Approvvigionamento e indipendenza energetica

In diretta su Repubblica TV, Askanews.

Massimiliano Atelli, Presidente della Commissione Tecnica e PNRR-PNIEC del MiTE; Gaetano Mazzitelli, Executive Vice President Commercial, Asset Planning & Regulatory Affairs SNAM; Stefano Saglia, Autorità di regolazione energia, reti e ambiente; Roberto Sancinelli, Presidente e Amministratore Delegato Montello SpA; Paolo Emilio Signorini, Presidente Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. Introduce Emmanuele Forlani, Direttore Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS.

La drammatica situazione in Ucraina ha cambiato forzatamente le politiche energetiche dei paesi membri dell’Unione Europea, alcuni dei quali, come l’Italia, alle prese con la necessità di trovare in tempi rapidi nuove fonti di approvvigionamento per continuare a prosperare, a produrre e a vivere. Autorevoli esponenti del mondo industriale italiano, dialogano in un confronto reale e senza sconti che riguarda il futuro del nostro paese.

Con il sostegno di Intesa Sanpaolo, Ferrovie dello Stato Italiane, Hines, Illumia, Philip Morris Italia, Seingim, Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, Snam, Montello.

APPROVVIGIONAMENTO E INDIPENDENZA ENERGETICA

Emmanuele Forlani: Buonasera, buonasera a tutti, benvenuti a coloro che sono qui presenti in sala alla fiera di Rimini in questa seconda giornata della quarantatreesima edizione del Meeting dal titolo “Una passione per l’uomo” a coloro che ci stanno seguendo in diretta streaming da casa o che ci seguiranno prossimamente. “Una passione per l’uomo”, lo abbiamo già sentito in tanti degli incontri da ieri mattina fino ad oggi, sembra già passato molto tempo, ma è solo una giornata, non ha un perimetro settoriale o qualche settore merceologico per il quale poter parlare. La passione per l’uomo riguarda la passione per l’uomo a trecentosessanta gradi ed è la ragione per la quale all’interno di questo programma del Meeting affronteremo in molte occasioni, in molti momenti, anche alcuni temi apparentemente più settoriali, ma non per questo meno importanti di cosa vuol dire una passione per l’uomo e di cosa vuol dire affrontare i temi che riguardano la vita drammatica di ciascuno. La vita ovviamente con tutte le sue difficoltà, con i pregi, coi difetti, con la crescita, ed è proprio di ricostruzione che questa sera parliamo all’interno di un ciclo di incontri che fino alla fine del Meeting ci aiuterà ad entrare nel merito di alcuni aspetti che riguardano la vita di tutti. Il tema di questa sera, ed è il titolo di questo nostro incontro, è “Approvvigionamento e indipendenza energetica”. È un tema del quale spesso sentiamo parlare, i più, diciamo, non hanno la capacità tecnica di capire fino in fondo di che cosa stiamo parlando, questa sera abbiamo una grande occasione di poterne parlare con alcuni ospiti sicuramente d’eccezione. Qualche brevissima parola di introduzione, qualcuno di voi ha letto la sinossi di questo incontro, quindi sa di che cosa stiamo parlando. Il nostro Paese, l’Italia, che vive una crisi particolarmente significativa da un punto di vista energetico, sia per quanto riguarda le attività, quindi l’aspetto industriale, domestico, sia per quanto riguarda l’aumento dei prezzi al consumo, delle bollette. E questo riguarda e tocca la vita di ciascuno di noi. Alla crisi energetica che preesiste anche la drammatica guerra che è scoppiata il 24 febbraio scorso, si è aggiunta poi una seconda, diciamo, un secondo fattore che rende ancora più complicato, ancora complesso il periodo che stiamo vivendo ed è nello specifico quello che è sostanzialmente tutto il tema dell’approvvigionamento del gas, quindi un altro settore ancora. Ora su questo nei mesi che ci hanno portato fino a qua il Governo ha fatto numerosi interventi, poi qualcosa sicuramente lo sentiremo questa sera, per far fronte alla crisi e agli elementi che ci sono. Dal nostro punto di vista, diciamo di chi magari non lavora nel settore nello specifico, ci sono tante domande alle quali vorremmo in qualche modo aiutarci a rispondere questa sera. Lo faremo con degli ospiti, come dicevo prima, particolarmente qualificati e che saluto e ringrazio, sia chi è qui in presenza (e tra un istante presento) e chi è invece collegato da casa. Partirei da Massimilano Atelli, presidente della Commissione Tecnica PNRR e del MiTE. Buonasera Massimiliano Atelli. È collegato con noi Gaetano Mazzitelli, Executive Vice President Commercial, Asset Planning & Regulatory Affairs di SNAM. Lo saluto, buonasera. Sempre in collegamento ci ha raggiunto Stefano Saglia, dell’Autorità di regolazione energia, reti e ambiente. Buonasera Saglia.

 

Stefano Saglia: Buonasera.

 

Emmanuele Forlani: Poi sono qui con noi anche Roberto Sancinelli, Presidente e Amministratore Delegato di Montello SpA. Buonasera. E Paolo Emilio Signorini che è Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. Buonasera Paolo. Proprio da lui, proprio da Paolo Signorini vorrei partire in questa nostra breve chiacchierata perché qualcuno di voi magari dice: “Che cosa c’entra l’Autorità portuale con i temi di cui stiamo parlando? Di che cosa si occupa, perché effettivamente c’entra col tema approvvigionamento e indipendenza energetica?”. Come un sistema portuale (stiamo parlando di un sistema portuale primario nel nostro Paese) può in qualche modo essere toccato da questi elementi e come può incidere anche in una fase di ricostruzione. Quindi io ringraziandolo ancora per essere qua con noi, Paolo Signorini, chiederei di aiutarci anche a cogliere alcuni aspetti, chiaramente per ragioni di tempo lo potremo fare in maniera sintetica, di che cosa c’è in ballo e che cosa per l’autorità appunto che lui guida in questo momento è l’emergenza sulla quale si sta lavorando.

