Chi siamo
…e rivivrai. Il profeta Ezechiele, la crisi e la speranza
Siamo in una situazione di crisi a tanti livelli, dall’economia alla politica, alla religione. Da più parti si parla del bisogno di una “nuova antropologia” per trovare una strada avanti. Il popolo di Israele ha vissuto un momento molto simile durante l’esilio babilonese, ventisette secoli fa. Attraverso questa vicenda, è possibile rintracciare alcuni elementi essenziali per rinascere oggi.
La mostra prende le mosse dalla creazione del mondo e dall’inizio della storia di Israele, per arrivare poi al momento drammatico dell’esilio. Con l’aiuto di filmati evocativi proiettati dentro una grande tenda nel deserto e la lettura di testi del profeta, chi visita la mostra si immergerà nel mondo di Ezechiele, per vedere il proprio mondo con occhi nuovi.
Il giovane ebreo Ezechiele è la persona attraverso cui Dio rivela al suo popolo che, anche con la distruzione del tempio e della città e la perdita della terra promessa, Egli non è venuto meno alla sua alleanza. Fra tante altre immagini, il profeta Ezechiele paragonerà Israele ad una giovane donna salvata dall’abbandono, cresciuta e adornata da un Signore misericordioso. Divenuta bella e addirittura regina, la giovane disprezza colui che l’aveva soccorsa e si sottrae al rapporto di amore che la costituisce. Con ingratitudine si rivolge ad altri dei: agli idoli stranieri e all’avidità materiale. Così rifiuta la dipendenza, si affida alla propria astuzia politica e sperpera la sua ricchezza. Per questo si trova in esilio, come un estremo appello a ritornare al suo Signore.
Il profeta è colui che non solo svela le ragioni del disastro, ma, con una serie di immagini poetiche, promette il ritorno a Gerusalemme, la ricostruzione del tempio, il governo di un re giusto e addirittura la resurrezione dalla morte. Quest’ultima immagine, inizialmente letta come la promessa del ritorno a Gerusalemme dalla “morte” dell’esilio, è anche una profezia della resurrezione di Cristo e della sua vittoria definitiva. Può anche essere letta come la riedificazione del soggetto umano: «Il soggetto è, come dice il capitolo 37 di Ezechiele, la valle delle ossa e lo Spirito creatore che le investe, così che quelle ossa si muovono e si articolano tra loro, e su quelle articolazioni nasce il corpo, e il corpo è investito dall’’anima: è ricreato ognuno ed è ricreato un popolo, nello stesso identico tempo, con lo stesso identico gesto». (Giussani, Dall’utopia alla presenza).
Ci sono alcuni elementi fondamentali della rinascita che Ezechiele promette che possono indicare quindi anche al nostro presente una strada positiva. In primo luogo, l’inscindibile binomio io e comunità (le ossa aride nell’interpretazione di Giussani), contro ogni esasperato individualismo e ogni riduzione dell’io alla massa. C’è poi il grande tema della bellezza della creazione e della grandezza della vocazione dell’uomo a collaborare all’azione di Dio, che è l’orizzonte adeguato del lavoro umano. Qui viene sviluppato il tema della memoria dell’azione di Dio nella storia, e il contenuto specifico delle promesse di Ezechiele che riguardano il futuro. Infine, fondamento di tutto, visibile nella storia d’amore tra il Signore e la donna abbandonata, è la fedeltà di Dio, che precede e fonda ogni umano tentativo di risorgere.
I tempi odierni ci accomunano alla vicenda di Israele e al suo rapporto con Dio, ma, dopo la risurrezione di Cristo, viviamo ancora di più un’«immensa certezza». Dio si è fatto nostro compagno di strada, presenza concreta e quotidiana. Questa certezza, intuita ma non compiuta nell’esperienza del profeta, è ciò che permette al popolo cristiano di attraversare ogni crisi con la letizia creativa che ha generato la storia a cui apparteniamo.
A cura della Fraternità San Carlo Borromeo
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