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È Cristo che vive in te. Dostoevskij. L’immagine del mondo e dell’uomo: l’icona e il quadro
La mostra è dedicata alla struttura delle immagini nelle opere di Dostoevskij, mettendone in evidenza la funzione.
Vorremmo documentare come l’immagine “bi-composta” usata da Dostoevskij cela (e svela) il volto eterno che si ritrova sotto il sembiante della realtà attuale; mostrare che nelle situazioni più taglienti e brucianti del quotidiano sono riconoscibili gli avvenimenti della storia evangelica e dimostrare visivamente attraverso quali mezzi concreti – la tradizione della pittura sacra cattolica e quella delle icone ortodosse – Dostoevskij ha creato queste immagini. L’icona e il quadro, visti attraverso il prisma del metodo creativo di Dostoevskij, si rivelano allo spettatore non come qualcosa che si esclude a vicenda ma come qualcosa di complementare, l’una rivolta verso l’altro nella creazione della cultura cristiana: l’icona guarda l’uomo, procede in direzione dell’uomo dalle regioni del divino, mentre i quadri sacri si rivolgono a Dio prendendo le mosse dalla profondità del nostro mondo. Ma allo stesso tempo l’icona si trova anche nelle profondità più recondite dell’uomo stesso e il quadro guarda a Dio con i Suoi stessi occhi. I due tipi di immagini del mondo cristiano, alla base delle quali c’è la doppia natura di Cristo, trovandosi una di fronte all’altra, riproducono in ogni singola rappresentazione l’unica immagine di Colui che, essendo contemporaneamente Dio e uomo, è diventato la via e il ponte tra due mondi.
L’immagine bi-composta è una proprietà che i testi di Dostoevskij hanno in comune con la realtà che ci circonda, se noi cerchiamo di guardarla in modo cristiano.
La contemporaneità ha in sé le proprietà dell’eterno. La realtà ha la proprietà di creare un’immagine esteriore visibile a tutti come luogo in cui gli avvenimenti della storia evangelica riaccadono oggi: possiamo incontrarli e rispondere alla sfida che ci lanciano.
Nel modo in cui costruisce le immagini Dostoevskij segue, recupera e trasfigura la tradizione più profonda della cultura dell’Europa occidentale. Da questo punto di vista l’analogia più evidente non la ritroviamo innanzitutto nei testi letterari (anche se indubbiamente si può ritrovare anche lì) ma nelle figure dei grandi santi. Le stigmati di San Francesco lo rendono icona di Cristo ma anche, e questo è fondamentale, operatore di Cristo. Prendendo su di sé l’immagine delle piaghe di Cristo il santo permette a quel sacro mistero di compiersi e agire nuovamente nel mondo proseguendo la sua storia. E coloro che vedono le sue stigmati vedono la dolce immagine di quelle piaghe ma insieme anche delle piaghe nuove e vive, strazianti per chi le porta in sé. Sia San Francesco che Dostoevskij, includendo l’immagine precedente in quella nuova, ci permettono di incontrare quell’immagine come una realtà.
La grande arte cristiana, di cui Dostoevskij è un esponente di spicco, ha generato opere che hanno permesso all’uomo di incontrare non il Dio onnipotente e trionfante ma il Dio sofferente, il Dio-uomo nello spazio della Sua vita terrena. IncontrarLo nell’opera d’arte e imparare a incontrarLo nella quotidianità imparando a riconoscerLo in ogni uomo. La grande arte cristiana ha insegnato all’uomo a vedere nella realtà creata quello spazio in cui la storia evangelica è sempre attuale: lo spazio in cui l’uomo contemporaneo può entrare per compiere ciò che nel Vangelo era stato proposto all’uomo e che l’uomo non ha realizzato.
La mostra è suddivisa in sezioni in cui i pannelli con le citazioni di Dostoevskij mostrano come l’autore usa le immagini nei suoi romanzi e la raffigurazione di icone e quadri ne commentano il significato. Le prime due sezioni sono introduttive alla funzione dell’immagine in Dostoevskij e al rapporto di correlazione tra icone e quadri; quelle successive all’analisi di alcune opere; l’ultima è dedicata al momento della morte di Dostoevskij perché sul suo letto di morte erano collocate, l’una in fronte all’altra, un’icona e un quadro.
Lo scopo principale della mostra è quello di educare l’occhio dello spettatore perché possa imparare a vedere sia la profondità delle immagini che si trovano nei testi di Dostoevskij che la profondità delle immagini che ci sono nella realtà che ci circonda, per arrivare a riconoscere in tutto l’immagine di Cristo che vive in ogni uomo.
A cura di Tat’jana Kasatkina.
Con la cura artistica di Arina Kouznetsova.
Comitato scientifico: Elena Mazzola, Uberto Motta, Alessandro Rovetta.
Con la collaborazione di docenti e studenti di varie università russe e italiane.