Cercare tra le pagine di Dio

 

‘Albert Einstein (1879-1955) è il più noto degli scienziati; la sua figura è correntemente presentata come immagine del genio scientifico. Tutto questo cominciò sul finire del 1919, quando le prime conferme sperimentali della teoria della relatività finirono sulle pagine dei giornali di tutto il mondo con titoli roboanti ma, una volta tanto, proporzionali alla grandezza dell’evento. “Rivoluzione nella scienza. La concezione newtoniana demolita” (“Times” 7 novembre); “Einstein trionfa. La luce si curva” (“New York Times” 8 novembre). Si disse poi che esisteva solo una mezza dozzina di uomini in tutto il mondo capaci di comprendere la teoria della relatività; i paradossali effetti relativistici eccitarono la fantasia di scrittori e registi regalandoci macchine del tempo, viaggi nella preistoria, ecc., il mito cresceva. Ad Einstein è dovuta l’unica formula nota al grosso pubblico: E = mc2, l’equivalenza tra materia ed energia; quella enorme, segreta, luciferina, quantità di energia nascosta nella materia, che le armi nucleari hanno rivelato e che tentiamo ancor oggi di imbrigliare per scopi più pacifici. Al genio scientifico si è affiancato il personaggio: capigliatura ed abbigliamenti trasandati, l’umorismo, l’anticonformismo, l’impegno per il disarmo, per la pace. Allora, perchè dedicare una mostra ad un personaggio arcinoto? Per farne l’apologia esaltando aspetti meno noti? 0 per ridimensionarlo, sfruttando le inevitabili debolezze umane? Leggendo un articolo a lui ostile intitolato “Cento contro Einstein”, commentò : “Ne basterebbe uno!”. La risposta è ancora valida. La mostra, realizzata in collaborazione con la Coop. CORAC, vuole dunque proporre il personaggio come uomo ed evidenziare i collegamenti col dibattito culturale del suo tempo. La prima sezione, “Tutta una vita”, è prettamente biografica ed espone una vasta documentazione sulla vita di Einstein affiancandovi gli avvenimenti contemporanei di maggiore rilevanza. La seconda sezione, dal titolo “Dio non gioca a dadi”, intende valorizzare le tematiche etiche, religiose e pedagogiche presenti nei vari scritti di Einstein, che pongono in luce come la ricerca scientifica fosse sempre collegata per lo studioso ad una ben chiara concezione dell’universo e dell’uomo. La terza sezione prende il titolo da una frase di Robert Oppenheimer: “La scienza ha conosciuto il peccato”. E’ dedicata alla drammatica esperienza di crisi che le scoperte nucleari provocarono in molti scienziati nel dopoguerra. Einstein, pur non partecipando direttamente alla costruzione della bomba atomica, ha tuttavia vissuto insieme ad altri, come Bertrand Russel, questa tragica vicenda. “Einstein e italiani” è la quarta sezione, dedicata all’impatto delle teorie einsteiniane nel mondo scientifico e nel dibattito culturale italiano, diviso tra chi si oppose e chi accettò, con riserve più o meno marcate, gli studi sulla relatività. L’ultima sezione, “Non così relativo”, è incentrata sulla teoria della relatività. Questa parte della mostra mette in evidenza come taluni concetti fondamentali della relatività fossero ben presenti in alcune espressioni artistiche contemporanee, sia pittoriche che poetiche.’

Data

25 Agosto 1990 - 09 Gennaio 1990

Edizione

1990
Categoria
Esposizioni Mostre Meeting