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CALIGOLA E LA LUNA
Caligola e la luna
Un dramma musicale in bianco e nero, tratto da "Caligola" di Albert Camus. Caligola ritorna a palazzo dopo essere scomparso per alcuni giorni, a seguito della morte della sorella Drusilla, tuttavia il grave lutto che l'ha appena colpito passa subito in secondo piano, travolto dal delirio di onnipotenza che si incarna nell'idea lucida e folle di possedere la luna. La ricerca dell'impossibile, di qualcosa che non è di questo mondo, simbolicamente rappresentato dalla luna, è la nuova traccia del testo e originale motore degli avvenimenti messi in scena.
Dramma musicale in bianco e nero.
Tratto da Caligola di Albert Camus.
Con Stefano Pesce, Barbara Mautino, Danilo Nigrelli, Giovanni Battaglia, Alberto Mancioppi, Andrea Soffiantini, Andrea Gherpelli, Giampiero Bartolini, Davide Menghi, NicoNote. Progetto e Regia: Otello
Cenci. Regista Assistente: Giuditta Mingucci. Musiche: Marco Mantovani. Visual Designer: Sergio Metalli. Computer grafica: Mattia Metalli. Light Designer: Vinicio Cheli. Assistente Light Designer: Jacopo Pantani. Scene e Costumi: Manuela Gasperoni. Costumista Assistente: Viola Cheli. Movimenti Coreografici: Maurizio Dolcini.
Caligola parla di ‘luna’ o ‘felicità’ o ‘immortalità’. L’insaziabile non può che derivare da un inestinguibile. L’insaziabilità è il segno del Destino. Ecco emergere la grande parola, da cui nessuno, pur facendo qualsiasi sforzo, qualsiasi mossa, per quanto abile possa essere, nemmeno nel sonno, si può distaccare. Un Destino di immortalità si segnala nella umana esperienza di insaziabilità.
Don Luigi Giussani
Realtà e giovinezza. La sfida
Per parlare del desiderio di cose grandi citato nel titolo della XXXI edizione del Meeting per l’Amicizia fra i Popoli è stato scelto Caligola, uno dei testi più famosi di Albert Camus, scrittore, filosofo e drammaturgo francese, morto 50 anni fa e vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel ‘57. Protagonista dell’opera è l’imperatore romano Caligola e la sua lucida follia, che lo porterà ad essere ucciso in una congiura dai patrizi romani. Nella terza ed ultima edizione del testo, uscita nel 1958, Camus ha deciso di spostare una delle scene centrali dell’opera all’inizio del dramma: il momento in cui Caligola ritorna a palazzo dopo essere scomparso per alcuni giorni, a seguito della morte della sorella Drusilla.
Il dialogo che avviene tra l’imperatore e il suo servo Elicone, in cui Caligola esprime tutto il suo desiderio di impossibile – Ho bisogno della luna – diventa il cuore della lucida follia dell’imperatore, lasciando in secondo piano, nello svolgimento della storia, la morte della sorella Drusilla. Infatti, il protagonista dirà: Credo di ricordarmi che una donna che amavo qualche giorno fa è morta, ma che cos’è l’amore? Poca cosa. Questa morte non è nulla, te lo giuro, è solamente il segno di una verità che mi rende la luna necessaria.
La ricerca dell’impossibile, di qualcosa che non è di questo mondo, simbolicamente rappresentato dalla luna, è la nuova traccia del testo e originale motore degli avvenimenti messi in scena.
Albert Camus ha annotato nei suoi taccuini: Ho bisogno di scrivere cose che in parte mi sfuggono, ma che rappresentano appunto una prova di ciò che in me è più forte di me (Carnet, 1935/1960). Ciò che c’è nell’uomo, ma che non gli appartiene e lo supera, qualcosa che non gli rende possibile una completa soddisfazione, né una completa sconfitta, che non lo limita alla somma delle qualità e dei difetti, che lo rende sempre sproporzionato alla realtà in cui vive: Caligola prova ad inseguire questo indizio, questa traccia verso un oltre presente nell’uomo ma che sembra condurre lontano da lui.