 

Paolo Emilio Signorino: Grazie mille dell’invito. Due parole introduttive per capire come mai un porto come Genova e Savona è ovviamente interessato dal tema dell’approvvigionamento, dell’indipendenza energetica e della qualità energetica dal punto di vista ambientale. I porti, i grandi porti nel mondo sono luoghi dove arrivano molte navi, arrivano molti mezzi pesanti, arrivano molti treni, ci sono attività cantieristiche, ci sono attività industriali. Tutto questo ha a che fare con energia. E qui partirei subito con quello che a mio parere è il tema dominante, trovo molto azzeccato il sostantivo “indipendenza” perché “indipendenza” fa immediatamente venire alla mente una dimensione nostra, autarchica, locale, nazionale, particolare e una dimensione globale. Io credo che tutti gli italiani, la materia è molto tecnica, ma tutti gli italiani abbiano sperimentato in questa esperienza del Covid e poi la guerra con l’Ucraina, in Ucraina, abbiano sperimentato quanto ormai siamo tutti parte di una dimensione globale. Faccio un paio di esempi che credo facciano capire meglio di ogni cosa. Avete sentito questo termine tecnico: reshoring. Cioè noi ci siamo svegliati durante il Covid in Europa e abbiamo scoperto che le nostre manifatture (l’Italia è il secondo Paese manifatturiero d’Europa), non producevano più, non avevano più un ruolo rilevante nel mondo per molti prodotti. Noi ci siamo scoperti non indipendenti, ci siamo scoperti enormemente dipendenti, anche dal punto di vista sanitario nei mesi più difficili della pandemia. La crisi innescata dalla guerra ha ulteriormente evidenziato anche per Paesi che noi riterremmo assolutamente all’avanguardia quanto a politica industriale, a capacità di essere tra virgolette “indipendenti”, come la Germania, ha dimostrato che questa indipendenza non c’era. Il tema che noi trattiamo qua oggi è estremamente influenzato da questo, lo è dal punto di vista dell’approvvigionamento delle fonti, lo è dal punto di vista del comportamento degli operatori, lo è dal punto di vista regolatorio, dove si fanno le regole per ottenere comportamenti virtuosi. Fatta questa inquadratura molto alta (?)(15:04) generale, farò qualche esempio parlando di un porto. Vi ho detto in un porto, nel porto di Genova e Savona arrivano più di ottomila navi l’anno, più di cinquemila e cinquecento mezzi pesanti al giorno. Allora un tema che ci si è posti da qualche anno, era come rendere, come decarbonizzare queste attività. Le attività trasportistiche incidono per il 30-40% delle emissioni di CO2 oltre ad altre sostanze inquinanti e abbiamo avuto diverse stagioni. La prima stagione è stata quella della elettrificazione, elettrificazione delle banchine. E cioè dire, fare in modo che le navi arrivino, magari alimentandosi a batterie, fare in modo che quando sono in porto non abbiano le emissioni dei fumi perché si attaccano a generatori sulla nave alimentati da combustibili fossili, ma si attracchino alla rete elettrica in banchina. Questo è un modo senz’altro positivo per diminuire l’inquinamento. Voi tutti sarete stati in un porto italiano, il porto di Genova è estremamente inurbato: avere dieci navi, traghetti, crociere e una ventina di navi cargo con i camini che emettono, perché i motori della nave sono accesi, ha un impatto ambientale molto forte. E quindi l’elettrificazione delle banchine. Ma qui il tema indipendenza è immediatamente fortissimo. La regolamentazione europea euro unitaria che tuttavia deve essere approvata prevede che gli impianti di elettrificazione sulle banchine dei porti siano un obbligo, un’attività in carico agli stati membri, ed è quello che sta facendo il Governo italiano, il Governo italiano ha stanziato oltre settecento milioni di euro per creare impianti di elettrificazione nei porti italiani. Direi che è una politica dal lato dell’offerta. Dal lato della domanda, invece, l’obbligo è in capo agli operatori, massimamente gli armatori. Ora voi capite che un tipo di regolamentazione di questo tipo prima che vada a sistema deve raggiungere un livello di consenso sia dal lato degli stati membri che dal lato degli armatori estremamente elevato, cosa che fino a oggi non si è raggiunta. Qual è il rischio di questo, come è accaduto a Genova? Che un porto realizzi un impianto di elettrificazione delle banchine ma poi gli armatori non si allaccino. Ci sono anche questioni regolatorie, ma questo è un tema per far capire un primo esempio di difficoltà in questo campo di riuscire a coniugare indipendenza con effettivo utilizzo di una tecnologia più performante dal punto di vista dell’inquinamento. Ma vengo alla seconda, e mi avvio a concludere. L’elettrificazione delle banchine vuol dire semplicemente che tu dai energia a una nave allacciandoti a una rete elettrica in porto. Ma da dove arriva l’energia che dai alle navi? Arriva da centrali che sostanzialmente si alimentano ancora con combustibili fossili. Per cui quello che oggi noi stiamo facendo a livello europeo è comunque di realizzare questi impianti perché eliminiamo un’emissione inquinante molto vicina alla (19:27) popolazione ma ci stiamo già domandando come alimentare questi impianti di elettrificazione con energie rinnovabili, non con combustibili. Quale è stato il primo grande combustibile tra virgolette alternativo molto invocato nei trasporti? Il GNL o LNG, anch’esso derivante dal metano. Abbiamo realizzato, investito molto sia nei porti, sia gli armatori, sia chi ha costruito depositi, in alcuni casi anche rigassificatori per il GNL, ma anche questo combustibile non è ritenuto dal punto di vista ambientale sufficientemente adeguato per raggiungere gli standard emissivi che oramai sia l’Europa, ma anche a livello globale, del mondo ci siamo posti. Quello che è successo nell’ultimo anno e mezzo, e lo avete visto in tutti i dibattiti, è che oramai si sta traguardando l’idea di avere combustibile non di origine fossile, di decarbonizzare completamente il sostegno, le attività industriali e trasportistiche. E qui c’è tutto il tema, e avrete sentito, non occorre essere eccessivamente padroni della materia dal punto di vista tecnico per capire che tutti questi nuovi combustibili, avrete sentito il biometanolo, avrete sentito l’ammoniaca, fino a traguardare l’ultimo, il più sfidante, l’idrogeno, effettivamente ci consentirebbero a regime di dire: “Abbiamo decarbonizzato”, ma ad oggi e per uno scenario che tutti gli istituti di ricerca più evoluti nel mondo considerano almeno decennale, per ottenere questi combustibili, chiamiamoli verdi, chiamiamoli non di origine fossile, dobbiamo utilizzare energia prodotta da combustibili fossili. Cosa vuol dire questo? Siamo in una impasse, a mio parere è corretta l’impostazione che è stata data a livello europeo di dire: “Perseguiamo misure che nell’immediato (è il caso dell’elettrificazione delle banchine) ottengano, (non sarà il first best, sarà un second best), ma dal punto di vista ambientale ci consentano di inquinare di meno vicino alla popolazione e nel contempo investiamo al massimo in ricerca e in sviluppo di tecnologie che ci consentano di accelerare la possibilità di avere combustibili non di origine fossile senza dovere eccessivamente fare affidamento come ancora oggi è su energia prodotta da combustibili di origine fossile”. Sarà uno scenario che ci impegnerà nei prossimi dieci, quindici anni. Il mio messaggio conclusivo è che occorre in tutti i Paesi, in tutte le democrazie, le istanze di coordinamento per raggiungere livelli ambientali migliori facciano premio su forze centrifughe che purtroppo ci sono, perché ci sono grandi interessi economici nel creare frizioni per raggiungere stadi, dal punto di vista dell’impatto ambientale, qualitativamente superiori. Bisogna che non ci si perda d’animo, che si mantenga una grande concentrazione su queste sfide, alcune di queste, sono quelle che ho citato, perché facendo così prima o poi arriveremo all’obiettivo.

