11.La rinascita delle Favelas del Brasile. Un caso di valore mondiale
a cura del Centro Culturale di Milano. Testi di Camillo Fornasieri, Enrico Novara, Benvenuto Pogliani.
“Il Brasile è uno dei paesi più ingiusti del mondo”. Parole di Luiz Inacio da Silva, in arte Lula, difficili da smentire.
170 milioni di abitanti dei quali solo il 20% è inserito nell’economia. Su una superficie totale di oltre 8 milioni e 500 mila chilometri quadrati, due volte e mezzo l’Unione Europea, l’1% della popolazione detiene quasi il 90% delle terre.
Nonostante sia una delle 10 potenze economiche più forti del mondo, 54 milioni di brasiliani vivono sotto la soglia della povertà. Ovvero: uno su tre sopravvive con meno di un dollaro al giorno e la maggior parte di loro vive nelle favelas, meglio definite come “aree urbane informali”.
Ma a volte queste aree non significano solo degrado e abbandono. Un esempio concreto è la mostra “La rinascita delle favelas. Un caso di valore mondiale” a cura del Centro Culturale di Milano in collaborazione con AVSI (Associazione Volontari per il Servizio Internazionale) e presentata quest’anno al Meeting di Rimini.
Una mostra particolare. Un percorso attraverso le originalità e le contraddizioni del Brasile. Un caleidoscopio di volti, paesaggi, amicizie e speranze. Ma soprattutto una mostra che documenta come sia possibile combattere la povertà urbana e migliorare la qualità della vita della popolazione attraverso un programma di lavoro e un metodo molto particolare. Quello di AVSI, l’organizzazione non governativa impegnata dal 1972 con progetti di cooperazione allo sviluppo in 35 paesi poveri del mondo (America Latina, Africa, Medioriente, Est Europa).
L’Associazione che da oltre 20 anni ha scelto di condividere con le persone più fragili del Brasile i loro bisogni, vivendoci insieme. Sposando la loro causa. Ascoltandoli e costruendo con loro, lo stesso loro futuro. Un futuro migliore, naturalmente. Che all’inizio ha significato costruire una rete fognaria là dove non c’era. Poi si sono aggiunte delle vere case, fatte di mattoni. Mattoni veri. Buttando via le brutte e traballanti baracche e assegnando la proprietà del terreno (legge pro favela). Fino alla costruzione di centri sanitari e non solo.
Ma i servizi non sono l’unica necessità per sconfiggere la povertà. Per vincerla bisogna sapere che esiste un qualcosa di migliore. Bisogna volere una vita migliore. Ci vogliono scuole, ma soprattutto persone capaci di insegnare, di trasmettere il vero significato dell’educazione. Ed ecco quindi nascere un’importante rete di centri educativi, voluti da AVSI, in tutto il Brasile, da Belo Horizonte a Rio de Janeiro, ma anche a Salvador de Bahia, Recife, San Paolo, Brasilia e Manaus.
Con le persone per un futuro migliore. Il metodo di lavoro di AVSI all’interno di paesi in via di sviluppo come il Brasile è unico: “fare con…”, ovvero costruire un futuro migliore per la popolazione coinvolgendola direttamente. Facendola diventare protagonista indiscussa della propria rinascita, affinché un domani sia capace autonomamente di pensare al proprio sviluppo e, quindi, al proprio futuro.
Oggi i volontari AVSI coinvolti in Brasile sono 250. Più di 20 i progetti in corso di cui beneficiano circa 200.000 persone.
Un primo passo, concreto, per un mondo migliore.