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Book Corner 2024, l'essenziale dei libri

L’Associazione Italiana Centri Culturali, partner storico del Meeting per l’amicizia fra i popoli, da sempre contribuisce alla realizzazione della manifestazione riminese attraverso la presentazione di libri e il dialogo con i loro autori o curatori; presentazioni che nelle ultime edizioni sono confluite in una collana di podcast diffusa sulle principali piattaforme alla voce Book Corner 2024.

Anche quest’anno AIC allestirà all’interno dei padiglioni fieristici (C5) uno spazio dedicato alla registrazione in presenza dei nuovi podcast che sarà possibile seguire in diretta. Attraverso i testi e le novità letterarie proposte, insieme a tanti ospiti d’eccezione, si approfondirà il tema della 45° edizione: «Se non siamo alla ricerca dell’essenziale allora cosa cerchiamo?»
«Nei libri c’è la storia dell’uomo, con le sue conquiste e i suoi fallimenti; ci siamo noi, con i nostri sentimenti, sogni, azioni; c’è quell’esperienza simbolica che ci spinge a sviluppare ingegno, fantasia e immaginazione» (Piero Dorfles)

In questa ricerca di ciò che dà senso, prospettiva e compimento alle nostre attese più vere ci accompagneranno, tra gli altri, quest’anno: Franz Kafka, Agostino, Romano Guardini, Francesco Ricci, Lorenzo Albacete, Enzo Piccinini, Fabio Baroncini, Giacomo Tantardini e Luigi Giussani.
Saranno con noi Susanna Tamaro, Mariapia Veldadiano, Silvia Avallone, Antonia Salzano Acutis,  Antonio Socci, Marco Erba, Nello Cristianini, Neri Marcorè, Vincent Nagle, Mons. Massimo Camisasca, Pawel Rytel-Andrianik, Daniele Mencarelli, Francesco Fadigati, Lorenzo Fazzini, Mario Pò, Cesare Cornaggia, Alberto Frigerio, Giulio Maspero, Luca Doninelli, Franco Perrelli e molti altri.

Da luglio e durante i giorni del Meeting nuovi podcast del BookCorner saranno disponibili sul Spreaker e su Spotify e sulle altre piattaforme e diffusi sui Canali Social di #meeting24 e di AIC. (www.centriculturali.org) 

Nico Acampora / Elisabetta Soglio

Vietato calpestare i sogni

La straordinaria storia di PizzAut e dei suoi ragazzi
Solferino

E’ la storia del progetto PizzAut, l’idea della prima pizzeria gestita interamente da persone autistiche, dalla preparazione al servizio ai tavoli. Da allora, molte cose sono successe. Questo libro straordinario le racconta tutte, con lo stesso febbrile entusiasmo del suo autore, che con il suo esempio sembra urlare al mondo che è ancora vietato calpestare i sogni, e lo sarà sempre, finché ci saranno persone come lui e i suoi ragazzi.

Nico Acampora e Elisabetta Soglio, autori del libro
Alessandra Govi, Associazione Italiana Centri Culturali

