Chi siamo
CREDO
Presentazione del DVD di Alberto Michelini. Partecipa l’Autore, Giornalista. Introduce Daniele Celli, Insegnante.
DANIELE CELLI:
Benvenuti a questo incontro con Alberto Michelini, un incontro che non è appena con Alberto Michelini, cosa che sarebbe ed è già oltremodo significativa, per la storia umana, professionale e sociale di Alberto Michelini, che ci ha fatto l’onore di essere ancora una volta al Meeting, un amico del Meeting che torna per presentare un altro grande amico del Meeting, niente meno che Giovanni Paolo II. Il DVD che vedremo oggi pomeriggio, e che ci sarà spiegato, introdotto e commentato dall’autore, riguarda appunto la figura, la persona, la storia di Giovanni Paolo II, ed ha come supporto le arie sacre di Andrea Bocelli: quindi, una chicca se posso permettermi questa espressione, che da circa due anni sta colpendo chi lo vede e chi lo ascolta sulle due sponde dell’Atlantico, in Europa e in America. L’incontro è in realtà perciò con Giovanni Paolo II, non per sminuire, ovviamente, Alberto, che ringraziamo molto sinceramente per aver avuto questa idea. Non è certamente il primo contributo che Michelini prepara e presenta sul Papa: sia come contributi filmati sia come contributi scritti, é copiosa la sua produzione. Dicevo che siamo particolarmente grati perché ci aiuta, come avremo modo di renderci conto, a capire di più chi è stato e tuttora chi è Giovanni Paolo II. Quando Giovanni Paolo II venne al Meeting nel 1982 – la 3° edizione, quest’anno siamo arrivati alla 30° -, nessuno l’aveva calcolato, programmato, progettato. Ma siamo qui a riproporre questo incontro tra uomini, tra popoli e culture, per interrogarci assieme sulle grandi questioni che riguardano la vita dell’uomo.
Giovanni Paolo II ci lasciò una consegna, eravamo allora nella vecchia fiera, non so se qualcuno di voi era presente, io c’ero. Ci disse: “Costruite instancabilmente la civiltà della verità e dell’amore, lavorate per questo, soffrite per questo, pregate per questo”. Quella consegna ha aiutato il Meeting a diventare più consapevole della propria identità di gesto missionario, un gesto che ha la caratteristica di offrire una proposta culturale, un gesto che ha la caratteristica di essere anche una grande festa di popolo, un gesto che ha la caratteristica di condividere la missione della chiesa. Ci disse il Papa: “Voi, facendo questo Meeting, collaborate alla missione della chiesa”. E Dio sa, se in questo momento c’è bisogno di uomini che collaborino con la missione della chiesa. Ecco, io credo che questo video di Alberto Michelini ci aiuti a capire ancora di più come ciascuno di noi, in questo Meeting ed in ogni altra occasione della vita, sia provocato a prendere sul serio la proposta che la chiesa, da 2.000 anni a questa parte, instancabilmente ci offre, quella di seguire Gesù Cristo come centro del cosmo e della storia, come centro del nostro personale cosmo, come centro della nostra personale storia e come centro del cosmo e della storia dell’umanità intera. Alberto Michelini è un noto giornalista, è un noto uomo politico, ma non è soltanto un uomo esperto di comunicazioni, non è soltanto un uomo esperto di politica. Vorrei dire che è anche, e forse soprattutto, un uomo di fede, perché certi contributi non si possono fare se non si hanno un occhio ed un cuore che sono intimamente solidali con l’esperienza cristiana, con l’esperienza di fede, che lui condivide in particolare attraverso l’appartenenza all’Opus Dei. Bene, io credo che quello che potrà accaderci, ce lo auguriamo, oggi pomeriggio, sarà la possibilità di un incremento di umanità e di un incremento di esperienza di fede. Questo grande Papa, Giovanni Paolo II, “Il Grande”, come è stato definito subito dopo la sua morte, abbia ancora molto da dirci. Benedetto XVI, che continua a rilanciare il magistero della chiesa, ha un’eco secondo il suo stile, ma ha un’eco con i continui richiami che segnala, che sottolinea, ha un’eco su questo grande, lungo, straordinario pontificato. Bene, nel dare la parola ad Alberto Michelini, al quale chiediamo evidentemente una sintetica introduzione di questo video, lo ringrazio cordialmente e spero che tutti quanti noi possiamo fare realmente tesoro delle sue parole. Grazie.