 

Emmanuele Forlani: Grazie, grazie a Paolo Signorini. Anche per avere, come è suo solito in poche battute ha dato un quadro a mio parere già particolarmente stimolante, provocatorio, nel senso che quello che Paolo Signorini ci ha detto è sicuramente l’apertura di una serie di temi, di una serie di aspetti che riguardano un po’ anche gli altri, anzi riguardano tantissimo gli altri operatori e gli altri interventi di questa sera. Ci sono degli aspetti di capacità di investimento, degli aspetti regolatori, degli aspetti, come dire, che riguardano la capacità di intervenire oggi a regole vigenti perché c’è anche un tema evidentemente di che cosa oggi si può fare con le regole del gioco attuale. E tra gli interlocutori evidentemente privilegiati che c’entrano con questa discussione e con questa partita c’è sicuramente SNAM. Io chiederei a questo punto a Mazzitelli di aiutare, di aiutare la nostra platea, di aiutare tutti, a entrare ancora più in dettaglio sostanzialmente di quali sono le sfide, le partite aperte. Sicuramente c’è un tema del riempimento degli stoccaggi, sicuramente c’è il tema delle due navi gasiere di cui penso tutti abbiamo letto, però prima ancora quali sono gli ingredienti, appunto, che oggi per una realtà come SNAM arrivano a toccare i punti che ci stiamo domandando?

 

Gaetano Mazzitelli: Buon pomeriggio a tutti, grazie per avermi invitato a questo importante momento di incontro ché per me è un grande piacere essere qui con voi oggi a scambiare alcune riflessioni sullo stato attuale del sistema nazionale del gas sulle azioni che SNAM sta ponendo in essere a tutela della sicurezza energetica di famiglie e di imprese italiane. Ormai da quasi un anno il sistema italiano del gas è sottoposto ad una situazione di particolare attenzione mai vista in passato. Purtroppo, negli ultimi giorni si sta progressivamente intensificando: alta volatilità dei prezzi, alta instabilità geopolitica, alta variabilità climatica. Com’è noto l’Europa presenta una forte dipendenza dall’importazione dai Paesi terzi, in particolare dalla Russia che nel corso 2021 ha rappresentato circa il 45% delle importazioni comunitarie. Dall’inizio del conflitto russo-ucraino molti Paesi europei hanno visto completamente azzerarsi le forniture di gas russo, nonostante tale fonte rappresentasse la principale, se non l’unica, risorsa di approvvigionamento. Tra questi Paesi, in particolare i Paesi dell’area baltica quali la Finlandia, l’Estonia, la Lituania, oltre che la Polonia. Anche i Paesi dell’Europa centrale ed in primis Germania e Italia, ma anche Olanda e Belgio, hanno registrato forti riduzioni delle forniture, con flussi più che dimezzati rispetto al passato. In Italia stiamo importando circa trenta milioni di metri cubi al giorno in questi giorni a fronte di una capacità di importazione del punto di entrata di Tarvisio di oltre centro milioni. Nel mese di luglio come sapete, sono state effettuate le attività di manutenzione programmata del gasdotto Nordstream 1 che si sono protratte per circa dieci giorni. Ma adesso, a fine agosto, ne è prevista una non programmata per la fine di agosto, per i primi giorni di settembre, che dovrebbe durare tre giorni. Permane pertanto una situazione di alta incertezza sulla piena ripresa delle attività di questo gasdotto che rappresenta la principale direttrice di approvvigionamento di gas (27:29) in Europa con una capacità di importazione di circa centosessanta milioni, ad oggi utilizzata poco meno del 25%, circa quaranta milioni al giorno. In questo contesto, la società che rappresento, SNAM, è fortemente impegnata a porre in essere azioni concrete volte a tutelare famiglie e imprese italiane dai potenziali rischi connessi a possibili interruzioni delle forniture. Siamo difatti chiamati a fronteggiare tre gravi situazioni emergenziali contemporanee sicuramente correlate, ma tuttavia distinte: la guerra, i prezzi ed il clima. Queste tre differenti emergenze pur avendo molti punti di contatto devono essere però affrontati con strumenti distinti che richiedono azioni distinte e tempi di risposta differenti. La guerra è un problema di mesi, speriamo, i prezzi sono un problema di qualche anno, purtroppo, il clima è una questione che richiede qualche decennio. Nel nostro ruolo quindi, di operatori infrastrutturali nazionali, abbiamo pertanto elaborato azioni di breve, di medio e di lungo termine che coinvolgono tutte le linee di business in cui SNAM oggi è attiva: lo stoccaggio, la rigassificazione, il trasporto e gli interventi per la transizione energetica. Un primo pacchetto di azioni immediate è stato intrapreso con l’obiettivo di contribuire a raggiungere un livello di riempimento degli stoccaggi pari ad almeno il 90% dello spazio disponibile. Questa è una priorità di intervento su cui siamo partiti ad inizio anno e che oggi ci vede traguardare, tra qualche giorno un riempimento dell’80%, valore, questo, superiore rispetto alla media europea. Stiamo lavorando a pieno ritmo per realizzare nuova capacità di rigassificazione da rendere disponibile agli operatori commerciali per diversificare ulteriormente il portafoglio di approvvigionamento italiano che, ricordo, non ha eguali in Europa, potendo far leva su ben sette distinte direttrici di importazione: dalla Russia, dai mari del Nord, dall’Algeria, dalla Libia, dal Caspio, dal GNL che attraverso navi metaniere, come sapete, ci consente di accedere alle fonti di gas presenti in tutto il mondo e, non da ultima, la produzione nazionale. Stiamo finalizzando le attività propedeutiche alla realizzazione di nuove dorsali di trasporto da Sud che consentiranno nel medio periodo di potenziare l’importazione di gas provenienti dal Nord Africa e dal Caspio. Ed infine, stiamo lavorando per imprimere un’accelerazione alla transizione verso nuovi gas rinnovabili, riadattando le infrastrutture necessarie per raccogliere i cosiddetti green gas, oggi con il biometano e nel medio-lungo termine con l’idrogeno, i gas sintetici e i sistemi di cattura trasporto e stoccaggio della CO2. Tutto questo auspichiamo possa condurci verso un nuovo punto di equilibrio più sicuro, più economico e più sostenibile sotto il profilo ambientale. Prima di lasciare la parola agli altri relatori rinviando magari a un secondo giro per gli aspetti più di dettaglio delle azioni che stiamo portando avanti, vorrei fare un’ultima considerazione sui prezzi del gas naturale, che anche in questi giorni hanno toccato nuovi valori record raggiungendo oltre i duecentosessanta euro al megawattora mai visti in passato. La situazione dei prezzi riflette sicuramente le tensioni geopolitiche del momento. Sarà sicuramente aggravata dai fenomeni speculativi di carattere finanziario, ma ciò non deve farci dimenticare le ragioni fondamentali sottostanti tali… l’andamento dei prezzi già manifestatosi prima dell’avvio del conflitto russo-ucraino riflette una situazione di squilibrio tra una domanda di gas cresciuta significativamente per effetto della ripresa post Covid e per effetto ovviamente della crescita delle economie asiatiche, a fronte di un’offerta che negli ultimi anni è stata caratterizzata da un rallentamento degli investimenti nel settore. Tale squilibrio tra domanda e offerta deve essere superato nel più breve tempo possibile, per avere effetti positivi di calmieramento sulle spinte rialziste dei prezzi. L’introduzione di un cap al prezzo del gas è una strada sicuramente percorribile nel breve termine, purché ovviamente sia attuata su scala europea secondo modalità operative che salvaguardino la sicurezza e l’integrità del sistema comunitario. I piani di razionamento sono sicuramente utili per razionalizzare, responsabilizzare cittadini ed imprese ad un uso più efficiente delle risorse e per essere pronti al peggio, ovvero a dover fronteggiare situazioni di totale interruzione delle forniture. Ma per risolvere in maniera strutturale il problema dei prezzi credo sia necessario ed urgente aumentare significativamente l’offerta di gas per il mercato europeo avviando nuovi progetti infrastrutturali, nuovi investimenti upstream, nuovi corridoi da Sud, Nord e da Est ad Ovest, che consentano di attivare nuove risorse essenziali per una transizione energetica sostenibile soprattutto per i consumatori che ne dovranno sostenere i costi. Mi fermo qui e cedo la parola ai colleghi.

