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CAMPIONI DI VITA: L’ARTE DI RIALZARSI. I campioni del mondo si raccontano
In diretta su Icaro Tv
In collaborazione con Osservatorio Nazionale sul Bullismo e il Disagio Giovanile e Gestione Cittadella srl
Giovanni De Carolis, campione del mondo di pugilato; Stefano Maniscalco, campione del mondo di karate; Annalisa Minetti, cantautrice e bronzo paraolimpico; Paolo Pizzo, campione del mondo di scherma. Saluto introduttivo Vittorio Bosio, presidente CSI. Modera Luca Massaccesi, bronzo olimpico taekwondo e presidente Osservatorio Nazionale sul Bullismo e il Disagio Giovanile
Nella vita tutti affrontiamo momenti difficili, ma diventare campioni è un’esperienza alla portata di tutti. Un campione è chi, dopo tante sconfitte, trova la forza di rialzarsi e andare avanti. Credere in sé stessi è fondamentale: significa rafforzare la propria autostima, lavorare con costanza verso i propri obiettivi e superare le numerose sfide della vita, nonostante il pessimismo di chi pensa che non ce la farai. C’è un momento cruciale in cui la vita ti chiede di scegliere se diventare campione o meno, ed è quando ti trovi a terra, senza forze. La decisione è tra rialzarsi o arrendersi. Un campione è chi si rialza sempre!
Con il sostegno di Cittadella dello Sport
CAMPIONI DI VITA: L’ARTE DI RIALZARSI. I campioni del mondo si raccontano
CAMPIONI DI VITA: L’ARTE DI RIALZARSI. I campioni del mondo si raccontano
Sabato 24 agosto 2024 ore 17:00
Sala Gruppo FS C2
Partecipano:
Giovanni De Carolis, campione del mondo di pugilato; Stefano Maniscalco, campione del mondo di karate; Annalisa Minetti, cantautrice e bronzo paraolimpico; Paolo Pizzo, campione del mondo di scherma.
Saluto introduttivo di Vittorio Bosio, presidente CSI.
Modera:
Luca Massaccesi, bronzo olimpico taekwondo e presidente Osservatorio Nazionale sul Bullismo e il Disagio Giovanile
Massaccesi. – 0:02:27 – E allora buonasera, signori e signore, buonasera a tutti per questo bellissimo convegno. Grazie per questo applauso per i nostri campioni. Oggi entreremo un po’ nei meandri delle anime dei nostri campioni; quindi, non parleremo solamente di medaglie e obiettivi raggiunti, ma parleremo anche del percorso che c’è stato per raggiungere questi obiettivi. Inizierei subito con il nostro presidente, il dottor Vittorio Bosio, presidente del CSI, per un saluto istituzionale, e poi iniziamo a dare la parola ai nostri campioni. Prego, presidente. Grazie.
Bosio. – 0:03:15 – Grazie e buon pomeriggio a tutti. Grazie al Meeting per l’invito, ma soprattutto grazie al Meeting per l’opportunità che in questi anni ha dato al Centro Sportivo Italiano di fare il padiglione dello sport all’interno del Meeting. Premetto che saluto a nome dello sport in maniera istituzionale anche come consigliere del CONI, ma in un tavolo di campioni parla uno che si occupa soprattutto di chi non diventerà mai campione. Il Centro Sportivo Italiano si occupa di tutte quelle persone che campioni non lo diventeranno mai, ma che credo diventeranno dei buoni cittadini nella vita. La stragrande maggioranza delle persone ha avuto la costanza e la fortuna di diventare campione nella vita, una fortuna che aspetta a pochissimi, naturalmente. Tuttavia, ci sono tantissimi sportivi, centinaia di milioni di sportivi, che non diventeranno mai campioni ma che fanno sport per divertimento e aggregazione. Pertanto, con l’augurio che questo convegno porti il pensiero di chi è arrivato ai vertici, riconoscendo che chi pratica sport è campione anche nel sedersi davanti alla televisione a guardare i campioni che fanno sport, perché quello lo facciamo tutti. Credo che durante le Olimpiadi l’abbiamo fatto. Pertanto, grazie per questa opportunità, ma soprattutto grazie per l’opportunità che il Meeting dà al Centro Sportivo Italiano di far divertire e giocare tanti ragazzi all’interno del Meeting.
Massaccesi. – 0:05:00 – Grazie, Presidente. E allora, per farvi conoscere ancora meglio i nostri graditi campioni ospiti, chiederei alla regia di presentare la regina del nostro parterre, con un breve video che ci racconterà un po’ la sua storia.
Video. – 0:05:27
Massaccesi. – 0:07:02 – E allora un grandissimo applauso ad Annalisa! Grazie, grazie Annalisa.
Minetti. – 0:07:09 – Grazie mille, grazie.
Massaccesi. – 0:07:12 – Perché voi dovete sapere che Annalisa non solo ha vinto Sanremo, ma è arrivata anche seconda con Toto Cutugno in un’altra edizione.
Minetti. – 0:07:20 – Ho avuto la fortuna di vincere tante cose, di raggiungere tanti obiettivi. Ma innanzitutto, nuovamente, benvenuti nel mondo dell’Accademia dei Campioni, benvenuti a tutti quanti voi.
Massaccesi. – 0:07:30 – Bene. E allora… Annalisa, la prima domanda ci viene spontanea, no? Perché tu hai vinto… hai ottenuto una medaglia alle Olimpiadi, no? Io so, perché anch’io ho ottenuto una medaglia alle Olimpiadi, so quanto è difficile, ma io ho fatto solo questo.
Minetti. – 0:07:47 – Facciamo un grande applauso? Barcellona ’92, medaglia nel Taekwondo, Luca Massaccesi!
Massaccesi. – 0:07:52 – Grazie, grazie! Ho ottenuto una medaglia alle Olimpiadi, ma non ho partecipato a Sanremo, non ho cantato con Toto Cutugno, quindi… di tutte queste vittorie, no? Qual è quella che ti è piaciuta di più? Qual è quella che ti ha dato più gratificazione?
Minetti. – 0:08:11 – Allora, potrei dirvi, e mi ripeterei, che sono appunto le medaglie sportive, i grandi traguardi, la medaglia sul podio, il palco di Sanremo. In realtà, sarebbe un aspetto estremamente autocelebrativo che a me ha donato poco, se non qualche soddisfazione. La vittoria più grande, senza dubbio, è conoscere il mio aspetto materno. La nascita dei miei figli, Fabio ed Elena, mi ha reso educatrice, e riuscire a percepire l’essere educatrice mi ha dato la possibilità di vedere lo sport e la musica come due grandi terapie, due grandi strumenti riabilitativi nei confronti di tanti di voi giovani. Essere oggi, in qualche modo, il capitano della squadra dei campioni di vita mi dà la possibilità di percepire tra le mie grandi vittorie la più grande: avere la percezione del mio disagio come opportunità e riuscire a trasformare il mio disagio in energia.
