Sia che viviate, sia che moriate. Martiri e totalitarismi moderni
“Ecce iam vita in ossibus martyrum: /quis dicat ea non vivere?/Ecce monumenta viva, et quis de hoc dubium moveat?”. “Ecco la vita nelle ossa di questi martiri:/chi osa affermare che non sono vivi?/Ecco i monumenti vivi, chi lo può dubitare?” Sant’Efrem, Sermones exegetici.
Il totalitarismo, qualsiasi esso sia, ha posto limiti alla libertà umana e si è scagliato contro il cristianesimo. Le sue radici, la legittimazione, le strategie, hanno come unico ostacolo la persona – per il fatto stesso che vive – e la sua religiosità. Non è quindi necessario essere eroi per essere martiri, basta – per esempio – essere cristiani fino in fondo.
Questo ci insegnano tanti uomini la cui storia è da raccogliere e da trasmettere con la stessa semplicità di cui essi stessi sono stati espressione.
Il sacrificio di chi, subendo una violenza senza precedenti, ha dato la vita nel tragico Novecento, ha reso possibile la vita di ciascuno di noi. Anche per questo motivo, le vittime della Rivoluzione Francese, della persecuzione religiosa in Messico e in Spagna, del nazismo e del comunismo sovietico, sono compagni di viaggio in questo nuovo millennio: ad essi guardiamo con immensa gratitudine e profonda speranza.
La galleria interminabile di questi martiri può essere percorsa attraverso un itinerario esemplificativo e paradigmatico. La mostra presenta così la vicenda di vescovi e sacerdoti, intellettuali ed operai, uomini e donne, di ogni condizione sociale ed economica, all’interno di situazioni storiche e politiche diverse, ma pur sempre segnate dal totalitarismo.
La mostra è composta da 36 pannelli 70×100 verticali ed è imballata in due casse di legno le dimensioni delle casse sono 80x110x20.
Sez. 1 da pannello 0 a pannello 8
Sez. 2 da pannello 9 a pannello 35