UN DITO VERSO L’INFINITO, COSTRUIRE GRATTACIELI
Legare il titolo dell’incontro a quello del Meeting è il tentativo di partire dall’infinito per toccare nel vivo le abitudini di ogni uomo che vive una casa. Con queste parole Giorgio Forlani, Presidente del Collegio Costruttori Rimini e Vice Presidente Assindustria Rimini, ha introdotto i lavori cui hanno partecipato Marco Montagna, Presidente Assindustria Pesaro-Urbino e Paolo Palamara, architetto.
Il titolo dell’incontro doveva essere: “Toccare il cielo con un dito”, ha detto Montagna, volendo descrivere appunto uno stato di felicità perché il farlo è il massimo per un imprenditore. Il mio intervento – ha proseguito – non vuol essere di carattere tecnico, ma focalizzare il tema della vita. In una realtà come la nostra dove si assiste all’integrazione del conservativismo, serve la ricerca che porta innovazione; è necessaria una sperimentazione che lasci tali gli spazi liberi, che vengono visti in realtà come spazi di risulta. Già Foster, Le Corbusier ed altri hanno affrontato negli anni passati il tema del grattacielo, spesso pensato come completamento del verde circostante. Anche in questo contesto la natura deve essere protagonista, in contrapposizione alla concentrazione e alla densità che caratterizzano le città contemporanee. Progettare una città oggi, ha continuato Montagna, significa rispondere ai problemi della densità con raziocinio e qualità. Se si pensa al Palazzo ducale di Urbino come un esempio di grattacielo per il tempo in cui è stato costruito, allora la paura dei grattacieli non deve e non può sussistere. Occorre, per ridare dignità alle nostre città, dare spazio alla riqualificazione ambientale, ai processi di sostituzione, così che sugli edifici costruiti quaranta-cinquant’anni fa e diventati obsoleti si possano realizzare nuove immagini e dimensioni, come è stato nel caso del Nuovo Centro Benelli di Pesaro, progettato da Marco Gaudenti, in luogo di quello vecchio. Il desiderio, ha concluso Montagna, è quello di toccare il cielo con un dito e con lo stesso disegnare una città che aiuti gli uomini a vivere meglio.
Il mio scopo – ha invece esordito Palamara – non è quello di suggerire ricette e teorie, ma di riuscire a provocare ciascuno dei presenti a porsi di fronte al progetto con un metodo di analisi che tenga conto di tutti quei fattori che portano ad un cambiamento silenzioso nei confronti di questi argomenti. C’è bisogno che ognuno si senta come in un cantiere medievale, quando era tangibile una tensione ed un’attenzione ideale nei confronti della costruzione e delle persone che la realizzavano. Se guardiamo agli esempi di decentralizzazione cui si assiste nelle città contemporanee, ci accorgiamo che, per esempio in America occorre evadere dalla realtà per sentirsi liberi. Il punto della situazione sta nel fatto che per intervenire nelle periferie occorre, contrapponendosi a questa logica di pianificazione, creare un ambiente dove la gente vada a vivere per scelta e non perché costretta. Per far questo bisogna ricorrere alla modellazione dell’intervento in base alla realtà specifica, calibrando il criterio progettuale e quello esecutivo. A questo devono affiancarsi altri criteri, quali ad esempio il concepire le aree di accoglienza non come aree residue ma come la continuazione del giardino nella costruzione. Il segreto è costruire con intelligenza e non si può parlare di tensione del cuore se non si tiene conto del costo che il probabile compratore deve sostenere. In questo aiuta moltissimo l’efficienza, la tecnologia e la qualità. Si risponde ai bisogni dell’uomo solo se si riconosce Dio, ha concluso il suo intervento Palamara.
A conclusione dei lavori i relatori hanno convenuto, in un breve scambio di opinioni, sul fatto che in questi tempi moderni non può esserci più differenza tra progettista, impresa e compratore così sarà possibile controllare anche l’economia, che di fatti ha influenzato da sempre al costruzione della città. L’ipotesi positiva su cui lavorare è allora che prima esisteva solo l’ideologia, oggi solo la realizzazione: occorre ritornare ad un momento di riflessione per tener conto di tutti i fattori che entrano in gioco in questo tema.
G.F.I.
Rimini, 28 agosto 2003