Massaccesi. – 0:09:09 – Ci fa onore, perché abbiamo fondato l’Accademia dei Campioni e l’Osservatorio Nazionale Bullismo di Sergio Giovanile, che rappresento da tantissimi anni, e la Cittadella dello Sport di Tortona, grazie al suo amministratore Ferrez Bartocci che ha creduto fortemente in un progetto educativo a favore dei giovani. Abbiamo fatto nascere questa accademia, ve ne parlerò anche in seguito, ma Annalisa, vincere Sanremo, vincere le Olimpiadi… ce lo devi dire, qual è stata la più bella?
Minetti. – 0:09:50 – Allora, vincere Sanremo è come portare un talento non costruito, non dettato dalla fatica; è stato un dono, ricevuto da Dio, l’ho percepito come tale. Sono salita sul palco, mi sono emozionata e ho vinto Sanremo. E questo, in qualche modo, grazie a voi, ai vostri applausi, al vostro modo di percepire la mia musica. Però per me vincere una medaglia sportiva vuol dire aver faticato tanto, aver percepito quel percorso come la cosa più importante, ancora più della medaglia stessa. Quindi, senza dubbio, le vittorie sportive sono più gratificanti, proprio perché molto faticate e molto sofferte rispetto alla musica.
Massaccesi. – 0:10:34 – Bene.
Voi pensate una cosa: solo qualche mese fa Annalisa è arrivata quarta ai Mondiali di Triathlon e solo per questo un grande applauso allora. Grazie Annalisa, grazie. Ma andiamo avanti, vi voglio parlare di altri campioni. Pregherei la regia di mandare il secondo filmato per farvi conoscere il nostro secondo campione.
Video. – 0:11:06
Massaccesi. – 0:13:30 – E allora, sulla scia di queste bellissime immagini, Stefano Maniscalco, signori! Stefano Maniscalco, tre volte campione del mondo, cinque volte campione europeo, diciassette volte campione italiano, tre volte medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo. Poco tempo fa ha fatto anche un record mondiale, un Guinness dei Primati. Signori, io volevo parlarvi anche di questo, perché ha fatto due film, “Karate Man”, “The Specials” con Daniele Malavolta, ha partecipato a trasmissioni televisive, Pechino Express e chi più ne ha più ne metta. Stefano, volevamo capire se dobbiamo parlare più come attore o come prossimo personaggio?
Maniscalco. – 0:14:29 – Buonasera a tutti, è bello vedere tanta gente, soprattutto vedere tanti ragazzi che sono qui ad ascoltare tanti campioni, tante personalità che hanno compiuto gesta sportive. Sai Luca, guardando i filmati, ogni volta che li vedo mi fanno un certo effetto perché sono stato sempre un meticoloso nella mia disciplina, il karate. Ho cercato sempre di perfezionarmi un po’ come dice la mia arte, il karate, che è un’arte nobile nata a Okinawa, in Giappone. Quando vedo i filmati, sembra ieri che stavo combattendo. Mi piace parlare da atleta perché sì, noi atleti abbiamo vinto tante medaglie, abbiamo ottenuto tanto e ora è il momento di dare, perché ora sono diventato un tecnico e ora devo dare tanto. Quindi, alla domanda che mi facevi: vincere un campionato del mondo, salire sul gradino più alto del podio mondiale… Quando ero piccolo il mio sogno era diventare il più forte del mondo, ed era quello che mio padre mi aveva inculcato e che mi è sempre piaciuto. Il mio sogno era, vengo da una scuola giapponese, il mio maestro Toyosu Fujoka, che purtroppo non c’è più, era quello di poter vincere il campionato del mondo e vincerlo dove? Dove è nato il karate, in Giappone. Quella è stata forse una delle mie più grandi conquiste, quella di vincere il campionato del mondo nel 2008 a Tokyo, nel giardino dell’imperatore, al Budokan. Quella è stata, diciamo, la… Eh, solo per questa, signori, un bel applauso, se lo merita tutto Stefano.
Massaccesi. – 0:16:16 – Adesso parliamo di medaglie, di conquiste, ma dopo entreremo nell’anima del campione, nell’anima della formazione del campione. Perché vedete, il campione non è solo colui che oggi si mostra e può farsi vedere in tutta la sua bellezza, in tutte le sue medaglie, ma per essere campione voi dovete sapere che, come tutti noi nella vita, dobbiamo subire tantissime sconfitte ed è duro rialzarsi, non è così facile. Quindi adesso parliamo del bello, poi parleremo del rovescio della medaglia. Grazie Stefano, tra un po’ rientreremo. Terzo nostro testimonial, manderei un video di presentazione, grazie alla regia.
Video. – 0:17:07
Massaccesi. – 0:19:24 – Signori, Giovanni De Carolis, campione del mondo. Grazie Giovanni per aver accettato il nostro invito, campione del mondo nei Supermedi, uno dei quattro italiani che ha vinto il titolo mondiale nei medi, giusto?
De Carolis. – 0:19:45 – Ciao a tutti, grazie per l’ospitalità, davvero sono ancora emozionato ogni volta che le riguardo, grazie veramente.
Massaccesi. – 0:19:54 – Pensate che nel 2022 ha vinto anche il titolo intercontinentale, proprio con un altro italiano che è stato battuto per K.O., lo davano tutti per perdente, perché cominciavamo ad avere una certa età, no? Siamo quasi coetanei, quindi nel 2022 cominciavamo ad avere… e quanti anni?
Speaker. – 0:20:12 – 36?
Massaccesi. – 0:20:13 – Nel 2022? A 36 anni ha vinto il titolo intercontinentale WBO. Un applauso solo per questo. Certo, un altro campione del mondo. Quanto è difficile? Perché il pugilato, come tanti altri sport da combattimento, le arti marziali, sembrano sport da combattimento e quindi crudi, violenti, invece è tutt’altro perché è difficilissimo entrare in un quadrato e gestire sia le proprie emozioni che quelle altrui, gestire la gara tecnicamente, mentalmente e fisicamente. Quindi, vincere un campionato del mondo, quanto è stato difficile e quanto è stato bello?
De Carolis. – 0:21:08 – Guardate, sono ancora emozionato perché quando riguardo le immagini mi ricordo che quella vittoria per me è stato il coronamento non solo di un percorso sportivo ma anche di un percorso privato. Con la mia compagna, dopo tanti anni di difficoltà, siamo riusciti a raggiungere un risultato per molti inaspettato. Come ha detto Luca, io sono sempre stato un po’ in ritardo, un po’ per l’età, un po’ per i risultati, quindi ho sempre vissuto la parte dello sfavorito. Quando perdevo, ogni volta avevo bisogno di rimboccarmi le maniche, ma soprattutto avevo vicino le persone giuste che stavano lì a incoraggiarmi anche quando tutto sembrava veramente molto difficile. E invece, dopo tante sconfitte, dopo tanti passi falsi, nonostante l’età e nonostante non fossimo i predestinati, siamo riusciti lo stesso a raggiungere un risultato, ripeto, per molti inaspettato, ma noi ci abbiamo creduto fino in fondo.