ALBERTO MICHELINI:
Grazie a te, Daniele, della presentazione, e grazie a voi di essere intervenuti a questo incontro. Avete fatto bene a sceglierlo, non rispetto ad altri incontri, ovviamente, paralleli alla visione del film, ma perché vale veramente la pena. Non perché l’abbia fatto io, questo è il ventesimo video che ho fatto su Giovanni Paolo II, la mia esperienza è cominciata da giornalista del TG1 al seguito dei suoi viaggi, non come vaticanista ma come inviato. Non ero vaticanista, non lo sono mai stato, ma andavo in giro, inviato in altre parti del mondo ma anche nei viaggi del Papa, ed è stata per me l’esperienza più bella in assoluto che abbia mai fatto. Veramente per me è stata una opportunità ed una grazia specialissima, perché l’ho conosciuto bene, non solamente durante i viaggi. Essendo entrato in confidenza, ho avuto l’occasione di vederlo parecchie volte a Roma, nelle messe della mattina oppure a pranzo, a cena, a colazione, portando persone, amici. Siamo andati, per esempio, anche con Roberto Formigoni, dopo la nostra prima esperienza politica nel 1984, come parlamentari europei. Nel senso che Roberto, eletto a Milano – io eletto a Roma al Parlamento europeo -, andammo assieme a pranzo a Castel Gandolfo dal Papa, che ovviamente era assolutamente felice del fatto che due persone che conosceva e che stimava fossero state elette con un ottimo risultato nei nostri diversi collegi ed entrassero quindi nell’ambito della politica, portando da testimoni certi valori, cosa che non è facile, come tutti noi sappiamo. Non è per niente facile, ma nulla è facile al mondo, per cui l’importante è esserci, non farsi scoraggiare, l’importante è, come ha fatto Giovanni Paolo II fino all’ultimo istante della sua vita, portare la croce. Perché essere cristiani significa questo, in qualche modo. E’ una testimonianza in mezzo al mondo, anche perché, se no, lasciamo una testimonianza negativa a tantissime altre persone che sono in qualche modo nemiche della chiesa e nemiche dell’uomo, sul quale invece va affermata la verità. E’ quello che ha fatto il Papa, che continua a fare Benedetto XVI, un grande pontefice e un degno successore, nel senso che è stato con lui per 24 anni e che poi ha continuato con le sue encicliche, con i suoi discorsi, con la sua ragione veramente illuminata dalla fede. E’ un grande teologo, e’ un grande filosofo, è uno straordinario scrittore: ha la chiarezza, la capacità, la penetrazione che leggiamo nelle lettere di san Paolo: sono semplicissimi ma di una forza e di una penetrazione come la spada che entra tra l’anima e lo spirito, che ti penetra fin nel profondo. In questo è veramente straordinario. Perché ho fatto questi video? Per documentare quello che ha fatto Giovanni Paolo II: questo è l’ultimo e sarà l’ultimo, ovviamente, perciò continuo a portarlo in giro per l’Italia e per il mondo, tanto che il 7 settembre lo presentiamo a Londra. Poi abbiamo impegni in America Latina, in Italia e in molti altri posti: recentemente siamo stati a Verona, due volte a Padova e a Varese, lo faremo a Ferrara. Dovunque mi chiamino, dovunque lo vogliano, perché chi lo vede poi lo chiede a sua volta per altre città, per ricordare, per non dimenticare. Bisogna ricordare che ruolo ha avuto, quale Papa straordinario sia stato Giovanni Paolo II per la storia dell’umanità, anche politica. Non dimentichiamo che è il primo Papa slavo, venuto dall’est, il ruolo che ha avuto anche nel messaggio di Fatima, l’attentato, il tentativo di eliminarlo dalla faccia della terra, quello che ha significato per il crollo del comunismo nel mondo, nell’est europeo, per i diritti dell’uomo. Paradossalmente, il Papa della chiesa di Roma è stato – era inimmaginabile fino a qualche decennio fa – il più grande difensore dei diritti dell’uomo nel mondo. Riconosciuto come tale da due miliardi di persone. Allora, questo video ha l’intento di farlo ricordare, di divulgarlo anche a chi non ha vissuto fino in fondo quel pontificato. È diverso dagli altri, perché non c’è un mio commento sonoro ma ci sono le arie sacre di Andrea Bocelli, 16 arie sacre, un cd che era stato già editato da Caterina Caselli per la Sugar, che ha venduto solamente in America 4 milioni di copie: buon segno che arie sacre siano comprate in America da 4 milioni di persone, quindi ascoltate da parecchi milioni di persone. Caterina Caselli, che non è questa grande cattolica, è una persona per bene, impegnata nella sua professione, capace, intelligente, mi chiamò mentre vedeva quella processione di persone che per tre giorni ha visitato la salma per pochi secondi, aspettando anche venti ore. Vedendo quelle immagini in televisione, in diretta, mi ha chiamato e mi ha detto: “Alberto, ma perché non facciamo un dvd con le arie sacre di Andrea? Avevo fatto un piccolo esperimento precedente, un paio di anni prima, in modo tale da mettere insieme queste immagini. “Guarda, se mettiamo solo queste immagini sono ripetitive e possono avere un impatto