 

Emmanuele Forlani: Grazie, grazie a Mazzittelli, anche per aver aggiunto ulteriori ingredienti centrali e in qualche modo ha fatto capire insomma che ci sono delle linee di azione, delle piste che in qualche modo si possono o si stanno seguendo. La Montello, di cui appunto Sancinelli è Presidente e Amministratore Delegato, è probabilmente un caso di scuola nella riconversione perché da acciaieri a protagonisti dell’economia circolare, insomma la storia è particolarmente interessante e meriterebbe un’occasione ad hoc ma di fronte a questo scenario diciamo di incertezza sicuramente per voi la quotidianità si gioca dentro un’azione che va fatta con le regole esistenti, con l’incertezza che c’è e questo è un momento anche particolare perché siamo in una fase di campagna elettorale, siamo in una fase inedita da un punto di vista almeno dell’agenda perché siamo in una campagna elettorale estiva e spesso ci si domanda che cosa chiedono le aziende più che alla politica alle istituzioni? Quali sono gli ingredienti sui quali, appunto, può essere sostenuta e aiutata un’attività che comunque anche in una fase di incertezza viene portata avanti perché, appunto, nel vostro caso sono stati tanti i passaggi anche di riconversione e di sfida.

 

Roberto Sancinelli: Decarbonizzazione e mobilità, elettrificazione insomma, oggi sono argomenti che mettono veramente in evidenza, a nudo, la grande debolezza che il nostro Paese ha sotto l’aspetto energetico, sia qualitativamente e quantitativamente, perché l’energia va vista sotto questi due aspetti. Quantitativamente, purtroppo noi su questo dipendiamo, abbiamo dipeso fino ad oggi da forniture di Paesi esterni e che, con la guerra in Ucraina, abbiamo visto quanto praticamente quantità elevate di energia… siamo, ci siamo legati a fattori esterni a noi, non governati da noi, con ciò che questo produce perché poi dall’energia produce tutta una serie di cose. Anche le materie prime sono lievitate, ma sempre partendo dal fatto dell’aumento, della difficoltà di reperire fonti energetiche, i costi eccetera eccetera. Poi qualitativamente a proposito di decarbonizzazione, si parla di solare, idroelettrico, eolico, certo queste noi le abbiamo in Italia noi queste le possiamo reperire ma che quantità, che quantità? Non penseremo mica di sostituire le grandi quantità di energie di cui ne abbiamo bisogno da queste fonti. Quindi bisogna cominciare a pensare una diversificazione di queste fonti energetiche non solo quantitative. Diversificare nelle… e quindi anche nelle qualità. Certo, prima pensare a sfruttare al meglio quelle fonti che sono nostre, che non dipendiamo dagli altri, che quelle che ho elencato a cui aggiungerei poi quella dei rifiuti e scusate il rifiuto oggi l’attività della società che rappresento è quella del riciclo in materia. Ma noi, il rifiuto naturalmente va riciclato perché oggi mai come oggi è una fonte veramente importante, è una risorsa importante che può sostituire tantissime materie prime fossili. Però non tutto è possibile riciclare. Noi abbiamo una percentuale che assolutamente, ancora oggi, anche, diciamo così, anche dove nei settori dove noi siamo già arrivati… ha superato addirittura gli indici europei al 2035 perché l’Italia, diciamo così, l’Italia è al numero uno in assoluto in Europa nel riciclo delle materie, dei rifiuti e quindi nella produzione delle materie prime seconde. Non è affatto vero, noi se guardiamo ai cosiddetti esempi dei Paesi del Nord, guardate, bruciano tutto e non riciclano niente. Ma loro, ma c’è anche una ragione: dieci mesi all’anno fan freddo, hanno scelto di fare calore invece che riciclare. Noi invece non abbiamo materie prime ricicliamo, siamo bravissimi, però anche riciclare è un’attività energivora, quindi occorre energia anche lì. Ecco, noi abbiamo una percentuale di questi rifiuti che varia da un 20 a un 30% che non è, oggi per lo meno le tecnologie oggi ancora non ci sono, per valorizzarle adeguatamente, ma come in tutte le cose c’è sempre qualcosa che in qualche modo, in qualsiasi produzione, tecnologia, c’è sempre qualche scarto insomma, una parte che non è più utilizzabile ancora nel settore da cui proviene, e questo… va fatto un recupero energetico: i rifiuti, dopo avere… noi dobbiamo puntare a riciclare il massimo. Le istituzioni, le leggi devono imporre riciclo di tutto ciò che è riciclabile perché è importante, perché va a sostituire tutto un settore di materie prime fossili e quindi la contribuisce alla decarbonizzazione. Ma poi assolutamente tutto ciò che non è, noi possiamo produrre energia elettrica perché no, tanto è vero che oggi lo si fa così. Poi noi però abbiamo l’utopia ambientalista che dice: “No è meglio portarlo a bruciare in Germania o in Croazia pagando (oltre tutto pagando) quelli ci ridono anche, ci ridono su: “Che imbecilli gli italiani, ci pagano e noi produciamo energia”, perché è proprio così ve lo dico piatto piatto ma è così. Invece dobbiamo sfruttarla noi anche quella perché guardate che sfruttare quella, noi possiamo addirittura arrivare a un 5-6% della quantità di energia che ha necessità l’Italia. Naturalmente sto parlando in un compimento proprio totale di questo obiettivo. Ecco, quindi abbiamo detto idroelettrico, abbiamo detto eolico, fotovoltaico eccetera, ma non basta. Non basta. Se dobbiamo decarbonizzare, signori miei, bisogna cominciare a pensare davvero al nucleare, quello che chiamano pulito. Dico pulito, io non sono scienziato ma seguo quello che dicono gli scienziati, il nucleare pulito, c’è poco da fare. Se vogliamo arrivare a questi, a raggiungere quegli obiettivi che tutti ci auguriamo, bisogna fare… altrimenti continueremo a dipendere dai gas, continueremo a dipendere da… state tranquilli e comunque nucleare… ma però occorrerà anche una percentuale anche di questo, perché se noi nel nostro Adriatico possiamo estrarre il gas, perché io dico perché non lo estraiamo noi, lo estrae la Croazia perché lei invece se ne frega dei problemi che noi ci siamo… ecco quello che io chiamo scusatemi adesso dicendo non avete mai masturbazioni mentali? Ecco, loro se ne fregano lo tirano fuori e lo usano. È come la centrale nucleare al di là del confine di Pordenone che se succede qualcosa pensiamo che a noi non succeda niente, loro funzionano e noi qui non possiamo farlo. Quindi la guerra, questa grande disgrazia di questa