Massaccesi. – 0:22:12 – Ecco, hai detto… beh, questo ti fa molto onore. Perché crederci è fondamentale. Come si fa a non sognare, a non crederci? Quando poi all’inizio si sogna un obiettivo, vieni sempre preso in giro. Poi quando inizi a percorrere la strada e a diminuire la distanza dall’obiettivo, iniziano quasi a starti vicino. Poi quando diventi campione, tutti applaudono. Il problema è all’inizio, perché non è che nasciamo campioni, qui ci sono campioni, ma non sono nati campioni, lo sono diventati. Quindi hai detto una cosa molto bella, hai parlato anche della tua famiglia, di tua moglie, no? Perché non si vince mai da soli. Pensate quanto è difficile allenarsi tre volte al giorno, due volte al giorno e avere una famiglia. Quindi questo ti fa onore. È stato difficile mantenere un rapporto in famiglia, penso.
De Carolis. – 0:23:15 – Sì, ma più che altro per mantenere i rapporti, è proprio da dove siamo partiti insieme, quindi il sacrificio è stato in realtà di entrambi e c’era questo scontro continuo anche fuori dal ring e fuori dalla palestra. Il percorso è stato difficile per tutti, quindi era giusto che entrambi gioissero dello stesso risultato.
Massaccesi. – 0:23:34 – Beh, ma quando gli obiettivi sono così importanti, è chiaro che le difficoltà sono molte. Ma passiamo avanti, signori, perché voglio presentarvi ancora un altro dei nostri campioni e pregherei la regia di mandare il nostro filmato.
Video. – 0:23:53
Speaker. – 0:25:47 – Signori, campione del mondo Paolo Pizzo! Grazie, grazie, che emozione!
Massaccesi. – 0:25:53 – Ciao Paolo, grande! Grazie per essere intervenuto qua con noi, che emozione, che bella storia!
Pizzo. – 0:26:00 – Sì, sì, davvero la mia vita è una montagna russa, una montagna russa senza fine, anche adesso mi emoziono vedendo queste immagini, ma voglio raccontare a tutti voi una cosa che ci lega, noi qui sul palco, soprattutto per i ragazzi, perché poi alla fine, paradossalmente, cogliere la vittoria nel momento giusto è una conseguenza dei sogni che hai da ragazzino e di tutto il lavoro che fai. Quindi io vi aggiungo una cosa: i sogni che abbiamo noi quattro sicuramente, il primo sogno era quello della maglia azzurra, della maglia della nazionale italiana, che è una cosa che oggi è quasi scontata. Ci vedete qui, vi può sembrare che non abbia un gran significato per noi medagliati eccetera, ma io ci credevo fin da ragazzino, anche quando sono uscito dall’ospedale. È stata una cosa che mi ha fatto andare oltre la malattia ed era il mio grande sogno, averlo raggiunto è stato già qualcosa. Poi ci sono anche le medaglie, certo. Ma sai perché? Perché siamo tanto bravi a farci del male da soli, noi in Italia, a criticarci, a trovare qualcosa che non va. Invece qua ci sono quattro ragazzi che hanno creduto molto nel valore di rappresentare la nostra nazione in una maniera pura, nei nostri sport controllati, ma con grande, grande passione.
Massaccesi. – 0:27:18 – Lo sport a questi livelli, altissimi livelli, forgia non solo il nostro corpo ma anche le nostre anime, quindi ti ringraziamo per il fatto che sei venuto con noi e vincere anche tu un campionato del mondo a 34 anni penso che sia stata… hai concluso la carriera con quel risultato così importante?
Pizzo. – 0:27:39 – Sì, a grandi livelli l’ultimo risultato importante è stato quello del 2017 in Germania, il mio secondo titolo mondiale. Il primo incredibilmente l’ho vinto a Catania, nella mia città. Vi lascio immaginare cosa significa vincere un titolo mondiale per te che giri tutto il mondo abitualmente. Hai messo a segno l’ultima stoccata, l’ultimo punto, ti guardi al lato e hai tua sorella, tua madre, tuo padre, i tuoi amici e la sera sei nella piazza della tua città, celebrato. La mia storia è fantastica, è diventata anche un film, sono una persona fortunata.
Massaccesi. – 0:28:11 – Beh, la sua storia è diventata un film che è andato al cinema, no? Possiamo vederlo su RAI, è stato trasmesso su RAI.
Pizzo. – 0:28:19 – Su RAI Play a tutt’oggi, “La stoccata vincente”.
Massaccesi. – 0:28:21 – La potete cercare, “La stoccata vincente” e la stoccata di Paolo Pizzo. Beh, dopo entreremo meglio nei dettagli. Vedo che ci sono ragazzi giù in fondo, se non riuscite a vedere bene potete venire qua davanti, sedervi qua vicino a noi, che ci fa piacere.
Minetti. – 0:28:39 – Mi ascoltate bene.
Massaccesi. – 0:28:40 – Ci fa molto piacere. Allora, iniziamo dalla nostra Annalisa, che è sempre così ironicamente intelligente. Allora, Annalisa, sembra che la vita ti sia stata così facile. Hai fatto Miss Italia e sei arrivata settima, hai fatto Sanremo e hai vinto una volta, e poi con Toto Cutugno sei arrivata seconda e poi ti hanno richiamato con Toto Cutugno un’altra volta, e poi hai vinto Sanremo Giovani, è l’unica. Venite, venite, qua davanti. Venite, venite, venite qua, che a noi ci fa piacere. Così, dopo vi presento Annalisa, che per carità è un macello, eh, qua ragazzi, eh. State attenti, eh. Se avete qualche domanda poi per Annalisa ci fa molto piacere, eh, anche per gli altri campioni. E dico, allora, Annalisa, no? Sembra che hai fatto le Olimpiadi, hai preso la medaglia. Cioè, ma dove sono state le difficoltà? E quando eri da sola? Come riuscivi a trovare la forza dentro di te per dire no, non voglio fermarmi, voglio continuare e conquistare, e conquistarmi, e conquistare quella medaglia, quell’obiettivo che secondo me mi appartiene?
