Dolomiti, dieci anni dal riconoscimento dell’Unesco

Marzo 2019
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Nel 2009 l’Unesco ha riconosciuto le Dolomiti Patrimonio Mondiale per il loro valore paesaggistico e per l’importanza scientifica e geomorfologica. Un’ottima occasione per proporre la mostra Meeting Dolomiti. La spettacolare rinascita di un arcipelago, e anche, perché no, le due esposizioni dedicate ai canti della montagna In un popolo pieno di canti e Un cuore più grande della guerra, a cura del Coro CET.

Dolomiti
La spettacolare rinascita di un arcipelago

Coordinamento generale:
Carlo Gervasi

In collaborazione con Paolo Benedetti, Claudio Bortolotti, Eugenia Cinello, Francesco Comelli, Paolo Del Pozzo, Giorgio Giacchetti, Marina Gobbato, Fabio Merlino, Giacomo Pevere, Andrea Ricardi, Luigi Tavano
Consulenza scientifica 
Chiara Siorpaes

L’intenzione della mostra è di condurre alla scoperta della eccezionalità del paesaggio dolomitico, attraverso la comprensione di una serie di eventi geologici, climatici e biologici e la loro straordinaria combinazione. Le Dolomiti non sono montagne qualunque e non hanno eguale in altre regioni della Terra. Cosa le rende così belle? Quali vicende hanno condotto alle forme che tutti conosciamo e ammiriamo? Qual è la loro origine? Solo recentemente si è potuto avere un quadro di dati complessivo che ha permesso ai ricercatori di rispondere in modo sufficientemente esaustivo a queste domande. L’ultima sezione della mostra sottolinea alcuni aspetti della vita dell’uomo che sono strettamente legati alla bellezza dell’ambiente dolomitico. Il percorso della mostra utilizza un’ampia documentazione fotografica, alcuni campioni di rocce e fossili, che si possono vedere e toccare, ed una serie di ricostruzioni grafiche.

Anno di presentazione
Questa mostra è stata realizzata in occasione del Meeting 2004

In un popolo pieno di canti
I fratelli Pedrotti e la coralità alpina

A cura di:
Marco Bettega, Aurelio Benetti, Chiara Benetti, Roberto Bazzanella, Alberto 
Lazzaretti, Paolo Bettega


In collaborazione con 
Spirto Gentil: Gabriele Contri

Le vicende che segnano la vita dei fratelli Pedrotti - Enrico, Mario, Silvio e Aldo - fotografi di professione e fondatori del Coro della SAT (Società Alpinisti Tridentini), mostrano che la tradizione popolare, affinché non si esaurisca in un ricordo, ha bisogno di persone che siano in grado di dare dignità culturale ed espressiva alle sue diverse manifestazioni. Dalla fotografia alla montagna, dalla musica al canto corale: la costante della vita dei quattro fratelli è la passione per ciò che è bello e che rende contenti. Una passione accompagnata dalla coscienza della rilevanza culturale ed educativa che implica. La mostra parte dal desiderio di far conoscere, attraverso la narrazione della vita dei quattro fratelli trentini, - contestualizzata nel popolo della coralità alpina - gli aspetti più umani che stanno all’origine della nascita del più bel coro alpino, quello della SAT, che ancora oggi entusiasma un folto pubblico di appassionati.

Anno di presentazione
Questa mostra è stata realizzata in occasione del Meeting 2006

Un cuore più grande della guerra
La Grande Guerra raccontata dai canti del popolo soldato

A cura del Coro CET

Uno dei temi più suggestivi e caratteristici della tradizione alpina è quello della nostalgia, della malinconia, dell’avvertita mancanza o lontananza di qualcosa (Qualcuno) che colmi il cuore umano.
La semplicità delle esperienze umane consegnate ai canti più belli giunge a questo vertice di attesa (spesso inconsapevole), all’espressione del bisogno costitutivo del cuore umano. Sovente il testo è fatto di evocazioni elementari, riguardo alla vita e alla morte, all’amore e alla guerra, ai mestieri e alle stagioni; nelle parole si troverà la verità delle storie e una domanda umana solo abbozzata o ancora confusa: ma nella dimensione musicale, il presentimento della reale profondità del desiderio umano e di una possibile pienezza si fa esperienza. Nei canti, anche i più tristi e drammatici, non vi è traccia di recriminazione e di disperazione ma anzi un chiaro senso di compassione e di speranza. L’uomo in grado di desiderare, di amare, di offrire, fino a, anche inconsapevolmente, pregare certo di un’origine e di un destino più grandi.

Anno di presentazione
Questa mostra è stata realizzata in occasione del Meeting 2015