ARGENTINA, SEGNALI DI RIPRESA?
Non solo gli aspetti economici, ma soprattutto le affinità culturali ed il livello di amicizia al fondo dell’interesse verso l’Argentina esplicitato dai partecipanti all’incontro svoltosi quest’oggi nella Sala Neri, tra cui: Mario Molteni, Docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Ludovico Videla, Decano della Facoltà di Scienze Sociali ed Economiche della Pontificia Università Cattolica Argentina, Roberto Lavagna, Ministro dell’Economia della Repubblica Argentina, Mario Baccini, Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri con delega per l’America Latina e Guzman Carriquiry, Sottosegretario Pontificio Consiglio per i Laici.
Molteni ha dichiarato che con l’Argentina sono in atto una serie di progetti di cooperazione che rientrano in un spirito di vicinanza per questo Paese che fin dal 1991 ha vissuto momenti difficili dal punto di vista politico, economico e sociale. Oggi, nonostante gli evidenti segnali di ripresa (la crescita del PIL, le esportazioni, la contrazione del tasso di disoccupazione, la mutata situazione politica), le persone povere sono ancora tantissime. Quali sono le prospettive, ha chiesto quindi Molteni ai relatori, e quali i vincoli da rimuovere per una continua crescita del Paese?
Videla nel suo intervento, partendo dal campo della teoria economica, ha sostenuto che per trovare soluzione alla grave crisi che ha portato al tracollo dell’Argentina, occorre considerare cinque punti di fondamentale importanza: la riduzione alla partecipazione nel commercio mondiale in maniera significativa da parte dei paesi dell’America Latina; un notevole miglioramento invece nei settori della sanità e dell’educazione; l’esistenza di gravi problemi di tipo sociale, dovuti essenzialmente al fallimento della scuola pubblica; l’inadeguata amministrazione dell’economia dovuta al fatto che dal 1991 l’Argentina utilizzava un sistema di cambio di conversione troppo rigido; la discriminazione nei confronti dell’America Latina da parte dell’Organizzazione mondiale del commercio e delle finanze, dovuto al fatto che l’Argentina ha più del 50% della sua offerta commerciale in prodotti agroalimentari, sottoposti a dazi elevati stabiliti sia dagli Stati Uniti che dall’Europa e dal Giappone. La risposta a questi problemi potrebbe trovare il suo esito positivo innanzitutto nel prevedere la liberalizzazione del commercio e nel portare a zero i dazi, concretizzando così la comune tradizione dell’umanesimo cristiano e il rifiuto di una visione utopica della realtà.
Lavagna, dal canto suo, ha spiegato come l’Argentina abbia registrato negli ultimi anni la recessione più pesante, tanto che in media gli argentini hanno perso il 20% del reddito pro-capite: fatto che ha contribuito a determinare un tracollo sociale, politico ed economico. Questa forte crisi però ha portato alla luce, grazie soprattutto all’azione della Chiesa Cattolica, aspetti profondamente positivi: la riscoperta della famiglia e da qui il valore della singola persona. Per Lavagna occorre consolidare la rotta intrapresa, perché nessuna legge e nessun modello economico sostenuto dall’economia internazionale, può garantire da solo un modello di crescita equo.
L’Italia, ha precisato Baccini, è stato il primo Paese a sostenere il popolo argentino negli anni della crisi, perché è ancora vivo il ricordo di quanto fatto dagli argentini dopo la seconda guerra mondiale. Il problema della crisi è da ricercare nel fatto che la classe dirigente argentina non è stata capace di aprirsi ai nuovi mercati. Il motivo di interesse degli investitori italiani verso l’Argentina passa anche per i valori comuni della latinità, che potrebbero essere la possibilità di una ripresa di dialogo con le altre culture, da quella anglosassone a quella araba. I nostri interventi a sostegno delle piccole e medie imprese però, ha tenuto a precisare Baccini, non hanno ancora visto risultati sperati, per cui si auspica una maggiore attenzione verso gli italiani, in modo da non scadere nella visione della politica interna, così che l’Argentina riacquisti la credibilità perduta.
Carriquiry non si è voluto soffermare sull’aspetto tecnico relativo ai segnali di ripresa, ma ha sottolineato il fatto che tutta la società argentina è chiamata in questo momento ad analizzare se stessa ed a valorizzare le risorse umane di cui dispone. Non c’è ricostruzione senza la valorizzazione delle singole persone, delle famiglie e dei tentativi di radicare una rete di solidarietà. In conclusione, ha affermato Carriquiry, il recupero dell’Argentina passa attraverso il Mercosur, che deve essere visto come una scelta strategica che proietta verso il libero mercato.
Nel secondo giro di interventi Lavagna ha rassicurato Baccini sul fatto che a fine settembre prossimo l’Argentina chiederà al Fondo Monetario Internazionale che siano soddisfatti i risarcimenti nei confronti degli investitori e che assieme al Brasile si sta lavorando ad una modifica sostanziale sulla modifica della politica internazionale agricola. A conclusione dei lavori Carriquiry ha ricordato che quindici anni fa Giovanni Paolo in Argentina invocò il miracolo della Resurrezione di Lazzaro. Oggi come allora occorre sostenere questo ideale di speranza.
G.F.I.
Rimini, 25 agosto 2003