di questa guerra in Ucraina eccetera ha messo forse come tutti i problemi, grandissimo problema, noi forse ne nasce u n’opportunità L’opportunità è quella di riconsiderare probabilmente tutte, dalle valutazioni che stavamo facendo, che stavamo facendo, e forse vanno riconsiderate. Attenzione con questo non voglio dire assolutamente di andare a pensare di dire: “No, ci rimettiamo a emettere emissioni inquinanti, eccetera”. Anche le emissioni continueranno ad esserci, semmai le emissioni dobbiamo contenerle al minimo. Certo, se devo bruciare rifiuto qualche emissione la faccio, ma oggi la tecnologia ti fa un cammino, di un cammino di un inceneritore sono e prendiamo uno quello di Brescia, più grande d’Italia, praticamente, non lo dico io lo dicono i tecnici, scienziati, professori dicono che inquinano come una decina di autotreni che passano sull’autostrada. Ecco, quindi voglio dire, ormai la scienza ha fatto passi da gigante e poi, dato che siamo in tema, non dimentichiamoci mai: la scienza è figlia dell’uomo. Quindi l’uomo nel tempo si è adattato a tutti questi cambiamenti eccetera, ma si è adattato perché? Utilizzando la scienza. A ogni livello secondo i periodi, ma lui ha sempre trovato il modo tramite la scienza di trovare degli adattamenti a questi grandi cambiamenti. Quindi oggi stiamo veramente, ormai siamo orientati su un futuro di sviluppo socioeconomico che non potrà, non potrà che andare in questa direzione: quella di tenere presente bene che l’ambiente va tutelato, va preservato, ma va preservato con intelligenza, non va preservato con degli estremismi ambientali, con delle posizioni. Bisogna essere un po’ aperti e capire che se è sì da modificare tanto, lo modificheremo, ma dobbiamo arrivare anche a quei risultati, perché senza energia noi non cresciamo. Qualsiasi cosa si vuol fare, prima si parlava del porto, di elettrificazione, ma l’energia va prodotta in qualche modo. Parlano di andare con le automobili, 2030 tutto elettrico, ho capito, ma voglio dire: dove andiamo a prendere l’energia per farle andare tutte? Poi vogliamo fare il biogas dall’agricolo. Sì ho capito, ma dobbiamo decidere che avrà un limite anche quello. Perché poi i campi li usiamo per l’alimentazione o li usiamo per produrre energia. Quindi a tutto ci deve essere un equilibrio e trovare il modo di trovare una mediazione in queste in queste necessità. Poi, a parte che oggi, credetemi, si sentono tanti di quei numeri sparati in giro che è una cosa… 10-12 miliardi di metri cubi di metano… io faccio quello di mestiere, ma guardate: dai rifiuti quando sarà fatto bene che più nessuno di noi butterà via un chilogrammo di rifiuto urbano della…, domestico, quello che c’è, la cosiddetta FORSU, quando ne faremo tanti arriveremo fare 6 milioni di metri cubi all’anno. Sparano i dieci, dodici metri, ma dove vanno a prenderli questi numeri, voglio dire, ognuno qui parla, parla, ma dobbiamo cercare un momentino di tornare a rivalutare e a ragionare bene e capire bene le cose dove sono. Certo, come imprenditore, come categoria nostra, noi adesso per esempio c’è un PNRR eccetera che, vediamo che si è focalizzato molto anche lì a dare fondi sul rifiuto, mica rifiuto eccetera eccetera, ma voglio dire forse anche quei fondi lì, oggi leggo che probabilmente si vogliono anche rivedere l’utilizzo di questi fondi. Sì, ma guardate prima di sprecare questi fondi in cose che non serve, perché, voglio dire certi investimenti devono essere lasciati alle imprese, ai finanziamenti che si trovano ugualmente, dalle imprese, non devono essere sprecati questi denari invece occupiamoli in tante cose, per esempio, sotto gli occhi di tutti il disfacimento idrologico dell’Italia, ma spendiamoli lì. Non diamoli per andare a fare degli impianti agricoli di biogas che non servono neanche… finiamo per dare dei soldi, per arricchire… ma guardate, ve lo assicuro, magari ci vediamo qui fra non dieci anni fra cinque o sei anni quegli impianti lì saranno tutti chiusi perché non serviranno più a niente. E noi quello che chiediamo anche al Ministero, Governo forse di essere un po’ di più ascoltati come imprese del settore perché dalle soluzioni si sono, possiamo dare il nostro contributo. Io mi auguro proprio che stiamo insistendo e anzi magari anche il Meeting può essere, ho sentito anche degli interventi dei convegni in questi giorni e può essere proprio un’occasione per rivedere un po’ anche questo rapporto fra chi decide e chi fa. Grazie.

 

Emmanuele Forlani: Grazie, grazie a Sancinelli. Sarebbe impossibile sintetizzare la quantità, diciamo, di provocazioni che ha lanciato però penso che Atelli e Saglia le abbiano raccolte tutte. Aggiungo qualche piccolissimo elemento appunto, prima di dare la parola a Massimiliano Atelli. Il tema anche dell’investimento in infrastrutture energetiche, se noi vogliamo costruire o produrre in maggiore quantità, è un tema che immediatamente suscita una serie di, tra virgolette, problemi che noi abbiamo nel nostro Paese. Sicuramente la durata di realizzazione, o meglio, di autorizzazione che abbiamo rispetto agli investimenti che più o meno è stimata nel 90% del tempo che effettivamente ci vuole nella realizzazione; il tema che è sempre sotto gli occhi di tutti della regulation by litigation; il tema diciamo delle tante nicchie del “no a tutti i costi” o comunque del no su qualsiasi tipo di intervento, cioè sicuramente quando si affrontano questi temi ci si muove in un terreno nel quale anche gli ingredienti strutturali non sono semplicissimi. Massimiliano Atelli appunto conosce molto bene questi argomenti, anche perché è stato prima al Ministero dell’Ambiente, oggi come capo di gabinetto, come capo del legislativo; quindi, ha seguito tanti dei passaggi anche legislativi esecutivi di questi anni. Oggi è Presidente della Commissione dell’attuazione, oltre che della Commissione Via, e segue nello specifico anche molti degli aspetti legati al PNRR in un Ministero che è il principale protagonista, appunto, perché è quello della Transizione Ecologica. Quindi non chiedo a lui ovviamente di fare una sintesi di tutte le cose che sono venute fuori fino ad ora, però sicuramente la domanda di capire se effettivamente è ragionevole pensare ad un’indipendenza del nostro Paese, se sì, che cosa oggi possiamo fare alla luce anche di tutti questi, insomma, spunti che sono venuti fuori.

