Albania, Athleta Christi. Alle radici della libertà di un popolo

Albania, Athleta Christi. Alle radici della libertà di un popolo

Albania, Athleta Christi. Alle radici della libertà di un popolo - Focus Mostre - IlSussidiario.net - TgMeeting 2012

 

La mostra intende documentare come “la libertà si identifica con la dipendenza da Dio a livello umano, cioè riconosciuta e vissuta”, come scrisse don Luigi Giussani, una religiosità che diventa quindi l’unico limite che può essere opposto alla dittatura dell’uomo sull’uomo, “l’unica obiezione alla schiavitù del potere”. Questo è quello che ha vissuto drammaticamente e tragicamente uno dei più antichi popoli d’Europa, quello albanese, che quest’anno festeggia il centenario dall’indipendenza (1912-2012).

Partendo da una breve riflessione sulla personale esperienza dei curatori il percorso si dirige verso le più grandi icone storiche dell’identità di quel popolo, delineando la coscienza con cui i protagonisti hanno vissuto nel loro tempo attraverso le loro diverse vocazioni. La mostra riflette quindi sulla totale censura della religiosità, compiuta in Europa dal comunismo albanese, per concludere con un giudizio sull’attualità, condiviso con il pensiero dei più grandi pensatori albanesi contemporanei.

La mostra è un percorso multimediale che, dopo un iniziale premessa sui dati che ne documentano i temi, racconta di Giorgio Castriota Scanderbeg, l’athleta Christi che fermò l’avanzata ottomana verso l’Europa. Il condottiero di un popolo sostanzialmente guerriero dà vita ad un’epopea che segna ancor profondamente l’identità degli albanesi. Identità che venne custodita e tramandata nella sua più pura essenza dal clero e dagli ordini religiosi cattolici. La loro fedele presenza tra gli albanesi è perfettamente riassunta in una lettera aperta del 1932, con la quale i frati francescani di Scutari rispondono al ministro dell’Istruzione del regno d’Albania, quando questi propone di limitare la loro libertà d’insegnamento: “Signor Hil, quanti anni, o meglio quante ore di insegnamento durante la vostra vita avete impartito ai giovani albanesi nelle scuole? […] Dove sono i libri che avete scritto, le riviste, i giornali, che Voi, di vostra iniziativa avete creato per difendere i diritti degli albanesi e dell’Albania? […] Avete mai, in qualche luogo, pacificato vendette, svincolato da ipoteche terre coltivabili, prati, case, oppure asciugato le lacrime di qualcuno? […] Avete combattuto per la patria. Noi pure ci siamo trovati in combattimento, passo a passo con il nostro popolo, più spesso di Vostra Signoria. Anzi, noi abbiamo versato anche del sangue per l’Albania. Mentre Vostra Signoria è ritornata, grazie a Dio, sana e salva!”.
Seconda icona della mostra sono i principali protagonisti del risorgimento albanese, che porta nel 1912 all’indipendenza del paese dall’impero ottomano: i francescani, i gesuiti e il clero secolare che saranno le prime vittime del regime totalitario più atroce della storia europea. Nel popolo che ha generato questi martiri nasce e viene educata anche la grande santa del ventesimo secolo, Madre Teresa. Mentre la sua potente umanità testimonia Cristo al mondo, l’Albania precipita nelle tenebre di un ateismo imposto e propagandato con capillare ferocia.
Tale regime ateo crolla perché si scontra con l’irriducibilità della natura umana che non può essere ridotta al prodotto di un progetto ideologico.

All’alba di questa rinascita gli albanesi si trovano quindi a fare i conti con il senso di vuoto identitario lasciato dal crollo dell’ateismo di stato, che si riassume ancora oggi nella vulgata secondo cui la fede propria degli albanesi sarebbe l’albanismo, ma non solo. Si tace delle ragioni che hanno portato alla liberazione dell’Albania dal totalitarismo e si permane traumatizzati dalla dittatura più sanguinosa del secolo: gli albanesi sono liberi, eppure al contempo, schiavi dell’eredità del pensiero comunista.

La mostra vuole essere un inizio di risposta, fondata sull’eredità di quelle tre grandi icone albanesi, a questa persistente menzogna. L’obiettivo ultimo è costituire un punto di partenza di un dibattito in Albania che tenga in principale conto il fatto che culturalmente gli albanesi sono, per tutto ciò, parte della cultura europea occidentale. Allo stesso modo è anche il tentativo di dire all’Occidente che l’essenza della storia dell’Albania gli appartiene, proprio per il modo in cui essa inneggia alla libertà.

A cura di Bardha Karra, Florenc Kola, Zhirajr Mokini Poturljan, Miranda Mulgeci Kola, Teodor Nasi, Denis Spahaj.
Con la consulenza di Felice Eugenio Crema, Giorgio Paolucci.

QUESTA MOSTRA È DISPONIBILE IN FORMATO ITINERANTE. CLICCA QUI PER TUTTE LE INFORMAZIONI

Data

19 Agosto 2012 - 25 Agosto 2012

Edizione

2012

Luogo

Piazza C5 Eden Viaggi
Categoria
Esposizioni Mostre Meeting