Minetti. – 0:30:02 – Diciamo che nella mia vita non avevo voglia di vedere nessun’altra alternativa alla felicità. Io volevo essere assolutamente e dannatamente felice. Siccome avevo soltanto 18 anni, quando mi hanno diagnosticato la malattia e mi hanno detto che da lì a pochi mesi avrei perso totalmente la vista e sarei diventata cieca, allora mi sono detta se non c’è un’alternativa a questo dolore, invece di fare quello che normalmente si fa, cioè anestetizzare il dolore, il disagio, far finta che non ci sia, oppure subirlo, non era fatto per me. Mio padre mi aveva insegnato a combattere tutti i giorni, avevo già un fratellino con un ritardo cognitivo, quindi conoscevo la parola disabilità e l’ho sempre in qualche modo contestualizzata negativamente. Non c’è nessuno al mondo che è disabile. Disabile vuol dire senza abilità. E al mondo, quando ti emozioni, quando ami la vita, hai più di un’abilità. E io quell’amore per la vita e quel rispetto, come diceva Paolo prima, per la vita ce l’avevo e lo volevo dimostrare attraverso il cassetto dei sogni. Quello che facevano quotidianamente, Luca, e ricordarmi che non potevo fare delle cose. Mi dicevano, beh, non potrai essere madre, sarebbe irresponsabile, sei cieca; non puoi correre, sei cieca; non puoi cantare, sei cieca, e continuavano a dire tutto quello che non potevo fare. Io segnavo, mettevo da parte e poi mi sono ripromessa che avrei fatto tutte quelle cose, le avrei fatte prima per me, per la mia soddisfazione personale, perché volevo essere una protagonista e non limitarmi ad essere una comparsa, e poi ho deciso di dimostrare al mondo che si può fare. Sapete qual è l’unico strumento col quale si possono fare tutte queste cose? È semplice: è la volontà. Non c’è il limite fisico al mondo, disagio al mondo, che possa limitare la volontà di ognuno di voi. Non bisogna essere nessuno per diventare o raggiungere qualsiasi obiettivo voi vogliate raggiungere. E tutte le persone che proveranno a limitarvi dicendovi quello che non potrete essere, ricordatevi il vostro volere, ricordatevi che è da soli e poi insieme agli altri che ci si può costruire protagonisti e non limitarsi ad essere una comparsa. Voi potete e dovete essere ciò che volete. Io mi sono imposta di andare oltre il disagio, di renderlo pura energia, di raggiungere l’eccellenza semplicemente sapendo qual era la mia direzione. Con grande rispetto nei confronti della mia famiglia, è chiaro che per essere un campione o comunque per raggiungere grandi obiettivi bisogna avere una grande squadra. Prima io so chi sono, io so quello che voglio essere, so che lo posso fare e poi convinco le persone insieme a me, perché con l’amore si raggiungono grandi traguardi.
Massaccesi. – 0:32:41 – E qui scatta l’applauso fortissimo! Allora, grazie Annalisa. Mi emoziona sempre sentire Annalisa con le sue certezze, no? Perché non è proprio facile. Prima stavamo a tavola e si truccava da sola e c’era chi diceva che neanche vedendoci si riesce a truccare bene. Ma è una cosa semplice. Annalisa ha due figli, uno di 16 e uno di 6 anni, che io conosco bene perché ci frequentiamo pure. Quindi riuscire a conciliare una famiglia, i figli e, sei mesi fa, quattro mesi fa riuscire ad arrivare quarta ai campionati del mondo di triathlon non è proprio una cosa facile. Quindi è vero che la volontà è l’espressione dell’uomo e porta questo, come diceva una bella poesia, verso traguardi incredibili, e tu ne sei la testimonianza importante. Però c’è stato un momento in cui hai sofferto e hai dovuto parlare a te stessa?
Minetti. – 0:33:48 – Più e più volte ho dovuto parlare a me stessa, ma la volta che l’ho dovuto fare e non ho potuto più aspettare è stato quando mi ero convinta di essere abbastanza forte per farcela e ho azzittito il dolore. Avevo un figlio di 6 anni in quel momento e mi ero separata, stavo affrontando il divorzio e pensavo che dovevo essere assolutamente forte, non potevo cedere a quel dolore. La vista continuava a fare il suo percorso, quindi non riuscivo più neanche a vedere le luci e non era quello il momento, non andava bene in quel momento, perché io dovevo vivere da sola con mio figlio, da separata, quindi non potevo permettermi quel dolore in quel momento. L’ho messo da parte, ma alla fine è come mettere un dolore sotto un grande tappeto; prima o poi quel dolore diventa gigantesco, inciampi e ti fai male. Io mi sono fatta molto male, ho avuto bisogno di fare un percorso psicologico, una psicoterapia che mi ha permesso di ritrovare me stessa, di ritrovarmi fragile. La fragilità non è debolezza, la fragilità è ricchezza. Me lo sono ripetuta più volte e mi sono resa conto che in quel momento tra me e mio figlio ero più io ad avere bisogno di lui che lui di me.
Massaccesi. – 0:34:58 – Bene, grazie anche perché riuscire a mettersi a nudo non è poi così facile. Ognuno di noi ha dei momenti bui, però riuscire a trovare la forza per potersi rialzare e andare avanti è quello che ti fa crescere, perché tutti noi perderemo. Nella vita perdiamo sempre. C’è sempre un momento in cui perdiamo. È in quel momento che tu ti rialzi e cerchi di riconquistare la meta, il percorso.
Minetti. – 0:35:29 – Si chiama resilienza. Non schivare il colpo e aspettare che non te ne arrivi un altro, ma saper cadere a terra e rialzarsi più forte di prima.
Massaccesi. – 0:35:39 – E allora, Stefano, passerei a te la parola. Campione del mondo, insomma ci siamo presentati prima con tutte queste medaglie, però, Stefano, riuscire a portare avanti un obiettivo non è poi così semplice. Alzarsi la mattina tutte le mattine per tanti anni, iniziare ad allenarsi, allenarsi per andare avanti e raggiungere un obiettivo, conquistare un obiettivo. E poi, quando arriva il giorno della gara, in pochi minuti perdi e allora dici e chiedi a te stesso: ma perché ho perso? Mi sono allenato, ho lavorato, perché ho perso? Perché nella vita non si vince sempre. E allora è quello il momento in cui scegli se diventare campione o diventare perdente. Devi dire a te stesso “no, devo crederci e andare avanti”, ed è lì che si conquista il campione che si è.
Malavolta. – 0:36:38 – Adesso, dopo aver ascoltato quello che ha detto Annalisa, mi ha toccato molto anche il suo percorso, perché è un po’ quello che da atleta ho subito anch’io. Quando ero un po’ più piccolo, rispetto a Giovanni, che diceva che non era il predestinato, invece quando ero piccolo io ero il predestinato. Quando ero piccolo, rispetto ai miei compagni di classe, ero abbastanza sviluppato. Quando andavo in palestra e iniziavo a fare tecniche di karate, ero il predestinato. Stefano doveva andare in gara e non poteva perdere. Stefano doveva andare in gara e fare spettacolo, anche perché a me piaceva. Sono stato sempre uno showman, anche quando combattevo, mi piaceva poter dare qualcosa al pubblico, al palazzetto che mi veniva a vedere. Io sono nato con mio padre, che è un insegnante tecnico sia di judo che di karate, e con le mie sorelle che sono anche delle artiste marziali. Ogni mattina io mi svegliavo con mio padre che mi diceva “Ricordati qual è il tuo obiettivo, ricordati dove dobbiamo andare.” Quindi sono cresciuto un po’ con questa “ansia” di dover sempre dimostrare chi fossi, sempre, sempre, a mio padre, alla mia famiglia, al mio maestro, a tutte le persone che mi seguivano. Quando facevo le gare non mi divertivo quasi più.
Massaccesi. – 0:38:18 – E la prima sconfitta? Che amaro!
