MADE IN ITALY: INVENTARE, RICOMPRARE, SVILUPPARE
Il tema del “made in Italy” rimane centrale quando ci si interroga sullo sviluppo dell’impresa italiana: così Luciano Anceschi, titolare Tria s.p.a. e Presidente Assocomaplast, ha introdotto l’incontro di oggi intitolato per l’appunto “Made in Italy: inventare, ricomprare, sviluppare”. A confrontarsi su questo tema sono stati quattro protagonisti di primo piano del mondo dell’industria italiana, al quale è stato chiesto di raccontare l’origine e la crescita delle loro imprese, e di indicare le linee di sviluppo che si possono prevedere per il “made in Italy”.
Vito Artioli, Amministratore unico “Artioli Calzaturificio Star”, ha affrontato la realtà della piccola impresa a conduzione familiare, che rappresenta la struttura base dell’industria italiana. I problemi più urgenti in questo contesto sono quelli del reperimento della manodopera qualificata e della scarsa capacità di innovare e creare un proprio modello competitivo da affiancare ai grandi marchi. Così la via per superare la crisi passa per l’investimento sulla formazione professionale, la ricerca e l’innovazione, ma anche per il potenziamento dell’Istituto del Commercio con l’Estero e per la difesa del “made in Italy” dalla contraffazione sempre più frequente. Ma soprattutto – ha concluso il relatore – è necessario rafforzare la coscienza che nel DNA del nostro popolo c’è il senso del bello, la creatività, la capacità di innovazione.
Secondo a intervenire è stato Giuseppe Castelli, Vice Presidente Risorse Umane e Comunicazione del Gruppo Perfetti Van Melle e Consigliere PROMOS – Camera di Commercio di Milano. Castelli ha spiegato come, partendo da un prodotto apparentemente “povero” come quello di cui si occupa la sua azienda (caramelle e chewing-gum), sia stato possibile “inventare, ricomprare e sviluppare”, con il desiderio di rischiare e di essere sempre incisivi e molto determinati.
Roberto Colaninno, Presidente Immsi s.p.a. e Presidente Omniaholding s.p.a., ha messo in luce, nel contesto di quanto oggi si dice sulla difficoltà dell’impresa italiana, la troppo frequente carenza di responsabilità professionale dell’imprenditore, a cui compete in primo luogo di saper rischiare. Questo significa per l’imprenditore mettere in gioco la propria intelligenza, moralità e capacità per riunire intelligenze e culture in vista dello sviluppo di un progetto: è una precisa responsabilità della professione imprenditoriale, che oggi spinge lui a rischiare sullo sviluppo di Piaggio. Colaninno si è quindi detto profondamente ottimista e convinto che con il concorso di tutti si supereranno le difficoltà dell’oggi.
Per finire è intervenuto Miro Radici, Amministratore Delegato Itema Grup. Radici ha voluto affiancare al tema del Meeting (la felicità) e a quello dell’incontro di oggi (il lavoro) un terzo tema: quello della bellezza. Sono questi tre i temi fondamentali della nostra vita, continua tensione verso la felicità. Quello che caratterizza l’imprenditore – ha proseguito – è una grande voglia di cambiamento. Nel cuore dell’imprenditore risuona l’invito che qualche anno fa don Giussani ha rivolto al popolo del Meeting: “non dovete mai stare tranquilli!”. Oggi il marchio “made in Italy” deve voler dire qualità e tecnica, ma anche stile, gusto e bellezza. “Se l’imprenditore sviluppa l’azienda con amore, con passione, con il massimo impegno fisico e intellettuale e con tutto se stesso, io credo – detto Radici – che li ci sia la felicità”.
T. P.
Rimini. 26 agosto 2003