 

Massimiliano Atelli: Intanto grazie del coinvolgimento in questo dibattito. Le cose che ho ascoltato centrano perfettamente il problema. Noi oggi abbiamo fondamentalmente tre questioni sul tappeto: avere la quantità di energia di cui abbiamo bisogno, avere una energia che sia il più possibile pulita e, dall’altro lato, scongiurare attraverso questi primi due passaggi effetti che sono di carattere globale e che non sono governabili da azioni che singoli Paesi possono mettere in campo. Lo dico perché è stato giustamente ricordato, il conflitto in Ucraina ha reso più evidenti alcuni problemi, ma problemi importanti c’erano anche prima della guerra in Ucraina. Se noi lasciamo per un istante da parte il tema energia nella sua globalità e ci rifacciamo per esempio alla crisi idrica che in questo 2022 è stata di particolare incidenza, in Italia Coldiretti ha stimato danni alla produzione agricola per circa 6 miliardi di euro, ma e non soltanto il Po nel nostro Paese è andato in secca anche il Reno in Germania. Le chiatte che trasportano sul Reno in Germania i combustibili con i quali i tedeschi alimentano le loro industrie si sono fermate questo ha creato un motivo ulteriore di crisi che è completamente sganciato dal conflitto in Ucraina. Noi abbiamo bisogno, dunque, di lavorare su tutti questi tre fronti: energia nella misura necessaria, energia il più possibile pulita e, evidentemente, antidoto agli effetti che si producono su scala globale e che hanno a che fare con la riduzione delle emissioni. Target che in Europa, come sappiamo, traguardano il 2030 e che puntano al 2050 alla neutralità climatica. Allora in questa direzione è chiaro che una parte di questo problema può essere affrontato e risolto guardando nella direzione delle procedure autorizzative che a livello centrale, a livello di stato centrale vengono svolte per aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili. Da questo punto di vista, debbo dire che grazie alle misure importanti che sono state realizzate nell’ultimo anno, anno e mezzo di modifica del quadro normativo, oggi si procede dal punto di vista della procedura di valutazione di impatto ambientale che è il cuore pulsante, il centro nevralgico delle procedure autorizzative, anche se non le esaurisce completamente, e questo è un punto su cui voglio tornare, se noi ci limitassimo a considerare le procedure di valutazione di impatto ambientale e il ritmo è fortemente cresciuto e già alla fine del 2022, quindi dell’anno in corso, noi potremo misurare i pareri favorevoli e quindi sostanzialmente il superamento positivo della via in un ordine di grandezza che si avvicina, se non raggiunge addirittura, un numero a due cifre di gigawatt. Quindi un risultato che ci rimanda ad anni piuttosto lontani e che è sconosciuto agli anni che abbiamo immediatamente alle spalle, ma che il parere favorevole di Via significhi anche autorizzazione compiuta e possibilità di arrivare alla messa in esercizio di un impianto che produce energia, non è la stessa cosa. Dunque, dobbiamo lavorare evidentemente sulla concentrazione dei processi autorizzativi se, lo dico con chiarezza, è stato possibile efficientare una parte del percorso amministrativo, una parte del sistema amministrativo, credo che ci siano buone ragioni per pensare che possa essere efficientato tutto il percorso amministrativo e tutto il sistema amministrativo. Non lo dico con l’ottimismo della volontà, lo dico perché per esperienza diretta di questi mesi credo che ci sia possibilità di dirlo. Certo, non esistono soluzioni semplici per problemi complessi, anche nei procedimenti autorizzativi è stato superato da anni l’idea che ci sia un’alternativa secca tra sì o no: non è così, non funziona così. Ci sono pochi progetti fatti benissimo che non hanno bisogno di correzioni; ci sono, per fortuna, pochi progetti fatti malissimo che non hanno nessuna possibilità di ottenere una Via favorevole; ma il grosso dei progetti è sostanzialmente un insieme di progetti sui quali per arrivare al risultato necessario, oltre che sperato, è necessario un intervento. Quindi quando parliamo di parere favorevole di valutazione d’impatto ambientale, parliamo più spesso di un parere a cui le commissioni del Ministero aggiungono delle condizionalità che sono previste dalla legge, è come dire, sostanzialmente: “Sì, a condizione che…”. Ora, questo non è, diciamo, antistorico dirigismo, questo è pragmatismo: è meglio una condizionalità in più che un impianto in meno. Si tratta, e questo pure è emerso nella discussione di oggi, di calare gli interventi su territori che sono diversificati per caratteristiche, per capacità di accettazione di opere ed interventi e in questa direzione, secondo me è fondamentale l’ascolto e il confronto e l’interlocuzione con i territori, anche gli esempi di queste settimane ce lo restituiscono in modo potente, se vogliamo. A parità di intervento, se pensiamo, abbiamo ascoltato prima il vicepresidente di SNAM, alla vicenda delle due navi rigassificatrici, si tratta sostanzialmente dello stesso tipo di intervento con punti di caduta in due territori diversi dove la reazione non è stata identica. In contemporanea ancora là dove approda in Italia il TAP abbiamo avuto posizioni delle comunità territoriale che non sono state sempre identiche nel corso del tempo. Certo, oggi probabilmente il conflitto in Ucraina ha reso più evidente alcune cose che erano meno conosciute e meno di immediata percezione diffusa, però è un dato di fatto che i territori non sono tutti uguali, le percezioni nel tempo cambiano e questo è un elemento del quale occorre tenere presente, diciamo, e fare tesoro necessariamente nella scelta del modello energetico che desideriamo. Lo dico perché effettivamente andando un po’ al nocciolo della questione, noi non abbiamo un pianeta di ricambio, dobbiamo tenerci stretto questo. Allo stesso tempo, abbiamo bisogno di evitare emergenze energetiche perché le emergenze energetiche producono emergenze economiche e le emergenze economiche producono emergenze sociali. Leggevo nella rassegna stampa di oggi che ci sono pensionati con 700 euro di pensione che si sono visti già arrivare bollette da mille euro. È un problema del nostro Paese, questo problema deve avere una soluzione. Allo stesso tempo ci sono intere filiere industriali, penso alla ceramica, al vetro, all’industria conserviera dove è già cominciato di fatto, anche se in modo silente, il razionamento nella forma dell’auto razionamento, cioè si lavora meno, si lavora in orari differenti, ma questo non è senza costi, costi sociali in particolare, perché nel momento in cui evidentemente quelle produzioni rallenteranno dobbiamo pensare anche a chi in quelle filiere lavora. Ecco io credo che sia necessario ottenere insieme tutto questo, cercare punti di equilibrio tra ambiente, economia, coesione e tenuta sociale sempre più avanzati perché questo equilibrio è dinamico, non arriverà mai il giorno in cui troveremo un punto sul quale rimanere, si sposterà di continuo. Da questo punto di vista, e mi avvio alla conclusione, credo che sia importante non deflettere sul percorso intrapreso sulle rinnovabili perché, per fortuna, questo è un Paese in cui ne abbiamo in abbondanza, anche se naturalmente non sono programmabili. Di contro, non possiamo nemmeno dimenticare che la soluzione di problemi che sono globali la dobbiamo cercare nel quadro di azioni e sinergie con gli altri partner europei e da questo punto di vista però non possiamo nemmeno chiudere gli occhi e proibirci a priori o anche solo temporaneamente quello che altri si consentono. Penso non soltanto alla Francia e alla Germania ma, lo ricordava prima la persona che mi è accanto, anche alla Croazia. È evidente, diciamo, che nel mar Adriatico c’è un problema. Non possiamo pensare che un Paese, diciamo, dirimpettaio privatizzi la risorsa socializzando le conseguenze le esternalità eventuali negative e non possiamo cioè consentire lo sfruttamento unilaterale, ma condividere la subsidenza, dove c’è un problema di subsidenza. Credo che occorre cercare su quella scala soluzioni che non sono semplici e quindi in qualche modo la risposta è: tutto questo è possibile? Si è possibile. Naturalmente non è difficile, è difficilissimo, ma non abbiamo alternative a riuscire. Grazie.