Malavolta. – 0:38:20 – Le sconfitte ne sono arrivate tantissime, sono molto più le sconfitte che le vittorie nella vita di un atleta, non sono solamente le vittorie. La prima sconfitta, le sconfitte ce ne sono state tantissime, ma la mia sconfitta più brutta è stata nel 2010 a Belgrado durante il campionato del mondo. Stavo per disputare la mia terza finale mondiale e lì c’è stato un blackout perché mi era ceduto il ginocchio. Quindi in semifinale mi cede il ginocchio, io ho voluto continuare, ma purtroppo cadevo a terra ogni volta che mi rialzavo, ma nessuno sapeva cosa avessi al ginocchio. Perdo quel combattimento, non sono andato a fare la finale per l’oro. Lì mi sono sentito in colpa. Quella è stata la mia sconfitta, non perché ero infortunato, ma perché non sono arrivato in finale al Mondiale. Quella è stata una brutta sconfitta.
Massaccesi. – 0:39:22 – E comunque hai parlato con te stesso, hai cercato di ritrovare le forze, perché poi alla fine sei riuscito a rialzarti.
Malavolta. – 0:39:29 – Ho parlato con me stesso tantissimo, io non ho dormito quella notte. Da lì sono arrivate tantissime vittorie, perché mi sono rialzato anche perché avevo già vinto, a quell’età avevo già vinto tutto, era nel 2010, avevo 28 anni, avevo già vinto tutto quello che c’era da vincere. Purtroppo il karate non era ancora sport olimpico, quindi l’unica medaglia che mi mancava era quella delle Olimpiadi. Avevo vinto i Giochi del Mediterraneo, i War Games, i Combat Games, tutto quello che c’era da vincere. Vincere il secondo, il terzo, il quarto, il quinto mondiale non importava. Da lì mi sono ripreso, mi sono operato al ginocchio, mi sono ripreso e da lì sono arrivate tantissime altre vittorie.
Massaccesi. – 0:40:12 – Per ogni campione c’è una storia a sé, però tutti quanti hanno un comune denominatore: allenare le proprie tecniche per competere nello sport specifico, ma poi c’è anche da allenare il proprio fisico, il proprio corpo. Quindi la capacità del corpo di mantenere uno stato tonico e capacità, a seconda del proprio sport, di tenere il ritmo in uno sport aerobico, anaerobico, o alternato. Quindi allenare il corpo e poi allenare la mente, perché allenare la mente è ciò che ci permette di crescere. Allenare la mente significa capire quali sono le nostre paure, le nostre emozioni. E allora, Giovanni, paure ed emozioni sono qualcosa di molto fine; sono emozioni che, se non controllate, se non conosciute, non si riesce poi a vincere, e purtroppo spesso si incontrano quando si cade al tappeto.
De Carolis. – 0:41:24 – Tutti gli atleti hanno la paura di perdere, a tutti i livelli, sia quando parliamo di un esordio che di un match importante. Le mie sconfitte sono sempre arrivate in momenti cruciali. Il primo match che ho fatto da dilettante l’ho perso, quando ho perso la prima volta da professionista mi è cascato il mondo addosso, perché pensavo di essere un buon pugile, invece mi avevano proprio malmenato. Quindi pensavo che ci fosse qualcosa che non andava. Sono stato fortunato perché ho avuto vicino le persone giuste, che hanno saputo toccare i tasti giusti. La risposta era semplice: non dovevo dimostrare agli altri di essere per forza un vincente, dovevo solo fare quello che mi piaceva e divertirmi. E se poi fosse venuto fuori il risultato, avremmo festeggiato tutti quanti insieme. Se invece non veniva fuori, bisognava allenarsi ancora un po’ di più e attraverso questo ho costruito quello che è stato poi il mio successo sportivo. Sono sempre partito come, come si dice in gergo, *underdog*, quindi sottovalutato. Partivo quasi per sconfitto ogni volta che andavo a combattere all’estero. Però poi quella cosa è diventata in realtà il mio asso nella manica, perché partivo come sfavorito e quindi non avevo niente da perdere. E lì ho costruito le mie vittorie più importanti quando ho combattuto in Germania o in altre occasioni all’estero. Ed era quella la soddisfazione più grande, ma perché l’ho condivisa con le persone che stavano vicine a me dall’inizio, quando non c’era niente di scontato. Questa era veramente la cosa più bella. Ripeto, oggi quando entra un ragazzo in palestra, alleno i ragazzi e dico: “Ok, divertiti veramente, la cosa più importante è che tu vieni qua perché ti va e poi dopo troviamo il modo per capire come ottenere il risultato, ma non per gli altri, per te stesso e per dare un senso a quello che facciamo che non deve essere la vittoria il punto d’arrivo, ma è veramente il percorso dello stare bene nel fare la disciplina che hai scelto.” Ed è per questo forse che lo sport, il pugilato e tutte le altre discipline sono la migliore metafora per la vita, perché è così che accade sempre.
Massaccesi. – 0:43:48 – Certo, una metafora della vita è lo sport. Quindi il team, chi ti sta vicino. Però penso che sia anche molto importante saper chiedere aiuto ai nostri genitori. Noi abbiamo un osservatorio nazionale sul bullismo e parliamo di sport. Voi dovete sapere una cosa: che in Italia la seconda causa di morte per i ragazzi dagli 11 ai 21 anni è il suicidio. In Europa, ogni giorno tre adolescenti si uccidono. Nella nostra Europa, non ce lo possiamo permettere. Quindi lo sport che cosa ci insegna, Giovanni? Ad avere un team e a chiedere aiuto. Allora, quando abbiamo dei problemi dobbiamo chiedere aiuto ai nostri genitori, ai nostri professori, ai nostri amici. E il bullismo non è solo un fatto adolescenziale. Il disagio non è un fatto adolescenziale, tutti noi viviamo in un momento adolescenziale. Quanto è difficile chiedere aiuto?
De Carolis. – 0:44:54 – Ti senti sempre in difficoltà perché ti senti di essere sbagliato, quindi all’inizio hai paura di aprirti. Questo valeva anche per me. Il mio maestro mi prendeva in giro dicendo che quando sono entrato in palestra non guardavo dritto. Lui è riuscito piano piano a tirare fuori il mio lato migliore. Quando lavoravo al ristorante come cameriere, avevo fatica anche ad aprire la bottiglia di vino alla persona che doveva essere servita. Ero estremamente timido, non avrei mai pensato di poter parlare davanti a delle persone o di combattere davanti a tanta gente. Invece, piano piano, attraverso lo sport, attraverso le persone, parlando e poi trovando il linguaggio giusto, perché non c’è una cosa scritta che va bene per tutti, quindi i formatori, le persone che stanno accanto ai nostri ragazzi devono essere bravi a cogliere di ognuno di loro l’aspetto più importante e dargli la possibilità di uscire fuori e di potersi esprimere, di dirgli i loro problemi e di parlarne senza troppi filtri, senza paura. Per me questa è stata una cosa importantissima e per questo al mio maestro devo tutto quello che sono oggi, prima come uomo e poi come pugile, quindi come atleta.