Questa eroica ricerca assume connotati grotteschi, mostrando un uomo di potere, determinato a non accomodare la propria vita con le piccole e parziali soddisfazioni, compiere gesti a volte insensati, spesso violenti, con un’apparente, fredda disinvoltura. Carestie organizzate a tavolino, umilianti prove a cui sottoporre i subalterni, assassini ingiustificati, sono alcuni degli strumenti adottati per ‘rendere presente l’impossibile’. Una battaglia con il Mistero della vita, una serie di azioni platealmente disumane per scatenare la reazione di Qualcosa o Qualcuno che l’uomo per natura attende senza neanche conoscere.
Per enfatizzare il valore universale del messaggio contenuto nel testo ed evitare di ridurre la pièce, come spesso accade, ad una denuncia storico-politica o una critica dei vizi che corrompono le diverse classi sociali, lo spettacolo sarà ambientato in un futuro non meglio definito. Quel futuro da sempre naturale sede di sogni e desideri. Uno spazio senza tempo, né precise coordinate geografiche.
Linee essenziali e geometriche, spazi inventati dal disegno delle luci, che rapidamente cambiano, come lo sguardo e l’umore del protagonista: sempre più imprigionato dal suo stesso tragico e rigoroso piano. Scene e costumi con contrasti ad angolo vivo, colori di un feroce bianco e nero che nascono da quella posizione estrema riassunta in una delle battute dell’imperatore: Se tu dai importanza al tesoro non ne dai alla vita umana…. non può che essere niente la vita per coloro per i quali il denaro è tutto.
Ad osservare lo svolgimento tragico degli eventi un plotone di saggi, ora impegnati nell’uno ora nell’altro ruolo di supporto al regolare procedere degli eventi e della storia; tutti presenti per provare di riflesso un brivido di vita sicuro e misurato, tenendosi però saggiamente a distanza dal dramma proprio ed altrui.
La luna, che nel testo è stimolo iniziale, termine fisso di paragone nello sviluppo dei sentimenti e distaccato testimone nel finale, sarà presente nello spettacolo come figura umana, come melodia, come scenografia: una costante compagna di viaggio percepita ma non riconosciuta da Caligola.
Nei panni del protagonista sarà Stefano Pesce: insieme a lui sul palco, artisti di grande talento, come Danilo Nigrelli, Barbara Mautino, Giovanni Battaglia, Andrea Gherpelli, Alberto Mancioppi, Andrea Soffiantini, Giampiero Bartolini, Davide Menghi.
Un evento e una sfida violentemente appassionata, che neanche al suo termine troverà la sua conclusione …Ma dove estinguere questa sete? Quale cuore, quale dio mi offrirebbe la profondità di un lago? Niente in questo mondo, né nell’altro, che sia alla mia altezza. Eppure so e anche tu lo sai: basterebbe che l’impossibile fosse…
Otello Cenci
Stefano Pesce
Diplomato alla Civica Scuola di Arte drammatica di Milano nel 1996, negli anni successivi lavora tra gli altri con Gabriele Vacis e con Gigi Dall’Aglio. Nel 1998 segue il corso biennale di specializzazione per attori presso il Teatro Argentina a Roma e partecipa alla tournee internazionale di Questa sera si recita a soggetto diretto da Luca Ronconi. È protagonista del film di Luciano Ligabue Da Zero a Dieci che viene presentato al festival di Cannes nel 2002, e nel film di Carlo Verdone Ma che colpa abbiamo noi. Negli anni successivi è protagonista in serie televisive di successo come Ris e Distretto di Polizia, ma non abbandona il suo primo amore: il teatro classico. Ultimamente ha portato in scena Orfani d’Agosto (prima nazionale) del premio oscar John Guare e Girotondo di A. Schnitzler.