 

Emmanuele Forlani: Grazie, grazie a Massimiliano Atelli. Peraltro, avremo occasione in questi giorni anche di affrontare altri aspetti, appunto, che ha citato Massimiliano Atelli, come il rapporto col territorio, anche portando anche alcuni casi fortunatamente vincenti o positivi, ecco, di questo rapporto costruttivo col territorio, così come al contempo, l’altro aspetto che emergerà molto è il tema della ricaduta in ambito sociale, delle diseguaglianze, di quello che stiamo vedendo accadere. Sono tutti elementi che in qualche modo confermano quello che cercavamo di dire all’inizio, ovvero che questo non è un tema che riguarda solo alcuni o non è un aspetto che riguarda effettivamente solo chi conosce nel dettaglio quello di cui stiamo parlando. A Stefano Saglia che siede, diciamo, su un altro osservatorio ed é un osservatorio complesso appunto perché all’interno dell’autorità di regolazione ovviamente ha il compito, in qualche modo, anche di individuare una certa conciliazione tra i giusti diritti dei cittadini e quindi il fatto di affrontare anche tutti questi aspetti, le ricadute sociali, nel contempo una libertà anche di impresa di intrapresa e di innovazione. A Stefano Saglia a questo punto chiediamo in qualche modo di raccogliere le provocazioni che sono arrivate da un osservatorio che, come ripeto, è un osservatorio terzo anche rispetto al Ministero.

 