Massaccesi. – 0:46:12 – Vedete, questa è una cosa importante: riuscire ad aprirsi. Perché spesso, quando parliamo a qualcuno e diciamo i nostri problemi, lo mettiamo pure a fuoco a noi stessi. Quindi riusciamo ad avere più consapevolezza non solo delle nostre forze ma anche dei nostri limiti. Paolo, no? I nostri limiti, ma quanto è importante conoscere ognuno di noi i propri limiti? Perché se non si ha la consapevolezza del proprio essere e dei propri limiti, non si potrà mai crescere.
Pizzo. – 0:46:46 – Sì, beh, è tutto stupendo. Credo che stiate cogliendo i messaggi che stanno dando questi ragazzi, nel senso che ci stiamo mettendo davvero a nudo. Oggi non è semplice parlare di limiti, soprattutto per i ragazzi, e mi rivolgo a voi, ragazzi più giovani, quando gli esempi portati oggi sono solo quelli dei social, solo quelli dei follower, solo quelli di chi ti mette il like. È tutto sbagliato, ci cadiamo anche noi per primi, noi seduti qui, è sbagliatissimo e spero che sia reversibile. Spero che prima o poi questo sistema finisca perché oggi è tutto sbagliato, lì non c’è limite, lì imbrogli, lì ti fai vedere sempre bellissimo, sempre vincente oppure nei momenti “così così” fai finta di stare malissimo, anche se non lo stai, solo per cercare il like. È tutto finto. Sì, esatto, non funziona, è uno schifo. Io ho due figlie, una di sei e una di quattro anni, sono veramente preoccupato, credetemi. Vedo anche molti qui seduti col telefono in mano, capite come siamo messi? È una cosa che preoccupa noi di questa generazione. Il limite in questo senso è capire quanto questa tecnologia ci sta portando fuori da tutto questo. Per esempio, il mio limite è stato da sportivo quando ho cominciato a stare male, a stare veramente male, non chiedere aiuto alla mia famiglia, che avevo ed ho ancora oggi. Vi racconto un piccolo aneddoto di quel periodo in cui ho avuto il tumore. Sono stato male con delle crisi epilettiche per tanti mesi che andavo a nascondere. Perché volevo fare le gare? Perché era diventato tutto un volermi far vedere. Ero già social nel 1997, volevo farmi vedere. Un po’ come te, in una maniera istintiva, no? Come vuoi farti vedere da tutti, vuoi sentire quell’apprezzamento. E invece non stavo ascoltando me stesso e i miei limiti. In quel momento dovevo fermarmi, chiedere aiuto a quelle 3-4 persone che contavano: sorella, genitori, zia, fine. Vi voglio dire un’altra cosetta, scusate se sono un po’ pesante su questo argomento: tutti noi qui, tutti voi, magari conoscete migliaia di persone. Quante sono, e mi rivolgo ai ragazzi, quelle che ci possono aiutare quando siamo in difficoltà? Ecco, apriamo le orecchie, questo vale per tutti quanti. Chi ci tira fuori nel momento più difficile? Le contiamo sulle mani, tenetevele strette, difendetele. Parlo ai ragazzi: difendete quelli importanti per voi, quelli che davvero vi ascoltano nei momenti difficili. Non sono migliaia. Anche io avrò migliaia di follower, Annalisa non ne parliamo, ma poi quando abbiamo un problema chi chiamiamo? Una o due persone. Ecco, quello è il concetto che deve venire fuori oggi. Attenzione perché le persone importanti sono quelle da tenere vicine, e molto spesso sono dentro casa.
Massaccesi. – 0:49:25 – Questo è un concetto molto bello. Come osservatorio studiamo un po’ il fenomeno dei giovani, no? E attraverso lo sport poi cerchiamo di sdrammatizzare, dare consigli, perché un campione del mondo comunque ha tante cose da dire ed è anche ascoltato. Voi pensate che il 50% dei nostri giovani si sente solo? Incredibile, in questo mondo di like, in questo mondo così social ci sentiamo soli. Ti è capitato di sentirti solo? Che consigli puoi dare a questi ragazzi quando ci si sente soli? Qual è la soluzione? Come si tira fuori il meglio?
Pizzo. – 0:50:09 – È sicuramente una domanda complessa che cerco di fare veloce. Prima di tutto bisogna capire chi siamo noi, perché se cerchiamo sempre di piacere a qualcun altro non finiremo mai. Questa è una continua ricerca, per cui prima di tutto cerchiamo di difendere una cosa importante per non sentirci soli, che è la nostra passione. La nostra passione che verrà criticata, che verrà messa in dubbio da noi stessi e dal nostro stesso ambiente, dai nostri amici veri o falsi. Nessuno credeva in me nella scherma a Catania, che potessi partire da quella palestra con i secchi quando pioveva sulle pedane di scherma. Vi lascio immaginare. Eppure sono diventato quello che sono contro tutto e tutti, perché prima di tutto mi dovevo guardare allo specchio e rendere conto alla persona più importante, che chiaramente ero io. Dopodiché poi cominci a fare pace con te stesso e a decidere chi ti deve seguire in questo percorso.
Massaccesi. – 0:51:00 – Bene, questo è importante, riuscire a comunicare con se stessi, no? Riuscire a dare un senso. Annalisa, allora, quanto è stato difficile per te trovare a volte gli stimoli, perché tutti noi vorremmo diventare, no? Anch’io oggi vorrei diventare ancora di più qualcosa, cercare un appiglio per raggiungere traguardi sempre più importanti. Ma come si fa a trovare sempre gli stimoli per andare avanti, alzarsi la mattina e truccarsi e farsi belli, darsi un tono per riuscire a essere quello che vorresti essere?
Minetti. – 0:51:40 – Io in realtà avevo fatto una promessa a mio papà quando c’è stato il momento in cui mi sono disperata, giustamente, perché avevo soltanto 18 anni, quindi avevo diritto a soffrire. In quel momento mio papà mi ha detto, io dicevo sempre “Papà, perché a me, perché a me?” e lui mi ha risposto “Perché non a te?” Lì ho capito che c’era qualcosa che dovevo comprendere, che non avevo ancora compreso. Lui mi ha messo un rosario al collo, io sono una persona molto credente, di famiglia cristiana, e mi ha detto: “Sai, amore, se non puoi vedere la luce… Scusate, devi diventare luce.”
Speaker. – 0:52:17 – Un applauso ad Annalisa! Bellissimo!
Minetti. – 0:52:22 – Io ho avuto due grandi fortune. Una è l’autoironia, mi prendo parecchio in giro e quindi dico sempre che la fortuna è cieca, quindi sono fortunata a prescindere. Però la verità è che lo sport mi ha forgiata, mi ha formato, mi ha dato autonomia, autosufficienza. Attraverso quel gesto atletico mi ha resa sicura, meno goffa, meno incerta e soprattutto convinta di me, delle mie possibilità. Mi ha insegnato che non ero disabile ma specialmente abile, ed è quello a cui dovete ambire tutti. Come diceva Paolo, non ambite alla normalità quando potete essere speciali. Però se devo ringraziare qualcosa che non ha una forma ma ha un suono, è la musica. Perché la musica è stato il mio modo di commuovermi, di piangere, di raccontarmi. Perché a volte non riesco a dire delle cose, però se poi ho la possibilità di dire: “Tu, tu che sei diverso…”
Speaker. – 0:53:29 – “Che sei diverso, non cambierai. Dimmi che per sempre sarai sincero e che mi amerai davvero di più, non cambierai mai più.”