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Leonardo Lugaresi

Vivere da cristiani in un mondo non cristiano

L'esempio dei primi secoli
Lindau

Nell’Occidente secolarizzato i cristiani sono una minoranza. Il loro ruolo è poi sempre meno rilevante in una società in cui i riferimenti antropologici e culturali al cristianesimo stanno ormai scomparendo. La radicalità e la rapidità di questo cambiamento provocano nei credenti reazioni disparate: c’è chi ne minimizza la portata, chi lo subisce con rassegnazione e chi ne ricava l’indicazione che il cristianesimo deve assimilarsi alla cultura dominante, nel segno dell’uscita e dell’apertura al mondo; altri, al contrario, coltivano forme di difesa nostalgica del passato e di chiusura alla realtà contemporanea, o puntano a costruire in ambiti ristretti esperienze di vita cristiana integrale che si pongano come microsocietà alternative al mondo circostante. Ciò che accomuna i sostenitori di queste opzioni così diverse è però la tentazione di concepirsi come gli ultimi cristiani: eredi di un passato, poco importa se da conservare oppure da abbandonare. In questo libro si sostiene un’altra tesi: il cristianesimo è per sua natura sempre iniziale e in questo senso l’esempio delle prime generazioni cristiane è paradigmatico per tutte quelle successive, compresa la nostra che deve reimparare a vedersi come una generazione di «primi cristiani». Quella di essere una minoranza creativa immersa in un ambiente ostile è stata infatti la condizione normale dei cristiani almeno per tutti i primi tre secoli della loro storia. Lungi dal farsi assimilare dalla cultura dominante o al contrario dal chiudersi ad ogni rapporto con essa per salvaguardare la propria purezza identitaria, essi seppero esprimere una straordinaria capacità di relazione con la cultura del mondo greco-romano, basata sulla pratica del giudizio (krisis) e del «retto uso» (chrêsis) dei suoi contenuti. La loro presenza nella società, in questo modo, divenne sempre più significativa, pur restando numericamente assai ridotta e priva di garanzie giuridiche e politiche. Dalla conoscenza di quel processo storico possono dunque venire preziosi spunti di riflessione. Il libro ne presenta alcuni, soffermandosi in particolare su quattro aspetti del rapporto dei cristiani con la società romana: la giustizia, la scuola, l’economia e il sistema degli spettacoli. Prefazione di Mons. Massimo Camisasca.

Leonardo Lugaresi, autore del libro
don Paolo Prosperi, Fraternità san Carlo Borromeo
Angela Mazzanti, Centro Culturale di Parma

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Guido Brambilla / Alberto Frigerio

Giustizia Riparativa

Ares

In tema di giustizia, se è facile capire il dovere di riparazione verso la vittima, lo è meno comprendere perché il colpevole vada punito. Per restituzione del male al male? Per prevenire altri crimini, per emendare il reo, per espiare la colpa? Contestualmente a questa riflessione sulla pena è stato introdotto il paradigma della “Giustizia Riparativa”, che si propone di risolvere i conflitti generati dai reati valorizzando il ruolo della vittima e della riparazione da parte del reo, in un percorso di reciproco ascolto e riconoscimento, ricorrendo alla carcerazione come extrema ratio.

Guido Brambilla, Alberto Frigerio, autori del libro
Anna Fornasieri, Centro Culturale di Milano

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Walter Ottolenghi / Franco Realini

Quando c’era la cortina di ferro

Storie di un destino ritrovato tra due Europe
Biblion Edizioni

Anni ’60 del 900: alcuni ventenni – che in Italia contribuiscono alla nascita di CL – incontrano la realtà dell’Europa dell’Est, la sua vivacità spirituale e culturale e la ricchezza di umanità. Ne nasce un’appassionata curiosità, che presto si traduce in fitti rapporti di profonda e consolidata amicizia, gradualmente estesi dal Baltico ai Balcani. Storie di persone che, facendosi compagnia, abbattono le barriere che le volevano separate. Attraversano insieme un’epoca di oblio della propria consistenza da parte dell’Occidente e, oltre cortina, un’epoca di oppressione, di dissenso e di rinnovata dignità. Incrociando personaggi che hanno lasciato tracce profonde, come Havel, Zvěřina, Wojtyła e tanti altri meno noti. Prefazione di Stefano Bruno Galli.

Walter Ottolenghi e Franco Realini curatori del libro
Luigi Geninazzi, giornalista

