Il cardinale Godfried Danneels aveva appena preso la parola, quando madre Teresa arrivò in sala. Era il 29 agosto del 1987, poco dopo le 11. In fiera a Rimini si stava svolgendo l’incontro principale della giornata, dal titolo ‘Intraprendere e costruire nel magistero della Chiesa’. Oltre a quello del cardinale Danneels, erano previsti gli interventi di Nikolaus Lobkowicz, presidente dell'Università Cattolica di Eichstatt, membro del Pontificio Consiglio per la Cultura, e di Pier Alberto Bertazzi. Ma accadde qualcosa di speciale, qualcosa della cui grandezza il cardinale si accorse immediatamente, qualcosa che lasciò il segno in quella giornata e nella storia del Meeting.
Riportano i nostri archivi: “Alle 11,20, quando Madre Teresa di Calcutta entra nell'Auditorium, il cardinale Danneels, che ha appena iniziato la sua relazione, l'interrompe e sussurra, a Pier Alberto Bertazzi: «Quando arriva il carisma, l’istituzione deve farsi da parte». Il gesto e le parole del cardinale sono la migliore introduzione all'incontro”.
L’episodio è rimasto nella mente di molti, ma altrettanto rilevanti rimangono i due interventi per il Meeting di Rimini del cardinale Danneels, scomparso giovedì 14 marzo 2019 all’età di 85 anni. Il primo è quello del 1987, del quale riportiamo sotto il testo della relazione che lui stesso scelse di non portare a termine. Il secondo è il non meno affascinante contributo, accanto a un gigante come don Divo Barsotti, riportato integralmente in questo video.
Ecco il testo dell'intervento integrale che il cardinale Danneels aveva preparato per il Meeting nel 1987
"Sono lieto di rivolgervi oggi la parola riguardo ad un argomento così importante quanto quello della creatività umana nell'arte e nell'economia. Mi chiedete di indicarvi le vie che conducono all'evangelizzazione della ricerca del Bello e della ricerca del benessere. Il luogo di questo vostro incontro è particolarmente simbolico, vicino a Ravenna, culla dell'arte musiva cristiana, vicino a Bologna, culla della scienza universitaria, e vicino a Firenze, simbolo della ricchezza artistica ed economica.Davvero sono lieto di parlare qui davanti a dei credenti che cercano di evangelizzare la loro arte, la loro scienza e la loro economia. Il rapporto finale del Sinodo straordinario non dice che "l'evangelizzazione dei non credenti presuppone l'autoevangelizzazione dei battezzati"?
Papa Paolo VI nell'enciclica Evangelii Nuntiandi mostra due aspetti dell'evangelizzazione: anzitutto la trasformazione in profondità della coscienza personale e collettiva dei credenti; poi la creazione d'una nuova cultura da parte dei credenti che vivono la propria fede con gli altri.
La prima strada da seguire per ogni cristiano è proprio quella dell'evangelizzazione delle coscienze. Abbiamo ascoltato la parola e l'abbiamo capita. Non può essa portare frutto: il sessanta per cento al posto del trenta per cento, il cento per cento al posto del sessanta per cento (Mt 13, 18-23)? Voglio dire con questo che i cristiani non hanno mai finito di approfondire il Lieto Annunzio del Regno, né di lasciarsi liberare da esso nelle proprie coscienze. Giorno dopo giorno esso può divenire con più verità Lieto Annunzio per i poveri quando i credenti hanno il cuore vigilante. Per mezzo della liberazione interiore, la nostra vocazione prende la forma di una vera missione nel mondo d’oggi. Fedeli, religiosi, diaconi, sacerdoti, vescovi, la nostra autoevangelizzazione ci porta incessantemente alla conversione e la conversione ci porta alla missione. Ma in che cosa consiste questo rinnovamento profondo dell'attività nella quale ognuno di noi è impegnato, della vita e dell'ambiente concreto nostri propri? Ascoltiamo la risposta dell'Evangelii Nuntiandi: "Strati dell'umanità che si trasformano: per la Chiesa non si tratta soltanto di predicare il Vangelo in fasce geografiche sempre più vaste o a popolazioni sempre più estese, ma anche di raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza dei Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti d’interessi, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza" (n. 19).
Questa evangelizzazione delle culture promossa dall'Evangelii Nuntiandi ci mette al lavoro. "Sconvolgere mediante la forza del Vangelo" nei campi dell'arte e dell'economia che sono vostri, "i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti d’interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità che sono in contrasto con la Parola di Dio e con il disegno della salvezza"; non è forse questo un affrontare la cultura del secolo perché diventi più profondamente umana alla luce del Vangelo?
