DAL WELFARE STATE ALLA WELFARE SOCIETY. PERCORSI INTERNAZIONALI DELLA LIBERTA’ DI SCELTA
Il Welfare ancora al centro dei dibattiti del Meeting. Ospiti del confronto di oggi pomeriggio sono stati Chantal Delson, docente all’Università di Marnee La Vallèe, Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, moderati da Emanuele Forlani, segretario generale della Fondazione stessa..
“Il benessere comune non deve essere un semplice proclama, ma una nuova posizione culturale: allora come va analizzato questo periodo di passaggio? Quali interventi compiere?” sono state queste le domande poste da Forlani.
Prima ad esprimere la propria posizione è stata Chantal Delson. La filosofa francese parla di stato provvidenza e società solidale. La solidarietà è un valore di base intoccabile all’interno dell’Unione Europea. Il Welfare di tipo statale ha però un difetto: essere caratterizzato da un progetto di giustizia piatto, che non tiene in considerazione l’assetto umano e soprattutto l’amore che caratterizza l’essere vivente. Tutto il modello di interventi solidali europei, per la Delson, è formato da una pura superficialità moralistica che sotto nasconde valori negativi come l’indifferenza e l’egoismo, fino all’odio. “Il rischio è quello di sprofondare in un egualitarismo totalitario e in una distribuzione anonima dei beni da parte dello stato: il vero Welfare State è invece racchiuso nella condivisione e non in un macchinario privo di anima”.
Per il professor Ornaghi il punto centrale del Welfare è il benessere generale e soprattutto la costruzione di condizioni positive per il futuro. “Il passaggio dal Wekfare State alla Welfare Society non va considerato – continua Ornaghi – come una semplice scelta ideologica, ma come una serie di mutamenti concreti in atto nella politica. Non bisogna cadere in vecchie ideologie del tipo ‘meno stato e più società’”. La questione del benessere diventa dunque lo snodo cruciale della democrazia stessa di un Paese e non solo la posizione di uno schieramento politico, contrastata o accettata dalle altre parti. L’attuale politica italiana è caratterizzata dalla frammentarietà, fattore di vulnerabilità estrema. Ornaghi ha concluso: ”La vera questione sul Welfare va gestita nella Costituzione Europea, che dovrà essere la vera forma di realizzazione del benessere generale: è inutile invece intervenire su quella italiana, ed è altresì importante non compiere un rifiuto radicale dello Stato, che deve continuare ad avere un ruolo di garante e di distribuzione delle risorse”. Chiaro ed efficacie l’esempio utilizzato da Giorgio Vittadini: ”L’esperienza dei Benedettini è diversa dalla nostra – ha spiegato – mentre a loro infatti interessa tutto della realtà noi siamo portati per nostra natura alla settorializzazione: il vero segreto del successo del Welfare è la visione globale di quest’ultimo. Seguendo l’impostazione benedettina dunque il Welfare è riscontrabile nel mondo del Profit, in cui le varie aziende leggono i bisogni della società per migliorare le condizioni della gente e portare sviluppo; lo si può leggere nel Non Profit, che non è volontariato moralistico nè tanto meno pauperismo, bensì offrire la propria persona per soddisfare i bisogni degli altri; e infine in un Welfare statale in cui gli enti pubblici hanno il compito di riconoscere l’utilità di alcuni enti erogando fondi e agevolazioni ed esercitando una forma di controllo che rispecchia le richieste che provengono dalla collettività. “Per fare tutto questo – ha concluso Vittadini – sono fondamentali l’educazione e la formazione, due elementi che costituiscono il punto trasversale dell’intero sistema del Welfare: non c’è capitale umano senza l’educazione”.
P.P.
Rimini, 28 agosto 2003