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Daniele Mencarelli

Degli amanti non degli eroi

Mondadori

Due percorsi narrativi in versi, due vasti movimenti poetici che rivelano, nei termini di una insolita energia espressiva, il carattere di un autore che da sempre si è mosso con efficacia coinvolgente sul doppio registro della scrittura in versi e del romanzo. Daniele Mencarelli, con Degli amanti non degli eroi, riesce qui a comporre un doppio quadro, con due poemetti complementari nella loro diversa fisionomia, nella linearità internamente turbata dell’ampio racconto d’amore fra due giovanissimi, in apertura, e nelle screziature interne, anche sul piano della pronuncia e della versificazione, di Lux Hotel, il testo successivo. Due impostazioni alternative, dalle aperture e dai turbamenti di Storia d’amore, al complesso gioco metaforico del secondo poemetto, dove viene messo in risalto il tema dell’eroismo negativo nella sua connotazione guerresca, nella speranza, «meravigliosamente utopistica» come dichiara lo stesso autore in nota, «che si arrivi a un mondo dove a essere festeggiato è l’eroismo del perdono, della compassione, del coraggio che soccorre». Una straordinaria ricchezza di situazioni concrete, vissute e ritratte in vivi dettagli, nell’affiorare del «dolore che non s’affoga», caratterizza il primo capitolo, nel quale Mencarelli riprende, con sensibili, decisive modifiche, un testo apparso anni fa; mentre nel secondo, ambientato tra le luci e le ombre di un albergo di lusso, si muovono emblematici personaggi frutto di un’immaginazione quanto mai ricca e variegata. Ecco allora la figura del concierge, ecco l’ombra di un dittatore e i soldati Mercurio, Marte, Nettuno. Umani traffici e minuzie di orrori si manifestano con imprevedibili esiti nel gioco d’azzardo di Lux Hotel, realizzando un singolare e affascinante contrasto rispetto al racconto d’amore «nella sua dismisura» del primo poemetto, in un’opera poetica che conferma Mencarelli come una delle personalità di maggior spicco e solidità della nostra nuova ricerca letteraria.

Daniele Mencarelli, autore del libro
Roberto Gabellini, Associazione Italiana Centri Culturali

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Romano Guardini

Lo spirito della liturgia

I santi segni
Morcelliana, 2022

Lo spirito della liturgia è una classica interpretazione della spiritualità liturgica, germinata da una straordinaria potenza d’intuizione e da una perspicacia anticipatrice dei movimenti storici, quale il Guardini ha sempre testimoniate. Il volume, che uscì nel 1919 nella collezione “Ecclesia orans” promossa dall’abate Ildefons Herwegen di Maria Laach, nulla ha perduto a tutt’oggi della sua forza di penetrazione, del suo vigore di sintesi. Nei santi segni l’autore avvia ad una calda comprensione della liturgia e del suo simbolismo. Gli si apre dinanzi così, intatta, la ricchezza di allusione e di appello religioso insita nel segno della croce, nell’inginocchiarsi, nel vario atteggiarsi della mano di chi prega, nell’incedere processionale, nel battersi il petto, nel cero, nell’acqua benedetta, nella fiamma sacra, nella cenere penitenziale, nell’incenso, nella luce, emblema della verità di Dio, nel pane e nel vino, nell’altare coi suoi lini, nel calice e nella patena, nella benedizione, nelle campane. Lo spazio nelle sue direzioni, il tempo con l’avvicendarsi dei ritmi quotidiani, rivelano anch’essi un’arcana consacrazione liturgica.

Mons. Angelo Cairati, teologo
Ivo Paiusco, Centro Culturale di Legnano

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Marco Erba

Il male che hai dentro

Rizzoli

Eli ha il mondo in pugno. È bella, invidiata dalle sue compagne di classe, amatissima da Mare. Da quando sta con lui, le sembra di vivere in una favola. Mare è dolce, premuroso, innamorato di lei al punto che teme di perderla. A volte le controlla il cellulare, un po’ per scherzo, un po’ per gelosia. Oppure le chiede di cambiarsi d’abito, per non attirare troppe attenzioni. Eli accetta perché gli vuole bene. La gelosia del resto fa parte dell’amore. Oppure no? Cristian è l’opposto di Eli. Da bambini erano amici, ma adesso non si guardano nemmeno. Cristian è chiuso, fa fatica ad aprirsi agli altri, viene deriso dai suoi compagni di scuola, è diffidente verso i suoi genitori affidatari. In bicicletta, però, va fortissimo: è il ciclista più forte del GS Ombregno. Eli e Cristian si ritrovano grazie a Mike, un allenatore con un carisma speciale. Mike è un combattente nato, e il suo avversario sono le ingiustizie. Come quelle in cui verrà risucchiato, tra minacce, soprusi e la ferocia più indicibile. Il male che hai dentro è un romanzo duro, tagliente. Racconta la violenza: il controllo possessivo riservato a Eli solo perché è una ragazza, le vessazioni che subisce Cristian, il pregiudizio omofobo di cui è vittima Mike. Ma racconta anche la possibilità di salvarsi e ripartire, di inventare un futuro diverso e tracciare sentieri nuovi, sempre…