Barbara Mautino
Diplomata all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, recita in teatro con la regia di Lorenzo Salveti, Gabriele Vacis, Duccio Camerini, Eugenio Allegri e Gabriele Lavia. È di Mario Missiroli la regia di Un equilibrio delicato che la vede protagonista al fianco di attori come Valeria Moriconi , Milena Vukotic e Corrado Pani. In cinema lavora con Pasquale Pozzessere, Simona Izzo e con Dario Argento. In televisione è coprotagonista nella fiction Amanti e segreti. Con tutta la potenza dell’anima mia è il suo primo monologo.
Giampiero Bartolini
Classe ’70, attore professionista dal 1990. Ha collaborato con Elsinor-Teatro stabile di Innovazione, con registi come Angelo Savelli, Antonio Sixty, Antonio Latella e con l’attore Franco Branciaroli. Ha fondato Compagnia Bella con Giampiero Pizzol e Laura Aguzzoni con i quali si occupa di produzione di spettacoli per le scuole e spettacoli comici, tra cui Amamaz. Ha recentemente debuttato nella versione “anglo-romagnola” del Re Lear shakespeariano di Tinin Mantegazza, Pizzol e Giovanni Nadiani. Per la Compagnia Studi Imperfetti di Milano ha lavorato nello spettacolo Serafino Gubbio. Nel 2004 debutta al cinema con Ogni volta che te vai mentre nel 2009 partecipa al film Monkey boy per la regia di Antonio Monti con Gianni Fantoni. In Tv partecipa a Camera Cafè e Piloti. È voce narrante del primo ciclo di fiabe sonore edito da JOY BOOK. Con Paolo Brosio e Giancarlo Fisichella realizza lo spot televisivo per la Colletta del Banco Alimentare.
Andrea Gherpelli
Nasce a Correggio nella provincia di Reggio Emilia. Apprende l’arte teatrale dal padre, capocomico di una compagnia di non professionisti, che mette in scena spettacoli da lui stesso scritti e diretti. Alterna recitazione e canto, apprendendo a suonare diversi strumenti: chitarra, batteria e pianoforte. A 24 anni, dopo la Laurea in Ingegneria, si trasferisce a Roma dove inizia formazione professionale d’attore insegnando matematica nelle scuole superiori statali. Lavora con Beatrice Bracco, Michael Margotta, Vincent Schiavelli, Marco Solari, Marco Maltauro. Vince come attore due borse di studio: presso il Campus diretto da Maurizio Costanzo e l’Accademia d’Arte Drammatica ”S.D’Amico”. Lavora con attori e registi come Massimo Popolizio, Gigi Proietti, Daniele Abbado, Fabrizio Angelini, Antonio Frazzi, Andrea Porporati, Riccardo Donna, Hiroshi Nishitani, Raffaele Curi, Vincent Gallo per produzioni RAI, Mediaset, Sky, BBC e Fuji Film. È stato coprotagonista del film TV La storia di Laura insieme a Isabella Ferrari.
Andrea Soffiantini
Nato a Milano nel 1953, inizia l’attività artistica a vent’anni. Nel 1979 incontra il drammaturgo Giovanni Testori per il quale interpreta Interrogatorio a Maria, e Factum Est. Con il teatro degli Incamminati recita in Post Hamlet e nei Quattro Quartetti di T.S. Eliot. Con il teatrodell’Arca recita nel Sogno di una notte dimezza estate, nelle Allegre Comari di Windsor, nella Bisbetica Domata, nel doppio ruolo di Tonino e Zanetto ne I due gemelli veneziani di C. Goldoni con la regia di F. Branciaroli. Con la regia di Antonio Syxty recita nella Commedia degli errori di W.Shakespeare, nell’Annuncio a Maria di P. Claudel, nella commedia di P.C. de C. Marivaux Il gioco dell’amore e del caso e nel monologo del giovane autore friulano Paolo Sartori A piedi nudi sul palco. Recita con Franco Branciaroli nel Caligola e nella Peste di A. Camus diretto da Claudio Longhi, in Edipo Re di Sofocle e nella Medea di Euripide. Con Elsinor teatro stabile di innovazione insieme a Franco Palmieri mette in scena San Paolo dalla Traduzione della prima lettera di Giovanni Testori.