Una simile audacia esprime una fiducia profonda nell'uomo. Giovanni Paolo II, parlando il 2 giugno 1980 alla sede dell'UNESCO, ha scelto come tema: "L'uomo è il fatto principale e fondamentale della cultura". "L'uomo, e solo l'uomo, dice, è "attore", o "artefice" della cultura; l'uomo, e solo l'uomo, si esprime in essa e in essa trova il suo proprio equilibrio".
Dice ancora: "Penso soprattutto al legame fondamentale del Vangelo, vale a dire del messaggio di Cristo e della Chiesa, con l'uomo, con la sua umanità stessa.
Questo legame è, in effetti, creatore di cultura nel suo stesso fondamento. Per creare cultura, bisogna considerare, sino alle estreme conseguenze e integralmente, l'uomo come un valore particolare e autonomo, come il soggetto portatore della trascendenza della persona. Bisogna esaltare l'uomo per se stesso, non già per qualche altro motivo o ragione: unicamente per se stesso. Meglio ancora, bisogna amare l'uomo perché uomo, bisogna rivendicare l'amore per l'uomo in ragione delle dignità particolari che egli possiede. L'insieme delle affermazioni concernenti l'uomo appartiene alla sostanza stessa del messaggio di Cristo e della missione della Chiesa, malgrado quanto gli spiriti critici hanno potuto opporre in materia, e quanto hanno potuto operare le diverse correnti avverse alla religione in generale e al cristianesimo in particolare". (Francia, che ne fai del tuo battesimo?)
L'arte e l'economia sono fenomeni culturali. Bisogna dunque che l'uomo sia, così come per l'insieme della cultura, il loro fatto primordiale. Esse diventano cristiane nella misura in cui è l'uomo che in loro si esprime e trova in loro il proprio equilibrio. L'arte e l'economia devono permettere all'uomo di assumere una reale responsabilità di fronte ai suoi fratelli e di fronte alla storia. L'uomo, infatti, è creato ad immagine di Dio per dominare la terra, non per esserne schiavo.
Il Concilio Vaticano Il indica nella Costituzione Gaudium et Spes l'importanza dell'arte per la vita della Chiesa.
"A modo loro, anche la letteratura e le arti sono di grande importanza per la vita del mondo e della Chiesa. Esse cercano, infatti, di esprimere l'indole propria dell'uomo, i suoi problemi e la sua esperienza nello sforzo di conoscere e perfezionare se stesso e il mondo, di scoprire la sua situazione nella storia e nell'universo, di illustrare le sue miserie e le sue gioie, i suoi bisogni e le sue capacità, e di prospettare una migliore condizione dell'uomo. Così letteratura ed arte possono elevare la vita umana, espressa in molteplici forme, secondo i tempi e i luoghi.
Questo testo è nello stesso tempo un programma e una carta per l'artista. Il programma è quello proprio d’ogni arte, sia essa letteraria, plastica, musicale o audiovisiva: l'artista attinge all'unione di vita e sogno. Il Concilio chiede che la vita sia reale e il sogno realistico. Perché la natura propria dell'uomo è di essere creato per un avvenire che lo trascende ad ogni momento. Così l'artista è il pungolo dell'economista. L'economista, quale buon amministratore, deve vegliare perché i fratelli abbiano il cibo al tempo opportuno. L'artista deve essere la coscienza e il sogno dell'amministratore.
La ricerca del Bello è autentica se l'uomo in essa si esprime e vi scopre il proprio equilibrio. L'uomo che si esprime, è anzitutto l'artista. Liberare in lui l'immagine e la somiglianza di Dio per mezzo della fede, della speranza e della carità, permetterà di fare la conquista di ciò che è bello nella realtà umana.
Ora, questa esperienza spirituale non può essere vissuta fuori della Chiesa, ma viene fatta come Chiesa, da un membro del Corpo di Cristo, che può soffrire quando un membro soffre ed essere nella gioia quando un membro è onorato (1 Cor 12, 26). Esprimere come Chiesa, con i vostri fratelli nella fede, la natura propria dell'uomo, che è quella di essere ad immagine di Dio. Esporre mediante un linguaggio umano i problemi, questi tentativi non sono limitati al credente, ma sono propri d’ogni uomo. L'artista promuove un dialogo continuo, sconvolge le viscere, cambia i cuori, ma illumina pure le intelligenze riconducendole all'essenziale. L'uomo non vive di solo pane, ma d’ogni Parola che esce dalla bocca di Dio. Gli autori della Bibbia sono stati artisti ed è per questo che la loro parola è sopravvissuta nella profonda umanità della Parola di Dio.