al limite negativo, però se noi mescoliamo il Papa vivo e il Papa morto, cercando di individuare in ogni aria sacra un tema del pontificato, può essere che invece ci stia”. Allora ho cercato di fare questo che adesso vedremo: non vorrei aggiungere molto di più a quello che vi sto raccontando, andò esattamente così. Nel presentarlo, noto, come reazione sulle persone, una grandissima commozione e anche lacrime, cioè un impatto molto forte. Io che l’ho visto migliaia di volte, per averlo fatto, averlo rivisto, averlo curato, eccetera, per averlo presentato tantissime volte, trovo sia veramente una cosa straordinaria, ma perché lo è lui, perché è un personaggio incredibile, ha dei carismi che questo Papa non ha – ne ha altri rispetto a lui -, ma lui rimarrà unico nella storia del pontificato, nella storia dell’umanità. Io vorrei che fosse ricordato per quello che è stato, che noi abbiamo vissuto in diretta: ma rivedendolo ora, mi rendo conto di come sia stata grande, incredibile la possibilità che ho avuto di vivere accanto a lui, di vedere il suo sguardo, su cui adesso si scrive nei libri. Anch’io in un libro, che spero venga editato entro l’anno, racconto dello sguardo del Papa. Ho raccolto personalmente conversioni improvvise, di persone lontanissime, per lo meno due, che si sono avvicinate alla fede grazie a questo incontro, perché mi hanno raccontato dell’intensità di questo sguardo. Uno mi ha detto: “Io ho visto nei suoi occhi lo sguardo di mia madre”, e questa persona era un massone che io presentai al Papa perché me lo aveva chiesto, era un imprenditore che stava in Ungheria. Parlo del ’92, quando il Papa andò per la Giornata della Gioventù a Częstochowa, e poi in Ungheria. Lui stava lì, la sua società aiutava finanziariamente come sponsor il viaggio del Papa, voleva incontrarlo così l’ho chiesto al segretario, don Stanislao, che mi ha detto: “Venite alla fine di questa giornata in nunziatura”. Andiamo in nunziatura, all’aperto, era ancora giorno, verso le 8 di sera, pieno agosto. Alla fine di questa lunga giornata del Papa, c’erano solo lui, il Segretario di stato, don Stanislao e l’arcivescovo di Budapest. Gli presento questa persona che gli dà una busta, dicendo: “Santità, per le sue intenzioni e per un atto di beneficenza”. Il Papa, che era molto spiritoso, una caratteristica che magari pochi conoscono, disse, sventolando questa busta a don Stanislao: “Vedi, Stanislao, alla fine di questa giornata faticosa, abbiamo lavorato tanto, ma abbiamo guadagnato qualche cosa”. Dopodiché, due parole di circostanza e torniamo in albergo. Un amico comune mi ha raccontato il giorno dopo che questo signore è andato nella sua stanza, è scoppiato in lacrime e gli ha detto: “Ho visto negli occhi del Papa gli occhi di mia madre”. Lui, che veniva per avere la foto con il Papa, oppure per fare il gesto di dargli un assegno, è rimasto talmente colpito che ha cambiato radicalmente vita. Questo è uno degli episodi, ma ce n’è un altro più personale. Quando nel primo viaggio del Papa in Polonia andai per il Tg1, mia moglie era incinta all’ottavo mese di due gemelli. Sono partito sicuro di tornare in tempo per assistere al parto, il 4 giugno arriviamo a Częstochowa, al santuario, io faccio in tempo la sera stessa a raccomandare la nascita di questi gemelli, la mattina dopo chiamo mia madre e mi dice che mia moglie era ricoverata al Policlinico Gemelli a Roma, era una gravidanza difficile ed erano già nati. Il primo impatto è stato di preoccupazione, poi lei mi ha detto: “No, tutto bene, parto naturale, pesano quasi tre chili l’uno, quindi non c’è nessun tipo di problema”. Il Papa viene informato di questa nascita, per cui un’ora dopo mi incontra dentro il monastero e mi dice: “Allora, sono nati?”. “Sì, Santità”. “Sono buoni?”. Dico: “Speriamo”. Lui dice: “Ora dobbiamo battezzarli assieme con la moglie”, cioè mi ha fatto capire che in questa celebrazione riservatissima saremmo stati noi di famiglia. E un mese dopo a Roma li ha battezzati nella sua cappella privata, eravamo pochissimi, proprio i familiari, ed è stato un bellissimo evento che rimane nella storia della mia famiglia. E lui li ha sempre ricordati, li ha visti crescere, ormai hanno trent’anni, poco prima di morire, quando gli ha visti, ha detto: “Questi sono nati con me”. Aveva una memoria pazzesca. Ogni volta che parlava con mia moglie, le parlava in tedesco, anche se lei parla perfettamente italiano, ma è tedesca, e ricordava qualsiasi cosa. Veramente è stato un rapporto molto stretto, molto bello, umanamente parlando, è stato quello che ha dato senso a tutta la mia esistenza. Quindi io spero, con i tanti video e i libri che ho scritto, soprattutto con questo ultimo, di aver restituito un minimo di quello che lui mi ha dato. Bene, vediamolo…
DANIELE CELLI:
In questo applauso associamo anche la moglie di Alberto Michelini, che è stata giustamente ricordata e che è venuta qui con noi per questo incontro. Grazie. Seguiamo il video.