Giovanni Battaglia
Ricerca e sperimentazione di nuovi linguaggi sono fin dagli esordi i motivi principali del suo lavoro. Dalle collaborazioni con Antonio Sixty e Antonio Latella, da quelle con Lorenzo Loris e Luca Ronconi e poi ancora Arpad Shilling, Massimo Popolizio e Franco Branciaroli, l’attore sonda stili e metodi di approccio diversi dal divenire della parola.
Tra i suoi lavori più significativi: Otello di Shakespeare con la regia di Antonio Latella, I Fanatici di Musil con la regia di Antonio Sixty, Infinities di John Barrow per la regia di Luca Ronconi, per il quale lavora anche ne I drammi di guerra di Edward Bond; La peste di Camus per la regia di Claudio Longhi.
Alberto Mancioppi
Nato a Milano nel 1947 si diploma all’Accademia Dei Filodrammatici nel 1967. Si trasferisce a Roma dove conosce Orazio Costa con il quale collabora per diversi anni sia come attore che come insegnante di dizione poetica presso l’Accademia da lui fondata. Da oltre 40 anni calca i più importanti palcoscenici italiani. Diretto da numerosi registi fra i quali: Giorgio Streheler, Orazio Costa, Giulio Bosetti, Franco Parenti, Gabriele Lavia, Franco Branciaroli, Elio De Capitani, Ferdinando Bruni. Ha recitato con Salvo Randone, Ernesto Calindri, Tino Carraro, Paola Borboni, Mario Carotenuto, Valentina Cortese, Glauco Mauri, Ugo Pagliai, Ottavia Piccolo, Giulia Lazzarini, Moni Ovaia, Roberto Erlizka, Eros Pagni e tanti altri. Nel corso della sua carriera, ha affrontato testi d’autori quali: Sofocle, Euripide, W.Shakespeare, Marlowe, Moliere, C.Goldoni, T.S.Eliot, L.Pirandello, Camus, F. Kafka, E.Ionesco, B.Brecht, E.Ibsen, A.Checov, canovacci di commedia dell’arte, ed i contemporanei R.D’Onghia, T.Scarpa, D. Wallcott. Ha inoltre scritto alcuni testi teatrali tra cui: A tua madre piaceva Elvis andato in scena al teatro Franco Parenti. Per il Cinema ha preso parte ne Il Principe di Homburg e L’uomo che non sapeva dimenticare. Ha registrato drammi radiofonici, lavorato come doppiatore e partecipato a spot pubblicitari e fiction televisive.
NicoNote
Nicoletta Magalotti, performer e metteur en scene, di madrelingua austriaca, nasce a Rimini nel 1962. Ha sviluppato un percorso in proprio tra musica e performance creando un linguaggio legato alla Voce, al Suono, allo Spazio. Rappresenta una esperienza multi-faceted e peculiare, si muove in territori anche molto diversi tra loro: la Scena e il Teatro,
il Cinema, il NightClubbing , le installazioni e i luoghi legati all’arte.
Compone e scrive drammaturgie sonore attraversando svariati generi musicali. Nel 1997 formula la sigla NicoNote – che sarà da lì in poi suo nome d’arte e sigla per tutti i progetti a seguire. Crede nel potere performativo della parola e nella interdipendenza dei fenomeni.. È stata tra l’altro, la voce del gruppo wave Violet Eves, è dj e inventrice di spazi come il mitico Morphine del Cocoricò di Riccione. E’ narratrice di fiabe per pubblico infantile ed ha interpretato film.
Attualmente sta preparando insieme alla sua equipe un nuovo concerto performance dedicato al mondo dei Lieder di Robert Schumann. Nel giugno 2010 è stata invitata a presentare il suo spettacolo di teatro musicale dal titolo Rhapsody (or Alphabet Dream ) alla Fondation Cartier pour l’Art contemporain di Parigi.