Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime
Rimini, mercoledì 19 agosto – Una gradita presenza ricorrente al Meeting, quella del professor Joseph Weiler, University Professor at NYU Law School and Senior Fellow at the Center for European studies at Harvard, che quest’anno ha proposto originali riflessioni sul tema della manifestazione. Lo ha introdotto Bernhard Scholz, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli.
“Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime” è una frase del filosofo ebreo Abraham Joshua Heschel (Varsavia 1907- New York 1972). Weiler ha osservato innanzitutto che «quando sentiamo la parola sublime la associamo subito alla natura, creazione di Dio, ma, conoscendo Heschel, non credo che lui avesse in mente questo tipo di meraviglia». Il relatore ha infatti osservato che il termine ‘meraviglia’, anche nel suo significato in italiano, può indicare anche un atteggiamento negativo, ovvero la sorpresa di fronte ad un fatto o comportamento che ci ferisce: «Pensiamo ai nazisti che hanno ammazzato, a milioni, ebrei, rom, omosessuali: di fronte al questo fatto sorge spontanea la domanda: Dio dov’era? Mi meraviglio che lo abbia permesso». Ma lo stesso interrogativo sorge davanti alle tragedie causate da fenomeni naturali (tsunami ,terremoti, lo stesso Covid): «E tu, Dio, dove sei? Mi meraviglio della tua assenza».
Weiler ha trovato le risposte all’inerzia di Dio nel Vecchio Testamento. Dio ha creato l’uomo capace distinguere tra bene e male: Caino dopo l’assassinio del fratello si lamenta con Lui della severità della punizione, ma è perfettamente conscio di aver commesso una azione cattiva. Dio ha lasciato all’uomo la piena libertà di scegliere le sue azioni (e qui Weiler ha ricordato come Giussani abbia molto insistito su questo). Il discernimento e il libero arbitrio sono le caratteristiche essenziali dell’essere umano: Dio ha voluto creare l’essere che, a sua somiglianza, fosse libero di capire e decidere, perché solo per libera scelta l’amore dell’uomo ha un valore per Dio.
Nondimeno, il relatore ha fatto notare come siano sempre riscontrabili, nelle tragedie umane o naturali, azioni dell’uomo espressione di amore e bontà, che parimenti suscitano meraviglia. Weiler ha citato i cattolici che, a Trieste, a rischio della vita, protessero, durante la seconda guerra mondiale, i suoi familiari ebrei, ed ha citato l’abnegazione di medici ed infermieri nell’emergenza della pandemia. Quindi «è il comportamento umano che crea la meraviglia che produce il sentimento del sublime».
Scholz ha rilanciato la domanda sull’origine di questi comportamenti umani e sul perché nei Salmi si trovino tanti versetti che lodano la natura meravigliosa creata da Dio. Weiler ha replicato al seconda quesito, osservando che le meraviglie della natura non escludono il suo lato oscuro: ma Dio la ha creata così e non interviene; pensare che i disastri naturali siano una punizione di Dio per gli uomini sarebbe, dunque, «una bestemmia». Quanto al perché delle buone azioni umane, Weiler ha argomentato che la loro origine è nella creazione: l’uomo è stato creato capace di discernere, ma non ha negato che la bontà possa essere suscitata dall’incontro col Mistero, anche attraverso la contemplazione del creato.
L’incontro si è quindi concluso, tra gli applausi, con un invito all’ospite a partecipare al prossimo Meeting, che Weiler ha accolto parafrasando un versetto della Genesi (8, 22) «Finché durerà la terra, seme e messi, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte, Meeting di CL, non cesseranno!».