LAVORARE BENE LAVORARE MEGLIO: MERCATO DEL LAVORO DOPO LA RIFORMA
Per il ciclo Workshop Lavoro si è svolta in una sala gremitissima un intenso incontro coordinato da Antonio Saladino della C.d.O. Sud. Partecipavano Roberto Maroni, ministro del Welfare, Franco Debenedetti, senatore dei DS-L’Ulivo, Massimo Ferlini, vicepresidente della C.d.O., Alberto Guglielmo assessore alla Formazione della Regione Lombardia, Nicola Tognana vicepresidente di Confindustria, Elio Catania, presidente e Ad di IBM Italia e Umberto Paolucci vicepresidente di Microsoft Corp..
Roberto Maroni ha esordito ricordando come due anni fa in questa stessa sede si parlava di riforma del mercato del lavoro: è una soddisfazione tornare dopo due anni con la riforma più importante, dopo lo Statuto del lavoratori, degli ultimi trent’anni. Se ben utilizzata, essa può rappresentare uno strumento efficace per aumentare l’occupazione. L’introduzione, voluta da Biagi, del concetto di occupabilità è l’unica possibilità di conciliare tutela e flessibilità: “i nuovi contratti possono consentire al lavoratore di trovare il miglior posto di lavoro possibile con tutele e diritti e questo favorisce l’occupazione di qualità”.
Per Maroni il patto fra generazioni è già stato oggetto della riforma Dini: il compito del governo, difficile ma non impossibile, è di attuarla entro il primo decennio del nuovo secolo, integrando la previdenza pubblica con un secondo e terzo pilastro (i fondi pensione privati) e creare quello che nel mondo anglosassone viene chiamato pension schema, senza toccare l’equità sociale.
Catania ha parlato di come la flessibilità sia una necessità in un’impresa di innovazione come IBM Italia, sottolineando come queste imprese siano cambiate mettendo al centro la persona. Da questo mutamento sono derivate due conseguenze: la rivalutazione del fondamentali nella gestione dell’azienda e la riscoperta dell’etica di impresa. L’incertezza politica ed economica di questo periodo richiede alle aziende elasticità, che non vuol dire precarietà per il lavoratore.
Alla domanda se la riforma Biagi può essere la casa dei riformisti, Debenedetti ha risposto che la riforma è “fondamento per onorare chi fa le buone riforme, Biagi e D’Antona, contro la sinistra che spara proiettili o le spara troppo grosse”, esprimendo un giudizio complessivamente positivo e un atteggiamento di attesa per lo sviluppo della legge. “Le riforma hanno un fine” ha ribadito Debenedetti, “recuperare la competitività” ed in questo senso è d’accordo sull’idea di una bicamerale sociale proposta al Meeting dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni.
Per Tognana la miglior forma di tutela del lavoro è dare maggiori opportunità di lavoro e gli strumenti della legge Biagi creano questa possibilità. Questo certo non basta allo sviluppo, a cui concorrono altri fattori fra cui le pensioni, la sanità, la formazione e l’educazione. “Con questa riforma, rimandata da anni per non scontentare nessuno, si persegue il bene complessivo del paese, ma non è ancora sufficiente: c’è bisogno di un nuovo patto fra tutti gli italiani per la competitività”.
“Non un lavoro per la vita, ma una vita di lavori”: così Massimo Ferlini ha riassunto il contenuto della legge Biagi, a cui la C.d.O. intende apportare il proprio contributo creando una piazza del lavoro come servizio all’occupazione. Non basta però questa riforma senza competitività, e competitività non dei grandi nomi dell’industria ma delle piccole imprese (alcune delle quali rappresentate dalla C.d.O.) e delle imprese sociali: per Ferlini non profit non vuol dire volontariato o cooperazione sociale, ma servizi complessi e ricchi come ospedali e scuole.
Alberto Guglielmo ha descritto la borsa del lavoro che la Regione Lombardia sta realizzando e l’agenzia Biagi aperta in collaborazione con il Comune di Milano: iniziative nate per sostituire gli uffici di collocamento, che secondo l’assessore “erano buoni solo per il collocamento di chi ci lavorava”. Il suo intervento si è sviluppato anche sul tema del sostegno che la Regione offre alla formazione continua d’impresa e il suo impegno ad aiutare i lombardi tuttora disoccupati.
“Il lavoratore ha l’azienda che si merita e l’azienda ha i lavoratori che si merita” che esordito Paolucci. In questo senso l’azienda ha il dovere di essere molto chiara sui suoi valori che non sono scritti ma devono essere vissuti.
Il ministro Maroni ha fornito altri dettagli sulla legge, in particolare sul destino del contratto di collaborazione continuata e continuativa. Nonostante le difficoltà di correzioni in corsa si è previsto un periodo di dodici mesi per modifiche alla legge. Maroni vede con favore lo svilupparsi di iniziative come la piazza del lavoro della C.d.O. e l’agenzia per il lavoro congiunta Regione Lombardia-Comune di Milano perché sono segno che con questa riforma vengono introdotti nel mercato del lavoro nuove parti sociali oltre il sindacato che fino ad adesso ha avuto un ruolo egemone. A riguardo dei Co.Co.Co., Maroni ha distinto chi svolge con questo contratto un lavoro subordinato senza garanzie e chi invece un lavoro autonomo. Per i primi la legge prevede un nuovo vero contratto di lavoro subordinato, per i secondi invece verranno introdotti dei contratti a progetto. Quei contratti resteranno per i collaboratori di associazioni di volontariato o sportive che non possono assumere. Con queste modifiche il Ministro non si aspetta di combattere il lavoro nero, ma di garantire maggiore stabilità e trattamento previdenziale per gli oltre due milioni di italiani che in questo momento lavorano questi contratti..
Al termine Tognana sul tema del Meeting ha sottolineato l’importanza di far lavorare la gente con soddisfazione e quindi l’importanza di lavorare sull’orientamento e far crescere produttività e ricchezza per poter soddisfare non solo immaterialmente ma anche materialmente i lavoratori.
Debenedetti si è chiesto se basta questa riforma e le altre in studio per rilanciare l’Italia: ricorda la volontà collettiva che respirava da giovane in famiglia (suo padre era un piccolo imprenditore) e rispetto alle infinite decisioni individuali si è augurato che la politica possa stendere uno schermo su cui la gente proietti le proprie aspirazioni. Ha sottolineato di nuovo il suo interesse per una bicamerale sociale fondata sul titolo del Meeting, senza punto di domanda ma col punto esclamativo: “C’è un uomo che vuole la vita e desidera giorni felici!”.
C. N. B.
Rimini, 28 agosto 2003