Con le nostre mani, ma con la tua forza. Le opere nella Tradizione monastica benedettina

 

“Chi mi darà ali come di colomba, per volare e trovare riposo?” (Sal 54, 7). Forse i soldi, la salute, la carriera, una vita automatizzata e piena di comfort, riescono a spegnere totalmente il sospiro originale presente in questa esclamazione del Salmista, che manifesta il bisogno di un compimento che l’uomo non può procurarsi con le proprie mani? Tutto ciò che l’uomo persegue come fine a se stesso, anche la cosa apparentemente più buona, gli muore tra le mani se non acquista un respiro infinito.
“Chi mi darà ali come di colomba, per volare e trovare riposo?”. L’uomo rimane con questo eterno enigma che rende indecifrabile l’esistenza ed ogni cosa che tocca, perché ogni cosa non è in connessione con niente, se la fonte dell’Essere non si rende a lui familiare in un incontro gratuito e amorevole, totalmente umano, che apre le cose e la realtà ad un orizzonte divino. Preso dentro questo rapporto d’amore con Cristo, anche il più piccolo gesto umano è trasfigurato, è recuperato, non si perde più, diventa parte della storia di Dio nel mondo, acquista valore nel tempo come testimonianza di Colui che l’ha fatto scaturire e l’ha messo in moto. Così è nato il Medioevo con le sue cattedrali, le sue opere di carità, i suoi santi, così è nata una civiltà. E’ difficile trovare in quest’epoca i nomi di coloro che sono stati alla base di tali opere, perché è tutto un popolo che ha riverberato sulle pietre la luce di quella Bellezza che gli aveva illuminato il cuore.
“Con le nostre mani, ma con la Tua forza”: questo titolo della Mostra che i monaci della Cascinazza presentano al Meeting, in collaborazione con la Fondazione per la Sussidiarietà, non intende ridurre l’importanza del lavoro, espressione della libertà umana. Al contrario, proprio perché si tratta di collaborare al disegno di Dio, il lavoro diventa più che mai audace e creativo: “Tutto posso – dice san Paolo – in Colui che mi dà la forza” (Fil 4,13). La Mostra vuole documentare come l’opera cristiana non nasce come progetto ma come esempio; non nasce innanzitutto per risolvere i problemi del mondo ma come stupore, uno stupore che è sovrabbondanza di ciò che corrisponde al cuore. Tutto ciò che è fatto secondo questo metodo risulta ultimamente più adeguato al bisogno totale della persona. L’opera cristiana indica un modo diverso di rapporto con la realtà, è un rapporto che nasce da una salvezza, ed è teso a salvare tutto l’umano, perché questo, appunto, è il bisogno ultimo dell’uomo: essere salvato.
La Mostra, che in sintesi abbraccia 15 secoli della tradizione monastica benedettina, più che un elenco di opere vuole mettere in luce il metodo con il quale un’opera nasce in modo vero (Opus Dei) e come può conservare questa verità nel suo sviluppo nel tempo. Se essa è compiuta “con le nostre mani, ma con la Sua forza”, non smetterà di rinnovare la sorpresa per come Dio fa germogliare anche oggi, dal nulla, il fiore di una umanità vera.

Data

20 Agosto 2006 - 26 Agosto 2006

Edizione

2006
Categoria
Esposizioni Mostre Meeting