AMORE PER LA VERITÀ: LA CHIESA E GLI UOMINI DI SCIENZA
Scienza e fede, due mondi diversi, per certi versi opposti ma tutt’altro che incompatibili: questo il concetto che ha aperto l’intervento di Mons. Marcelo Sanchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, all’ijncontro su “Amore per la verità: la Chiesa e gli uomini di scienza”, cui ha preso parte anche William Shea, Docente alla Cattedra Galileiana di Storia della Scienza presso l’Università degli Studi di Padova. Riprendendo una frase di san Tommaso (“La verità è il fine dell’uomo”), Mons. Sorondo ha affermato che la fede alimentò non solo filosofia e religione, ma anche quella nuova forma di ricerca del vero che fu la scienza rinascimentale, comunque tesa alla scoperta di un uiniverso di cui Dio era ancora considerato l’architetto.
Così nacque la Pontificia Accademia delle Scienze che annoverò uno tra i più grandi scienziati del mondo, Galileo: e il grande filosofo Nietzsche avrebbe commentato che essa fu una delle più grandi intuizioni della Chiesa. Due, infatti, sono le fonti di conoscenza per l’essere umano: la ragione, sia filosofica che scientifica, e la fede. “Entrambe – ha commentato il Cancelliere della Pontificia Accademia – vivono secondo un rapporto di circolarità. Non dimentichiamo che fu la fede medievale a creare la nuova scienza rinascimentale”.
Riprendendo la frase del Salmo 33, che dà il titolo alla nuova edizione del Meeting 2003, William Shea ha affermato che l’uomo non può essere felice se non ha la fede: ma quest’ultima non è qualcosa di astratto, di lontano dalla scienza; ad essa è anzi strettamente connessa. La scienza moderna è, dunque, un fenomeno cristiano: inizia, in un contesto che vede personalità quali Keplero, Galileo e Newton, con la convinzione che Dio ha scritto i due grandi libri dell’umanità: la Bibbia e il libro della natura. “Per questo scienza e fede non possono essere in contraddizione tra loro”.
La Pontificia Accademia delle Scienze è forse il più felice esempio di unione di queste due realtà, differenti ma strettamente legate da quel filo conduttore che è la presenza di Dio nell’uomo e nella natura. Uno dei più grandi contributi della scienza rinascimentale dunque è stato quello di vedere in Dio l’architetto dell’Universo.
“Come allora – ha concluso William Shea – Dio ci chiede di essere responsabili della creazione per rendere felice tutto il mondo”.
G.C.
Rimini, 27 agosto 2003