Marco Erba, autore del libro
Luisa Fabiani, Centro Culturale di Gessate
Maddalena Brasioli, Spazio Stelle e voce

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Franz Kafka, a cura di Roberto Calasso

Aforismi di Zürau

Adelphi Edizioni

Fra il settembre 1917 e l’aprile 1918 Kafka soggiorna a Zürau, minuscolo borgo della campagna boema, ospite della sorella Ottla. Protetto dall’insorgere della malattia, riesce a sfuggire a tutte le potenze che da sempre lo braccano – la famiglia, l’ufficio, le donne –, e il diradarsi della presenza umana suscita in lui un sentimento di lieve euforia, facendogli apparire quel periodo di tregua come forse il migliore della sua vita. Restringere il campo d’azione a ciò che era «indubitabile» in lui stesso sembra essere stato il motto di Kafka. Qui, a Zürau, Kafka lo applica con totale rigore, dando vita a una nuova forma di scrittura, quella degli aforismi. Mette insieme una sequenza di foglietti staccati, di piccolo formato, ciascuno dei quali contiene, con rare eccezioni, un solo frammento numerato, dove ogni ridondanza è abolita. Non si incontrano solo aforismi in senso stretto: alcuni frammenti sono narrativi, altri consistono in singole immagini, altri ancora sono parabole. Ogni frase presenta un carattere di massima generalità – e al tempo stesso è come se emergesse da un deposito di materia oscura. Non vi è alcuna prova, nemmeno indiretta, che volesse pubblicarli, eppure questa è l’unica volta in cui Kafka si preoccupò di dare una forma visivamente e spazialmente perspicua a un suo testo, quasi preordinando la disposizione tipografica di un centinaio di pagine, dove ogni pagina corrisponderebbe a uno dei foglietti di carta sottile. Il risultato è un diamante purissimo, annidato nei vasti giacimenti carboniferi che erano in Kafka.

Gilberto Santini, Direttore dell’AMAT, e Docente all’ Università di Urbino
Paola Marchegiani, Centro Culturale di Ancona

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Roberto Perrone

Zamora

HarperCollins

In occasione dell’uscita del film diretto e interpretato da Neri Marcorè, lo splendido romanzo del compianto Roberto Perrone torna a commuoverci e a farci sorridere con un’insolita e meravigliosa amicizia, capace di rimescolare le carte e cambiare per sempre la vita di due strani, indimenticabili eroi. Walter Vismara ha trentasei anni e fa il ragioniere in una piccola fabbrica tessile di Milano. La sua è un’esistenza tranquilla, fatta di piccoli gesti ripetuti: ogni giorno dietro a una scrivania per far quadrare i conti e la domenica un cinema o un teatro con la sorella Elvira. Quando viene licenziato, però, quell’intimo universo di abitudini consolidate inizia a scricchiolare. La nuova azienda di guarnizioni presso cui trova lavoro è dinamica e moderna, ma il capo, il cavalier Tosetto, ha una vera e propria ossessione per il football, o meglio, per il fòlber, come dice lui. Ogni giovedì, sottopone i dipendenti a estenuanti allenamenti in vista dell’incontro dell’anno, la partita “scapoli-ammogliati” allo stadio Breda di Sesto. Vismara odia il calcio, non sa niente di questo sport, e finisce sempre per fare il portiere. Così, i colleghi iniziano a canzonarlo chiamandolo “Zamora”, come il leggendario giocatore del Real Madrid, che lui, naturalmente, non ha mai sentito nominare. Tutte le settimane, il ragioniere neoassunto scende in campo per sottoporsi a quella pubblica umiliazione, ma è presto stanco delle battutine dei compagni e decide di seguire il consiglio della sorella: prendere “ripetizioni” da Giorgio Cavazzoni, ex portiere del Milan che ha dilapidato i guadagni di una brillante carriera in donne e alcol, ma che è forse l’unico in grado di aiutarlo.