visione del dvd
DANIELE CELLI:
Si vorrebbe che un video come questo non terminasse mai, non per una suggestione sentimentale ma per la commozione che desta e che, come suggerisce anche l’etimologia latina, muove insieme. Rivedendo o vedendo queste immagini, si sente il cuore che si muove insieme ad un testimone della fede come è stato Giovanni Paolo II, come è Giovanni Paolo II e come è Alberto. Lo ringraziamo anche per questo, perché un lavoro di questo tipo è di una preziosità impressionante, per sostenere noi poveri Cristi ma grandi nella fede. Io chiedo un’ultima parola, prima di salutarci: che cosa si porta dentro, dal punto di vista personale, della consuetudine di dialogo, di rapporto con Giovanni Paolo II?
ALBERTO MICHELINI:
Questa sua grande spiritualità, che era palpabile. Parlavo prima dello sguardo del Papa, ma quello che più ti colpisce, quello che più mi ha colpito fin dall’inizio, quando lo vedevo nei grandi viaggi in mezzo a un milione, due milioni di persone, era la sua concentrazione nella preghiera, come fosse in un’altra dimensione. Lui nasce come contemplativo, doveva fare il frate domenicano, e avrebbe desiderato in qualche modo una vita di contemplazione. Ma al tempo stesso, grazie a questa sua capacità di preghiera, di orazione, di interiorizzare il dialogo costante con Dio – pregava ore al giorno steso a braccia aperte, bocconi, dentro la sua cappella privata, mi diceva il segretario del Papa -, traeva questa sua grande capacità di azione nel mondo, contribuendo al cambiamento del mondo, sia dal punto di vista spirituale, sia dal punto di vista anche materiale. Basta leggere l’ultimo libro di Socci, non so se qualcuno di voi lo ha letto, I segreti di Karol Wojtyla. Ero un po’ scettico per il titolo, ma vale la pena leggerlo perché ci sono cose nelle quali io mi sono ritrovato, avendolo conosciuto personalmente. Contemplazione ed azione, due facce della stessa medaglia: questa è la cosa che mi porto dietro di lui e nella quale mi sono trovato assolutamente legato. Attraverso questa sua grande capacità, è stato un testimone, un esempio straordinario, ed è quello che vorrei comunicare. L’altra cosa che mi ha sempre colpito molto di lui, è questa sua fede granitica, questa sua fede che lui definiva il mistero sconvolgente dell’infinita misericordia di Dio. Non ha caso lui, che frequentava quella realtà ecclesiale, negli anni della guerra lavorava nella cava di pietra: passava lì davanti, andava a pregare lì dove aveva vissuto Faustina Kowalska, questa mistica che aveva le visioni di Gesù, morta a 33 anni, che lui ha beatificato e non a caso canonizzato. Allora era la testimone della misericordia di Dio alla quale il Papa era strettamente legato. Sono queste le cose che più mi rimangono: poi, evidentemente, la devozione mariana, cioè il ruolo della vergine Maria nella storia della salvezza dell’uomo, legato nel secolo passato ai grandi eventi, alle grandi apparizioni, ai grandi avvenimenti che passano da Fatima, per non parlare di Lourdes, per arrivare poi a Medjugorie: c’è un filo rosso che lega queste apparizioni a Giovanni Paolo II e al suo pontificato, la sua storia personale alla salvezza del mondo attraverso Maria. Questo in Socci è molto ben spiegato, non mi voglio dilungare. Una signora mi chiedeva, e qui concludo, dove trovare questo video. Il video lo ha prodotto la Sugar e lo distribuisce la Warner: io ogni tanto mi porto delle copie, le ordino, qui non ho fatto in tempo, ne ho una decina. Se uno va sul sito lo può trovare, sul sito di Bocelli, della Sugar o della Warner: si trova attraverso Internet, basta andare con Google e cercare Bocelli, Giovanni Paolo II, le arie sacre.
DANIELE CELLI:
Grazie.
(Trascrizione non rivista dai relatori)