche, girò mezzo mondo e quando passò dalla Mesopotamia credette di riconoscere la torre nella Ziqqurat di Barsippa. Mentre i contemporanei preferirono identificarla con il grandioso minareto di Samarra.
Nella terza sezione ci inoltriamo nel contesto vero e proprio. Il ritiro delle acque dopo il diluvio e la ripopolazione della valle di Sennaar, la valle del Tigri e dell’Eufrate. Innanzitutto si parte dal riconoscimento del fatto che il monte dell’arca non è l’attuale Ararat, bensì il monte Pira Magrun molto più vicino a Babilonia, ai confini con l’Iran e quindi più logicamente collocato nell’ambito di quei monti da cui discesero gli uomini che costruirono la Torre. Verrà inoltre illustrato il contesto naturale, le civiltà che popolarono la Mesopotamia.
La quarta sezione sarà dedicata a Babilonia, la grande città che domina con la sua presenza almeno due millenni di storia. Riproduzioni, immagini ricostruttive. Documenti odierni degli scavi e delle ricerche faranno comprendere la realtà di questa metropoli che, più volte distrutta, fu capace di risorgere e porsi come punto ineludibile di riferimento per tutto il vasto oriente.
Nella quinta sezione verrà illustrato il significato delle Ziqqurat Le Torri Mesopotamiche. Le Ziqqurat erano strutture che permettevano alla divinità di prendere contatto con gli uomini. Dall’alto del cielo il dio poteva “poggiare i piedi” sull’edificio con cui culminava la Torre, magari riposarsi per poi scendere nel tempio a livello del terreno.
Successivamente apparirà il cuore della mostra: verranno presentati gli scavi a Babilonia che mostrano i resti dell’Etemenanki “Le fondamenta del cielo e della terra” la gigantesca torre, descritta anche da Erodoto per la sua straordinaria mole, alta 90 metri dominava la pianura di Sennaar. Rifatta almeno quattro volte, era inizialmente costruita in mattoni crudi, poi venne ricostruita con milioni di mattoni cotti legati con bitume! Al tempo di Nabuccodonosor vi parteciparono anche gli ebrei deportati. Immagini degli scavi e alcuni reperti originali arricchiranno la sezione.
Nelle due sezioni finali verrà descritto il diversificarsi delle lingue e il significato profondo del “mistero” della torre.
Insomma un’avventura culturale, religiosa e scientifica di grande significato.
Lle immagini e ai testi saranno accompaganti da reperti originali, bibbie del 500 e del 600, riproduzioni di tavolette cuneiformi, sigilli cilindrici, maquettes e riproduzioni di ambiente. Da ultimo l’emozione di incontrare un frammento di un mattone della torre di Babele testimone di una temeraria sfida ma anche di un riconoscimento dell’Alterità. Da protagonisti.
A cura di: Claudio Saporetti.
Con la collaborazione di: Serena Ticca, Paolo Pasini, Bruno Biotti.
QUESTA MOSTRA È DISPONIBILE IN FORMATO ITINERANTE. CLICCA QUI PER TUTTE LE INFORMAZIONI