Neri Marcorè, attore e regista
Enzo Manes, Centro Culturale di Milano

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Giacomo Tantardini a cura di Massimo Borghesi

E’ bello lasciarsi andare tra le braccia del figlio di Dio

Omelie a San Lorenzo fuori le mura (2007-2012)
LEV

Il volume raccoglie, per la prima volta, le omelie tenute da don Giacomo Tantardini a San Lorenzo fuori le Mura, a Roma, nell’ultimo periodo della sua vita. L’autore, sacerdote ambrosiano vissuto per lungo tempo a Roma, è stato la guida teologica della rivista internazionale «30 Giorni. Nella Chiesa e nel mondo», educatore nella pastorale universitaria, profondo studioso del pensiero di S. Agostino. Nelle omelie la teologia agostiniana della grazia si unisce alla teologia dell’avvenimento di don Luigi Giussani con al centro la figura del «caro Gesù», oggetto di una fede profonda, esistenzialmente appassionata e toccante. Il risultato è un patrimonio di omelie unico, caratterizzato da uno stile poetico letterario che ricorda quello di Charles Péguy, lo scrittore francese prediletto. Il testo riporta una prefazione di Papa Francesco, e un’accurata biografia dell’autore curata da Massimo Borghesi.

Massimo Borghesi, curatore del libro
Lucio Brunelli, giornalista
Maria Teresa Tosetto, Associazione Italiana Centri Culturali

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Emanuele Colombo

Quando Dio chiama

I gesuiti e le missioni nelle Indie (1560-1960)
Il Mulino

Le indipetae (da Indias petentes) sono le lettere che i gesuiti europei inviavano al loro Superiore Generale per chiedere di partire per le missioni d’oltremare, le «Indie». Conservate negli archivi della Compagnia di Gesù, sono oltre 24.000, scritte tra il 1560 e il 1960, e sono nello stesso tempo lettere amministrative e spirituali, pubbliche e private. I giovani gesuiti cercavano di convincere il Superiore che Dio li aveva chiamati due volte: prima ad abbandonare il mondo, per entrare nell’ordine, e poi a lasciare le loro città e attraversare l’oceano, per dedicarsi alle missioni nelle terre lontane. A partire da queste lettere Emanuele Colombo compone una storia globale della vocazione, delle suggestioni culturali che l’hanno sorretta, dei sogni e dell’immaginario che l’hanno alimentata. Il libro si conclude nel Novecento quando, dopo quattrocento anni, la consuetudine di scrivere indipetae cominciò a declinare.

Emanuele Colombo, autore del libro
Roberto Gabellini, Associazione Italiana Centri Culturali

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Silvia Avallone

Cuore nero

Rizzoli

L’unico modo per raggiungere Sassaia, minuscolo borgo incastonato tra le montagne, è una strada sterrata, ripidissima, nascosta tra i faggi. È da lì che un giorno compare Emilia, capelli rossi e crespi, magra come uno stecco, un’adolescente di trent’anni con gli anfibi viola e il giaccone verde fluo. Dalla casa accanto, Bruno assiste al suo arrivo come si assiste a un’invasione. Quella donna ha l’accento “foresto” e un mucchio di borse e valigie: cosa ci fa lassù, lontana dal resto del mondo? Quando finalmente s’incontrano, ciascuno con la propria solitudine, negli occhi di Emilia – “privi di luce, come due stelle morte” – Bruno intuisce un abisso simile al suo, ma di segno opposto. Entrambi hanno conosciuto il male: lui perché l’ha subito, lei perché l’ha compiuto – un male di cui ha pagato il prezzo con molti anni di carcere, ma che non si può riparare. Sassaia è il loro punto di fuga, l’unica soluzione per sottrarsi a un futuro in cui entrambi hanno smesso di credere. Ma il futuro arriva e segue leggi proprie; che tu sia colpevole o innocente, vittima o carnefice, il tempo passa e ci rivela per ciò che tutti siamo: infinitamente fragili, fatalmente umani.

Silvia Avallone, autrice del libro
Davide Perillo, giornalista

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