"La Fede, dice Giovanni Paolo II, è quindi un modo di guardare la vita, la storia alla luce dello Spirito Santo, e nello stesso tempo di guardare al di là della storia. Mediante essa diventiamo attenti alla realtà più profonda, al di là delle cose e all'interno delle cose. Gli occhi diventano capaci di vedere la bellezza e la coesione di tutto ciò che vive in questo mondo. Alla grande luce di Dio, tutte le luci della creazione acquistano un nuovo splendore. E parimenti, l'esperienza umana, la nascita, l'amore, la sofferenza, la morte sono situati in una nuova luce in relazione con la vita di Cristo".
Nell'ascoltare il S. Padre, sembra di udire nuovamente ciò che il Concilio dice a proposito dell'artista, a livello della fede. Perché dovrebbe stupire? Anche la fede attinge all'unione di vita e sogno. Questa vita è la vita dei figli di Dio. Questo sogno la loro rivelazione alla fine dei tempi. La vita nella fede è la vita reale secondo l'economia della salvezza, e il sogno è realistico perché oggetto della nostra speranza in Dio e nella sua promessa.
Possiamo concludere che l'arte, nel più profondo della sua creatività, avvicina l'artista alla fede e simboleggia la fede. Nel balbettare, l'artista fa eco alla Parola che è il Verbo. Tutta l'intensità della vita umana si legge sul volto di Cristo, tutto il sogno di un'umanità finalmente liberata è fondata nel realismo della Croce. Se l'artista dà la parola all'uomo, allora la sua opera raggiunge il mistero di morte e risurrezione. Non c'è da stupirci se i padri del Sinodo straordinario dei vescovi dell'85 notano un ritorno al sacro sullo sfondo di una corrente di secolarismo:
"Nel cuore del secolarismo esistono anche i segni di un ritorno al sacro, una nuova fame e sete per il trascendente e il divino. Per favorire questo ritorno al sacro e fermare al tempo stesso il secolarismo, apriamo la via alla dimensione del "divino" o del mistero e offriamo agli uomini del nostro tempo i principi della fede. Perché, come il Concilio ha detto, l'uomo è un problema per sé stesso, e solo Dio può dargli una risposta irrecusabile".
Questo ritorno al sacro sì manifesta anche nel campo dell'arte. Ciò non ha nulla di sorprendente, perché quale è il problema umano che non ha lasciato una traccia nella Bibbia? Quale gioia, quale sofferenza, quale amore, quale odio? La Chiesa fa qui appello all'arte cristiana perché dia da mangiare a questa fame, perché dia da bere a questa sete.
Ogni artista è figlio dei suo popolo e figlio del suo tempo. Per la Chiesa, si tratta di un'immensa ricchezza perché gli artisti le prestano non solo la loro voce, ma le danno anche una memoria. Mediante le opere d'arte la Chiesa dialoga con il suo passato.
Appare ancora un altro fenomeno, soprattutto negli incontri di giovani: è il fenomeno di un'arte che invita tutti alla partecipazione. In un certo senso, partecipare alla produzione diventa più importante dell'opera prodotta. Noi vediamo in questo un modo originale di edificare la Chiesa.Nessuna manifestazione culturale può dare alla Chiesa un tale slancio di giovinezza quanto la creatività artistica. Forse gli economisti riserveranno un posto per questa cura di giovinezza nel loro bilancio perché il mondo non muoia di fame di bellezza.
Se sparisce l'arte cristiana e religiosa, l'evangelizzazione viene privata d'immagini, di testimonianze, d'interpellazione drammatica e di esultanza. Meglio di chiunque altro l'artista può assicurare la dimensione escatologica del messaggio cristiano. Perché se l'artista cristiano opera nel senso della realtà della vita umana profonda, egli apre la strada alla trascendenza. Spesso l'artista vive la povertà, e la sua arte è un grido, perché per gridare bisogna avere un cuore di povero e sentire la bellezza trascendente del popolo, della miseria. Una tale arte diventa povera perfino nei suoi mezzi di espressione e interpella l'economista in dialogo con le domande degli uomini. Ispirata dall'unione della vita e del sogno, malgrado la sua povertà l'arte può trascendere i limiti umani. Così facendo, non sfugge fuori del mondo: la trascendenza fa parte della vocazione umana e il suo rispetto è la vera liberazione. Il grido verso l'Infinito a partire dall'esperienza dei suoi limiti esprime la passione dell'uomo ad uscire dallo spazio e dal tempo nella pienezza della Risurrezione.
L'uomo è a immagine di Dio. Rendere il mondo più umano vuol dire illuminarlo del riflesso di Dio. L'arte non ignora nulla di ciò che è umano, cioè il dono, il grido, l'esultanza, la contrizione, la confessione, il perdono e l'accusa. Essa deve continuamente lasciarsi riformare senza mai perdere fede in Dio, nella Chiesa, nell'uomo.
