LOTTA ALLA FAME NEL MERCATO GLOBALE
L’on. Gianni Alemanno, ministro delle Politiche Agricole e Forestali, il vice presidente dell’Uganda Gilbert Bukeyna, il direttore generale Fao Jacques Diouf, Ana Lydia Sawaya, del Cren (Brasile), Stefano Berni; direttore Consorzio Tutela Grana Padano, sono intervenuti nel dibattito svoltisi al Meeting sulle varie possibilità di dare soluzione al problema della fame nel mondo. Un tema, ha sottolineato nella sua introduzione Mauro Inzoli, Presidente Fondazione Banco Alimentare, che attiene strettamente al desiderio di poter vivere in modo felice. “La povertà non é la conseguenza di una penuria assoluta di risorse alimentari, ma è causata dalla difficoltà di poter accedere ad esse, nonché dagli sprechi indotti in maniera flagrante dalle politiche che non tengono conto della necessità di assegnare le eccedenze alimentari ai Paesi che ne hanno bisogno”.
Per il ministro Alemanno c’è un equivoco che sorge tra il sostegno all’agricoltura dei Paesi sviluppati e le possibilità di accesso al mercato dei Paesi in via di sviluppo. “Nel prossimo WTO di Cancun, dove si discuterà della liberalizzazione del commercio in campo agricolo, saremo certamente accusati di “favorire” la fame nel mondo perché aiutiamo i nostri agricoltori con sostegno interno. È necessario aumentare le possibilità di scambio e di crescita di mercato dei Paesi in via di sviluppo, ma rifiuto questa sorta di lotte dei poveri in agricoltura. Esistono Paesi che esportano derrate e soffrono la fame al loro interno. Credo che a Cancun dovremo lavorare anche insieme alla Fao al fine di stringere un grande patto per l’armonizzazione dei mercati e delle politiche agricole. Ogni Paese ha il diritto ad un grado sufficiente di approvvigionamento alimentare. Attraverso la Fao, dobbiamo favorire la crescita graduale nei Paesi in via di sviluppo di progetti, di tecnologie che siano vicine alle loro culture alimentari e agricole”.
Il vice presidente ugandese Bukeyna ha sviluppato il proprio intervento sulla necessità di una giusta definizione del concetto di “sicurezza alimentare”. “In Africa non si può essere sicuri di coltivare in modo sufficiente a conservare una parte dei prodotti agricoli. È per questo che essa soffre di malnutrizione. Occorre che le piccole e grandi organizzazioni intervengano per favorire l’unione in cooperative dei piccoli produttori agricoli, per favorire il ‘valore aggiunto’ di una produzione in eccesso: Altrimenti, vediamo come adesso quali sono gli effetti del commercio ‘iniquo’, che hanno determinato la situazione di fame, ad esempio sul mercato del caffè o dei metalli preziosi, come l’oro”.
“Occorre una vera volontà, spesso carente nelle politiche dei Governi – ha sottolineato Diouf – per sviluppare le strategie e i programmi con i Paesi coinvolti, al fine di tradurre gli impegni in priorità politiche e intraprendere un’azione concreta perché si possa raggiungere lo storico obiettivo, che ci siamo prefissi, di dimezzare entro il 2015 il numero degli affamati. La povertà assoluta induce violenza e disperazione, induce a cercare risposte facendo affidamento su strategie disperate, produce l’annientamento delle risorse del territorio e dell’ambiente. È il circolo vizioso di una distruzione a cui non c’è rimedio”.
Infine è intervenuta Lydia Sawvaya per descrivere le attività svolte nella regione di S. Paolo del Brasile (dove sono circa 2 milioni le persone che soffrono di carenze alimentari), dal Cren, Centro di sostegno per i bambini denutriti.
“Se il problema della fame è un problema umano la sua soluzione deve partire dall’uomo, da un rapporto di condivisione e di amicizia, che aiuti il povero ad uscire dalla sua esclusione sociale”.
M.T.
Rimini, 29 Agosto 2003