Stefano Saglia: Buonasera a tutti. Tutti gli interventi sono stati molto molto opportuni e proverò anche a prendere qualche spunto perché ci sono veramente tante tante cose da dire. Se però dobbiamo ripartire dal titolo del nostro del nostro incontro e dobbiamo dirci con grande franchezza che andiamo verso un periodo particolarmente difficile che non ho paura a definire drammatico, perché è una vicenda questa dei prezzi dell’energia in particolar modo, dei prezzi del gas che come sappiamo influenzano tutta la vita energetica del Paese e stanno dando dei segnali che sono assolutamente di dimensioni che mai avremmo immaginato, quindi dobbiamo avere secondo me tutti, anche se siamo nel corso di una campagna elettorale, immagino che prevalgano gli slogan, avere tutti contezza della enorme difficoltà che noi dobbiamo affrontare. La dobbiamo affrontare per alcune ragioni che già sono state evidenziate, io credo che non solo la transizione ecologica sia un programma indispensabile per l’Europa, ma che vada accelerato alla luce degli avvenimenti, ma che anche questa transizione aveva un baco al suo interno che era l’illusione dell’Italia, dell’Europa e di tutti i Paesi europei, che gli idrocarburi non servissero più. Ci siamo raccontati per alcuni anni una illusione che invece deve essere un progetto, cioè fare in modo che gli idrocarburi non servano più è un percorso che necessita decisioni politiche e investimenti di lungo termine che non portano risultati immediati perché altrimenti non ci saremmo svegliati con il problema di dover sostituire le forniture russe che, ricordo, per quanto riguarda il gas, hanno significato circa il 40% del nostro fabbisogno. Come sappiamo, dal gas noi poi produciamo anche energia elettrica in prevalenza e tutto questo non è perché non abbiamo perseguito in maniera significativa le politiche energetiche ed ambientali europee, lo abbiamo fatto anzi molto meglio di altri (questo è un Paese, l’Italia, che ha raggiunto gli obiettivi al 2020 e li ha centrati tutti i target a differenza di molti altri paesi europei) ma nonostante questo intendo dire: efficienza energetica, risparmio energetico, fonti rinnovabili, abbiamo centrato tutti gli obiettivi ma, dobbiamo raccontarci la verità, che sono processi lunghi e che quindi il nuovo Governo, ad esempio, mi dispiace per la campagna elettorale sia poco presente questa discussione almeno fino ad adesso, il nuovo Governo dovrà immediatamente mettere mano al piano nazionale energia e clima italiano, perché quello che era stato scritto, non perché ci è stato scritto dagli sciocchi, ma semplicemente è stato scritto pochi anni fa ed era in un’epoca come se fosse un’era geologica fa. Oggi i problemi da affrontare sono completamente diversi, quel piano va aggiornato completamente senza pregiudizi da un punto di vista ideologico perché quello che sta accadendo è davvero estremamente drammatico. Si legge anche sui giornali della carenza questo forse sì, ma mancanza di un piano, tra virgolette, di razionamento dei consumi come giustamente diceva Atelli prima, questo piano in realtà anche se non è stato scritto sta per accadere perché molti settori merceologici e produttivi difficilmente riapriranno i battenti alla ripresa verso a settembre perché il fattore produttivo energia non consente di avere un equilibrio dei conti finanziari dell’azienda quindi non si può produrre determinate produzioni con questi costi dell’energia. Questo significa grossi costi sociali; significa tanta cassa integrazione; significa riduzione del PIL, quindi anche una sostenibilità del debito molto meno forte; significa una bilancia dei pagamenti che va ulteriormente a diventare deficitaria. Allora, come poi bisogna dire il problema, bisogna anche trovare delle soluzioni, sicuramente dobbiamo guardare a quello che è successo in questi ultimi tempi. Guardate ad esempio (c’è Mazzitelli di SNAM che lo può testimoniare) da gennaio a giugno per i dati che abbiamo in mano, l’importazione di gas in Italia non è diminuita ma, come del resto, non poteva diminuire, salvo appunto che non vi sia un piano di razionamento. È cambiata però, in maniera abbastanza repentina, quello che sono le fonti di approvvigionamento: il 35% del gas russo in meno, abbiamo importato; abbiamo raddoppiato le importazioni di gas dal TAP, quello che ahimè in maniera miope, io credo, alcuni non volevano, oggi è fondamentale questa infrastruttura; quindi, abbiamo raddoppiato il gas proveniente dall’Azerbaijan; abbiamo ulteriormente raddoppiato il gas proveniente da Passo Gries, dalla Svizzera, che è poi il gas olandese e norvegese. Questo lo dico anche perché, quando a settembre dell’anno scorso è iniziata la crisi energetica, ci siamo accorti che uno degli elementi che ha fatto in modo che diventasse sempre più significativa la necessità di gas dal fronte russo, avveniva anche perché la produzione di gas in Europa era fortemente ridotta, tant’è che il più grande giacimento europeo che è appunto in Olanda era stato sostanzialmente interrotto senza…, ovviamente poi ricordando che la produzione di gas in Italia è passata in soli dieci anni da 20 miliardi di metri cubi a 3.5 miliardi di metri cubi. Allora, tutto questo per dire che cosa, che la transizione energetica ed ecologica non deve essere rallentata. Ha ragione Sancinelli quando parla: usiamo assolutamente tutte le risorse che abbiamo che sono le nostre materie prime perché noi non abbiamo le miniere non abbiamo i giacimenti, quindi cerchiamo di usare le nostre materie prime ma, al tempo stesso, non guardiamo da un punto di vista ideologico quello che sono alcune produzioni perché se abbiamo rinunciato al nucleare, e non apro quell’argomento perché altrimenti andremo lontani, ma abbiamo bisogno quanto meno di sfruttare i giacimenti esistenti. Ed allora un’indicazione operativa che mi sento di dire a me stesso come autorità, ma ovviamente al Governo che verrà è anche quella di accelerare velocemente quella misura che è già a norma dello Stato che consentirebbe di utilizzare il gas in aggiunta che verrebbe estratto in Adriatico per i settori energivori. Questa è la norma che era stata approvata opportunamente dal Governo Draghi, si è rallentata la sua attuazione, è fondamentale che questa cosa accada e accada velocemente. Così come secondo me è fondamentale che cominciamo a rivedere quello che è anche il meccanismo di formazione dei prezzi: noi oggi abbiamo, spero di non essere troppo tecnico, il prezzo dell’energia elettrica si fonda sul marginal price cioè praticamente sul costo marginale della centrale termoelettrica alimentata a gas meno efficiente. Questo meccanismo credo che debba essere rimesso un po’ in discussione in Europa e così credo che debba essere aperta una riflessione anche nel nostro Paese, perché se voi pensate che, ad esempio, vengono remunerati impianti, anche la fonte, soprattutto la fonte rinnovabile che non hanno il costo del gas e che quindi ricevono anche un beneficio economico significativo, se noi facessimo un mix di tutto questo nella costruzione del prezzo, secondo me potremmo avere una riduzione nell’immediato di un 15-20% del prezzo dell’energia elettrica. Tutto questo per dire che dobbiamo metterci nella consapevolezza che stiamo affrontando un’emergenza epocale; che non è un’emergenza a breve termine; che pur essendo, lo dico da autorità di regolazione, noi vogliamo tutelare i consumatori, ma anche il funzionamento del mercato, non vogliamo abbandonare il mercato perché ovviamente c’è la tentazione, da parte qualcuno di dire: torniamo ai prezzi amministrati o cose di questo tipo che sono assolutamente impraticabili, però troviamo le soluzioni con il senso dell’emergenza, cioè con la consapevolezza che probabilmente dobbiamo prendere delle decisioni magari che durano dodici mesi, durano un anno, due anni, nella consapevolezza che stiamo affrontando una curva della storia ed è una curva della storia che ci vede fortunatamente co-protagonisti insieme agli altri Paesi europei. Ormai leggiamo quotidianamente di quello che accade in Germania e di quanto la stessa Germania sia più esposta ancora di noi rispetto a quello che sta accadendo, consapevoli però, per esempio, che i processi non sono brevi, i processi sono, nel settore energetico, sono medio lunghi, bisogna avere un’idea di che cosa fare questo inverno, bisogna avere un’idea di che cosa fare in un triennio, bisogna avere un’idea di che cosa fare in un decennio e tutto questo deve accadere. Ho fatto, e concludo, l’esempio di prima dei gasdotti e dell’importazione negli ultimi sei mesi per dire che il Presidente Draghi, l’Amministratore Delegato di ENI, il Ministro degli Esteri non ci hanno detto una bugia quando sono andati in Algeria e hanno firmato i contratti, ma semplicemente anche a quel livello, quando si assumono quel tipo di impegni e poi le conseguenze pratiche non accadono nell’arco di 24 ore, accadono nell’arco di mesi, di anni quindi sicuramente quei contratti espliciteranno i loro benefici nei prossimi mesi ma, ad oggi, la sostanza del problema non è cambiata e i prezzi sono stellari. Il Governo Draghi giustamente ha impegnato risorse ingentissime, parliamo di oltre 30 miliardi (a volte non ci rendiamo neanche conto di quello che è accaduto) questo Governo ha impegnato 30 miliardi di euro per alleviare gli aumenti, prevalentemente alle famiglie, sono rimaste scoperte le imprese. Adesso arriva l’autunno dove oltre a garantire quei benefici che hanno alleviato la sofferenza dei consumatori domestici dobbiamo pensare anche alle imprese. Quindi: nervi saldi, si fa quello che si deve fare, ma la situazione è particolarmente grave e quindi ci vuole un senso di responsabilità di tutte le forze politiche del sistema nel suo insieme.

 

Emmanuele Forlani: Grazie, grazie, Stefano Saglia per aver ulteriormente rincarato la dose, ma ci ha detto che in qualche modo siamo in un percorso che è avviato, come diceva Sancinelli c’è un tema di quantità e di qualità per il tempo come per l’energia. La quantità del nostro tempo diciamo è esaurita, la qualità mi sembra di dire invece che sia stata particolarmente significativa, lo dico non di rito ma anche perché penso faremo tesoro anche dei tanti aspetti che sono emersi nei loro interventi anche nei dialoghi che andranno avanti nel resto della settimana del Meeting e col permesso dei nostri diciamo relatori magari ci prendiamo l’impegno di farvi arrivare anche eventuali spunti, domande, ulteriori approfondimenti che verranno fuori dai dialoghi dei prossimi giorni, Proprio perché, come avete detto, siamo all’inizio probabilmente di un percorso si diceva prima anche di una nuova epoca per certi aspetti, di un percorso nuovo che vogliamo in qualche modo a seguire con attenzione. Ringrazio tutti, buona serata e buona continuazione al Meeting.

Data

21 Agosto 2022

Ora

17:00

Edizione

2022

Luogo

Sala Ferrovie dello Stato B2
Categoria
Incontri