Massaccesi. – 0:54:08 – Conosco Annalisa da tanti anni, è stata anche una delle mie fortune oltre la sua conoscerci. Pensate che abbiamo fatto dodici anni fa il nostro primo convegno insieme, nell’università c’erano tantissime persone perché poi trovare la forza per divenire, per essere non è facile, alzarsi tutte le mattine e trovare il coraggio di affrontare un percorso, a prescindere da dove parti o meno. Giovanni, ti volevo anche dire una cosa, facciamo un giro veloce: io penso che una cosa importante, ma non solo per i campioni, è la base per poter affrontare un percorso, sia l’autostima. Perché oggi i giovani non ne hanno molta, ma non solo i giovani; è difficile assumersi la responsabilità di voler diventare. Io voglio essere, e per voler essere ho bisogno di sentirmi nelle condizioni, quindi ho bisogno di avere stima di me stesso. E la stima si costruisce, o la stima è innata secondo te?
De Carolis. – 0:55:23 – Ragazzi, guardate, come dicevamo prima per il discorso dei social, oggi specialmente tra i più giovani vediamo subito solo il punto d’arrivo. Vediamo la punta dell’iceberg dei personaggi che ci sono in giro e che hanno raggiunto magari degli ottimi risultati. Ci sembra che se non arriviamo lì magari siamo dei falliti o che magari non ci arriveremo mai. Dobbiamo costruire la stima dai piccoli passi, come veniva detto prima, avendo vicino le persone giuste che ci danno questi consigli perché ci vogliono bene. E sia che abbiamo successo o no, stanno comunque vicino a noi, quindi non ci sentiamo soli. Mi ricordo quando ho vinto il Mondiale, tutto bello, tutti sorridenti, ma quando ho perso il Mondiale, sono tornato in palestra e il mio maestro mi fa in dialetto: “Guarda un po’, e mo chi ci sta?” Guarda intorno e non c’era più nessuno. E in quel momento mi sentivo spaisato, ma non perché non ci fosse altra gente intorno a me, ma semplicemente perché eravamo tornati da dove siamo partiti. Avere accanto le persone che veramente mi volevano bene e che dobbiamo rimboccarci le maniche per avere questa autostima. Dovete cercare di capire quello che vi piace di più, fatelo sempre, finché avete la possibilità. E come è stato detto prima, scegliete le persone giuste che vi vogliono bene, quelle che dovete avere accanto e costruite il vostro sogno un pezzettino alla volta. Dovete essere pazienti e poi piano piano il risultato arriva. E se non arriva il risultato che vi siete prefissati, non fa niente, perché già il fatto che ci avete provato ha fatto sì che avete fatto un bel percorso, un percorso importante.
Massaccesi. – 0:57:13 – Quindi, Stefano, Stefano, ma l’autostima allora, si costruisce o si nasce campioni e uno ce l’ha, l’autostima?
Malavolta. – 0:57:25 – Si nasce campioni, quello che mi hanno sempre insegnato e mi hanno detto è che campioni si nasce, secondi e terzi si diventa. Ma quello che mi è sempre stato detto quando ero più piccolo è che non è facile essere questo, non è facile essere un campione, non è facile questo, non è facile quello, e ti fanno smettere di fare quello che tu vuoi, di quello che tu sogni. Ti fanno smettere. Però è una bugia, ragazzi, è una grande bugia questa, perché è più facile di quanto voi possiate pensare. È più facile. Dovete provarci, dovete guardarvi allo specchio, dire il vostro nome e cognome, e ricordare qual è il vostro obiettivo, dove volete arrivare. Ok ragazzi, dove volete arrivare voi. Ecco, questo è quello che ho sempre fatto io. A me dicevano sempre “non è facile”, “non è facile dopo l’operazione”, “non è facile fare questo”. Io mi sono operato nel 2008, ero campione del mondo in carica nel 2006 perché i mondiali del karate sono ogni due anni, e nel giugno del 2008 mi ero operato al ginocchio per la seconda volta alle cartilagini, al menisco e al legamento. A ottobre avevo i mondiali in Giappone, dove nasce il karate, dove volevo vincere i mondiali. Il medico mi ha detto: “Non puoi fare i mondiali perché ci vogliono almeno sette mesi prima di poter combattere.” “Non è facile, non è facile, non è facile.” Ebbene, erano passati quattro mesi, io sono andato su quel tatami in Giappone, ho vinto una medaglia di bronzo nella categoria open e una medaglia d’oro, quindi mi sono riconfermato campione del mondo nei pesi massimi. Quindi è stato facile.
Minetti. – 0:59:20 – E hai dimostrato che tutto è difficile prima di diventare facile.
Massaccesi. – 0:59:24 – Beh, giusto, giusto. Tutto è difficile prima… perché non è facile credere di diventare un campione. Io, invece, poi si diventa campione, magari, per sbaglio, per fortuna, oppure per coraggio e per capacità. E poi c’è un dopo. Perché dopo sei campione, Paolo. Poi uno è campione. E dal campione ci si aspetta che sia sempre un campione, che non abbia mai momenti di debolezza. Eh, magari. Sarebbe facile. E invece anche il campione ha i suoi momenti, perché la vita continua.
Pizzo. – 0:59:58 – Sì, è stato raccontato quanto è complicato tornare in una palestra senza riflettori perché poi alla fine è una bella attrazione il palcoscenico. Vi dico la verità, è fichissimo essere qui oggi e raccontare la storia ancora una volta come l’ho vissuta io. Vi dico il mio piccolo segreto, che penso sia comune qui. Annalisa dà questo messaggio: venite attratti dalle cose difficili. Io sempre questo ho fatto, cioè la scherma a Catania, dove si parla solo di pallone. Anch’io sono tifoso del Catania, eccetera. Però ho incontrato la scherma, una cosa complicatissima che non puoi imparare subito, non è come andare a correre. Mi dispiace per chi fa atletica qui dentro o chi è runner. Ecco, ce l’ho con te, infatti. Però, diciamo, devi fare un anno di praticantato prima di metterti in guardia e parare qualche colpo, capite che è difficile? Quindi io mi sono trovato e ho scelto quello. Giocavo a calcio e pallavolo. Oggi sono dirigente del CONI e pensavo da atleta di fare quello che sarebbe stato impossibile. Ho rifatto mille errori, mi sono messo in gioco. E poi la cosa più difficile di tutte è diventare padre di due bambine. E quella è veramente difficile. Lo sanno i genitori qui dentro quanto è complicato, quanto pensi di sbagliare in ogni secondo, quanto vorresti chiedere aiuto al mondo quando devi prendere una scelta delle milioni che devi prendere ogni settimana. Ecco, è difficile, perciò mi piace tanto e mi mancherà quando avranno l’età dei tuoi. Adesso che hanno sei e quattro anni è un po’ più semplice perché un po’ mi seguono, ma so già che questo momento qui me lo devo vivere in ogni istante.
