L’ORIGINE DI UN GUSTO TRA POESIA E MUSICA,VINO E CIBO
Questo il titolo dell’incontro (che si è svolto in una gremita e curiosa Sala A3) cui hanno partecipato Paolo Massobrio, giornalista critico enogastronomico e presidente nazionale dell’Associazione Club di Papillon, Marco Barbieri, Assessore alla Cultura della Regione Emilia Romagna, Davide Rondoni, poeta e scrittore, Walter Rossi, poeta e delegato di Firenze per il Club di Papillon, Francesco Fontana, musicista, Marco Gatti, giornalista e vice-presidente vicario del Club di Papillon.Nell’introdurre i lavori, Paolo Massobrio ha salutato tutti i delegati e i rappresentanti degli oltre cinquanta punti in Italia in cui è presente il Club di Papillon ed ha aggiunto di sentirsi onorato della presenza dell’Assessore alla Cultura della Regione Emilia Romagna Marco Barbieri, il quale dopo i ringraziamenti di rito si è detto convinto di partecipare non ad un incontro ma ad un simposio: cioè, partendo dall’etimologia del termine, ad un “bere insieme”. “Ringrazio il movimento di Comunione e Liberazione – ha detto Barbieri – per avermi risolto un problema di tipo teologico rispetto appunto al termine gusto. Ero abituato in passato ad associare il concetto di fede a quello di sofferenza fin quando non ho incontrato un amico che mi ha invece fatto capire che fede significa vivere il centuplo quaggiù: quindi per me il concetto di gusto parte ora da questa premessa.” Occorre dire però, ha continuato Barbieri, che oggi, nell’era di Internet, la nostra libertà è fortemente determinata da una generalizzazione di fondo su tutto ciò che ci capita di vivere: questo non può accadere per il gusto, che in realtà rientra in una sfera più intima e richiede una capacità critica strettamente personale. Questo discorso non può fermarsi solo al cibo o al vino, ma deve necessariamente implicare tutti i fattori della vita, e spero che presto la gente della mia regione riconosca,nel parlare del gusto, anche l’idea di bellezza.Massobrio, prima di dare spazio al musicista Fontana, che ha scandito il ritmo degli interventi con il suono del suo violoncello, ha tenuto a ricordare come la frase che don Giussani disse in un’intervista apparsa proprio durante la scorsa edizione del Meeting (“Dopo la poesia e la musica, la bellezza sugli uomini si esercita attraverso il cibo ed il vino”) sia stata l’origine del lavoro di tutto l’anno degli aderenti all’associazione che egli presiede: lavoro che ha portato alla nascita di una mostra dal titolo “Dal naturale ordine del gusto”, allestita presso gli stand presenti in fiera e curata tra glia altri da Davide Rondoni. Questi nel suo intervento ha spiegato come la parola gusto non ha a che fare con qualcosa di sdolcinato o peggio ancora di carino, ma designa la parola dei poeti: vale a dire qualcosa che ha a che fare con “pieno”, “saporito”. In questa mostra si parla di ordine, cioè qualcosa che si ripete, e nella cultura di oggi l’ordine è sinonimo di staticità, di morte. Ma non è affatto così, ha proseguito Rondoni: non si tratta di un perseverare di cose finite; il gusto è mosso da un desiderio che trova nella realtà una sicura risposta, come il desiderio di riassaggiare il vino bevuto in novembre scorso che troverà soddisfazione il novembre prossimo. A volte la realtà è come un cibo amaro, ha concluso Rondoni: non c’è gusto ad assaggiarlo così com’è, ma se si compie il lavoro di trasformarlo in qualcosa da poter mangiare, allora ci si comincia a giocare con la realtà in maniera diversa.Rossi invece nel suo intervento ha raccontato il suo rapporto con il poeta e intimo amico Mario Luzi, grazie al quale ha capito che nella poesia l’io deve scomparire, così da fare spazio ad un foro entro il quale passa l’infinito: un foro che cancella tutto l’autocompiacimento in cui si cade, che è ben descritto nella poesia dal titolo “La colonna” dello stesso Luzi.A conclusione del simposio, Gatti ha detto che di fronte al vino l’unico atteggiamento in cui porsi è quello dell’ascolto, o meglio ancora del rispetto, per il lavoro che qualcuno compie per ottenerlo: atteggiamento che può essere assunto solo se al gusto di esso si è introdotti: ecco perché, insieme a Massobrio, ha accompagnato la platea alla degustazione dell’”albana”, vino di origini romane, dall’aspetto dorato.G.F.I.
Rimini, 24 agosto 2003