L'economia è quella scienza dell'amministrazione che deve assicurare il benessere di tutti. Economia e politica sono strettamente legate. Il governo della città non può fare a meno di questa saggezza economica che fa somigliare il governante a un buon padre di famiglia che non può dare un serpente al figlio che chiede del pesce. Perciò la Chiesa esorta i governi e i responsabili dell'economia a restare profondamente umani. E’ l'uomo il valore supremo. Il Cardinale Cardijn diceva: un giovane operaio, una giovane operaia vale più di tutto l'oro del mondo. Proprio recentemente i vescovi degli Stati Uniti hanno pubblicato una Lettera pastorale sull'economia, ma ovunque nel mondo la Chiesa si commuove per la sorte dei poveri.
La Chiesa non separa mai la povertà materiale dell'uomo dalla povertà spirituale. Questa visione dell'uomo integrale si riflette nel campo dello sviluppo. Paolo VI nella Popularum Progressio lo dice chiaramente: "Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo" (n. 14). Come la povertà materiale è fonte di povertà spirituale per mancanza di libertà e di abilità, così l'apporto del benessere materiale permette spesso uno sviluppo integrale. Paolo VI avverte però:
"Avere di più per i popoli come per le persone, non è dunque lo scopo ultimo. Ogni crescita è ambivalente. Necessaria onde permettere all'uomo di essere più uomo, essa lo rinserra come in una prigione, quando diventa il bene supremo che impedisce di guardare oltre. Allora i cuori s'induriscono e gli spiriti si chiudono, gli uomini non s'incontrano più per amicizia, ma spinti dall'interesse, il quale ha buon gioco nel metterli gli uni contro gli altri e nel disunirli. La ricerca esclusiva dell'avere diventa così un ostacolo alla crescita dell'essere e si oppone alla sua vera grandezza: per le nazioni come per le persone, l'avarizia è la forma più evidente del sottosviluppo morale". (n. 19).
Come si avverte un ritorno del religioso nell'arte, così c'è una richiesta di etica nel campo dell'economia. I problemi della nostra società industriale trasformata dai progressi dell'informatica e dell'elettronica sono enormi: perdita di lavoro da parte degli operai poco qualificati; mancanza di futuro per certe categorie di giovani; posto della donna nella vita professionale e familiare; il problema dell'emigrazione nella Comunità europea, le difficoltà comunitarie tra Nord e Sud all'interno della Comunità europea ma anche su scala mondiale. E’ urgente che l'economia di rapina diventi un'economia creativa e che le imprese di tipo disciplinare cambino in imprese di tipo fiduciario nelle quali ognuno possa esercitare una vera responsabilità. La Chiesa chiede un'attenzione al riconoscimento dell'altro tramite la fiducia a lui concessa.
Voi lo comprendete, come per la cultura, come per l'arte, così nell'economia l'uomo è il centro. La questione primordiale dell'economia non è il costo in risorse materiali, ma in persone umane. L'intera dottrina sociale della Chiesa si fonda su questa base. Evangelizzare l'economia significa: lasciare all'uomo il comando dell'economia. Niente di tutto questo è ovvio nel mondo contemporaneo."Il fine ultimo e fondamentale di tale sviluppo non consiste nel solo aumento dei beni prodotti né nella sola ricerca del profitto o del predominio economico, bensì nel servizio dell'uomo, dell'uomo integralmente considerato, tenendo cioè conto delle sue necessità di ordine materiale e delle sue esigenze per la vita intellettuale, morale, spirituale e religiosa; diciamo di ciascun uomo, e di ciascun gruppo umano, di qualsiasi razza o zona del mondo. Pertanto l'attività economica è da realizzare secondo leggi e metodi propri dell'economia ma nell'ambito dell'ordine morale, in modo che così risponda al disegno di Dio sull'uomo". (GS, 64).
Quanto al Papa attuale, sia nella Laborem Exercens, come in qualsiasi altro dei suoi discorsi, egli proclama incessantemente questa tesi fondamentale del primato dell'uomo.
Il compito nostro dell'evangelizzazione della cultura, dell'arte e dell'economia è impossibile se noi non collaboriamo tutti di comune accordo. Se il Vangelo non viene ancora proclamato davanti al mondo, se l'arte non è profondamente evangelica e se l'economia non è a servizio dell'uomo, nulla si farà. Artisti, restate la coscienza degli economisti, fate sognare ai vostri contemporanei il progetto di un mondo migliore. Economisti, siate la coscienza degli artisti e portate l'attenzione dei vostri contemporanei verso le dure realtà della vita degli uomini, verso la loro povertà materiale e spirituale e chiedete al Popolo di Dio di essere testimone del Vangelo perché venga il Regno dei Padre e la sua Volontà sia fatta come in cielo così in terra.