Massaccesi. – 1:01:26 – E allora, come genitore, ti volevo chiedere, perché qui siamo in molti ad essere genitori, quanto è difficile pure dire un no ai nostri figli, ma quanto è importante? Giovanni, quanto è importante dire un no? Ce la fai, da campione del mondo, con i tuoi figli a dire no, non lo puoi fare?
De Carolis. – 1:01:45 – Preferisco rifare 12 riprese un’altra volta con il tedesco! È la cosa più difficile, specialmente poi con la figlia femmina che riesce sempre a rigirarmi. Però bisogna, però bisogna sempre. Siamo bravi con la mia compagna a fare poliziotto buono e poliziotto cattivo a seconda della situazione. Cerco di fare del mio meglio, è veramente complicato perché tocchi sempre le corde sbagliate. Da papà maschio è come un elefante in mezzo a bicchieri di cristallo. È complicato. Faccio del mio meglio, è molto difficile, però se uno ci mette la buona volontà, come tutte le cose, difficilmente si sbaglia e se si sbaglia si impara.
Massaccesi. – 1:02:37 – Annalisa, ti volevo chiedere, ma ci sono dei segreti che vorresti dire, dare ai più giovani o anche a qualcun altro? Qualcosa che dal cuore ti verrebbe da dare? Non dal cuore di una campionessa, dal cuore di una persona semplice.
Minetti. – 1:02:55 – Abbiamo già dato tantissimi messaggi, ognuno di noi qui sul palco. Abbiamo sì parlato di medaglie, di campioni dello sport, ma in realtà ci siamo rivolti a voi come persone. Persone vuol dire per suonare, cioè risuonare attraverso. Abbiamo questa scocca per permettere al mondo di sapere chi siamo. Molto spesso ci dicono: “Ah, tu chi sei?” E noi diciamo: “Annalisa?” No. Tu sei tante altre cose, Annalisa è un nome e per il resto non è neanche stato scelto da voi, ve l’hanno dato, è una cosa che in realtà vi appartiene in un secondo tempo, ma voi siete mille altre cose. La consapevolezza arriva dalla formazione, non vi stancate di studiare. Perché studiare, per quanto vi possa sembrare noioso, e chiedo a tutti gli insegnanti di trovare qualsiasi metodologia finché i ragazzi si possano nuovamente appassionare allo studio. Perché studiare vi permette di sapere e sapere vi permette di vedere ciò che adesso non riuscite a vedere chiaramente. Avere la consapevolezza di chi siete, di quello che potrete diventare, arriva soltanto dalla consapevolezza dell’importanza della formazione. Quindi crediate profondamente nella vostra formazione, lottate, studiate su di voi sempre. Io vi dico quello che sogno, che sogno per voi una scuola diversa, una scuola più consapevole delle tante metodologie e dei tanti laboratori. Sogno per voi una scuola che veda i docenti liberi di scegliere di non utilizzare un libro se quel giorno non è necessario, di potervi rendere una squadra, proprio come nello sport, il vostro allenatore e voi squadra insieme, perché magari insieme riuscite a capire una nozione che da soli non riuscite a comprendere. Avere laboratori di teatro che vi permetterebbero di esplorare o di studiare o di avere un rapporto con l’aspetto più pedagogico del teatro e capire che attraverso lo sport, con più sport nelle scuole, potrete venire a confronto con i vostri limiti, scoprirli e insieme alla grande forza dello sport, al grande potere educativo dello sport, scoprire come superarli.
Massaccesi. – 1:05:13 – Mi vorrei agganciare a quest’ultima cosa perché siamo in chiusura. Allora, mi volevo agganciare all’Accademia dei Campioni. Vedete, noi siamo parte di questa accademia che abbiamo fatto e con l’Accademia dei Campioni stiamo portando avanti un progetto nazionale, che sarà online. Faremo delle video lezioni e tutti i ragazzi da tutta Italia potranno partecipare e iscriversi e diventare campioni di vita, per poi proseguire questa conoscenza e trasmetterla ai propri coetanei nelle proprie classi. Quindi un progetto di pre-education che, grazie a Cittadella dello Sport e grazie a Ferenc Bartocci e all’Osservatorio Nazionale Bullismo di Sergio Giovanile, porteremo in tutte le scuole. Vi invito magari a cercarci sul web. Qualche domanda per questi campioni? Volevate sapere qualcos’altro? Vieni, così chiudiamo con qualche domanda. Vieni, vieni. Ci fa piacere. È finito? Abbiamo il tempo? Dimmi. Dicono, per strada, quando ti riconoscono le persone, Annalisa, per strada quando ti riconoscono le persone…
Minetti. – 1:06:30 – Io faccio delle figuracce, perché abituata al fatto che ogni tanto dicono “sei bella, brava”, io che faccio? Sempre mi giro. Ultimamente succede che uno dice “sei bellissima”, io “grazie”, “no, non ce l’avevo con te, con quella dietro”. Ah, scusi. Ho fatto una figuraccia. Meglio sempre ricordarsi che, non vedendo, è bene che io sappia, insomma, chi stanno guardando realmente.
Massaccesi. – 1:06:53 – Bene, allora noi vi ringraziamo.
Speaker. – 1:06:56 – Possiamo fare una cosa figa?
Massaccesi. – 1:06:58 – Sì, facciamo una cosa figa per concludere.
Minetti. – 1:07:00 – Come dicono loro, una figata pazzesca? Dimmi. Allora ragazzi, il nostro slogan, inteso come frase portante di noi dell’Accademia dei Campioni, è: “Trasforma il disagio in energia e i giovani in campioni di vita”. Lo diciamo al mio tre tutti? Facciamo una prova però perché non mi date fiducia. Allora, aspetta. Allora, al mio tre.
Speaker. – 1:07:22 – Tutti insieme, al suo tre.
Minetti. – 1:07:23 – “Trasforma il disagio in energia”, ok? Uno, due, tre.
Speaker. – 1:07:28 – Trasforma il disagio in energia.
Minetti. – 1:07:31 – E i giovani in campioni di vita.
Speaker. – 1:07:33 – E i giovani in campioni di vita, grazie a tutti.
Minetti. – 1:07:36 – Aspettate, fatelo bene che lo devono registrare. Aspettate ragazzi, facciamolo bene, bene, bene, perché eravate un po’ moscetti. Più forte, più voce, ok?
Massaccesi. – 1:07:45 – Voce, mi raccomando, qua davanti.
Minetti. – 1:07:48 – Trasforma il disagio in energia.
Speaker. – 1:07:50 – Trasforma il disagio in energia e i giovani in campioni di vita. Benvenuti nell’Accademia dei Campioni, grazie a tutti! Bella magia!